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Duello aereo tra un giocatore del Braga e uno dello Sporting CP.
, 4 Settembre 2023

Come giocano Braga e Sporting Lisbona?


Le avversarie di Napoli e Atalanta si sono affrontate tra loro e noi ne abbiamo approfittato per studiarle.

"Erasmus" è la rubrica del lunedì in cui vi raccontiamo una partita interessante dal weekend di calcio internazionale. Potete recuperare gli episodi precedenti qui.

Monte Castro, sobborgo della Braga settentrionale, è uno di quei luoghi sfuggiti per sbaglio alla forza creatrice di cui gli esseri umani sono una minima emanazione. Non è forse un caso che la popolazione del Minho, estremo nord del Portogallo, abbia sempre riconosciuto la presenza di un qualcosa di altro, di ulteriore, che nella cultura portoghese ed europea si è tradotta nella devozione cristiana e cattolica. Nemmeno 1000 metri separano la Capela de São Lourenço da Ordem e l'Alminhas de Nossa Senhora do Carmo, due dei luoghi di culto più iconici della regione. Tra essi, quasi a rimarcare il misticismo che ammanta la zona, da una ventina d'anni si è palesato anche il tempio profano per eccellenza, l'Estádio Municipal de Braga. Poteva essere un edificio normale, umano, semplicemente bello? Ovviamente, no.

Nel 2000, in vista dell'organizzazione di Euro2004, la federazione portoghese si accorge di dover dotare Braga di un nuovo stadio che rispetti i parametri UEFA. Il terreno individuato è tra Estrada de São Martinho (poteva chiamarsi diversamente la via che collega un tempio e una cappella votiva?) e l'ormai dismessa cava di Monte Castro. La progettazione dell'impianto viene affidata a Eduardo Elísio Machado Souto de Moura, architetto e professore universitario di Porto: Machado giunge nei pressi dei sedimenti e decide di lasciar fare all'energia incontrollabile che avvolge quel lembo di terra. Due tribune sui lati lunghi del futuro terreno di gioco, unite tra loro da cavi d'acciaio, e nulla più. Nessuna gradinata dietro le porte, per lasciare immacolata la parete di roccia a sud-est, per raggiungendo la perfetta commistione tra umano e ultraterreno che solo un omaggio che non intacca l'essenza di ciò che già è può regalare.

https://twitter.com/SCBragaOficial/status/1698405645832048721?s=20
Fonte, gli Horta, João Moutinho dalla panchina: livello di portoghesismo in linea con le temperature globali medie di questa estate.

Sulla panchina del Braga siede Artur Jorge Torres Gomes Araújo Amorim, difensore degli Arsenalistas - l'Arsenal fu la forza ispiratrice di József Szabó, allenatore ungherese del Braga che negli anni '30 vide una loro partita e decise di importarne le divise - degli anni '90 e allenatore di tutte le rappresentative giovanili dei Minhotos, dall'under 15 all'under 23 sino al Braga B. Gli Arcebispos hanno una gara in meno rispetto al resto della Primeira Liga, grazie al riposo concesso per preparare il preliminare col Panathinaikos senza ulteriori sforzi, rinviando il turno con la Moreirense durante la sosta delle nazionali.

https://twitter.com/SportingCP/status/1698403593613664315?s=20
Indicare con tre linee al posto della C il capitano: una scelta minimal dello Sporting.

La partita la conduce lo Sporting, con una costruzione a 3 dietro e Hjulmand fisso nella zona centrale a fornire il primo appoggio. Il resto della manovra è uno sciamare tra corridoi intermedi e linea laterale tra esterni di centrocampo, Morita e tutti i giocatori offensivi, Gyökeres compreso, per trovare una costante superiorità tra il centrocampo e la trequarti offensiva. Il ventre molle individuato da Rúben Filipe Marques Amorim è la zona alle spalle di Víctor Gómez, battuta come la lingua sul dente dolente dagli inserimenti di Nuno Santos e Paulinho. Arrivare nei pressi dei vertici dell'area di rigore è sin troppo facile per i Leões ma l'imperium di Fonte in area biancorossa e la difficoltà nel riempirla adeguatamente dagli ospiti non concretizza la mole di gioco inizialmente prodotta.

I Bracarenses, reduci dalle fatiche di Atene, hanno la necessità di abbassare i ritmi e far correre a vuoto lo Sporting. Anche in momenti dove il 2vs1 dei centrali difensivi contro Gyökeres è accettato sino alla metà campo, col possesso di casa gestito con estrema pulizia tecnica, non c'è una singola azione in cui il Braga forzi la giocata. Quale miglior contesto per far sì che salga in cattedra Luís Miguel Afonso Fernandes, in arte Pizzi, tornato a casa dopo le esperienze all'Atletico Madrid e al Benfica, uno degli esponenti in minore, raffinati e malinconici di un calcio portoghese in minore (rispetto ai cugini iberici e alle altre maggiori leghe europee), raffinato e malinconico.

A cavallo della metà di primo tempo, la partita è un pendolo che oscilla in base al respiro calcistico di Pizzi, con tutti gli sbilanciamenti e gli appagamenti estetici che si possano immaginare. Come dall'inizio della partita, tuttavia, è ancora la ricerca della ricezione alle spalle dei centrali di centrocampo del Braga, Vitor Carvalho in particolare, a creare il presupposto per un pericolo. Originare dal centro per insistere in fascia non ha prodotto nulla, originare dal centro e lì rimanere per sfruttare direttamente la finalizzazione degli attaccanti è la chiave per il vantaggio di Pedro Gonçalves.

Pedro Gonçalves e Paulinho si muovono tra le linee per ricevere mentre Gyokeres tiene impegnato uno dei centrali del Braga.
Qui Pedro Gonçalves si muove tra le linee per creare occasioni in profondità...
... e qui per concludere in prima persona.

Sotto di una rete, Artur Jorge opta per una scommessa tattica ad alto rischio e con altrettanto ritorno potenziale: Bruma, sin lì impiegato sulla sinistra, viene dirottato sulla fascia opposta per cercare il mismatch con Nuno Santos. L'esterno offensivo più elettrico e istintivo degli Arsenalistas contro il laterale con più spiccate doti offensive, convertito da ala a "quinto" alla terza stagione di Amorim, e meno predisposizione all'1vs1 difensivo. Nell'immediato, la mossa non sortisce effetto, anzi: Hjulmand raddoppierebbe con un destro di prima intenzione dalla distanza (no, tifosi del Lecce, non è uno scherzo: Morten Hjulmand può tirare) sfruttando una difesa di casa scoperta sull'ennesima riapertura in semitransizione dello Sporting.

Riportato Bruma a sinistra, il finale di primo tempo è lo stereotipo del calcio lusitano, illanguidito, con almeno una decina di giocatori contemporaneamente in campo che potrebbero fare il trequartista o il giocatore di futsal, il gusto per la polemica futile su ogni minimo contatto e niente di davvero clamoroso da segnalare, nel momento in cui ogni istante sfuma in quello successivo.

Errore della grafica portoghese che segnala 50 minuti di recupero.
Ok il tempo effettivo, ma così è anche troppo...

La coppia Hjulmand-Morita sembra cucita dal sarto per coprire, specialmente in fase di non possesso, gli spazi in orizzontali che una mediana a 2 porta a dover gestire: se il giapponese aveva già dato dimostrazione nella scorsa annata, insieme a un altro inesauribile e iperintenso mediano come Ugarte, di poter coprire ampissime zone di campo grazie a un dinamismo aerobico oltre la media, la miglior cessione della storia del Lecce ha modificato la conformazione dell'aggressione dello Sporting: meno esasperata e verticale, più ragionata e adeguata al ritmo della partita.

Con Marcus Edwards al posto di Paulinho lo Sporting vorrebbe congelare maggiormente il possesso, ma in realtà si ritrova a difendere con un baricentro molto più basso e attaccare in campo decisamente più lungo. Come già nel primo tempo su un paio di lanci di Inácio, braccetto di sinistra a piede invertito, anche nella seconda frazione emergono prepotenti le qualità nella gestione delle uscita anche oltre la propria area e nell'1vs1 di Matheus, portiere brasiliano con quasi 300 presenze in maglia Braga, che tiene in partita i suoi su Gyökeres.

Non è più formalmente calcio d'agosto, ma le sostituzioni e l'andamento della gara attorno all'ora di gioco ricalcano quelli delle ultime amichevoli prestagionali, con riserve dall'impatto sproporzionato a quello che potranno dare nel corso della stagione e adeguamenti tattici ai limiti dell'esperimento. Un esempio su tutti, la rinuncia di Artur Jorge a Pizzi in favore di un ulteriore riferimento offensivo centrale, per cui l'area di rigore avversaria è habitat più conosciuto e che possa mettere in evidenza le qualità di prima punta associativa di Abel Ruiz.

Con lo spagnolo chiamato a venire incontro e raccordare la prima costruzione con la finalizzazione, quello che è chiamato a mettere il punto esclamativo è Simon Bokoté Banza, le cui caratteristiche tecniche su Wikipedia si limitano a un laconico "È un centravanti". Proprio Banza si guadagna una punizione nei pressi del limite dell'area, lasciando a un altro subentrato l'onore di pareggiare i conti: Álvaro Djaló, nato a Madrid ma in orbita Braga sin dall'under 15, la mette e fa esplodere il Municipal.

Bonus track: l'idilliaco rapporto tra lo Sporting Braga e la direzione arbitrale. Alla fine saranno 7 ammonizioni totali tra i 22 in campo e Artur Jorge espulso nel recupero per proteste.

Fino a che la partita ha tenuto un'intensità europea, una squadra più europea per costituzione e struttura come lo Sporting ha controllato. Quando la partita è tracimata nello spezzettamento e nelle improvvisazioni lusitane, il Braga è tornato nel giardino di casa, sornione nell'insinuarsi nelle pieghe della partita e portare a sé tutto l'incontrollabile e tutto l'ulteriore che anche il calcio contiene. Simulazioni plateali, proteste teatrali, tempo effettivo di gioco tendente allo zero. Forse è giusto così, un 1-1 che lascia tutto in sospeso, termina il percorso netto dello Sporting Lisbona e non rappresenta una battuta d'arresto dolorosa per un Braga ancora con testa e gambe ad Atene.

Non poteva essere altrimenti, a Monte Castro, dove tra un paio abbondante di settimane seguirà in trasferta la propria squadra un popolo che tra la Basilica di San Lorenzo Maggiore, il Santuario di Santa Maria del Carmine e la Certosa di San Martino è uno degli altri luoghi sfuggiti per sbaglio alla forza creatrice di cui gli esseri umani sono una minima emanazione. Uno di quelli per i quali si può solo dire che sia stata la mano di Dio.

  • (Bergamo, 1999) "Certe conquiste dell'anima sarebbero impossibili senza la malattia. La malattia è pazzia. Ti fa tirare fuori sentimenti e verità che la salute, che è ordinata e borghese, tiene lontani."

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