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, 4 Settembre 2023

Considerazioni sparse post Europeo Italvolley Femminile


Convocazioni a sorpresa, grandi escluse, il caso Egonu: l’Italvolley fallisce l’Europeo in un clima di resa dei conti, a vincere è la Turchia di Daniele Santarelli.


- L’Italvolley femminile chiude il suo europeo al quarto posto. Neanche la consolazione della medaglia di bronzo, e non pensiamo di dire una sciocchezza ammettendo che ogni obiettivo è stato fallito: in una competizione in cui, de facto, le avversarie erano sostanzialmente 2 (Turchia e Serbia), le azzurre hanno chiuso ai piedi del podio, sconfitte anche dall'Olanda nella finale per il bronzo. Mazzanti si era presentato all’appuntamento europeo con convocazioni sorprendenti: fuori top players come Bosetti, Chirichella e su tutte Moky De Gennaro (da anni il miglior libero al mondo, simbolo della nazionale, sostituita dalla pur ottima Fersino), dentro tre opposti di ruolo (scelta decisamente inconsueta) con la giovanissima neo-italiana Antropova ad insidiare il ruolo da leader di Paola Egonu, oltre ad atlete al primo appuntamento importante con la maglia azzurra (Omoruyi, Fersino, Degradi). Il CT aveva optato per un repulisti, probabilmente per eliminare le scorie dei recenti insuccessi e delle polemiche conseguite: queste scelte hanno destato non poco scalpore, e questa nazionale era aspettata al varco sin dal principio, anche perché affrontava una competizione in cui poteva ambire all’oro, con tutto il rispetto delle avversarie;

- La vera gara spartiacque è stata la semifinale con la Turchia: fino al 2-1 e 20-17 del quarto set di quella gara, l’Europeo della squadra di Davide Mazzanti era stato semplicemente perfetto. Un cammino immacolato nei gironi e nei quarti di finale, con le avversarie spazzolate senza perdere nemmeno un set e una sensazione di freschezza ed entusiasmo rinnovate: francamente il divario con le squadre incrociate era così ampio che nessuno pensava di poter rischiare, il che ha permesso di prender fiducia e dedicarsi addirittura al turnover. Con la Turchia la sliding doors, le azzurre mettono la testa avanti, vengono raggiunte, ma sono in fiducia: dal 20-17 del quarto set, quando mancano 5 punti alla finale, qualcosa si rompe, le star turche (Vargas su tutte) salgono in cattedra e la gara cambia. Perdiamo il set e crolliamo nel tie break, lasciando alle turche la strada libera: un’occasione d’oro, in cui semplicemente la squadra si è sciolta sul più bello. Peccato. La finalina con l’Olanda è semplicemente troppo brutta per essere vera: le azzurre hanno semplicemente abdicato prima di entrare in campo, cosa che nello sport non si vorrebbe mai vedere;

- Ha vinto la Turchia, per la prima volta nella sua storia. Le turche, in una sola estate, hanno infilato una doppietta memorabile vincendo prima la VNL e poi l’Europeo: niente male per una nazionale che sinora non aveva mai vinto nulla. Gran merito di questo trionfo è di Daniele Santarelli, oramai una sorta di Re Mida della pallavolo, che dove tocca porta medaglie d’oro: nel club, con l’epopea Conegliano, ma anche in nazionale, dove con la nazionale turca bissa i successi ottenuti al timone della Serbia (oggi sconfitta in finale). La grande intuizione del tecnico umbro è stata riuscire a far coesistere due opposti in campo, schierando contemporaneamente Melissa Vargas ed Ebrar Karakurt (quello che l’Italia chiedeva a gran voce con Egonu e Antropova): le due bocche da fuoco hanno fatto la differenza in ogni gara e manifestazione (Vargas 41 punti in finale), e ben si è visto anche a spese delle azzurre. La finale, curiosamente, è stata contro la Serbia di Giovanni Guidetti, che prima allenava proprio la Turchia ed ha contribuito non poco alla crescita del movimento sulle rive del Bosforo: uno “scambio di panchine” per i due tecnici, che ha confermato come il valore degli allenatori italiani sia un plus per il mondo del volley. La nostra federazione invece non permette il doppio incarico club/nazionale, così come invece fanno Serbia e Turchia, che infatti si avvalgono della professionalità dei due, italianissimi, migliori tecnici al mondo: siamo proprio sicuri che sia una buona idea?;

- Gira e rigira, al centro del discorso c’è Paola Egonu. Se prima dell’Europeo le polemiche erano nate dalle convocazioni del CT, già dalla prima giornata una sorpresa ha sconvolto il mondo del volley italiano: Paola Egonu in panchina, per scelta tecnica, con al suo posto la ventenne Ekaterina Antropova, neo-italiana di passaporto. Stiamo parlando di uno delle 3 migliori giocatrici al mondo, forse la migliore: per intenderci, come se nel calcio Lionel Messi fosse stato panchinato nell’Argentina, per scelta tecnica. Nella prima fase e nei quarti, Egonu ha fatto dei piccoli ingressi spot: ufficialmente, Mazzanti parlava del fatto che “si era messa a disposizione del progetto”, Egonu rabboniva con dichiarazioni distensive (“se devo giocare gioco, se devo tifare tifo”): di fatto, in quel progetto Antropova stava facendo molto bene ed era considerata titolare. In semifinale, con le legittime difficoltà della giovane italo-russa, al primo appuntamento importante con la maglia azzurra, è stata rispolverata Egonu, chiedendole di tornare a far la differenza. Egonu ha siglato 25 punti, non sono bastati: la vera domanda è però come si potesse pensare di lasciare volontariamente un top player in naftalina, sperando che togliesse le castagne dal fuoco solo nel momento decisivo. Paola Egonu e la sua gestione da parte del CT sono di nuovo divisivi: fino a un anno fa accusata di esser troppo centrale, in questa di esser trattata come una giocatrice qualsiasi. Una cosa è certa: per andare verso Parigi, su Egonu bisogna fare una scelta netta, qualunque essa sia;

- Verso Parigi 2024. L’anno pre-olimpico dovrebbe essere quello degli ultimi ritocchi, e invece l'Italvolley di Mazzanti è un cantiere aperto con una mezza rivoluzione fallita: il CT ha ammesso di aver fatto scelte di discontinuità perché “non sentiva più la squadra in mano, dopo il Mondiale”, il che non è incoraggiante. Tra un anno c’è Parigi, e l’Italia si deve guardar allo specchio, perché ha il potenziale per essere tra le favorite per le medaglie: qualcosa di buono si è visto (Lubian e Fersino liete novelle, le certezze Danesi e Sylla, qualche sprazzo di Pietrini ed Orro), ma restano parecchi interrogativi. Il primo: se si lasciano fuori alcuni nomi pesanti, come è avvenuto in questa estate, davvero la rosa con questi ricambi è sufficiente? Il secondo: questo dualismo Egonu/Antropova è davvero necessario? Si può provare a farle coesistere? Soprattutto, il terzo: le convocazioni di una selezione nazionale si possono stilare in nome di rapporti tesi e bagarre di spogliatoio? Sono questioni da risolvere celermente da chi sarà deputato a prendere decisioni, sia a livello tecnico (che sia Mazzanti o un suo, improbabile per timing, sostituto), sia a livello federale. Intanto c'è un pre-olimpico da giocare in un clima da resa dei conti: nonostante questo, il pass sembra una formalità vista la caratura delle potenziali avversarie, ma occorre iniziare a pensarci da subito.

  • Torinese e granata dal 1984, dopo una laurea in Filosofia, opto per diventare allenatore professionista di pallavolo, giusto per assicurarmi una condizione di permanente precarietà emotiva e sociale. Questa scelta, influenzata non poco dalla Generazione di Fenomeni che vinse tutto a cavallo degli anni 90', mi porta da anni a girovagare per l'Europa inseguendo sogni e palloni, ma anche a rinunciare spesso a tutto il resto di cose che amo fare nella vita: nei momenti di sconforto per fortuna esistono i libri, il mare, il cioccolato fondente e le storie di sport in cui la classe operaia va in paradiso.

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