Cosa ci hanno detto le prime partite dell'Italia di Spalletti?
Contro Macedonia del Nord e Ucraina abbiamo visto due squadre tatticamente molto diverse.
Luciano Spalletti è da poco diventato il C.T. della nazionale italiana, prendendo il posto di Roberto Mancini, che ha dato le proprie dimissioni lo scorso 13 agosto. Quest'ultimo ha lasciato la panchina della nazionale dopo averla condotta prima al trionfo di EURO 2020 e poi alla catastrofe della seconda mancata qualificazione ai Mondiali consecutiva. Queste premesse chiamano il nuovo commissario tecnico a ridare equilibrio a un'Italia che negli ultimi due anni è apparsa, per usare un eufemismo, alquanto disorientata.
Quasi un mese dopo la nomina, lo scorso 4 settembre, Luciano Spalletti ha diretto il primo allenamento a Coverciano in vista delle due partite di qualificazione agli Europei del 2024, già cominciate a marzo con una deludente sconfitta contro l'Inghilterra seguita da una scontata ma ben poco spettacolare vittoria 0-2 a Malta. All'ex allenatore del Napoli era quindi richiesto di dare subito una svolta importante sia nel gioco sia nei risultati, un compito mai semplice soprattutto in nazionale. Nonostante non abbia avuto molto tempo per imprimere alla squadra i suoi principi, nuove idee e cambiamenti tattici si sono comunque potuti notare.
Contro la Macedonia del Nord, Spalletti ha scelto di schierare gli azzurri con un 4-3-3: Donnarumma tra i pali; linea difensiva composta da Dimarco, Bastoni, Mancini e Di Lorenzo; a centrocampo Cristante nella posizione di mediano, con Barella e Tonali come mezzali; in attacco: Zaccagni e Politano sugli esterni, Immobile al centro. Nella fase di costruzione si è vista immediatamente la mano del tecnico toscano: l'Italia non ha optato per una struttura in particolare ma, come si può vedere dall’immagine, l’intento era quello di effettuare rotazioni per liberare un uomo, creando perciò superiorità numerica.
Lo sviluppo della manovra è avvenuta principalmente sulle catene laterali, in modo da poter sfruttare al meglio le capacità di inserimento delle due mezzali. Gli esterni alti dovevano sempre occupare la giusta zona di campo, poiché marcati stretti dal terzino, e dovevano quindi capire se portarlo via con un movimento incontro, liberando lo spazio alle spalle, oppure se rimanere larghi, in modo da liberare il mezzo spazio. Immobile invece, era spesso chiamato a muoversi incontro al pallone, effettuando spesso sponde per gli inserimenti dei compagni.
A causa degli inserimenti in area di rigore di ambo le mezzali, si liberava molto spazio in zona di rifinitura, che doveva essere prontamente occupato dai terzini.
In alcune occasioni della partita, si sono intraviste anche tracce di sviluppo nella fascia centrale del campo, dove Immobile si abbassa per ricevere e liberare spazio alle proprie spalle per l'inserimento di Barella e Tonali.
Questa soluzione, però, non ha funzionato come si sperava, dal momento la ricezione spalle alla porta non è nelle corde del centravanti della Lazio quanto attaccare la profondità, e spesso nelle sue sponde è mancata la qualità necessaria.
La principale arma dei macedoni sono state, invece, le transizioni positive, che l'Italia ha sofferto molto, mostrando ancora difficoltà nel coprire la propria metà campo come richiesto da Spalletti. Oltre a svariati errori nelle scelte e nei tempi degli anticipi, si sono visti problemi anche nelle letture difensive in area di rigore, in cui i difensori si sono persi più di una volta il proprio riferimento.
Dopo il gol del vantaggio, arrivato al secondo minuto del secondo tempo, l’Italia non è più riuscita ad imporsi sugli avversari, mantenendo un atteggiamento piuttosto blando. Il gol del pareggio è arrivato all'81' su un calcio di punizione generato da un fallo quantomeno evitabile di Nicolò Zaniolo, che da quando ha messo piede in campo a fine primo tempo si è fatto notare più per decisioni errate che per giocate utili alla causa azzurra. Dall'1-1 in poi, ogni tentativo italiano di passare in vantaggio è stato completamente vano: fino al fischio finale l'Italia non ha tirato in porta nemmeno una volta.
Le variazioni contro l'Ucraina
Nella partita contro l’Ucraina, c’è stato un netto cambio di rotta che ha permesso all’Italia di dominare la partita non solo dal punto di vista del possesso palla, ma anche delle conclusioni verso la porta avversaria. Questo cambiamento è stato sicuramente determinato anche da un cambio della formazione titolare dato che, tra indisponibilità varie e scelte tecniche di Spalletti, 5/11 della formazione sono cambiati rispetto al pareggio di Skopje. In porta c'era sempre Donnarumma; in difesa vengono schierati Dimarco, Bastoni, Scalvini anziché Mancini indisponibile e Di Lorenzo; a centrocampo Locatelli vertice basso in luogo di Cristante, accompagnato da Frattesi e Barella come mezzali; davanti la scelta è ricaduta su Zaccagni e Zaniolo larghi, con Raspadori centravanti.
La prima grande svolta tattica è stata la scelta di Manuel Locatelli al centro del campo, che ha saputo ricoprire alla perfezione un ruolo di grande importanza ma spesso sottovalutato all'interno della manovra azzurra. In questa partita ha effettuato 77 passaggi con il 90% della precisione, mentre Cristante in Macedonia ne aveva effettuati soltanto 56 e con una precisione nettamente più bassa: 79%. Inoltre, abbiamo visto molti cambi di posizione tra Barella che si abbassava e Dimarco che si è alzava sulla trequarti.
Questi movimenti sono stati ideati per attirare gli ucraini sul lato sinistro del campo, in modo da poter attaccare il lato destro con un cambio gioco indiretto, quindi tramite il palleggio, oppure direttamente attraverso gli ampi cambi di gioco di Locatelli. Sul lato destro del campo, poi, il compito di Zaniolo, Frattesi e Di Lorenzo era quello di muoversi correttamente e coordinatamente per creare superiorità numerica sugli avversari.
Grazie a questi cambi tecnici e tattici, la catena italiana di destra è stata capace di sviluppare azioni da rete fin dai primi minuti di gioco. La chiave, come già detto, sono stati i movimenti incontro di Nicolò Zaniolo, che hanno liberato grandi spazi alle spalle - visto che Mykolenko lo andava a marcare molto alto - che sono stati occupati dagli inserimenti senza palla di Frattesi, che come risaputo è abilissimo in questo fondamentale.
Anche Scalvini è stato più partecipe alla manovra rispetto a Mancini, soprattutto nello sviluppo dell'azione tramite le catene laterali. Si è frequentemente sganciato in avanti senza paura di lasciare varchi alle sue spalle, finendo per creare utilissima superiorità numerica in diversi casi, soprattutto in costruzione, senza correre grossi rischi in fase difensiva.
Inoltre, Raspadori veniva spesso incontro per supportare il gioco di scambi e inserimenti sul lato destro del campo.
Se in questa partita l'Italia è andata al tiro venti volte contro le sole dodici della partita precedente, vanno riconosciuti grandi meriti anche a Giacomo Raspadori, che, a differenza di Immobile, ha effettuato una maggiore quantità e una maggiore varietà di movimenti, fungendo contemporaneamente sia da rifinitore che da finalizzatore. L'attaccante del Napoli è andato al tiro 4 volte in 72 minuti, mentre Immobile una volta sola in tutta la partita: questo perché, grazie alla sua abilità a giocare in spazi stretti, Raspadori è stato capace di costruirsi occasioni da rete anche in maniera autonoma.
Una grande differenza si è vista anche nella fase di non possesso, in cui l'Italia ha mostrato atteggiamento nettamente più aggressivo rispetto alla sfida contro la Macedonia. Non era il solo Raspadori a pressare i due centrali difensivi avversari, ma a suo sostegno si alzava sempre anche uno tra Frattesi e Barella.
Questo tipo di pressione ha portato gli ucraini a sbagliare in diverse occasioni, tra cui proprio sul gol del vantaggio azzurro, quando Frattesi, alto in pressione, si trovava già nell'area avversaria e dopo la riconquista di Zaccagni ha dovuto semplicemente controllare il pallone e depositarlo in porta.
Se la prima partita ha fatto creato molte perplessità e mostrato lacune preoccupanti, la seconda ha regalato certezze tattiche da cui ripartire. Locatelli ha confermato di saper giocare tranquillamente come mediano, così come si è confermato Scalvini, che in futuro potrà formare una coppia molto interessante insieme ad Alessandro Bastoni. Frattesi e Tonali possono dovranno contendersi un posto da titolare, mentre Raspadori ha dimostrato di poter quantomeno insidiare la titolarità di Immobile. Zaniolo, al contrario dei 45' di Skopje, ha fatto una partita più che dignitosa, svolgendo una funzione che è sembrata molto adatta alle sue caratteristiche.
Non sappiamo quali saranno le scelte di Spalletti per il prossimo turno (14 ottobre contro Malta e 17 ottobre a Wembley), al quale però la squadra ha certamente dimostrato di avere molte alternative valide con cui sperimentare nuove soluzioni. Ciò che è certo è che la partita contro l'Ucraina non deve essere considerata un punto d'arrivo, ma un punto di partenza.
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