Tijjani Reijnders con la maglia del Milan nella partita contro il Bologna
, 15 Settembre 2023
5 minuti

Reijnders si è già ambientato al Milan


Come il centrocampista olandese si sta inserendo nella squadra di Pioli.

Tijjani Reijnders è arrivato durante la rivoluzione estiva del Milan come sostituto di Sandro Tonali. Un 25enne olandese, con una sola stagione da titolare in prima squadra all’AZ, si è presentato a Milanello con uno zaino pieno di statistiche eccezionali accumulate negli ultimi 12 mesi. Nella tasca esterna, facili da raggiungere, una serie di clip di YouTube in cui affetta le difese avversarie con dei filtranti figli di una visione di gioco premonitrice, ai limiti della cartomanzia.

Nella conferenza stampa di presentazione Reijnders è stato fin da subito molto chiaro: “Sono un centrocampista moderno, un giocatore box to box a cui piace giocare un calcio offensivo e creare occasioni per i miei compagni, o per me stesso”. Con tono pacato ma risoluto, gli zigomi larghi e un’elegante riga laterale incorniciata alla perfezione in un look da avvocato emergente, il nuovo centrocampista del Milan ha ribadito più volte cosa avrebbe portato alla squadra di Pioli: creatività e dribbling difensivi. Ha voluto dare certezze ai tifosi fin da subito, rassicurarli del fatto che avrebbe asciugato lui le lacrime agli orfani di Tonali, sfilandosi dalla manica fazzoletti a forma di filtranti rasoterra tra i centrali avversari, magari dopo aver evitato il pressing e accelerato in conduzione per trenta metri nella metà campo avversaria.

È bastata la prima mezz’ora dell’amichevole americana tra Milan e Juventus per accorgersi che quello che Reijnders aveva promesso, forse, non era poi così distante dalla realtà. Riceve il pallone da Theo Hernandez sul lato sinistro del cerchio di centrocampo, lo controlla con l’interno destro e mantiene il corpo orientato verso la linea laterale. Sembra voler chiudere il triangolo con il compagno, ma McKennie gli si avvicina in pressione e con un balzo laterale taglia la linea di passaggio verso Theo. Nel momento esatto in cui l’americano gli si staglia di fronte, Reijnders ruota il busto di novanta gradi e con l’esterno destro sposta rapidamente il pallone verso la metà campo juventina.

Mandata a vuoto la pressione, il nuovo centrocampista del Milan è libero di accelerare in conduzione a palla scoperta verso la trequarti avversaria, alzare la testa, guardare il posizionamento di Giroud al limite dell’area e servirlo con un filtrante rasoterra sufficientemente affilato da passare in mezzo a Danilo e Bremer e arrivare indisturbato all’attaccante francese, che se lo vede sfilare a pochi centimetri dal piede ma non riesce ad agganciarlo.

Le amichevoli estive però sono creature ingannevoli, portatrici dispettose di sentimenti fugaci, di innamoramenti tanto intensi e improvvisi quanto il timore malinconico di vederli evaporare nel giro di pochi giorni. La prova del campionato però con Tijjani Reijnders non ha spostato nulla. La prima partita vera gli si è dispiegata davanti come una cartina geografica su cui lui stesso ha disegnato le strade che dovevano percorrere i compagni. Con le braccia sempre in movimento ha indicato spazi e linee di passaggio a chiunque gli gravitasse attorno.

Per servire il primo assist gli sono bastati dieci minuti: nella posizione di Leao largo a sinistra, ha fintato di accentrarsi e poi è scappato alle spalle di Posch, prima di attaccare il pallone in volo sulla riga di fondo e di ricacciarlo in area per l’appoggio in rete di Giroud. Ha chiuso con 28 passaggi completati su 28 tentati: il primo centrocampista nella storia del Milan - da quando Opta raccoglie questo dato, 2004/05 - a giocare una partita intera in Serie A senza sbagliare nemmeno un passaggio. Vederlo giocare in queste prime giornate, lui come tutto il Milan, è stata una liberazione, una decontrazione dalla tensione, ha allentato il nodo che legava i tifosi milanisti al passato più recente e alla paura di aver compiuto un passo indietro rispetto agli ultimi anni.

Un inserimento tanto fluido nella manovra del Milan sottolinea quanto Reijnders si trovi a proprio agio in un contesto iper dinamico e verticale che gli concede molta libertà e gli permette di entrare spesso in contatto col pallone. Per esprimersi al meglio, il centrocampista proveniente dall’AZ ha bisogno di autonomia, di poter modellare il possesso assecondando il proprio ritmo. Nella propria metà campo non forza mai il passaggio: è veloce ma ordinato. In fase di costruzione la prima opzione è sempre una giocata semplice o una triangolazione rapida nello stretto. Una volta saltata la prima linea di pressione, alza la testa alla ricerca di sentieri nascosti che gli permettano di dare velocità alla manovra e svilupparla verticalmente.

Nel caso in cui non riesca a uscire facilmente con i compagni, però, è molto abile anche nell’uso del corpo, di cui ha un ottimo controllo, per coprire il pallone e disorientare la pressione avversaria. Con un semplice movimento di anche riesce a piegare il pressing a proprio favore e guadagnarsi lo spazio per spostare velocemente il pallone con l’interno o l’esterno del destro, a seconda del lato da cui arriva la pressione.  L’obiettivo ultimo di Reijnders è quello di ricavarsi una nicchia sulla trequarti avversaria in cui accelerare in conduzione e inclinare il piano di gioco verso la porta avversaria. Se è libero di puntare la difesa avversaria a palla scoperta dà sfogo a tutta la sua creatività, trovando tracce letali a cavallo dell’ultima linea di difesa, sia verso la prima punta sia verso gli esterni, specie in fase di transizione.

In assenza di soluzioni per lo scarico, non è raro che scelga la conclusione da lontano. Sebbene non sia riuscito a dimostrarlo nelle prime uscite in rossonero, Reijnders ha un'ottima tecnica di tiro, cui sa abbinare potenza e precisione per trovare conclusioni velenose dalla distanza, con parabole alte e leggermente schiacciate che risultano difficili da intercettare per i portieri.

Nelle prime tre partite abbiamo visto come, tra Loftus-Cheek e Reijnders, spesso sia proprio quest’ultimo a tenere una posizione più vicina a Giroud. La scelta di Pioli nasce probabilmente dalla valutazione delle caratteristiche difensive delle due mezzali: Reijnders tende naturalmente a sfruttare le proprie abilità nella lettura del gioco per ridurre il più possibile le occasioni di contrasto fisico. Non ama difendere corpo a corpo, quindi usa la sua intelligenza e la sua intensità fisica (nelle prime due partite di campionato è stato il giocatore con più chilometri percorsi, contro la Roma solo Cristante gli ha soffiato il primato per pochissimi metri) per difendere in modo dinamico in giro per il campo.

La maggior parte dei suoi recuperi sono intercetti, favoriti da una buona capacità di trovare i giusti angoli di pressione, nel tagliare le linee di passaggio e anticipare la ricezione dell’avversario piuttosto che cercare il pallone con il tackle. La difesa proattiva del Milan è senza dubbio l’approccio a lui più adatto, e giocare in una posizione più avanzata permette di mascherarne le lacune nel difendere la posizione. Reijnders è il giocatore ideale per tagliare il filo delle ripartenze avversarie e ridare immediata elettricità all’attacco del Milan: tenerlo troppo schiacciato sulla difesa durante le transizioni negative potrebbe mandarlo in difficoltà.

Questo sarà sicuramente un aspetto su cui gli sarà chiesto di lavorare ma, come ha sottolineato appena arrivato a Milano, parte del motivo per cui ha accettato il trasferimento in Italia è proprio la possibilità di potersi confrontare con un campionato dalle strutture tattiche più rigide e di conseguenza più esigenti: “Il calcio olandese è più libero, le posizioni sono più libere. Qui posso concentrarmi di più sulla parte tattica e diventare un giocatore più completo”.

Sarà interessante osservare da vicino lo sviluppo di Reijnders nel nostro campionato, se riuscirà ad aggiungere una dimensione difensiva più solida o se preferirà scivolare più avanti per specializzarsi nella rifinitura. Per essere veramente un centrocampista box to box come dice di essere gli manca ancora qualcosa, ma al momento non sembra avere limiti strutturali che gli impediscano di diventarlo e la prospettiva, per il Milan, non può che essere allettante.


Autore

  • Classe ’93. Nato a Padova. Laureato in Filosofia. Una volta riconosciute le dubbie qualità tecniche nel calcio, ha deciso che sarebbe stato meglio mettersi dietro un pc a scrivere. Calcio e motori il primo amore a cui poi si è aggiunto il tennis.

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