Considerazioni sparse post Roma-Frosinone (2-0)
Nel momento peggiore, la Roma reagisce con una vittoria.
Le quarantotto ore che hanno separato Genoa-Roma e Roma-Frosinone devono essere state le più pesanti per José Mourinho da un bel po' di tempo. Dalla goleada di Marassi, la Roma è uscita con le ossa rotte sia emotivamente – nel post partita Mou ha attaccato le prestazioni di Pellegrini e Dybala, ribadendo di aver rifiutato offerte mirabolanti e di "non essere il problema della Roma" – sia fisicamente, visto che l'infortunio di Diego Llorente ha, non troppo sorprendentemente, indebolito ulteriormente un reparto difensivo già cortissimo. Il risultato, anche questo non sorprendente, è che al centro della difesa ci è tornato ancora Bryan Cristante, una scelta che, a detta di Mourinho, aveva penalizzato la squadra a Genova.
Eppure, almeno nelle fasi iniziali di partita, la Roma si è mostrata diversa dalle ultime uscite, se non altro nelle intenzioni: Lukaku e Dybala sono stati chiamati a pressare anche la circolazione bassa del Frosinone, costituendo la testa di un inedito 4-4-2 in fase di non possesso. Le novità, però, si esauriscono sostanzialmente qui: Mourinho ha provato ad accorciare la squadra in avanti, inserendo qualche principio di riaggressione a centrocampo, una scelta necessaria dopo aver visto le praterie che si aprivano alle spalle di Paredes nella partita di Marassi. Per il resto, però, la Roma è rimasta drammaticamente caotica con il pallone, aggrappata quasi esclusivamente a un gioco molto diretto, fatto di lanci, anche sulla prima costruzione, per la testa o il petto di Lukaku. Non è un caso che il gol del vantaggio arrivi proprio dal belga, bravo a controllare in area dopo un tocco sporco di Dybala e a calciare in porta con una calma straordinaria.
Il primo tempo, nei fatti, si può riassumere nelle giocate dei due centravanti: se con due tiri Lukaku è andato vicino alla doppietta, Marvin Çuni ha invece bruciato le due migliori occasioni del Frosinone. Due occasioni, va detto, non semplicissime: la prima era da posizione molto defilata - pur con il portiere fuori posizione - e la seconda al volo su una bellissima palla di prima di Soulé. Il secondo tempo, invece, è stato decisamente più squilibrato: la Roma ha cominciato a produrre qualcosa in termini di gioco ma più per quantità che non per qualità. In questo secondo tempo ai limiti del caotico a emergere, soprattutto per la sua intensità, è stato Edoardo Bove, straordinario nella sua abnegazione – 21 duelli tentati, di cui 11 vinti – e anche capace di trovare qualche giocata costruttiva con il pallone, certificando una crescita iniziata già nella scorsa stagione. Alla lunga, lo squilibrio tecnico ha preso forma in maniera più tangibile, con due occasioni non pulitissime per Kristensen e lo stesso Bove ma, soprattutto, attraverso Dybala e Pellegrini, entrambi non nelle loro serate migliori ma bravi a combinare su calcio di punizione - con un notevole aiuto di Turati, va detto - per il 2-0 finale.
Alla Roma, prima ancora di una prestazione convincente, serviva assolutamente una vittoria e, alla fine, questo è ciò che ha ottenuto. La squadra di Mourinho non sembra aver ancora smaltito la prestazione di Marassi ma, se non altro, ha mostrato di essere ancora in piedi. In questo senso è tornato a essere centrale il discorso tattico, con una squadra che, anche contro una squadra decisamente più ordinata dell'Empoli di Zanetti, è riuscita ad avvicinare le linee e a ritrovare un'intensità e un'aggressività, entrambe fondamentali per sostenere la non più inscalfibile impalcatura difensiva del portoghese. Chiaramente, una vittoria contro il Frosinone – che comunque rimane a +1 in classifica – non è un segnale di ripresa forte e chiaro ma almeno una base da cui la Roma può ripartire.
Al tempo stesso, questa non poteva essere la partita in cui giudicare il progresso della squadra di Di Francesco ma al tecnico di Sambuceto, che fino a pochi mesi fa era un paria della Serie A, va riconosciuto di aver dato un segno chiaro alla sua squadra. Il Frosinone ha provato a fare la sua partita, cercando, anche a fatica, di manipolare il blocco basso della Roma e costringendo i giocatori giallorossi a sporcarsi le mani nei duelli. Se abbiamo già citato la prestazione rivedibile di Çuni, va anche sottolineato come Matias Soulé sia uscito dal campo con una partita incredibilmente positiva: l'argentino della Juventus ha prodotto quattro passaggi chiave in una partita dove i suoi compagni di reparto sono stati tutti drammaticamente spenti, mostrandosi come il vero centro creativo della squadra in uno stile che, forse non a caso, ricorda quello di Berardi nel Sassuolo. Per il resto, né Baez né i subentrati Caso e Cheddira sono riusciti ad aggiungere al Frosinone quel peso che sarebbe servito per trovare un gol. Ciononostante, le idee di Di Francesco sembrano essersi inserite bene nel Frosinone e, alla lunga, questo può diventare un fattore per la salvezza.
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