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Patrick Dorgu è uno dei giocatori più interessanti da seguire in questa Serie A
, 31 Agosto 2023

Cinque giocatori da seguire nella Serie A 2023/24


Tra giovani, calciatori emersi in Serie B e talenti provenienti dall'estero.

L'enorme attrazione esercitata dalla Premier League, il prepotente avvento dell'Arabia Saudita nel mondo del calcio, le difficoltà economiche incontrate da praticamente ogni squadra del nostro campionato; questi e altri fattori hanno portato via dalla Serie A molti dei protagonisti delle scorse stagioni, da Milinkovic-Savic a Tonali passando per Kim, Onana e Ibañez, ma anche calciatori di realtà minori che erano diventati piccole istituzioni, come Rodrigo Becão, Beto e Vicario.

Di converso, per ogni nome noto che lascia l'Italia, c'è un giovane emergente che cerca spazio nel calcio dei grandi, un giocatore affermatosi nelle serie minori alla ricerca della ribalta nazionale, un carneade proveniente da chissà quale campionato periferico pronto a far sognare tifosi e appassionati neutrali. Una Serie A più povera non deve per forza essere una Serie A meno interessante: abbiamo selezionato per voi, tra i tanti, 5 profili da seguire in questa stagione, in attesa della loro esplosione definitiva.

Difensore centrale: Koni de Winter (Genoa)

Nell'esodo di giovani che ha caratterizzato la seconda parte dell'estate della Juventus, a rubare la scena è stato senz'altro l'addio di Nicolò Rovella, sostanzialmente regalato alla Lazio per due anni, ma c'è anche chi si è posto degli interrogativi sulla cessione di Koni de Winter, stante un reparto difensivo che ha i soli Danilo e Bremer come certezze più o meno granitiche. Nel disastroso Europeo Under 21 disputato dal Belgio, il centrale classe 2002 è riuscito comunque a rubare l'occhio degli osservatori, soprattutto in occasione della gara contro l'Olanda, nella quale è sembrato possedere un sensore capace di avvisarlo in anticipo delle mosse degli avversari, tutte lette con precisione e puntualità quasi irritanti.

Oltre alle letture difensive, l'altro fiore all'occhiello del calcio di de Winter è rappresentato dalla sua notevole capacità di agevolare l'uscita della palla dalla propria trequarti, sia in progressione che attraverso gli scambi con i compagni, forte di un destro estremamente educato e di un'abitudine a giocare con il piede debole decisamente sopra la media. Difensore dal fisico slanciato, dall'alto del suo metro e 90 de Winter è un fattore sulle palle alte (è uno dei difensori che perde meno duelli aerei per 90' in Serie A), è rapido nel breve e possiede un'ottima falcata che ha spinto i suoi allenatori ad impiegarlo anche nel ruolo di terzino destro, posizione con cui ha esordito in Champions League con la maglia della Juve nella partita vinta per 1-0 contro gli svedesi del Malmö.

https://youtu.be/Ql13KEh8Bnw?feature=shared

Complice l'elevatissimo rendimento della coppia centrale formata da Ismajli e Luperto, nell'ultima stagione (la sua prima in A) de Winter ha giocato solamente 12 partite da titolare, offendo prestazioni di livello soprattutto nelle gare più importanti, come la vittoria contro l'Inter e il pareggio contro l'Inter, e perdendosi in partite più semplici, su tutte quella con la Cremonese nella quale, oltre commettere l'errore che porta al gol partita di Dessers, rimedia la rottura del legamento collaterale che lo terrà fuori per le ultime 8 giornate di A.

Ora davanti a de Winter si prospetta una sfida nuova: scalare le gerarchie del Genoa di Gilardino, che ad oggi ha nell'altro ex bianconero Radu Dragusin e in Mattia Bani i perni di una retroguardia che può giocare indifferentemente a tre o a quattro (oppure a tre e mezzo, con Vasquez da terzino bloccato) e che possiede diverse alternative (Vogliacco, Biraschi, lo stesso Vasquez) di valore, forse il reparto più completo tra le squadre che lottano per la salvezza. I mezzi di Koni de Winter sono importanti, le capacità per prendersi un posto di titolare in rossoblu le possiede tutte; 21 anni per un difensore centrale sono pochi, forse pochissimi in un contesto che non fa prigionieri come la zona salvezza della Serie A, ma la sensazione è che nel giro di un biennio, magari anche prima, capiremo quale sarà la vera dimensione del gioiellino sedotto e abbandonato dalla Juventus.

Difensore centrale: Mattia Viti (Sassuolo)

Il cliché, per la verità nemmeno troppo errato, che vuole i giocatori italiani andare molto spesso in difficoltà quando si trasferiscono nei campionati esteri, si arricchisce di un nuovo capitolo: dopo una sola stagione a Nizza, Mattia Viti ha avuto bisogno di tornare a respirare l'aria di casa per rilanciarsi, reduce da una stagione complicata in Costa Azzurra con appena 12 presenze e 747' disputati tra Ligue 1 e Conference League. Viti sperava probabilmente di trovare più spazio come prima riserva del capitano Dante, ma la straordinaria condizione fisica del 39enne brasiliano ex Bayern e l'ottima stagione del compagno di reparto Todibo (il Nizza ha avuto la seconda miglior difesa della Ligue 1 2022/23, dietro al Lens e davanti al Paris Saint-Germain) lo hanno relegato al ruolo di comparsa, con il gol di testa realizzato contro il Troyes come unico sussulto di una stagione complessivamente anonima.

Viti ha perso anche il posto in Under 21, scavalcato da giocatori come Pirola e Cittadini che un anno fa godevano di una considerazione ben inferiore alla sua, ma il Nizza ha deciso di non lasciarlo andare subito, tanto che, dopo aver investito su di lui 7 milioni di euro nell'estate del 2022, l'ha ceduto al Sassuolo in prestito con diritto di riscatto fissato a 10 milioni. Ma quali erano le doti che avevano convinto il club transalpino a investire su di lui e che il ragazzo dovrà dimostrare di possedere ancora nella sua seconda avventura in Serie A?

22 settembre 2021, contro il Cagliari Aurelio Andreazzoli lancia a sorpresa da titolare un diciannovenne Viti in coppia col capitano Simone Romagnoli; il tecnico può contare anche su Ismajli e Luperto, futura coppia titolare della gestione Dionisi, ma sceglie il ragazzo cresciuto nel vivaio che lo ripaga con una prestazione solida e senza sbavature, certificata dallo 0-2 finale. A convincere l'allenatore massese, uno che non si è mai fatto particolari problemi nel lanciare i giovani, non sono tanto le doti tecniche quanto quelle caratteriali: "Viti è un classe 2002 ma è già un campione nella testa, può giocare titolare sempre ma va accompagnato perché abbia tempo di metabolizzare quel che succede intorno".

In effetti la prima vera stagione di Viti tra i professionisti è prevedibilmente fatta di alti e bassi, Andreazzoli gli dà molto spazio pur non schierandolo mai titolare per più di 4 gare consecutive, cercando di cavalcarne i momenti positivi e mandandolo in panchina di tanto in tanto.

Viti ha chiuso la stagione 2021/22 con 22 presenze tra Serie A e Coppa Italia: nell'arco della stagione ha messo in mostra grandi doti nel difendere 1vs1 anche con gli avversari lanciati in campo aperto (chiudendo con il 79% di duelli vinti), oltre a una buona capacità di palleggio e di intercetto delle conclusioni avversarie, tanto che lui e il compagno di reparto Romagnoli a fine stagione sono risultati tra le migliori coppie difensive d'Europa in questo particolare fondamentale.

Non sono mancate alcune battute a vuoto, soprattutto nel gestire attaccanti ben più fisici di lui (Viti raggiunge il metro e 90 ma pesa solamente 76 kg) e in alcune letture difensive da imputare più all'inesperienza che a effettive lacune, che fanno parte del percorso di crescita di un giovane difensore il quale, dopo un anno di apprendistato forzato in terra francese, ha voglia di tornare protagonista in una squadra che gioca un calcio ambizioso come il Sassuolo, a sua volta bisognoso di trovare quella solidità difensiva che lo scorso anno tanto è mancata.

Terzino sinistro: Patrick Dorgu (Lecce)

L'ultimo ragazzo proveniente da una Primavera con un hype simile a quello che accompagna Patrick Dorgu è stato probabilmente Moise Kean, che ha esordito nella Juventus ad appena 16 anni e 9 mesi e ben prima dei 20 aveva superato le 10 reti in Serie A, tra quelle realizzate da riserva di lusso nella Juve di Allegri e le 4 segnate nella sua stagione a Verona. Dorgu di anni ne sta per compiere 19 e prima di agosto non aveva mai giocato una partita tra i professionisti, dividendosi tra Under 19 e campionato riserve col Nordsjaelland e poi vincendo lo scudetto Primavera con la maglia del Lecce giocando 35 partite su 36 dal primo all'ultimo minuto.

Protagonista in Primavera con 4 reti, Dorgu non si è fatto pregare e ha aperto immediatamente il conto anche tra i professionisti: quindicesimo minuto di Lecce - Como di Coppa Italia, D'Aversa lo inserisce al posto dell'infortunato Gallo, il terzino sinistro danese di origini nigeriane ci mette appena 13' a servire ad Almqvist la palla dell'1-0 che decide l'incontro. Chi ha seguito Dorgu nel corso del campionato Primavera non è rimasto stupito; il terzino è salito alla ribalta nazionale lo scorso febbraio, quando nel 6-1 rifilato dal Lecce al Cesena ha realizzato una doppietta, impressionando soprattutto in occasione del secondo gol, realizzato al termine di un'azione personale che l'ha visto dribblare l'intera difesa cesenate.

Il nome di Dorgu ha iniziato a circolare sul web in maniera lenta ma inesorabile, tanto che quando nel precampionato ha segnato con questo siluro dalla distanza in amichevole contro il Riva Del Garda, i suoi già numerosi estimatori sono rimasti colpiti solo fino a un certo punto. Il piede è educato quanto basta, rapidità, progressione e tiro sono buone, potenzialmente ottime, ma non bisogna pensare a Dorgu come ad un terzino prettamente difensivo: il danese è stato paragonato a Udogie, ma rispetto al calciatore del Tottenham ha già una capacità di lavorare con la linea e un'abilità nelle diagonali difensive decisamente importanti, da affinare nel corso degli anni ma sicuramente non da costruire da zero.

Il ballottaggio con Antonino Gallo, laterale diligente e completo ma non certo un top del ruolo, caratterizzerà probabilmente buona parte della stagione del Lecce, avremo quindi molte occasioni di vedere in campo Dorgu, forse il giocatore con più potenziale tra quelli elencati in questo articolo.

Trequartista: Michael Folorunsho (Verona)

Per avere informazioni sull'impatto di Michael Folorunsho sul massimo campionato italiano basta chiedere ai calciatori della Roma, che per 88 minuti hanno visto abbattersi su di loro questo turbine di muscoli e tatuaggi, capace di coprire porzioni di campo ampissime e apparentemente immune alla fatica. La rincorsa di Michael Folorunsho parte da Francavilla, prima tappa della sua carriera da professionista dopo esser stato mollato dal settore giovanile della Lazio.

Nel 2019 il DS del Napoli Cristiano Giuntoli resta stregato dall'allora 21enne centrocampista e se lo assicura per 1,5 milioni di €, cifra importante per un ragazzo che non ha mai giocato nemmeno in Serie B. Da lì parte la girandola del prestiti: Serie C con la maglia del Bari, promozione tra i cadetti con Reggina, Pordenone e ancora Reggina, affermazione definitiva in occasione del ritorno a Bari con sconfitta in finale playoff, passaggio a Verona ed esordio in A con vittoria contro l'Empoli.

Ancor prima del debutto ufficiale, l'allenatore degli scaligeri Marco Baroni, che lo ha fortemente voluto dopo averlo allenato già ai tempi della Reggina, ne ha elogiato la duttilità tattica: Folorunsho infatti nasce come una mezzala box-to-box, ma si è trovato spesso a giocare come trequartista di inserimento dietro una punta o anche, come al suo esordio in A, da centrvanti. Il ruolo da nove gli offre la possibilità di usare la sua fisicità per coprire i suoi limiti nel gioco spalle alla porta anche se in generale tende a essere più efficace in un ruolo in cui può mostrare le sue progressioni straordinarie lungo il campo.

https://www.youtube.com/watch?v=_jg7dpjhFJo
Le amichevoli stagionali e le prime giornate di campionato confermano come Folorunsho sia fisicamente difficile da contenere per quasi ogni avversario, indipendentemente dalla categoria di appartenenza.

Tra le specialità della casa vi è anche il tiro da fuori, che Folorunsho può sfoderare su piazzato, con insidiose punizioni che passano sotto la barriera avversaria, ma soprattutto in movimento, con bordate in corsa che sfondano la rete. La più celebre è senz'altro la cannonata esibita al Tardini contro il Parma, al termine di un'azione avviata da lui stesso e terminata con la sua speciale esultanza, la Folo Mask, che si candida ad essere la più imitata della Serie A 2023/24.

A una bordata da fuori è legata anche una delle sliding doors che ha impedito al Bari di tornare in A: prima del gol di Pavoletti che aveva sancito la rocambolesca promozione del Cagliari di Ranieri, Folorunsho aveva colpito il palo con un destro dei suoi. Rispetto ai 4 giocatori sopra elencati, siamo di fronte a un calciatore fatto e finito, con delle caratteristiche uniche e chiare; resta da vedere quale sarà l'orizzonte di Folorunsho ora che è arrivato nel calcio dei grandi, e scoprire se a 25 anni compiuti saprà imporsi come una realtà della Serie A e, perché no, ambire a qualcosa di più di un posto al sole nella provincia calcistica italiana.

Esterno sinistro: Jesper Karlsson (Bologna)

"Ho preso la maglia col 10 perché l'ha indossata Baggio, è un giocatore che ammiro, so che è un maglia pesante e carica di storia ma credo sia la scelta giusta per me". Non si può dire che Jesper Karlsson, arrivato a Bologna da Alkmaar per 11 milioni di euro, non abbia stima di sé stesso, pronto a prendersi quella casella di ala sinistra nella quale Thiago Motta ha alternato Aebischer, Barrow, Lykogiannis e Barrow senza mai ritrovarsi particolarmente soddisfatto. Galeotta, per alcuni, è stata l'amichevole del 5 agosto tra AZ e Bologna, dopo la quale i felsinei hanno avviato i contatti per l'esterno svedese classe 1998, reduce da una stagione da 13 gol e 8 assist tra Eredivisie, coppa d'Olanda e Conference League.

La prima squadra italiana contro la quale Karlsson ha messo in mostra le proprie qualità è stata la Lazio, nella doppia sfida degli ottavi di finale di Conference League che ha sancito l'eliminazione degli uomini di Sarri. Nella gara d'andata all'Olimpico Karlsson ha servito due assist a Pavlidis e Kerkez, rispettivamente con un cross rasoterra dal fondo e un no look dentro l'area, al ritorno all'AFAS Stadion si è nuovamente preso la scena prima con un destro a effetto dalla distanza capace di bucare un impreparato Provedel, poi con l'ennesimo traversone tagliato che ha mandato in gol Pavlidis.

Le due partite contro i biancocelesti riassumono bene le caratteristiche di Karlsson: grande visione di gioco e abilità nel servire i compagni da ogni zona del campo, capacità di rientrare da sinistra e cercare la conclusione col piede forte ma anche di portar palla col mancino e andare al cross, piede educato sui piazzati ideale per una squadra come il Bologna, con alcuni ottimi mancini ma senza un calciante destro di alta qualità.

Maurizio Sarri avrà ancora gli incubi nel ricordare come Jesper Karlsson ha messo a ferro e fuoco la sua retroguardia per 180 minuti.

Al repertorio tipico delle ali offensive, Karlsson aggiunge un senso della posizione e della finalizzazione che fa invidia a molti attaccanti puri. Emblematica, in questo senso, la stagione 2021/22, in cui ha segnato 21 reti (4 delle quali arrivate su rigore) in 51 incontri, andando in rete in un po' tutti i modi: non è raro vederlo tagliare alle spalle del terzino per andare a chiudere i cross provenienti dalla fascia opposta, fiondarsi sulle ribattute in area o gettarsi in profondità sui filtranti dei compagni.

La sua move™ è in ogni caso il destro secco sul primo palo dai 22 metri, accentrandosi dalla sinistra e liberando il tiro, possibilmente a pochi centimetri dall'erba, per non dare al portiere il tempo materiale di arrivare sul pallone. Con la maglia dell'AZ l'esterno svedese ha messo insieme 46 gol e 33 assist in 124 incontri, numeri che testimoniano la doppia minaccia che Karlsson rappresenta per le difese; in una squadra fluida e abituata a sviluppare molte azioni offensive come il Bologna di Thiago Motta, l'ambivalenza del nuovo numero 10 rischia di diventare un rebus di difficile risoluzione per le retroguardie avversarie, che si troveranno a gestire i tagli, i filtranti, le conclusioni da fuori e i cross di Karlsson, ora playmaker offensivo ora finalizzatore ultimo della manovra.

Le giocate di Karlsson non sono quasi mai conservative, e nel contempo raramente sono fini a loro stesse, come se al ragazzo interessasse solamente trovare la via più efficace per portare la palla dal punto in cui si trova alla porta avversaria, utilizzando le tante armi a propria disposizione. Se Karlsson si ambienterà con successo in Serie A, prepariamoci a prendere il pallottoliere per contare tutte le azioni da gol che lo vedranno protagonista da qui a fine stagione.


  • Alex Campanelli, made in Senigallia, insegnante di inglese e di sostegno, scrive e parla di Juventus e di calcio (che spesso son cose diverse) in giro per il web dal 2012. Ha scritto il libro “Espiazione Juve - il quinquennio buio della Signora”.

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