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, 28 Agosto 2023

Considerazioni sparse post Napoli-Sassuolo (2-0)


Il Napoli vince e convince facendo notevoli passi avanti sotto il profilo del gioco. Per il Sassuolo è ancora notte fonda.

- Il Napoli torna a casa e lo stadio si veste a festa, come se fosse rimpatriato un vecchio amico fuorisede e tutti facciano a gara per salutarlo. L'atmosfera è quella gioiosa delle grandissime occasioni, ancora tesa tra i fasti di un recente passato gloriosissimo ancora omaggiato da cori e giochi di luci e la tanta curiosità, mista a preoccupazione, della prima al Maradona del nuovo/vecchio Napoli targato Rudi Garcia;

- Una tensione tra passato e futuro che si vede persino in campo: i calciatori in campo infatti sono ancora in fase di lenta trasformazione, in cui la mano di Spalletti è ancora presente eppure si vede una ricerca spasmodica a verticalizzare velocemente il gioco verso Osimhen, sfruttando le continue sovrapposizioni di Di Lorenzo su Politano, mai così esasperata. Il Napoli per i primi venti-venticinque minuti è una squadra che lavora ai fianchi del blocco neroverde, cercando pazientemente lo spazio per l'imbucata. Un assedio al quale il Sassuolo resiste come può, ma al quale è costretto a capitolare dopo un quarto d'ora, concedendo il rigore poi trasformato da Osimhen;

- Proprio poco dopo il gol di Osimhen inizia la fase migliore del Sassuolo che, complice un momento di lieve flessione atletica degli azzurri, comincia a guadagnare qualche metro e a farsi vedere dalle parti di Meret. Che però si traduce in un cenno da lontano pieno di rispetto nei confronti del portiere friulano, che per la verità resta sempre uno spettatore non pagante. Sono notevoli, e invero persino preoccupanti, i passi indietro della squadra di Dionisi, che deve assolutamente correre ai ripari prima che i nervi si facciano ancora più tesi e la situazione sfugga di mano;

- Nervi tesi che portano all'espulsione di Maxime Lopez, che lascia i suoi in dieci ad arginare un fiume in piena che spazza via le residue resistenze neroverdi. Il secondo tempo degli azzurri è infatti una lectio magistralis del gioco del calcio, con ritmi alti e soluzioni ricercate e raffinate per mettere in ghiaccio la partita. Un Napoli preciso come un orologio svizzero, cui mancava però un pizzico di magia per elettrizzare l'atmosfera. L'ingresso di Kvaratskhelia, all'esordio in questa stagione, è stato sotto questo punto di vista provvidenziale: nemmeno il tempo di entrare e subito manda in porta Di Lorenzo con un assist degno solo dell'elité del calcio, poi una dimostrazione pratica di come la parte esterna del piede, quella teoricamente meno sensibile, possa essere utilizzata forse meglio di quanto parecchie persone sappiano fare con le mani. È "'Nu Kvara 'e magia", parafrasando i Nu Genea;

- Non fanno più notizia la fame di Osimhen, né tantomeno l'atletismo e l'intelligenza di Di Lorenzo, che quasi richiama il concetto tanto caro al catechismo della presenza "in terra, in cielo e in ogni luogo", quindi spendiamo giusto due parole in più su Zambo Anguissa: un calciatore di certo non sottovalutato, ma forse mai celebrato adeguatamente per la sua centralità in questa squadra. Il camerunese ha infatti rasentato la perfezione nella gestione di entrambe le fasi, dando inoltre sfoggio alla sua mai abbastanza celebrata qualità tecnica nel dribbling, grazie alla quale può nascondere la palla e proteggerla dal pressing avversario con la stessa tranquillità di chi si gode un aperitivo in spiaggia. Se c'è una nota stonata da trovare in questo Napoli che vince e convince, quella è rappresentata da Jack Raspadori, autore di una buona prestazione in fase di non possesso ma, al netto del palo colpito al primo minuto e del rigore sbagliato nel secondo tempo, ancora non pienamente a suo agio negli schemi offensivi degli azzurri.

  • Nato per puro caso a Caserta nel novembre 1992, si sente napoletano verace e convinto tifoso azzurro. Studia Medicina e Chirurgia presso l'Università degli studi di Napoli "Federico II", inizialmente per trovare una "cura" alla "malattia" che lo affligge sin da bambino: il calcio. Non trovandola però, se ne fa una ragione e opta per una "terapia conservativa", decidendo di iniziare a scrivere di calcio e raccontarne le numerose storie. Crede fortemente nel divino, specie se ha il codino.

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