Considerazioni sparse post Italia-Rep. Dominicana (82-87)
Un'Italia incomprensibile il cui cammino, dopo la sconfitta con la Rep. Dominicana, diventa terribilmente complicato.
- Nella partita contro la più accreditata avversaria del girone, ci si aspettava una Nazionale con altro piglio rispetto all'esordio contro Angola. I primi 5', con un parziale di 12-0 azzurro, sembravano il giusto viatico per una vittoria convincente e un cammino immacolato, necessario nel prosieguo del torneo. Quelli, però, rimarranno gli unici positivi della squadra di coach Pozzecco: al ritorno in campo la squadra di Karl Anthony Towns (giocatore top-25 NBA, non scordiamolo) comincia a macinare basket: penetrazioni, scarichi e tiri da 3. Gli Azzurri si perdono tra il nervosismo (senza tema di smentita: allenatore espulso per doppio tecnico a metà secondo quarto non è presentabile a questo livello) e una certa fretta in attacco. I set offensivi si riducono all'osso, le azioni dove almeno 4 azzurri toccano la palla, muovendola da un lato all'altro per trovare e espandere il vantaggio si contano sulle dita di una mano. Il castello di carte cade definitivamente nel terzo quarto, quando la Repubblica Dominicana inserisce grazie a KAT la quarta marcia e quando l'Italia molla anche difensivamente, forse frustrata da una palla che in attacco non entra mai;
- Le percentuali al tiro sono impietose: Italia 7/29 da 3 (24,7%), Rep. Dominicana 16/39 (41%), con un Feliz irreale da 7/10. L'Italia non fa mai canestro, confermando quello accaduto contro l'Angola, dove l'abisso tra le due squadre aveva mascherato il problema. Si sperava ( e anche qui lo si era fatto), che fosse stato un episodio, un problema dettato dalla particolarità dell'impegno, ma purtroppo non era cosi.
Si è detto tante volte che questa squadra non può prescindere dalle percentuali dal campo, ma è anche vero che oggi le qualità media dei tiri è stata piuttosto bassa, specialmente in contrasto contro avversari che spesso hanno pazientemente attaccato con drive&kick, riuscendo a trovare il giusto tiratore, nel giusto punto e nel giusto ritmo. A noi tutto ciò è clamorosamente mancato: quando poi ad una questione tecnica si è aggiunto l'aspetto mentale, si è fatta notte fonda;
- Nestor Garcia non è simpaticissimo come avversario. Si agita, strepita e può risultare difficile da seguire. Ma è un allenatore che ha trovato la corretta linea da adottare con i suoi ragazzi. Cosa per niente scontata, specialmente in un gruppo "normale" con dentro KAT, semplicemente "un animale più uguale degli altri", citando Orwell. La stella dei T'Wolves invece è pienamente coinvolta da tutti i punti di vista, anche eccedendo in proteste confondendo le regole NBA con quelle FIBA ogni tanto. Montero e Feliz sono due spalle di tutto rispetto, ma chiunque entri in campo è riuscito oggi a mettere il proprio mattone, uno su tutti il Vargas del terzo quarto, che ci ha spaccato in due con rimbalzi offensivi e durezza difensiva. A fine partita sarà 16-2 il confronto nei punti da seconda occasione: la partita si decide (anche) così;
- Nessun giocatore azzurro si salva dalla debacle. A metà secondo quarto giusto giusto Datome con 2/3 azioni in post e con conclusioni dalla sua ci tiene in linea di galleggiamento (+1 a metà). Poi gli spazi intasatissimi dovuti al nostro ridotto movimento palla e percentuali dal perimetro prende il sopravvento. Spagnolo replica la brutta prima partita, la gestione di Procida non è spiegabile, Spissu tira costantemente corto sul primo ferro. Perfino Nik Melli sembra fuori dalla partita. A fine terzo quarto Casalone tenta la carta della zona 2-3, che qualche effetto di breve termine lo produce: da -14 arriviamo a -8, prima che un'altra gragnola di triple della Dominicana si abbatta su di noi. Non è corretto accanirsi sul coach, che al momento è responsabile tanto quanto i giocatori, ma è inammissibile non sapersi gestire dal punto di vista comportamentale in occasioni tanto importanti. Era già capitato agli Europei con la Serbia, commettere lo stesso errore è grave. Dal lato squisitamente tecnico, invece, qual è il senso di affrontare momenti di difficoltà scegliendo di affidarsi in toto al secondo quintetto?;
- Il cammino azzurro ora è maledettamente complicato. Tanto per riassumere: battere martedì le Filippine servirà per evitare una clamorosa eliminazione al primo girone. Le eventuali due successive partite (teoricamente Porto Rico e soprattutto Serbia) andranno vinte entrambe per centrare i quarti dove, passando da secondi, avremmo in regalo gli USA. Ora è tutto più difficile, ma gli episodi in cui l'Italbasket si è trovata inaspettatamente spalle al muro in partite teoricamente semplice e, vinte quelle, ha poi cominciato cammini verso vette inimmaginabili alla vigilia non sono pochi. Speriamo: in questo momento, dopo la partita di oggi, ci possiamo aggrappare solo al carattere di un gruppo che su quello non fa difetto.
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