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Harry Kane esulta dopo il suo primo gol con il Bayern, segnato contro il Werder Brema.
, 30 Agosto 2023

Harry Kane vuole cambiare la sua storia


E il passaggio al Bayern testimonia chiaramente le sue intenzioni.

Nei primi video del suo arrivo al centro di allenamento di Monaco di Baviera, la genuinità di Harry Kane viene fuori dandoci nuovi layer della sua personalità. Il suo viso è emozionato e curioso, aperto al grosso cambiamento di vita, come quello di un ragazzo al primo giorno di liceo. Tradisce più imbarazzo del solito quando parla con i nuovi membri dello staff, deve salutare i nuovi tifosi e comincia a correre con compagni del tutto nuovi. Che il suo entusiasmo per la nuova avventura in un altro paese e in una delle squadre più importanti del mondo sia lampante non si può negare. Come non si può negare lo status con cui è arrivato al Bayern Monaco: quello del campione chiamato a sostituire Lewandowski.

Quello che ha sempre distinto Kane da un punto di vista comunicativo è l’essere genuino, tanto da considerarlo un unicum tra i calciatori, più spesso interessati a ostentare la propria vita da privilegiati nell’era dei social network. Le istantanee o i video che il capitano della nazionale inglese emanano la storia di un bravo ragazzo a cui piacciono le cose semplici. Si alternano foto dei suoi allenamenti e della sua vita famigliare, con contorni che qualcuno definirebbe “da boomer”. È l’esatto opposto rispetto ai suoi colleghi inglesi, come Grealish, Foden o Walker, molto meno sobri nel mostrarsi sui social network. Ma non si riesce a pensare che ci sia della finizione, che Harry sia davvero così. Lo mostra anche in campo del resto, sempre molto educato e concentrato.

Anche quando esulta per i gol, cosa che gli capita in media ogni 69 minuti, il suo stile è molto semplice. Bacia la fede, un salto e poi mima un pugnetto quasi da tennista, alternando sguardi al pubblico e ai compagni. Niente cose troppo costruite, solo lui e la sua dedizione in campo che lo ha fatto diventare uno degli attaccanti più forti del pianeta nonostante un palmares più vuoto delle spiagge in bassa stagione.

“Voglio vincere trofei, voglio vincere la Premier League, voglio vincere la Champions League, voglio vincere la FA Cup. Se non ci riesco nei prossimi tre sarà deludente” diceva Harry in un’intervista con Thierry Henry nel 2017. Kane si è dato più tempo di quei tre anni per farlo al Tottenham, legandosi indissolubilmente alla storia del club in positivo ma anche nel prendersi in pieno l'etichetta del perdente. Il Tottenham non vince un trofeo dal 2008 e con Kane ha accarezzato l’idea di rompere questa maledizione, non riuscendoci nonostante un gruppo affiatato e in grado di arrivare addirittura in finale di Champions League.

Nel momento in cui le aspettative si sono alzate, però, il percorso del club è andato in direzione opposta rispetto a quella del suo leader. Gli Spurs sono piombati nella loro storica inconsistenza: tante belle premesse con allenatori importanti come Mourinho e Conte, ma prestazioni deludenti, in cui si sono fusi il poco attaccamento dei giocatori in campo e la poca lucidità delle dirigenze che si sono alternate. Il risultato è che, in quattro anni, il Tottenham è passato da essere una presenza fissa in Champions League a non disputare più nessuna coppa europea.

Kane invece si è distinto come uno degli attaccanti più completi al mondo, togliendosi l’etichetta di “A couple of seasons wonder”: è diventato il miglior marcatore nella storia del Tottenham con 280 gol e il secondo migliore nella storia della Premier League con 213 gol, con il record di Alan Shearer che a un certo punto è sembrato l'unica cosa in grado di tenere i piedi di Kane inchiodati al suolo britannico.

Oltre ai gol c’è però un'evoluzione del suo gioco tangibile: Kane può fare gol in qualsiasi modo e ha acquisito una visione di gioco che permette di esaltare i propri compagni di reparto, come ha dimostrato la sua connessione simbiotica con Heung-min Son. È migliorata la sua tecnica in dribbling, la sua lucidità nelle scelte, il suo gioco lontano dall’area e l’intelligenza tattica. Ha segnato 30 gol nella scorsa stagione, ma il crollo del Tottenham, l’arrivo di Haaland e il rigore sbagliato ai quarti di finale del Mondiale contro la Francia lo hanno oscurato nei discorsi tra i migliori attaccanti della stagione.

Era quindi arrivato il momento del cambiamento drastico. Per essere un campione di fatto e non solo nello spirito, Kane ha fatto una scelta forte ma che già dopo un mese ha i contorni di quella ideale sia per lui che per il suo ex club. Già dal 2021 si era innestata nei tifosi Spurs l’idea che Kane stesse per salutare. Dopo l’ultima partita di campionato contro il Leicester, l’attaccante aveva ringraziato i tifosi in lacrime, prefigurando il suo addio al club. Quello non era stato però l’unico segnale: erano arrivate dichiarazioni di frustrazione per l'andamento della stagione, per il poco impegno dei compagni a remare nella stessa direzione e il malumore per l’esonero di Josè Mourinho, solo una settimana prima della finale di Carabao Cup contro il Manchester City, la penultima occasione che Kane ha avuto per scrollarsi di dosso l'etichetta di serial loser.

Il Tottenham però non lo ha venduto in quel momento, creando dei malumori e trattenendolo controvoglia. Kane, da professionista esemplare queale è, si è adeguato, decidendo di restare a casa e trovando linfa nell’ambizione degli Spurs quando è stato ingaggiato Antonio Conte. Il suo rendimento è tornato a crescere ma, come contraltare, le prestazioni della squadra sono state inversamente proporzionali alle sue fino all’implosione della scorsa primavera: un ottavo posto e il ritorno in auge l’espressione “Harry Kane team” coniata da Guardiola. E così si è arrivati alla fine di un matrimonio, un rapporto non logorato nell’affetto ma nelle prospettive future di entrambe le parti. Gli Spurs e Kane come Scarlett Johansson e Adam Driver.

https://youtu.be/o5BNCejdbnE?feature=shared

L'addio di Kane al Tottenham stato doloroso ed estenuante, con lo spauracchio che Kane potesse restare a giocare in Inghilterra per inseguire quantomeno il record di Shearer ma con una maglia diversa. In questo senso il Bayern, che aveva in Kane il principale obiettivo di mercato dichiarato già dallo scorso gennaio, è stata la soluzione ideale per tutti. Daniel Levy, che Florentino Perez qualche anno fa ha definito "la persona peggiore con cui sedersi a intavolare una trattativa", è riuscito a ottenere tutto il possibile: ha venduto un giocatore alla soglia dei 30 anni e in scadenza di contratto per 100 milioni di euro e lo ha fatto a una squadra estera, evitando anche di rinforzare una rivale diretta. Ha chiuso un'era senza che questa finisse da sola, con i rimpianti su cosa si sarebbe dovuto e potuto fare.

Kane a sua volta ha evitato un dispiacere ai tifosi, quello di segnare contro di loro almeno per un po', ed è andato in un club dove la sua fame di vittoria e disciplina per ottenerla può essere soddisfatta. È andato a colmare il buco a forma di Robert Lewandowski rimasto nel Bayern e nella Bundesliga, forse mettendo di nuovo in chiaro che a Monaco non vogliono neanche guardare la possibilità di perdere un campionato. I bavaresi hanno visto in Kane l’ingranaggio ideale per tornare a dominare senza affannarsi in Bundesliga e colmare il gap con Manchester City e Real Madrid in Champions League.

Il rispetto verso Kane come atleta si è visto prima ancora che mettesse il piede in campo, vista l’accoglienza in uno spogliatoio che ha dinamiche chiare e senatori ingombranti come Thomas Müller e Manuel Neuer, in grado di mietere vittime illustri come Sadio Mané e lo stesso Lewandowski, salutato con poco affetto dall’intera città di Monaco.

Che il suo arrivo sia visto con una dose di rispetto altissima è stato messo in chiaro dallo stesso Tuchel dopo la sconfitta in supercoppa tedesca contro il RB Lipsia ha scherzato amaramente sulle condizioni della squadra: “Mi spiace per Harry Kane, che è appena arrivato e avrà pensato che non ci alleniamo da settimane”. E sono bastate due partite da titolare in campionato per mostrare cosa Kane ha portato in dote per i bavaresi.

La visione di Kane si sposa benissimo con il ritmo di gioco e la qualità dei suoi nuovi compagni; tanto che gli sono bastati due minuti all’esordio nel rumoroso stadio di Brema per trovare il suo primo assist, offrendo uno dei suoi filtranti chirurgici per l’attacco alla profondità di Leroy Sanè esattamente come li offriva a Son fino a qualche mese fa.

La tranquillità che porta Kane nell’eseguire giocate di prima e concludere a rete – ha già segnato tre gol nelle prime due partite di Bundesliga – ha già calmato le acque in casa Bayern, lasciando anche intendere che forse il suo arrivo farà bene anche ai suoi compagni. D'altronde, si è già dimostrato in grado di mettere gli altri giocatori davanti alla porta con una facilità straordinaria. Inoltre, la capacità di finalizzare le combinazioni che Davies, Goretzka e Coman sono in grado di creare sembrano già preludere al modo in cui il Bayern potrà rendersi pericoloso, specie una volta che l'affiatamento tra lui e i compagni migliorerà: velocizzando manovre offensive sia in transizione che in fase di possesso sfruttando i mezzi spazi.

La messa a punto tattica richiederà più tempo e avversari più forti di Werder e Augsburg, che sembrano già condannati come materiale a una dura battaglia per non retrocedere. Ma Kane sta già avendo un impatto enorme su una squadra che la scorsa stagione non aveva solo bisogno di gol ma di ispirazione e leadership. "Il modo in cui si allena, il modo in cui entra in campo... è così umile, irradia gioia durante l'allenamento e ha così tanta qualità da aggiungere", ha detto Tuchel. “È così impressionante. Renderà migliori tutti i giocatori intorno a lui attirando così tanta attenzione su di sé. È stato un ottimo debutto”.

Kane non è un “campione”. Uso le virgolette perché è un’espressione che ormai ha tante sfumature e che può far storcere il naso visto il rapporto inscindibile tra campioni e trofei. In campo però il numero 9 inglese emana attitudine, comunicazione e talento da campione generazionale. È un talento unico nel calcio moderno ma non ha ancora vinto nulla nonostante una carriera che lo rende già ora a 29 anni un’icona della Premier League. Quest’estate, nonostante la nascita imminente di un altro figlio, ha scelto però di staccarsi definitvamente dalla sua iconografia e ricostruirsi da zero.

Vuole vincere qualcosa per togliersi l’etichetta di eterno perdente da dosso ed è andato in un club determinato a conquistare tutto il conquistabile; al tempo stesso, però, ha vuole cambiare la sua narrazione rimanendo sé stesso: una persona genuina, con uno status solido e rispettato, che ha pazientato e lavorato per arrivare ad un certo livello, lasciando il suo club in modo cordiale e al momento giusto.

L’immagine che Kane dà sui social network è esattamente quella: nuova squadra, nuovo sponsor tecnico personale, nuovo figlio, nuova vita ma stessa voglia di migliorarsi in campo, godendosi le cose semplici che apprezza che magari lo rendono meno intrigante dei suoi colleghi. Ora è il momento di dominare la Bundesliga, giocare in Champions League non più come underdog e smettere di farsi schernire come “bel perdente”. E chissà che quando riuscirà a farlo, lo vedremo finalmente meno sobrio di come è sempre stato finora. La stagione è appena iniziata, ma le premesse che Kane dia una svolta definitiva alla sua narrativa ci sono tutte.


  • Classe ’91, è nato a Milano e cresciuto a Torino. È il tipo di persona affascinato da tante cose culturali, forse troppe e guarda caso non sa mai scegliere la preferita. Ama sparire e riapparire tra le luci stroboscopiche e i suoni elettronici dei club. Si crogiola nel ridere e far ridere agli spettacoli di stand up, e resta sempre sorpreso dell’emozione che può regalare un uomo che calcia un pallone. Scrive di sport su Ultimo Uomo, Sportellate e qua e là. Conduce un podcast sul calcio inglese, Britannia. Scrive anche di musica, cinema e tanto altro. Collabora con Seeyousound International Film Festival.

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