Considerazioni sparse post Fiorentina-Lecce (2-2)
Al Franchi il Lecce di D'Aversa cucina un'altra rimonta.
- Reduce dalla sconfitta nell'andata dei playoff contro il Rapid Vienna, la Fiorentina per l'esordio stagionale al Franchi contro il Lecce si presenta rivoluzionata negli uomini. Italiano, che tra Genova e Vienna aveva cambiato solo Dodo per Kayode, ora ne cambia ben sei: fuori Terracciano, Biraghi, Ranieri, Mandragora, Brekalo e Nzola, dentro gli esordienti Christensen tra i pali e Parisi, i redivivi Martinez Quarta e Duncan, e prima volta dall'inizio per Sottil e soprattutto Lucas Beltrán. Tanti cambi, per provare a gestire al meglio le risorse in vista del doppio impegno;
- Il turnover sembra funzionare, perché la Fiorentina del primo tempo (subito avanti con Nico Gonzalez di testa) è nel gioco la stessa di Marassi, fluida rapida e brillante. Il vantaggio la mette in una posizione psicologica serena, e tra gli altri è Beltrán si fa subito notare per una grande capacità di legare il gioco e smuovere la difesa salentina. Pregevole il suo movimento a uscire seguito da una precisa imbucata in occasione del raddoppio firmato da Duncan, un altro giocatore apparso rigenerato nel primo tempo (anche un palo colpito), prima di svanire nella tempesta;
- Il Lecce nella ripresa cambia subito, levando Gallo e Gonzalez e inserendo Dorgu e Kaba. Ma soprattutto cambia ritmi e riferimenti nel portare pressione, ringhiando con più efficacia su Arthur e propiziando subito il gol che riapre la gara. Recupero alto proprio ai danni di Arthur e Rafia con un gran tiro batte Christensen, per il suo primo gol in Serie A. E l'inerzia della gara si ribalta;
- L'annebbiamento di Arthur nella ripresa è un po' il termometro della Viola: dopo un primo tempo pregevole, l'errore commesso sul 2-1 sembra azzerare le riserve energetiche del brasiliano ex Juve e Barça. La manovra della Fiorentina si fa più pesante, forzata, mentre di pari passo la capacità di accelerare del Lecce sembra triplicarsi. Il pari degli uomini di D'Aversa sembra solo una logica conseguenza: palla intercettata a centrocampo dai salentini e lo sviluppo dell'azione porta il neoentrato Krstovic a incornare in area (anche per lui prima rete in Serie A), con la colpevole collaborazione in marcatura di Martinez Quarta;
- D'Aversa riprende la partita con il cuore e con i cambi giusti, dimostrandosi più reattivo del collega nel rileggere la gara e a guidarne il flusso. E senza nemmeno chiudersi in disperate trincee nel finale. Il Lecce era partito male e sembrava completamente in bambola all'intervallo, ma ha avuto anche stavolta una grande capacità mentale di reazione, fattore (di nuovo) mancato alla Fiorentina. Per i viola, difficile appellarsi come a Vienna solo a un problema di condizione atletica: lo sbriciolarsi al primo episodio avverso di certezze in apparenza consolidate non è un segnale positivo. E a livello di scacchiere tattico, visto anche un impatto in gran parte negativo dei subentrati, la squadra sembra dipendere dalla miglior condizione di Nico Gonzalez e Arthur. Forse fin troppo.
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