Thuram festeggia il gol durante Inter Milan 5-1.
, 16 Settembre 2023
3 minuti

Considerazioni sparse post Inter-Milan (5-1)


Thuram e Mkhitaryan banchettano sul Milan in un derby che rimarrà nella storia.

  • Inter e Milan arrivano alla partita in ottimo stato di forma e si vede soprattutto dall’intensità con cui le due squadre giocano il primo tempo. I nervosismi degli incontri dell’anno scorso sono rimpiazzati dalla voglia con cui le parti cercano di proporre il loro gioco nella prima frazione, che al di là del parziale con cui si conclude mostra un match equilibrato. Al contrario, il secondo tempo dura appena 10 minuti. Il gol di Leao che dovrebbe in teoria riaprire la partita è solo un lampo che riaccende invano le speranze dei tifosi rossoneri. I secondi 45 minuti sono una sinfonia nerazzurra, con la squadra di Inzaghi che riesce ad assorbire l’impatto del gol del Milan per imporsi con un risultato talmente netto e meritato da ricordare il famoso 4-0 dei tempi di Mourinho e Milito. Quattordici anni dopo i rapporti di forza sono gli stessi. Il Milan dovrà invece tuffarsi immediatamente nell’impegno di Champions e ricominciare da quel poco di buono che si è visto stasera.
  • Sembrerebbe scontato dire che l’Inter ha assolutamente dominato il match, ma è importante ricordarlo. Questo 5-1 si pone in perfetta continuità con i derby della passata stagione e soprattutto con il calcio e i risultati che la squadra di Inzaghi ha macinato da aprile a questa parte. I giocatori prenderanno ovviamente gli onori delle copertine ma il lavoro di Inzaghi e dello staff tecnico è stato ancora una volta di livello eccezionale: l’atteggiamento in fase difensiva mostrato nel primo tempo, con una copertura metodica e paziente degli spazi, è decisiva nell’indirizzare il match e cede solo alle percussioni di Theo e ad una fiammata di Leao, mentre il valore aggiunto che hanno portato gli innesti di Augusto, Frattesi e Arnautovic non sono solo merito della qualità della panchina nerazzurra ma anche e soprattutto espressione della sapienza con cui Inzaghi inserisce le forze fresche: il tecnico intuisce le intenzioni del Milan e sfrutta la verticalità degli ex Monza e Sassuolo per spaccare il match. L’Inter è in testa in solitaria è il merito non può essere prima di tutto che del tecnico.
  • Il Milan gioca due partite. La prima dura 45 minuti e coincide con un primo tempo che mette in mostra gli unici aspetti da salvare in questo naufragio stracittadino. Il gol dell’Inter dopo cinque minuti faceva immaginare un andamento della partita del tutto simile al derby di Champions del 10 maggio, ma gli uomini di Pioli mostrano invece una tenuta mentale del tutto sconosciuta nella scorsa stagione. La prima frazione vede un Milan che non si arrende, se non dopo il raddoppio di Thuram, ma che si scontra contro la densità posta in essere dall’Inter. La seconda partita dura invece il tempo necessario per illudersi che il gol di Leao possa essere l’inizio di una rimonta. Il Milan non esce mai dagli spogliatoi e paga soprattutto la timidezza e gli affanni dei suoi leader, Giroud e Theo su tutti. La rotondità del punteggio non si giustifica semplicemente con le assenze in difesa, ma prima di tutto con la totale e cronica incapacità di Pioli di prendere contromisure adeguate contro Lautaro e compagni.
  • I due protagonisti assoluti in campo della serata sono Thuram e Mkhitaryan. Il francese è determinante sia a livello individuale che in termini di impatto sul gioco della squadra, per la sua forma straordinaria, la sua velocità, il suo dribbling e la verticalità che regala alla squadra, ciò che, semplicemente, Dzeko non era in grado di dare l’anno scorso. Al di là dei suoi discutibili boxer, è l’incubo di Kjaer e Thiaw e nulla possono fare per arginarlo. Mkhitaryan zittisce ogni discorso, malizioso, sul suo ruolo nella squadra: l’armeno è l’unico vero titolare del centrocampo d’Inzaghi e i due gol sugellano la sua straordinaria capacità di unire quantità, equilibrio e inserimenti offensivi con una concretezza e una costanza che lo mettono di diritto nel novero dei migliori di questa prima parte di stagione.
  • Due note di colore. La prima è la telecronaca a tre del triumvirato Pardo-Ambrosini-Stramaccioni, che avvicina, con un discreto successo, il racconto dei match agli standard della NBA ma che probabilmente è stata pensata, con la più democristiana delle decisioni, per evitare ogni polemica sulla faziosità del commento. Uno per parte non fa male a nessuno, alla fine. La seconda è la pessima qualità delle coreografie delle due curve, non tanto in termini di impatto visivo. Il rancore che scorre attualmente tra le due squadre va ben oltre la semplice rivalità cittadina, ma la decisione di insistere ancora sulle scorie della scorsa stagione per denigrare i rivali, piuttosto che sfruttare il palcoscenico per esaltare l’amore per la propria maglia è una scelta discutibile e stantia.

Autore

  • Classe '99, pugliese come il panzerotto, studia a Bologna e soffre per l'Inter. Ama farneticare di calcio, cinema e musica. Ha sul comodino la foto con Barbero e l'autografo di Mcdonald Mariga.

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