Considerazioni sparse post Juventus-Bologna (1-1)
Contro il Bologna di Thiago Motta, la Juventus ritrova i suoi fantasmi.
- Il sospetto che l'entusiasmo che aveva avvolto la Juventus, almeno nell'opinione, dopo la vittoria di Udine fosse un tantino esagerato era piuttosto concreto, tanto che lo stesso Allegri aveva predicato il classico equilibrio in conferenza stampa, ma come spesso accade è il campo il giudice scorbutico che mette fine a tutte le fantasie estive. Una piovosa domenica torinese di fine agosto si trasforma nello specchio di un'estate ormai conclusa, e riporta bruscamente la Juventus a fare i conti con se stessa e con le proprie difficoltà, dopo che la fiabesca domenica di Udine aveva, almeno per un attimo, trasformato zucche in carrozze. A Torino i problemi ci sono ancora e, onestamente, sarebbe stato fantasioso pensare di vederli sparire in un'estate. Soprattutto in questa;
- A fare la voce grossa, soprattutto nel primo tempo, è il Bologna, il cui piano partita funziona come meglio non potrebbe. Thiago Motta, che ha radicalmente trasformato i rossoblu dal suo arrivo nella scorsa stagione, soffoca Chiesa nella cerniera formata da Moro e Aebischer, scegliendo il senso pratico, testimoniato dalla scelta degli esterni schierati sul piede forte. In fase di non possesso chiude bene gli spazi, costringendo i bianconeri ad inventare qualcosa di cui non sembrano in grado e in ripartenza apre il campo e taglia a fette una Juve sfilacciata e poco concreta. Personalità e idee chiare, sulla falsariga dello scorso campionato: il vantaggio alla pausa è più che meritato;
- Nulla dell'organizzazione, dell'occupazione degli spazi, della riconquista alta visti a Udine nemmeno nella reazione bianconera della ripresa, decisamente più nervosa che ragionata, guidata negli intenti dal solito Danilo e da un Vlahovic positivo almeno nell'atteggiamento. Servono gli schiaffi per svegliare una Juve intorpidita, nel solito Stadium funereo (ma ve lo ricordate quando lo stadio della Juve era un fattore?), ma è solo l'orgoglio a muovere i bianconeri, che anche nelle giocate individuali non sembrano avere un serbatoio così grande dal quale attingere. L'ingresso di Pogba porta un po' di oziosa qualità, la zuccata di Vlahovic evita il tracollo totale;
- Ad illuminare il primo tempo felsineo sono due giocatori dall'importanza strategica impareggiabile: il solito Lewis Ferguson, che segna una volta e va vicino a farlo una seconda ed un elegantissimo Joshua Zirkzee. Con le sue giocate un po' barocche, l'olandese ricopre un ruolo strategico nelle transizioni del Bologna, oltre ad alzare nettamente il tasso estetico della gara. Nella Juventus in molti ad essere sottotono: visibilmente fuori condizione giocatori come Rabiot e Fagioli, confuso ed impreciso il nuovo acquisto Timothy Weah, mentre comincia ad assumere tratti misteriosi, quasi mistici, la titolarità di un calciatore come Alex Sandro;
- Qual è la vera Juve, dunque? La scintillante versione del primo tempo di Udine o la squadra nevrotica e sincopata dell'esordio interno col Bologna? Se a qualcuno bastava l'assenza di impegni europei per incoronare la squadra di Allegri come favorita di questa Serie A, forse la gara di oggi può ridimensionare alcuni pronostici un po' affrettati. C'è molto da costruire alla Continassa, e forse ci sono anche i presupposti per farlo, ma l'impressione è che la strada sia ancora lunga per parlare di traguardi importanti. Il calendario del Bologna ha riservato ai rossoblu un inizio che sembrava proibitivo: più del punticino che Thiago Motta mette in cascina, ci sono le certezze che si porta dietro. Il Bologna è una squadra seria.
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