Considerazioni sparse post Inter-Sassuolo (1-2)
Berardi guida il Sassuolo, l'Inter fa i conti coi suoi limiti mentali.
- L’Inter subisce la prima sconfitta stagionale contro un Sassuolo che si conferma l’ammazzagrandi della nostra Serie A. I nerazzurri non capitalizzano il vantaggio di Dumfries e subiscono la rimonta in una partita che poteva già valere molto più dei tre punti: lo sapeva benissimo Simone Inzaghi che proprio per questo ha deciso di non fare turnover e affidarsi ai fedelissimi. Al di là delle solite, facili, critiche l’Inter paga questa scelta vista l’evidente stanchezza e poca lucidità dei suoi giocatori più importanti, Mkhitaryan e Dimarco su tutti. Il Sassuolo invece riesce nell’impresa di battere, nel giro di quattro giorni, le due favorite per lo scudetto. Dionisi ha organizzato bene la squadra, reagito bene alla partita e trovato importanti soluzioni tattiche su cui costruire il proseguo della stagione, a partire dall’inserimento di Viti e Pedersen;
- Marco Parolo in telecronaca lo definisce il “Robben Italiano”; al di là dell'enfasi, Domenico Berardi è il protagonista assoluto della vittoria del Sassuolo, grazie a un gol e un assist che confermano, se mai ce ne fosse bisogno, il valore del giocatore. In un mondo in cui non esistono più le bandiere e i professionisti vivono col prezzo di listino tatuato addosso, Berardi coniuga entrambe queste dimensioni e si carica sulle spalle il Sassuolo come se i rumors di questa estate non ci fossero mai stati. Paragonarlo a Robben sulla base della splendida fiondata con cui fulmina Sommer è però troppo semplicistico. Il calabrese è il regista offensivo del Sassuolo, il fulcro del gioco attorno a cui ruota tutta la squadra, per lo meno dalla cintola in su. Berardi che dispensa passaggi, sventagliate, assist, che crea spazi con una visione di gioco eccezionale. Ma anche Berardi che ha acquisito abbastanza maestria nel lavoro di sponda e di fisico, come dimostra la palla servita a Laurientè, nel finale, per il mancato 1-3. L’ultima volta che un giocatore è stato definito il “Robben Italiano” non è andata benissimo, nel caso di Berardi però la prospettiva del grande salto non è più una possibilità remota ma qualcosa che ogni appassionato a questo punto attende con ansia;
- Se Berardi è il miglior attore protagonista della partita, tutto il Sassuolo si rivela un ottimo supporting cast. Dionisi prepara bene la partita, mette bene in campo la squadra e impara dai suoi errori: organizza un piano tattico ideale per mettere in crisi l’Inter, chiudendo eccellentemente gli spazi con un pressing alto ma equilibrato, ha il coraggio di lanciare la quasi inedita coppia Erlic-Viti con pieno successo (con la speranza che il centrale ex Nizza soppianti definitivamente Tressoldi) e inserisce magistralmente nella mischia prima Pedersen e poi Castillejo. Proprio il lavoro dello spagnolo e di Bajrami, fondamentali nella schermatura di Bastoni e Calhanoglu, impedisce all’Inter di ragionare, mentre l’ex Feyenoord (che viene da una stagione da titolare nei campioni d’Olanda) è ormai pronto alla maglia da titolare al posto di un disastroso Vina. Non è casualità, non è mistica, non è mercato: il Sassuolo vince con le big perché ha individualità che sanno fare la differenza e un’organizzazione tattica che lavora alla perfezione in partite come queste, quando gli spazi si aprono e gli avversari non possono far altro che forzare la giocata;
- In una partita dall’andamento per certi versi simile a quella della settimana scorsa in Champions, l’Inter ha rimesso in mostra i difetti che la accompagnano ormai da tre anni. L’Inter sembra estremamente fragile psicologicamente quando la partita non segue il canovaccio prestabilito, e assolutamente incapace di rimontare le partite. Quando non riescono a sfondare subito, i nerazzurri vengono assaliti da un nervosissimo assolutamente ingiustificato, da un’ansia da prestazione che non si spiega in altro modo se non con una forte timidezza mista a disfattismo dei giocatori: come contro la Real Sociedad, la difficoltà di imporsi col gioco, di superare la prima linea di pressing, ha fin da subito tagliato le gambe di Lautaro e compagni, nonostante il vantaggio di Dumfries. L'ansia derivante ha prodotto una caterva di errori tecnici e di lanci lunghi che, in assenza di Arnautovic, si sono tramutati facilmente in palloni persi. Non aver gestito e chiuso la partita è di per sé una colpa enorme, ma ancora peggio è essere usciti definitivamente dalla partita dopo il gol di Berardi. Nei successivi 35 minuti, un lasso di tempo più che sufficiente per rimontare, l’Inter non ha mai approfittato degli enormi buchi nella difesa di un Sassuolo che non si è mai arroccato nel suo fortino. Gli uomini di Inzaghi però si sono esibiti in una snervante sequenza di passaggi e controlli sbagliati;
- Mentre le telecamere di DAZN inquadravano, sul finire della gara, le facce degli interisti seduti in panchina, la sensazione era di essere tornati alla finale di Champions dello scorso 10 giugno, più che di trovarsi alla sesta giornata di campionato. ll dispiacere dopo una brutta sconfitta è legittimo, ma le espressioni di Dimarco e compagni fanno intuire che Inzaghi dovrà lavorare sodo per riportare la serenità nel gruppo e impedire che un imprevedibile incidente di percorso attenti alla salute del gruppo. L’Inter deve maturare, e per farlo deve imparare a metabolizzare la sconfitta e ad approcciare meglio le gare. Le partite durano 90 minuti e la stagione finisce a giugno.
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