Considerazioni sparse post MotoGP di Motegi
Sotto il diluvio Giapponese, continua il dominio di Martin. Bagnaia, ottimo secondo, limita i danni.
Neanche il diluvio universale di Motegi è riuscito a spegnere il fuoco di Jorge Martin. Dopo aver dominato l’ennesima Sprint Race (siamo già a quota 5), il pilota Pramac è riuscito a trovare un ottimo feeling con la sua moto anche sul bagnato, vincendo anche la gara “a metà” della domenica. Pur avendo commesso un piccolo errore al primo giro, che lo ha portato a rincorrere dal sesto posto, Martin sta talmente bene in sella alla sua Ducati che in un paio di giri torna primo con distacco. Semplicemente ingiocabile in questo periodo. Adesso i punti di distacco da Bagnaia sono appena 3, distacco ridotto di 59 punti in 5 gare ma che conferma il dominio Ducati sulla MotoGP;
La gara è stata un rincorrersi di emozioni già dalla pit lane. Prima tutti su gomma asciutta, poi, visto che l’acqua cadeva copiosamente, il cambio moto ai box, praticamente obbligato. L’unico a rimanere in giro in più in dry è stato Michele Pirro, che si è goduto un intero giro da leader della corsa, finendo per chiudere comunque 16º. A quel punto sono emerse tutte le criticità di guidare sotto un acquazzone: prima tra tutte la scarsa visibilità caudata (anche) dall’inadeguatezza di alcuni cupolini e visiere (come lamentato da Bezzecchi nel post gara). Con questa quantità di pioggia, comunque, era davvero impensabile pensare di poter correre regolarmente. Giusto, quindi, sospendere la gara dopo aver raggiunto la percorrenza minima per l’assegnazione dei punti;
Bagnaia ha limitato i danni. Un weekend difficile, senza dubbio, per il pilota torinese, ormai attaccato alla leadership del Mondiale con i denti. Davanti a questo Martin, il terzo posto della sprint ma, soprattutto, il secondo in gara hanno il sapore di miglior risultato possibile. Specie se consideriamo che Marquez ed Espargaro avrebbero avuto probabilmente il passo per sopravanzarlo, senza la bandiera rossa. Bagnaia, in questo momento, sta subendo la rimonta che lui stesso aveva compiuto l’anno scorso ai danni di Quartararo. All’epoca furono 91 i punti recuperati, a discapito di un pilota che, però, non aveva a disposizione una Ducati. Ecco, la differenza rispetto alla scorsa stagione è che i due contender (a questo punto ci sentiamo di escludere Bezzecchi) sono in sella alla stessa moto, seppur ufficiale e clienti. Dettaglio che potrebbe fare una differenza non da poco;
350 giorni dopo, è arrivato anche il podio di Marc Marquez. E quale occasione migliore, se non la gara di casa? Motegi è, infatti, un circuito di proprietà Honda, dove i giapponesi percorrono migliaia di kilometri ogni anno, sperimentando tutte le novità per gli anni a venire. Curioso che, anche qui, a dominare siano state due moto italiane. Marquez, comunque, è stato autore di un’ottima gara, avvantaggiato dal bagnato ma forse addirittura penalizzato dall’interruzione prematura. La sensazione è che questo sia stato l’ultimo Gran Premio del Giappone corso dal cabroncito in sella ad una Honda e questo podio rappresenta il migliore omaggio del pilota verso la “signora” che lo ha condotto ad innumerevoli successi;
Safety first. Sempre. È stato già straordinario che la gara sia terminata senza incidenti grossi, viste le condizioni della pista. Quindi giusto correre il minimo indispensabile, specialmente se a rappresentare il disagio sono proprio i piloti in pista. Metà gara, quindi, metà punti? No, da quest’anno non è più così. Metà giri + 1 bastano per conquistare il totale dei punti. Fino all’anno scorso occorreva percorrere almeno 3/4 dei kilometri complessivi. Giusto o sbagliato? Non lo sappiamo. La sensazione è che il nuovo sistema sia più conservativo e, quindi, non “costringa” direzione gara e piloti a spingersi troppo il là per terminare la gara. Meglio così, la sicurezza di chi corre a 300 all’ora, anche sotto l’acqua, va sempre privilegiata.
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