Il giocatore random: Gabriel Appelt Pires
La nostra nuova rubrica parte con il centrocampista cresciuto nelle giovanili della Juventus.
"Il giocatore random" è una nuova rubrica di Sportellate in cui vi raccontiamo, attraverso le pagine Wikipedia, le carriere di alcuni giocatori totalmente a caso. Viaggi intercontinentali che ci sembrava interessante ricordare, raccontare e ripercorrere insieme a voi. Le prossime uscite saranno un contenuto premium, a disposizione esclusivamente degli associati; potete godere di questo e altri vantaggi cliccando qui.
Gabriel Appelt Pires compare d’improvviso in Italia nel 2011 assieme a suo fratello Guilherme, anch’egli protagonista di una carriera pittoresca snodatasi tra Alessandria, Sestri Levante e gli svizzeri del Solothurn. I due fratelli vengono prelevati dal Resende dalla coppia Marotta-Paratici, “bruciando la concorrenza dell’Inter”, quando Gabriel non ha ancora compiuto 18 anni, cosa che non gli ha impedito, in patria, di essere bollato con la scomoda etichetta di erede di Falcao.
Nella stagione successiva, Pires passa in prestito alla Pro Vercelli assieme al compagno Alberto Masi (un altro su cui ci sarebbero cose da dire); il ragazzo parte bene, è titolare in mediana sia con Braghin che col subentrato Camolese, contro il Bari a 19 anni segna il suo primo gol da professionista, mentre nel novembre del 2012 sperimenta il suo primo grave infortunio, la frattura del perone. Al rientro dall’infortunio, a marzo, in panchina ritrova Braghin che lo piazza immediatamente in cabina di regia; la Pro retrocederà, e dopo un’annata tutto sommato positiva Gabriel si trasferirà a La Spezia, ancora in prestito.
La stagione successiva è sinistramente simile per il centrocampista brasiliano: fin da subito Gabriel convince Giovanni Stroppa ad affidargli le chiavi della mediana spezzina, ma a novembre arriva un nuovo infortunio al perone e stavolta il recupero è decisamente più complicato, tanto che Pires rivede il campo solamente ad aprile. Anche nel 2014/15 Pires resta in alta B, prima col Pescara e poi col Livorno, giocando spesso con entrambe le compagini e finendo per giostrare, in maglia labronica, anche da trequartista.
Quando tutti si aspettano, a 22 anni, il suo esordio in Serie A, ecco comparire d’improvviso il Leganés, piccola e ambiziosa squadra che milita in Segunda Divisiòn spagnola: è la scelta giusta per Gabriel, che da raccordo tra mediana e attacco colleziona 37 presenze con 7 reti e 4 assist, contribuendo in maniera importante alla promozione dei suoi in Primera Divisiòn e vincendo il titolo di MVP della Segunda 2015/16.
Le prestazioni di Appelt restano di ottimo livello anche in Liga, 10 gol e 4 assist in due stagioni, togliendosi lo sfizio di segnare sia al Barcellona (con una splendida punizione) che al Real Madrid; il Leganés, che lo riscatta dalla Juve a titolo definitivo per 2,5 milioni di euro, si salva per due anni consecutivi, e il ragazzo si merita la chiamata del Benfica, che se ne assicura le prestazioni per poco meno di 10 milioni.
In terra portoghese Pires viene nuovamente schierato trequartista, con scarsi risultati, ma l’approdo di Bruno Lage sulla panchina benfiquista si rivela per lui una svolta: il nuovo tecnico lo impone come mediano titolare, coi compagni di reparto che ruotano a turno al suo fianco, Pires torna a brillare ed è tra i protagonisti della risalita della squadra dal quarto al primo posto, ponendo una firma importante sul titolo nazionale anche se, ad aprile, dovrà fermarsi per dei nuovi problemi al ginocchio che ne comprometteranno anche l’inizio della stagione 2019/20.
Dopo un’altra annata da protagonista e una Supercoppa portoghese vinta, l’arrivo di Jorge Jesus e i canonici infortuni lo relegheranno a seconda scelta, tanto che il Benfica decide di mandarlo in prestito prima presso i qatarioti dell’Al-Gharafa, e poi al Botafogo per un romantico ritorno in patria.
Gabriel Appelt Pires ha appena compiuto 30 anni, ma sembra in giro da sempre: cosa ci riserverà il suo futuro? Sarà in grado di tornare protagonista in Europa o si adagerà lentamente verso l’addio al Vecchio Continente?
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