Cinque lezioni dal mondiale di basket 2023
Il tiro da 3, il peso degli episodi e l'incompiutezza dell'Italia.
Dopo qualche giorno per sedimentare i vari pensieri e raccogliere diverse altre impressioni, si può provare a tirare le somme della FIBA World Cup 2023, la seconda a 32 squadre, disputatasi tra Filippine, Giappone e Indonesia. Una rassegna iridata che nella fase finale ha riservato moltissime sorprese e sfide molto tirate. Ne esce vincitrice la Germania di Schroeder e Wagner, magnificamente diretta da coach Herbert.
Proviamo a elencare 5 punti, tra i tanti, di cui si può discutere dopo la fine del torneo.
32 squadre sono ancora troppe
Il basket sta diventando un gioco sempre più globale, il talento non è mai stato cosi tanto diffuso come oggi. L'apertura dell'NBA verso il resto del mondo nei primi anni 2000 ha prodotto una crescita anche in aree storicamente assenti dai grandi appuntamenti, se non nel ruolo di comparse. La storia del Sud Sudan è qualcosa di umanamente meraviglioso, la passione delle Filippine è seconda a pochissime e dal Giappone traspare la voglia di diventare qualcosa di più di una comparsa.
Ma è innegabile che nel lotto delle 32 almeno 4/5 squadre non possedessero diritto di cittadinanza nel basket di alto livello: Iran, Capo Verde, Libano, Venezuela si sono rivelate formazioni ancora non pronte all'appuntamento. In questo gruppo avremmo dovuto inserire la Giordania, ma non si può fare un torto del genere a chi ha reso possibile la partecipazione del vero MVP del torneo? In un torneo con questa formula la prima fase ha sofferto di almeno 10 partite completamente prive di interesse, abbassando in modo drastico la qualità media della competizione. Nel 2023 non sarebbe meglio organizzare una FIBA WC a 24 squadre?
Il basket NBA è arrivato nell'area FIBA
Prendete l'affermazione per quanto possa suonare banale ed esiziale da un punto di vista analitico, il tiro da 3 punti costituisce la grande differenza tra NBA e "FIBA". Riguardo all'utilizzo del tiro da oltre l'arco, nelle ultime 3 edizioni della FIBA WC il numero medio di tiri tentati da 3 per partita è passato dal 21.97 del '14, al 24.33 del '20'19 fino al 27.63 di questa edizione; una progressione quasi aritmetica. In 9 anni ci sono quasi 6 tiri da 3 in più per squadra e l'Argentina primatista con 27.7 tiri da 3 di media nel 2014 si sarebbe piazzata appena al 16esimo posto nel 2023. I tiri da 2 punti, stabili attorno 40 sia nel '14 che nel '19, sono calati a 37 nell'estate tra Filippine, Giappone e Indonesia.
Questo trend non va confuso con il banale rifugiarsi degli attacchi verso un tiro meno contestabile dalle difese, ma come il tentativo di allargare il campo alla ricerca di tiri qualitativamente migliori anche da 2 punti (idealmente quelli vicini al canestro). Non può essere una coincidenza che, nelle 3 edizioni esaminate, le % da 2 punti siano passate dal 49.9% del 2014 al 53.9% del 2023; si sta ragionando di circa 5.5 punti in più a partita, un dato notevole. Ci si affida maggiormente al tiro da 3 per aumentare i punti attesi per possesso, sia beneficiando delle percentuali in crescita sulle triple sia di aree più vuote per migliorare le % nei tentativi da 2 punti, esattamente come nella NBA.
Il Team USA è una squadra come le altre
Il quarto posto è un fallimento. Le 3 sconfitte in un unico torneo sono un unicum nella storia di Team USA: un disastro senza mezzi termini. Allo stesso tempo è piuttosto naturale pensare che del roster di questo 2023 ben pochi elementi potranno anche solo essere considerabili per l'Olimpiade 2024, per la quale prepariamoci ad una atmosfera da Redeem Team proposta fino alla nausea. Allo stato attuale, solamente Edwards, Bridges e Haliburton sembrano poter avere una chance, con Banchero e Austin Reaves tra color che son sospesi; il tiratore dei Lakers ha dimostrato un'ottima adattabilità al basket FIBA, ma su di lui pesano i dubbi difensivi, resi evidenti da quanto è stato targettato sui cambi difensivi dagli attacchi avversari (Italia esclusa...).
Brunson, Ingram, Cam Johnson, JJJ: onestamente troppe le sonore bocciature per non pensare che fosse sbagliato il disegno complessivo attorno al quale è stato costruito il roster. Le 8 partite del Mondiale hanno messo a nudo le contraddizioni di affidare il contemporaneo compito di rimbalzista e di defensive anchor a Jackson Jr., uno da neanche 7 rimbalzi in NBA e con cronici problemi di falli, mentre il talento di Ingram semplicemente non si è dimostrato funzionale ad un basket con spazi diversi rispetto all'NBA. Tutto ciò ha generato problemi a rimbalzo al limite dell'imbarazzo, mentre il dato di 134 di DefRtg fatto segnare contro la Germania è oltre ogni ammissibile decenza. Le scelte di non dare vere chance a Walker Kessler (ragioni unicamente di status?), affidandosi a Portis in contumacia di Jackson, ha sicuramente deluso tutti quelli che vedevano nel coaching staff il valore aggiunto di questa edizione di Team USA.
Probabilmente la versione di Parigi 2024 sarà seconda a poche versioni della nazionale a stelle e strisce degli ultimi 30 anni per talento fisico e tecnico, ma da questa FIBA WC gli statunitensi dovrebbero apprendere come, in mancanza delle prime scelte, il roster è da studiare in modo certosino, non limitandosi a raccogliere ciò che si ritiene il meglio rimasto.
L'Italia non è ancora pronta per il salto
Si sta discutendo molto su come valutare il mondiale azzurro. Da una parte c'è chi ricorda che si è arrivati ai quarti del Mondiale (competizione più veritiera delle Olimpiadi) dopo 25 anni e che prima della finale eravamo stati gli unici a battere la Serbia. Dall'altra si sostiene che il cammino dell'Italia è stato fortemente facilitato da gironi molto più che abbordabili e che, nonostante ciò, la sconfitta con la Rep. Dominicana ha poi richiesto un incastro di risultati favorevoli per entrare nei quarti.
Le 3 sconfitte finali, quella sonora nei quarti con gli USA e le due successive nelle gare di consolazione, hanno sicuramente dato un sapore agrodolce ad un torneo che i ragazzi di Pozzecco, prima della palla a 2 di Lituania-Usa, si erano messi nella condizione di rendere memorabile. Il quarto contro gli USA è di fatto finito dopo 15 minuti: quando ci si è accorti che le nostre percentuali al tiro non erano per niente sufficienti la squadra ha issato bandiera bianca rapidamente, complice anche un Team USA con le scarpe super allacciate dopo il passo falso con la Lituania.
Proprio il tiro da 3 è stata la nostra "storia" di questa Coppa del Mondo: doveva essere la game changing skill dell'Italia, quella in grado di trasformare una squadra oggettivamente limitata in un gruppo che non si vorrebbe mai trovare sulla propria strada in una fase a eliminazione (semi)diretta come quella della FIBA WC, ma fin dalla prima partita è stata invece la grande assente, nonostante l'ottimo rendimento nella partite di preparazione. Il nostro Mondiale non sarebbe forse cambiato più di tanto (sempre gli USA ai quarti avremmo trovato), ma probabilmente un maggior scarto nelle partite iniziali avrebbe cambiato nei giudizi complessivi.
In fin dei conti sono tre settimane di basket
Questa immagine rappresenta un concetto che non si dovrebbe mai dimenticare
4 secondi al termine del quarto di finale, Germania a +2 sulla Lettonia di Luca Banchi. Bertans, uno che ha strappato contratti nella NBA per il suo tiro da 3, con un tiro tutto sommato ben costruito e una discreta visione del canestro, solo leggermente disturbato da Bonga in disperato close out. In quel momento non c'è niente che i tedeschi possano fare, solo sperare: non sono padroni del loro destino.
Esito 1: Bertans sbaglia, la Germania vince il quarto di finale, sorprende il mondo contro gli USA e poi trascinata da Schroeder vince anche contro la Serbia e si laurea Campione del Mondo col play dei Lakers nominato MVP.
Esito 2: Bertans segna, la Germania esce da favorita della sfida, Schroeder (disastroso contro i lettoni) si trasforma come il capro espiatorio di tutti i rimpianti teutonici, aderendo alla perenne etichetta di giocatore disfunzionale, prima donna e accentratore perdente, che non gli si staccherà mai più di dosso.
La linea di confine tra i due scenari, cosi antitetici tra loro, è solo e unicamente il tiro che avete visto nell'immagine sopra. Vale quindi la pena ricordarsi sempre che stiamo comunque parlando di un torneo ad eliminazione diretta di 3 settimane, il quale può raccontarci una verità, ma sarà solo e unicamente la sua. Un tiro sbagliato o segnato cambia scenari a 360°, modificando radicalmente narrative attorno a giocatori e squadre. Farsi guidare nelle conclusioni da queste narrative non ci aiuterà nell'analisi: occorre accettare, in fin dei conti, che anche un torneo come il Mondiale abbia un peso molto relativo sulle stragrande maggioranza delle conclusioni che si possono trarre.
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