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, 28 Agosto 2023

Abbiamo visto il Tottenham di Postecoglou


E un'altra gran partita di Destiny Udogie.

"Erasmus" è la rubrica del lunedì in cui vi raccontiamo una partita frizzante dal weekend di calcio internazionale. Potete recuperare gli episodi precedenti qui.

Il genio di Arthur Conan Doyle faceva bastare il profumo di un sospetto per far risolvere al suo genio, Sherlock Holmes, anche i casi più intricati. Per tutti noi comuni mortali, tuttavia, quanti indizi servono per notare una prova? Quante coincidenze e congiunzioni devono verificarsi per trarre le conclusioni, a posteriori, più ovvie? Per arrivare a quel senso di appagamento e di compiutezza che si prova quando si riescono a decifrare le circostanze più intricate?

Adam Smith e Hugo Lloris non giocheranno Bournemouth-Tottenham. Il primo, terzino e capitano delle Cherries, ha già saltato le prime giornate di Premier per infortunio; il secondo è ormai un separato in casa, esautorato dalla fascia e percepito come un ramo secco da potare per far crescere i nuovi germogli. Smith e Lloris erano gli unici presenti in ogni Bournemouth-Tottenham della storia, e non potranno più proseguire la striscia al Vitality Stadium, così nominato proprio per la sponsorizzazione della compagnia di assicurazioni sanitarie. Il tutto al primo confronto tra due allenatori esordienti in Premier League. Andoni Iraola e Ange Postecoglou sono polene del vorticoso e inevitabile rinnovamento che caratterizza il campionato britannico, impossibilitato a rimanere uguale a se stesso troppo a lungo pur di tenere acceso il fuoco. Mantenerlo in vita, appunto.

Giusto un paio di miglia separano il fu Dean Court dalla Promenade del quartiere di Boscombe, rendendo Bournemouth una dei pochi luoghi d'Inghilterra in cui si avrebbe davvero voglia di passare una giornata di fine estate. Devono averlo intuito anche William Foley e Michael B. Jordan che, a titolo diverso, hanno deciso di rinfocolare il progetto calcistico del Dorset acquisendone la proprietà nel dicembre 2022. Per quella che sarà la prima stagione, a tutti gli effetti, della nuova gestione, la dirigenza ha optato, guarda caso, per un rinnovamento totale. Nuova guida tecnica, col basco Iraola a coordinare lo staff. Progetto di ampliamento di quello che, sino alla promozione del Luton Town, era lo stadio di Premier con la capienza più esigua. Liquidità straordinaria per un club della middle class del calcio britannico, con 219 milioni di euro investiti tra lo scorso mercato invernale e questo estivo.

Nel 1971, oltre al nero nelle divise in omaggio al Milan, il Bournemouth aggiunge nel logo il profilo di Dickie Dowsett, leggenda del club degli anni '50. Sorprendentemente, Dowsett aveva esordito con il Tottenham Hotspur.

"La dirigenza ha optato per un rinnovamento totale" è un enunciato valido anche per gli Spurs: di più simbolico dell'addio di Harry Kane non si saprebbe individuare nulla, ma anche il passaggio da progetti tecnici triti (Mourinho, Espirito Santo, Antonio Conte) a uno decisamente creativo segnala una fiammella ancora accesa nell'anima di Daniel Levy. Una scintilla di vitalità, appunto.

La formazione degli Spurs, ovvero una miriade di anadiplosi.

Sotto un diluvio torrenziale che deve aver scombinato i piani del pubblico di Bournemouth che pensava di fare una puntata in spiaggia dopo il fischio finale, l'approccio alla gara di entrambe le squadre è pienamente in linea con quello espresso nelle prime uscite ufficiali. Sia la manovra del Bounemouth che quella del Tottenham devono resistere a un pressing asfissiante come una cappa di afa.

Il Bournemouth arriva a pressare direttamente il portiere sulla prima costruzione del Tottenham.
Sulla prima costruzione del Tottenham il Bournemouth porta addirittura tre uomini nell'area avversaria.

Se non fosse per l'interpretazione originale del regolamento da parte di Robinson, la squadra di Postecoglou beneficerebbe già di un calcio di rigore, ma quello che colpisce negli Spurs è l'altezza del gegenpressing sul possesso palla appena perso:

Gegenpressing del Tottenham, su una palla persa nei pressi dell'area del Bournemouth, cinque giocatori vanno sul pallone per recuperarlo.
7 giocatori in una ventina scarsa di metri quadrati al limite dell'area avversaria.

Il ritmo dei londinesi non diminuisce nemmeno per un momento, e inevitabilmente porta al gol del vantaggio. Bissouma e Sarr – coppia di centrali che negli Spurs dello scorso anno non aveva cittadinanza ma che oggi, in una squadra più aggressiva e che prova a recuperare palla nella metà campo avversaria, è in grado di coprire più campo con le loro lunghe falcate – confezionano una torta sopra la quale Maddison, tagliando alle spalle di Zabarnyi, deve solo concludere. La differenza di vibratilità tra i centrali del Tottenham e la prima linea di pressione del Bournemouth è violenta: Christie può solo accarezzare la conduzione dell'ex Brighton, Billing non è supportato nello scivolamento laterale per schermare l'imbucata di mancino dell'ex Metz. Il destro di Maddison ha la stessa sensibilità di un pallonetto affettato da un pallavolista.

Nelle immediate battute successive al vantaggio ospite i padroni di casa si scuotono, e così emergono le criticità del sistema di gioco del Tottenham, tanto ambizioso quanto radicalmente diverso rispetto a quello del quadriennio precedente. È sufficiente una progressione centrale di Zabarnyi per fendere la prima linea di pressione e scardinare la densità senza palla degli Spurs: la volontà di restringere il campo in difesa è elusa da un banale lancio in diagonale verso Kerkez che si ritrova con un'autostrada vuota davanti. Peccato che Kerkez decida di non approfittarne.

Con un neocapitano come Son, non sfruttare la profondità concessa dalla linea alta del Bournemouth sarebbe delittuoso. È come il Tottenham ne approfitta a sorprendere, e anche il chi. Destiny Udogie è subito diventato un elemento chiave nella prima costruzione per Postecoglou: con lo United andava a costituire il 3 del 2+3 in costruzione insieme a Pedro Porro, trovando terreno fertile nei corridoi intermedi; contro le Cherries, invece, sono i suoi passaggi taglialinee a disordinare il pressing dei rossoneri e ribaltare immediatamente il fronte. Udogie, quello che secondo Pierpaolo Marino doveva cambiare nome perché Destiny "è troppo poco per lui", salvo poi passare due anni fa dal Verona all'Udinese: non esattamente il trasferimento di un predestinato. Udogie che a Udine è stato sfruttato meno del possibile, e in Nazionale meno del necessario.https://imgur.com/Bs2qrJc

Questo filtrante di destro a vanificare il raddoppio, nascosto sino a luglio nel bagaglio tecnico del veronese.

Le squadre si allungano e iniziano a presentarsi occasioni da entrambe le parti: senza impegni nelle coppe europee, l'ex tecnico di Australia e Celtic dovrà lavorare nella gestione dei momenti delle due aree. In quella avversaria servirebbe un personale più adeguato, soprattutto ora che Kane è andato e Richarlison non sembra aver rimandato il suo gemello finalizzatore a Londra; al tempo stesso, nella difesa dei propri 16 metri gli Spurs dovrebbero trovare ancora un po' di distanze per non collassare su Vicario.

L'inizio della ripresa è più equilibrato, con Justin Kluivert protagonista sulla fascia sinistra dei padroni di casa. Su quanto avere il figlio d'arte olandese come uomo più pericoloso nel terzo finale di campo possa essere sostenibile nel lungo periodo è legittimo avere dei dubbi, ma la prima metà di frazione vede un Tottenham quasi fragile, insicuro. Poi però è ancora un'iniziativa di Udogie a sigillare il risultato finale: l'esterno prima indica la linea di passaggio a Hojbjerg (prima foto in basso), poi taglia tra Zabarnyi e Semenyo (seconda foto) e infine rimette in mezzo per Kulusevski che deve solo spingere in porta (terza foto).

Con l'ingresso di Perisic come esterno largo a sinistra, Udogie ha stretto la sua posizione in mezzo al campo. Ne è un esempio l'immagine in basso, circa dieci minuti prima del raddoppio. La disinvoltura di Udogie nel chiamare palla e gestirla in zone centrali del campo racconta del lavoro fatto da Pestecoglou per rendere più fluida la struttura posizionale degli Spurs in fase di costruzione.

I subentrati non cambiano le sorti della gara. Jaidon Anthony continua a portare la fiaccola del creatore di Iraola, ereditandola da Kluivert, ma l'unica reale differenza rispetto all'ex Roma è l'altezza e non l'efficacia nell'attaccare Pedro Porro, individuato dal fischio d'inizio come punto debole della difesa londinese.

Lo spagnolo è però anche un'utile valvola per la risalita del pallone.

Udogie è costretto a lasciare il terreno per un infortunio la cui entità Luciano Spalletti, non solo e non soltanto tenendo fede al mantra che dovrà inculcare nella testa degli Azzurri, spera sia debole come gli uomini deboli e non forte come il Destiny di Udogie. Il fischio finale è accompagnato da un temporale che fa dubitare di quanto effettivamente sia bella Bournemouth un pomeriggio di fine agosto. Giusto se si tifa Tottenham, questo Tottenham, è una dei pochi luoghi d'Inghilterra in cui si avrebbe davvero voglia di passare una giornata di fine estate.


  • (Bergamo, 1999) "Certe conquiste dell'anima sarebbero impossibili senza la malattia. La malattia è pazzia. Ti fa tirare fuori sentimenti e verità che la salute, che è ordinata e borghese, tiene lontani."

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