Cinque giocatori da seguire nella Liga 2023/24
Giovani, spagnoli, elettrizzanti non solo nel Juego de Posición.
Gli studi di linguistica comparativa rivelano che spagnolo e italiano hanno una somiglianza assai notevole. L'analisi del lessico di entrambe dimostra che l'82% dei lemmi coincidano o almeno abbiano un'etimologia comune, almeno sino all'influsso dell'arabo nella Penisola Iberica. L'opera di fascinazione che ogni idioma esercita sui parlanti di tutti gli altri risiede dunque nelle specificità, nelle particolarità, nei suoni che appartengono a lui soltanto.
Così anche uno così simile al nostro contiene espressioni stupefacenti, molto più perfette rispetto alle nostre. Se si discute di crescita dei giovani in Italia si parla di sviluppo delle radici e vivaio, nemmeno fossero piante e cespugli. In Spagna, molto più perfettamente che in Italia si parla di desarollo de las raíces e cantera, politica che sostiene da sempre una delle più titolate di Liga come l'Athletic Bilbao e che continua a essere emulata in giro per il mondo.
Nonostante il recente passato abbia scritto un capitolo più avvincente rispetto al presente, LaLiga EA Sports 2023/2024 continua a essere un torneo dove la produzione di talento non latita di certo. Parlando di giovani, è inevitabile riferirsi a un campionato nazionale concentrandosi sui migliori prospetti autoctoni, formatisi nello stesso ambiente e cultura calcistici dove stanno iniziando a vivere il professionismo. Un lungo, forse troppo, preambolo per presentare cinque talenti della Liga 2023/2024. Requisiti di base: spagnoli, under 23, almeno 50 presenze tra semiprofessionismo e Liga, squadre di appartenenza nelle quali non è ipotizzabile immaginarli per il resto della carriera.
Alberto Moleiro (Las Palmas)
Esistono quelle giocate incredibili, che capitano sotto gli occhi per la ricondivisione di qualcuno sui social e lasciano esterrefatte. Se non fosse per qualche zolla venuta a galla e gli spalti semivuoti sullo sfondo si potrebbe dire che sia stata creata da una IA col comando "Mostrami la frustrazione e l'impotenza di una difesa di fronte a un giocatore imprendibile". La prima volta che la maggior parte del grande pubblico è entrato in contatto col talento di Alberto Moleiro potrebbe descriversi così.
Un infortunio durante l'amichevole prestagionale col Lipsia ha rinviato l'esordio di Moleiro in Liga di circa un mese, durante il quale il Las Palmas non ha mosso la classifica rispetto allo 0 iniziale. La squadra di Pimienta ha mostrato un 4-3-3 stanco, appoggiato sulla malinconica andatura di Jonathan Viera e sui rimpianti passati di Munir e del figlio prodigo Sandro Ramírez.
L'acquisto di Perrone dal City e il ritorno del 2003 nativo di Tenerife, tuttavia, sono destinati ad aggiungere intensità nella prima costruzione e imprevedibilità in zona di rifinitura, evitando di adeguarsi al ritmo monotono di un Viera fisicamente non all'altezza di fare pentole e coperchi nella trequarti avversaria senza qualcuno che spezzi il ritmo. Nella scorsa stagione, Moleiro ha totalizzato otto assist in Segunda, peggio solo del redivivo Callejon e diventando l'unico Under 20 a superare quota cinque.
Se nel 2023 sei canario, giochi coi calzettoni abbassati, non ha ancora sviluppato completamente la muscolatura della parte bassa del corpo e tutti vedono in te i crismi del campione, è inevitabile che tu venga chiamato "il nuovo Pedri". L'attuale numero 10 di Pimienta è arrivato in prima squadra solo un anno dopo il trasferimento di Pedri a Barcellona ma con l'attuale fuoriclasse blaugrana corrono delle naturali differenze tecniche.
Erede ideologico e simbolico del centrocampista blaugrana, Moleiro ha doti più istintive che lo rendono molto più coinvolto nel possesso con la palla tra i piedi, creando spazi e occasioni con inserzioni più anarchiche nella gestione collettiva. Dalle sue invenzioni e dalla sua luccicanza passerà molto della salvezza degli isolani, considerate anche le fatiche nella creazione di occasioni pulite nelle prime uscite della Liga 2023/2024 e l'esilio del genio di Jonathan Viera in una trequarti orfana del 19enne di Santa Cruz de Tenerife.
Miguel Gutiérrez (Girona)
A meno che si sia cardiopatici, le ultime due stagioni di Liga dovrebbero aver chiaramente indicato quale sia la squadra della quale non perdersi una singola partita per apprezzarne lo sviluppo della manovra tramite la sensibilità tecnica dei propri interpreti.
Il gusto quasi masochista del Girona di Michel di attirare la pressione degli avversari sino alla propria area di rigore, la baldanza di fare quel tocco in più per scaricare il pallone appena prima (o, quando va male, appena dopo) del pressing, la costruzione esasperata di triangoli in giro per il campo per sfruttare doti tecniche o atletiche dei singoli si scontra con la percentuale di rischio che questo stile di gioco comporta, portando tanti uomini in zone di campo avanzate e scoprendosi alle transizioni rapide.
Il terzino di cui sopra è Miguel Gutiérrez, prodotto della Fabrica e con all'attivo 8 presenze nel Real Madrid tra il 2021 e il 2022. Da quando è arrivato in Catalogna, nell'agosto scorso, Miguel è divenuto titolare in pianta stabile nell'XI di Michel. Il madrileno è il perfetto inverted fullback per una squadra che ricerca ossessivamente l'associazione dei difensori e dei centrocampisti in fase di costruzione per sopperire a evidenti lacune fisiche nei singoli. Le cifre delle capacità di passaggio e di conduzione nello spazio da terzo uomo di Gutiérrez sono state notevoli, a maggior ragione considerando che fosse il primo anno con impiego costante in Liga.
Attingendo dai dati Opta, Miguel è nell'82° percentile per conduzioni progressive (3.05 per 90'), 0.64 delle quali (85° percentile) terminate nell'area avversaria; i passaggi progressivi effettuati a partita sono stati 4.71 (86° percentile), quelli ricevuti 5.57 (77° percentile). Il 91.6% di precisione nei passaggi corti (80° percentile) racconta di un appoggio sicuro e continuo in tutte le altezze del campo, sia se dovesse servire gestire il pallone al limite della propria area con la pressione alle spalle sia sulla trequarti avversaria per trovare il filtrante per la conclusione di un attaccante.
Partendo nominalmente da terzino sinistro di una difesa a 4, la zona in cui Miguel tocca più palloni e si mette a disposizione del palleggio del Girona è in realtà il mezzo spazio di sinistra, liberando completamente l'out per l'esplosione di tutti i cavalli nel motore di un'ala votata al dribbling in velocità come Sávio.
La posizione accentrata porta sì densità in zona palla ma è la stessa che provoca una disarticolazione della linea difensiva in fase di transizione negativa, ma a Michel e al Girona importa relativamente. Al Girona importa dominare e controllare la partita attraverso il possesso palla e la riaggressione in avanti, restringendo il campo senza palla e aggiungendo più linee di passaggio con la stessa, e Miguel Gutiérrez è il profilo ideale.
Aimar Oroz (Osasuna)
La simbologia e la mistica dei numeri di maglia sta ormai scomparendo, dove tutti i giocatori in tutti ruoli hanno la possibilità di scegliere qualsiasi cifra dall'1 al 99, in attesa che anche il calcio, come la pallacanestro, preveda lo #0 e lo #00. Un numero fa ancora parzialmente eccezione, e lo si percepisce nei discorsi di chi è nostalgicamente ancorato ai decenni passati: "Non ci sono più i 10". Per una squadra come l'Osasuna che, nella passata stagione, non ne aveva uno non solo ontologicamente ma nemmeno nelle distinte ufficiali, che significato dare allora al cambio di numero di Aimar Oroz?
Nella passata stagione e nelle apparizioni a EuroU21, nelle quali è stato alternato per compiti e posizioni ad Álex Baena, Oroz è stato impiegato sia sul centrodestra che sul centrosinistra, al fianco di un altro mediano di posizione o accoppiato a un'altra mezzala di inserimento a seconda delle scelte di Jagoba Arrasate in fase di aggressione. Il quesito posto a bocce ferme in sede di presentazione della Liga 2023/2024 era sui nuovi compiti affidati al 21enne di Pamplona: mezzala di tocco o trequartista d'appoggio?
Senza più un altro grande hub creativo come Abde Ezzalzouli, tornato a Barcellona dopo il prestito a El Sadar, l'Osasuna ha affidato le proprie chiavi creative nelle mani, nei piedi e nella capacità di farsi trovare dove meglio non potrebbe nel terzo finale di Oroz. A livello statistico, nella scorsa Liga è stato un fattore nel complesso a livello di creazione di occasioni. Secondo Opta, tra i centrocampisti Oroz era nel 77° percentile per tiri assistiti o effettuati a partita (3.44, 84° se si considera tra gli attaccanti), 0.49 dei quali sono stati convertiti in gol ogni 90' (90° percentile tra i centrocampisti, 88° tra gli attaccanti).
Arrasate ha dimostrato di predicare sempre la massima intensità e far sudare non sette ma una settantina di camicie a qualsiasi compagine di Liga che affronterà l'Osasuna. Essendo stati eliminati dal Club Bruges nei preliminari di Conference League e non avendo altri impegni infrasettimanali, la 2023/2024 sarà la stagione dell'ennesima evoluzione di Aimar, chiamato non solo a confermare i 0.27 assist per 90' (93° percentile tra centrocampisti della Liga 2022/2023) ma anche a produrre cifre migliori in finalizzazione.
Nel frattempo, le prime giornate di Liga lo hanno già dipinto come rigorista designato e vero fulcro creativo della squadra, leader tecnico ed emotivo tra i più precoci del panorama calcistico europeo. Per l'ultima perla del Tajonar c'è un'intera comunità da esaltare, e ha già dimostrato di poterlo e volerlo fare.
Javi Guerra (Valencia)
Lo studio della lingua spagnola non attesta con certezza le origini e le prime testimonianze della locuzione, ma retroattivamente "no hay mal que por bien no venga" potrebbe essere stata coniata da un ottimista tifoso del Valencia quando la dirigenza ha ordinato l'ennesimo cambio al timone di una nave nel mare in tempesta di Mestalla. "Non tutti i mali vengono per nuocere", potrebbe aver pensato chi, vedendo l'esonero di Gennaro Gattuso, l'arrivo sulla panchina di Rubén Baraja e l'annuncio di una notevole riduzione del budget per la sezione sportiva dei Los Ches: più spazio, anche se obbligato, ai canterani. Più spazio, tra gli altri, anche a Javi Guerra.
Sino all'8 aprile 2022, l'allora 19enne, in linea col percorso di moltissimi prospetti del calcio spagnolo, era presenza fissa del Valencia Mestalla, seconda squadra impegnata nella Segunda Federación (quarta divisione spagnola). Dalla settimana successiva viene chiamato da Baraja in prima squadra, contribuendo fattivamente a una delle rincorse più disperate e drammatiche del calcio iberico contemporaneo. Nelle ultime 10 gare della scorsa Liga, Javi Guerra ha collezionato 2.23 tiri, 0.89 dei quali in porta, per 90' (dati Opta), numeri notevoli per un attaccante alla prima esperienza tra i professionisti.
Peccato che Guerra non lo sia, visto che nel 4-3-3 valencianista è impiegato come mezzala. Soli 605' sono un campione ridotto per valutare un impatto sul lungo periodo, ma l'inizio folgorante di stagione di Baraja e i suoi fa presagire che, da 12° uomo in grado di ribaltare l'inerzia fisica ed emotiva della gara, Guerra possa trovare un impiego da titolare.
Le cifre nel recupero palla e nei duelli vinti sia nel terzo di difesa che in quello offensivo sono manna dal cielo per un Valencia che si nutre del mismatch atletico ambulante che Javi Guerra rappresenta sul terreno di gioco: un 8 di nome e de facto per una squadra che sinora ha dato il meglio di sé contro avversari più quotati o devoti al palleggio.
Per trasformarsi in un centrocampista più completo e trasformare il Valencia in una squadra più ambiziosa tatticamente e solida, la swing skill con cui determinare la crescita di Guerra non sarà di certo l'esuberanza, bensì la capacità di un teenager dinoccolato e costantemente a testa alta di diventare una minaccia tale anche per difese basse posizionali.
Ramón Terrats (Villarreal)
Sin dalla ripresa post Qatar 2022, il Villarreal di Quique Setién si è imposto come una squadra con un "ritmo con una melodia costantemente un’ottava sopra o un’ottava sotto". Proprio nello stesso mercato di riparazione, nella Comunidad Valenciana arriva un giovane mediano, titolare in una squadra di media classifica di Liga, a rinforzare un centrocampo scarno a livello di rotazioni. Ramón Terrats arriva in prestito con obbligo di riscatto dal Girona e, in nome dell'ossessione comune delle due squadre per una costruzione della manovra snervante per quanto è articolata, ai limiti del ridondante, non poteva trovare contesto migliore per esaltarsi.
Al fianco di Parejo, mai stato un fenomeno di dinamismo, non era raro vedere praterie aprirsi tra il centrocampo e la linea a 4, rigorosamente con marcature a zona e che scappa all'indietro su ogni palla scoperta, del Submarino Amarillo. La scelta di Setién, tuttavia, ben si accordava con la musica calcistica suonata da Terrats: in questo inizio di Liga si è già riproposto il trio Terrats-Parejo-Baena, sogno bagnato degli amanti di centrocampisti intelligenti e dai tocchi melliflui e incubo da notti insonni dei più disposti alle corrette distanze tra reparti e alla pedissequa esecuzione di una difesa ordinata.
Fbref racconta la seconda metà della stagione di Terrats come quella di una mezzala di possesso ugualmente efficiente in costruzione e in rifinitura, con la capacità di trovare (21.97 passaggi corti effettuati ogni 90' su 23.64 tentati, rispettivamente 79° e 74° percentile tra i centrocampisti della Liga, per un 93.0% di riuscita che lo colloca nell'89° percentile degli stessi) e farsi trovare in ogni fase della manovra.
Mettendosi costantemente in visione per essere servito, Terrats ha una mappa di tocchi simile a quella di un rabdomante, in cerca dell'oro sotto forma di sfera in ogni zolla di campo.
Se per ora il relativo atletismo della mediana di Setién era compensato dalla disposizione a 3, l'unica vittoria nelle prime 4 uscite del 2023/2024 e la nuova conformazione del reparto avanzato (fuori Nicolas Jackson e Samuel Chukwueze, dentro Sørloth e Brereton Diaz) potrebbe suggerire la rinuncia a uno degli elementi di qualità in mezzo in favore di un centrocampista più fisico e di intensità (Capoue o Denis Suárez) che garantisca più solidità nella difesa posizionale e maggiore verticalità e immediatezza in possesso palla, considerando inoltre l'esonero di Setién e l'arrivo di Pacheta.
Se Terrats dovesse mantenere le aspettative create dal gennaio scorso, tuttavia, è difficile che possa essere lui il sacrificato.
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