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, 22 Settembre 2023
4 minuti

Considerazioni sparse su "One Piece"


La serie temutissima dai fan è finalmente arrivata. Una cosa è certa: Netflix non rimpiangerà di averci provato.

- Partiamo da un presupposto fondamentale: la serie Live Action di One Piece si assumeva una responsabilità altissima. La storia di Eiichiro Oda va avanti dal 1997, al momento in cui scriviamo conta 1.091 capitoli (circa 110 volumi cartacei) e milioni di fan in tutto il mondo. Il percorso di ognuno di essi è diverso: c'è chi era presente dal primo capitolo, chi dapprima seguiva l'anime e poi mano a mano si è spostato verso il manga, chi ha cominciato, si è fermato e poi ha recuperato. Questo live action si concentra sul il minimo comune denominatore di tutti gli appassionati: la parte di storia ambientata nell'East Blue, la patria di (quasi) tutti i membri iniziali della ciurma di Cappello di Paglia. Chiunque, quindi, avrebbe potuto storcere il naso al più piccolo particolare fuori posto, che in effetti non sono stati pochissimi, o a cambiamenti più o meno incisivi rispetto alla trama originale. Il compito era decisamente improbo, ma possiamo dire che il risultato finale sia gradevole: nella serie si respira l'anima di One Piece;

- Questo live action non mirava agli appassionati, bensì ai newcomers: quelli che mai si erano affacciati davvero alla storia di Oda. Per questi potenziali spettatori sarebbe stato impossibile apprezzare i numerosi Easter Eggs, sorridere di fronte a particolari appena accennati, poi di grande importanza nel prosieguo, o emozionarsi con le musiche di alcune scene. Per riuscire ad attrarre quel segmento di pubblico serviva proporre qualcosa che facesse trasparire azione e avventura, senza andare troppo per il sottile. La parte di storia raccontata è quella che più si prestava a questo genere di esperimenti e gli sceneggiatori hanno colto la palla al balzo. Gli elementi della macro-mitologia di One Piece compaiono più avanti e questo ha contribuito a non appesantire la narrazione, che è sempre ficcante e intensa. Il live action rappresentava l'ultima possibilità per avvicinare all'opera un pubblico non vicino al mondo degli anime o dei manga, aiutandolo a vincere quella comprensibile paura di dover scalare la montagna rappresentata dai 1.091 capitoli di fumetto o i 1.070 episodi di cartone animato. Lo Staff ha colto quindi la differenza mediatica della serie tv rispetto a carta e animazione, creando un prodotto ad hoc per il target della serie che ha colpito nel segno;

- La più grande critica mossa alla serie è il famoso "effetto Cosplay", ovvero l'impressione di vedere più una festa di carnevale a tema One Piece che un prodotto cinematografico, sacrificando la naturalezza delle azioni dei personaggi sull'altare della fedeltà all'opera originale. Innegabile dire che, in alcuni momenti, questa impressione sia molto forte: in particolare le scene con Garp e Kobi ne soffrono molto, essenzialmente perché il Vice Ammiraglio della Marina appare innaturalmente abbottonato nella sua divisa, mentre il cadetto ha un aspetto fisico pesantemente irrealistico (idem dicasi per i due scagnozzi di Kuro, Sham e Buchi). Paradossalmente, però, al netto di questa problematica, va detto che le scelte dei costumi siano una perfetta sintesi del giudizio generale sulla serie, perché proprio da queste emerge l'attenzione e il rispetto con cui gli sceneggiatori hanno operato, andando a cercare soluzioni costumistiche tra le pieghe del manga, quali le color spread, che fungono occasionalmente da copertina per i capitoli settimanali. Questo ha comportato esagerazioni irrealistiche e forzature? Certamente si, ma da tutto ciò trasudava un impegno e cura dei dettagli spesso assenti in molte trasposizioni televisive;

- Il live action non può essere quindi un adattamento del manga, dal quale si allontana ancor di più rispetto al cartone animato, per logiche comprensibili. Dal punto di vista della scrittura si è scelto di rendere molto veloci alcuni passaggi, come tutta la mini saga del Villaggio di Shirop, il luogo di nascita di Usopp, o asciugando la parte del Baratie dal combattimento con la ciurma di Don Krieg. Unico "allargamento" rispetto a quanto visto nel manga è la scena in cui Zoro viene contattato dalla Baroque Works, circostanza solo accennata nel fumetto, probabilmente per dare spessore al personaggio. Dispiace manchino all'appello personaggi molto amati dai fan come Django e Gaimon, ma ci si può consolare con la taglia del primo (presente nel muro dove Rufy nota altre taglie di pirati) e l'indicazione dell'isola del secondo sulle mappe di fine puntata. Queste modifiche non ledono in alcun modo l'impianto complessivo della trama, ma ne permettono il dispiegarsi "televisivo": semplicemente non era possibile mettere in scena l'intera saga dell'East Blue e occorreva sacrificare qualcosa di secondario per alleggerire il prodotto. La scelta di utilizzare le mappa nei titoli di coda, inoltre, ha dato modo ai fan consolidati di dare una dimensione spaziale alle avventure di Rufy&Co: un elemento nuovo particolarmente apprezzabile;

- One Piece è una storia di libertà e di liberazione: racconta di personaggi che vanno alla ricerca dei propri sogni, nonostante le avversità appaiano in alcuni momenti sovrastanti. Una storia in cui non conta da dove vieni, ma chi decidi di voler diventare. In questa serie, i rimandi alla Libertà sono ovunque, in ogni episodio, dalla scena dell'esecuzione di Gol D. Roger, passando per l'atteggiamento di Rufy verso lo sconto suicida di Zoro contro Mihawk arrivando all'incontro finale tra Rufy e Garp. Era essenziale anticipare quel momento rispetto al manga, per far capire quanto in One Piece la libertà sia il tema nevralgico della storia, altrimenti una banale avventura di un gruppo di pirati alla ricerca di un tesoro. La Serie Tv ha presentato gli elementi costitutivi di One Piece in modo genuino e credibile, rispondendo ai timori dei fan, che ora si interrogano sul futuro della serie. Con il prosieguo della storia le cose si complicheranno in termini tecnici, l'intreccio si farà più fitto e rigoroso da presentare e seguire: non si conoscono ancora le intenzioni di Netflix, ma tutto fa pensare che una seconda serie sia più che possibile. Nonostante il buon prodotto offerto, quindi, in quel caso sarà richiesto un passo in avanti in termini di tragicità e intensità dei personaggi, che in generale sono sembrati leggermente più piatti di quanto non siano nel manga e nell'anime.

  • Guastallese, classe 1987. Italia-Nigeria del '94 gli fa scoprire questa cosa chiamata Sport, con effetti anche gravi. Altre passioni: i numeri, i libri e la ricerca dello One Piece.

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