Logo sportellate
Han Kwang-song in campo con il Cagliari.
, 6 Ottobre 2023

Vi ricordate di Han Kwang-song?


L'ex attaccante nordcoreano è tornato in patria ma ormai di lui sappiamo poco.

Gli orientali sono tutti uguali, o almeno questo è lo stereotipo comune tra noi occidentali, che non cogliamo l’eterogeneità di colore, statura e lingua degli stranieri. I capelli lisci e scuri, gli occhi a mandorla e di colore nero tingono la vista dell’orpello dell’apparenza. Il viso, per chi non è abituato a vederlo, non dice un granché, però il nome potrebbe suonarvi familiare. Han Kwang-song è stato il primo – e per ora ultimo – giocatore nordcoreano a mettere a referto un gol nei maggiori cinque campionati europei di calcio. Aveva esordito in Serie A col Cagliari, poi era andato in B per giocare nel Perugia. Nel campionato cadetto aveva avuto l’occasione per mettere in mostra le sue qualità e, merito delle sue ottime prestazioni, conquistarsi un trasferimento nella Juventus Next Gen. Eppure, come un fuoco fatuo, fiamma iridescente, ma fugace, si è spento ben prima di quanto ci aspettassimo.

Dopo il suo trasferimento a Torino, Han si è definitivamente smarrito, sino a fare perdere le proprie tracce. Non per una questione di campo, ma per un affare istituzionale, che ha coinvolto l’Italia e i suoi rapporti diplomatici con la Repubblica Democratica Popolare di Corea; del resto, se non fosse stato per questo legame di congiunzione, la sua carriera non sarebbe mai iniziata. Ma andiamo con ordine: la dittatura militare di Kim-Jong-un imperversa da più di un decennio e il grande successore, come il caro leader Kim Jong-il, è despota e oracolo del popolo. Secondo un articolo di Sky TG24, suo padre lo aveva già iniziato a designare come erede tra il 2008 e il 2010, dandogli incarichi nella Commissione nazionale di Difesa, nominandolo generale a quattro stelle e introducendolo nel Comitato centrale militare del Partito dei lavoratori.

Secondo varie ricostruzioni il Presidente, così come i suoi sudditi, nutrirebbe un’ardente passione per lo sport. Un interesse, quello per la pallacanestro e il calcio, nato ai tempi dell’Università, quando ancora studiava nella Svizzera tedesca. La Corea del Nord non è una nazionale blasonata, tant’è che vanta solamente due ricordi degni di nota: la vittoria contro gli Azzurri nel 1966 e la qualificazione al Mondiale di Sudafrica 2010.

https://youtu.be/2Of4hZYMHNE?feature=shared

Benché il regime avesse imposto la censura di stampa, l’edizione di Brasile 2014 era stata trasmessa in differita sull’unica emittente pubblica. L’ex commissario tecnico Jørn Andersen, invitato al canale Kctv, aveva dichiarato: “Ci sono molti canali televisivi che trasmettevano l'Europa del calcio: una della Bundesliga, una della Liga, una di Serie A e una della Premier League”. Proprio Kim, nel 2011 ha iniziato a investire pesantemente nello sport, con l’obiettivo di rafforzare la propaganda del partito – insomma, una dinamica che abbiamo imparato a conoscere largamente negli ultimi anni.

Lo sportwashing del regime coreano non è, quindi, altro che un sistema di accrescimento del soft power, oltre che di difesa del regime stesso, come anche sottolineato nel report del Ministero per l’Unificazione sudcoreano. Sempre Kcna riporta che, sulla scorta delle politiche di ricapitalizzazione della Cina, in Corea del Nord è nata la Pyongyang International Football School. Un’Academy destinata ai prospetti più brillanti tra i ragazzi di entrambi i generi e con età compresa tra i sette e i diciassette anni. Nonostante i programmi di formazione restino tutt’ora sconosciuti, il mister Pak Chol Nam ha dichiarato che i suoi allievi hanno imparato “la scienza della tattica del campo”. Il campus, tra le altre iniziative, ha anche indetto un programma di apprendistato della durata cinque anni, iniziativa che ha permesso a una trentina di fortunati di allenarsi presso l’Italian Soccer Management (ISM) di Perugia.

Tuttavia, in osservanza della normativa della FIFA, sottolinea la Gazzetta dello Sport: “Quelli che non arrivano dall'area UE fino ai 18 anni non possono essere tesserati. E così, arrivati con visto di studio, si sono limitati ad allenarsi, studiare l'italiano e fare provini, giocando gare ufficiali solamente con la nazionale”. Il progetto venne suffragato, peraltro, dalla visita del segretario della Lega Matteo Salvini e del senatore di Forza Italia Antonio Razzi, il quale, a La Repubblica, rivela: “Ho portato qua i parlamentari, i coltivatori di mele del Trentino. E abbiamo pure visto quindici calciatori stupendi! In Italia ce li sogniamo. C'era pure un allenatore italiano di pallone di una squadra vicino Perugia, la città è Corciano”.

Han era parte del gruppo a cui fa riferimento il senatore Razzi. Reclutato, dall’ISM attraverso il Talent Identification Program, avrebbe quindi rilanciato l’immagine della Corea del Nord, come sottolineato da Kcna: “Un giocatore promettente, che ha rapito l’attenzione del mondo del calcio europeo”. In teoria il giovane attaccante era destinato alla Fiorentina ma gli ottimi rapporti tra l’agente Sandro Stemperini e il direttore sportivo del Cagliari Stefano Capozucca favoriscono l’inserimento dei rossoblù. Han non fa in tempo a firmare con i sardi, però, che il suo ingaggio diventa però subito argomento di un’interrogazione parlamentare voluta dal deputato Marco Nicoletti. Il suo trasferimento viene definito “una tratta di schiavi” dal Partito Democratico, secondo cui buona parte del suo stipendio sarebbe stato poi destinato proprio al regime coreano per finanziare la ricerca sul nucleare.

L’allenatore dell’Under 19, Max Canzi, nel corso di un’intervista alla CNN sport ricorda: “Rammento quando il Direttore Mario Beretta mi chiese se il ragazzo nordcoreano fosse forte abbastanza per passare in prima squadra”. Come ammette il telecronista sudcoreano Hahn June-hea alla CNN: “Il suo fisico non era robusto, ma era veloce, con un buon senso della posizione e un ottimo colpo di testa”. È grazie a questa specialità che Han è quindi riuscito, nella trasferta contro il Torino, a segnare subito il suo primo gol da professionista. Un gol importante, che lo ha reso il primo nordcoreano in grado di segnare nei principali campionati europei.

“Devo imparare la tattica e i movimenti, allenandomi con Pavoletti, Farias e Sau. Mi piace giocare come centravanti e stare vicino alla porta. Sto vivendo un sogno”, aveva dichiarato, in un italiano perfetto, ai microfoni del canale ufficiale del club. Questo ci dice molto sul fatto che, per quanto precoce, Han non fosse ancora un giocatore pronto per la Serie A, tanto che il Cagliari deciderà di mandarlo in prestito a Perugia, allora in B.

In Umbria, Han si conferma come uno degli elementi più interessanti del nostro calcio, catalizzando anche l’attenzione della televisione nostrana. Aveva anche ricevuto un invito a prendere parte, in veste di ospite, a La Domenica Sportiva, decidendo però di non partecipare. “Han è impaurito”, spiegherà poi il presidente del Perugia, Massimiliano Santopadre, nel giustificare il rifiuto. D'altronde, Han era giovane ma comunque abbastanza avveduto da capire cosa fare e, soprattutto, cosa non fare per irritare il regime. “Non ha mai detto nulla riguardo la sua vita e in generale sulla Corea del Nord. Sostengo che ci poteva essere anche un po’ di paura nel dire qualcosa sull’argomento”, rivelerà poi l’ex compagno di squadra, Nicholas Pennington.

A febbraio 2018 Han torna a Cagliari, chiudendo la stagione con sette gol e tre assist in 26 partite. Da lì viene rimandato ancora in prestito a Perugia ma stavolta l’esperienza è meno convincente, con appena 20 partite giocate e un solo gol. Il suo talento, alla fine, rimane confinato nell’umile divisione cadetta, al di qua delle mura in mattoni della provincia.

L’estate è però alle porte e a settembre il suo entourage, tra sorpresa e meraviglia, chiude il suo passaggio a titolo definitivo, per €3,5 mln, alla Juventus Next Gen. Il calciatore, elettrizzato dall’idea di potere giocare per la Vecchia Signora, esprime la sua strabordante euforia per – l’ennesima – nuova occasione: “La strada è stata lunga, ma finalmente posso dire che il mio sogno si è avverato dopo avere segnato il mio primo gol in Serie A ed essere diventato il primo nordcoreano a vestire una maglia così importante come quella della Juventus”.

Ciononostante, il suo desiderio di rivalsa cede alle lusinghe del Medioriente, dato che l’Al-Duhail, dopo aver offerto circa 7 milioni alla Juve, propone ad Han un contratto di cinque anni a circa €4,5 mln a stagione. Il ragazzo viene quindi mandato in Qatar, dove colleziona cinque reti in quattordici presenze in campionato e due apparizioni nella Champions League asiatica. Una scelta quasi obbligata, in realtà, dato che la Risoluzione 2371 del 3 settembre 2017 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, aveva di fatto obbligato i cittadini nordcoreani che lavoravano nello Spazio economico europeo a ad abbandonarlo entro il 22 dicembre 2019.

La situazione peggiora ulteriormente dopo il settimo test nucleare nordcoreano; con la Risoluzione 2397 viene infatti proibito di far confluire denaro nelle casse della Corea del Nord, idealmente per impedire i finanziamenti al programma nucleare. Han si trova quindi costretto a lasciare il Qatar, nonostante avesse sottoscritto un accordo con una banca qatariota per non trasferire nessuna somma di denaro alla Corea del Nord.

Pochi mesi prima, sia la nazionale – all’epoca in corsa per qualificarsi al Mondiale – che i club nordcoreani avevano intanto di ritirarsi dalle competizioni internazionali per via dell'emergenza Covid. Come riporta il Washington Post: “La Corea del Nord ha chiuso le frontiere ai turisti stranieri nel tentativo di tenere lontano il misterioso coronavirus che si sta diffondendo nella vicina Cina”. La stessa misura adottata contro l’agente patogeno dell’ebola, che portò a sospendere aerei e imbarcazioni dirette verso il Paese. Divieto che, in seguito, coinvolgerà tutti i voli internazionali.

Han, quindi, si trova costretto a cercare rifugio all'estero: dal 2021 è stato ospite, nell’assoluto anonimato, dell’ambasciata nordcoreana a Roma. Tuttavia, l’esperto Marco Bagozzi, di recente, ha dichiarato: “Ho parlato con un suo caro amico e mi ha confermato che se n'è andato a metà agosto”. Un aereo della compagnia locale Air Koryo l’avrebbe riportato a casa insieme a duecento connazionali.

Ora Han verrà presto sottoposto a un processo di rieducazione, volto a cancellare tracce di devianze occidentali. D’altronde, il regime prevede che, dopo il ritorno in terra natia, tutti coloro che abbiano lavorato all’estero, prima di tornare in società, debbano essere sottoposti a un’intensa formazione ideologica. Sparito dalle luci dei riflettori, quindi, l’ex giocatore di Perugia, Cagliari e Juventus, potrebbe ora trovarsi ai lavori forzati all'interno di una delle colonie penali nordcoreane. Un triste epilogo per un atleta che, come un sognatore, si cullava nel desiderio di una rivalsa sociale, una fuga dal destino avverso che il fato gli ha – malauguratamente – riservato.


  • Articolista a tempo perso, calciofilo ma ama tutta la narrativa sportiva. Tifa Inter e per questo vive nell'incertezza del futuro

Ti potrebbe interessare

Inter: Frattesì o Fratteno?

Fate presto, la Supercoppa sta morendo

Il 2024 del calcio femminile italiano

Nicolò Barella, you know the rules

Dallo stesso autore

Roma-Genoa 3-1, Considerazioni Sparse

St. Anton, Adelboden & Flachau, Considerazioni Sparse

Omaggio a David Lynch

5 anni di Merce Funebre

Arda Turan è pronto

8 Spicchi #7 - Le prime della classe e la crisi dei Suns

Khvicha Kvaratskhelia, un fulmine a ciel sereno

Inter: Frattesì o Fratteno?

Atalanta-Juventus 1-1, Considerazioni Sparse

No, la Süper Lig non è truccata

Newsletter

pencilcrossmenu