Considerazioni sparse post Angola-Italia (67-81)
Un'Italia sorprendentemente supponente centra la vittoria all'esordio mondiale. Le buone notizie finiscono però qui.
- Alla vigilia si temeva il rischio di sottovalutare il primo impegno del Mondiale, contro l'avversario più modesto del primo girone degli Azzurri. Timori ben fondati: i primi 40 secondi della partita hanno proposto una versione "balneare" dell'Italia: uomo dimenticato libero sotto canestro dopo la palla a due, poi palla persa e successivo contropiede con gioco da 3 punti avversario. 5-0 Angola, che toccherà il massimo vantaggio poco dopo sull'11-4, a cui Fontecchio e compagni reagiscono in modo passivo. Palle perse banali, rimbalzi offensivi concessi, basse percentuali al tiro: se è vero che 3 indizi fanno una prova, alla Nazionale è mancata l'intensità mentale necessaria a questi livelli, anche contro una Angola molto modesta dal punto di vista tecnico. Probabilmente tutto ciò è dovuto alla peculiare situazione odierna (esordio mondiale e avversario abbordabilissimo), ma è essenziale rimarcare che contro Rep. Dominicana e anche Filippine questo sarebbe garanzia di sconfitta.
- La gara è stata funestata da percentuali amatoriali da 3 punti: 5/31 per l'Italia, 4/30 per l'Angola, parzialmente "salvata" dal 4/8 sul folletto Dundao, unico angolano a segnare oltre l'arco e giocatore che ha messo non poco in difficoltà le scelte difensive degli Azzurri. Una squadra come l'Italia, per taglia fisica, ha un disperato bisogno di essere consistente al tiro da fuori per poter allargare il campo e per trovare soluzioni senza affidarsi al solo talento individuale. Tutto ciò però non può giustificare il grande numero di palle perse, dovute a un eccesso di confidenza rispetto ai continui raddoppi angolani sul portatore. L'attacco italiano è parso destrutturato, asciugato all'essenziale, facilitando molto il compito degli africani. Nei minuti con in campo l'esordiente Spagnolo (purtroppo il peggiore oggi), l'impressione è che si badasse più a non perderla che a creare un vantaggio.
- Le rotazioni di Pozzecco, in vista di un ragionato risparmio delle energie, hanno lasciato qualche dubbio. Il secondo quintetto non è stato in grado di dare l'apporto sperato, con la sola eccezione di Ricci, ma il coach azzurro ha mischiato molto poco i due "blocchi" di giocatori. Tanti Azzurri hanno giocato molto sotto le loro possibilità, complicando il lavoro dello staff tecnico. Ci sono state infatti diverse occasioni, nei quarti centrali, dove l'Italia sembrava finalmente togliersi di dosso gli africani. Appena però si avvertiva questa sensazione arrivavano subito altrettante azioni terribili, che riportavano Angola ad un possesso di distanza. Poteva la guida tecnica dalla panchina aiutare chi era in campo a non ricadere nei soliti banali errori di rilassatezza inconscia? Le scuse in conferenza post partita sono apprezzabili, ma devono essere seguite da una gestione migliore a partire da dopodomani.
- La prestazione dell'Angola rimane di tutto rispetto. Una squadra molto povera tecnicamente, ma che per 40' ha messo tutto quello che aveva in campo. I continui raddoppi sulle virate dei play italiani, la press sui 28 metri, la fisicità a rimbalzo offensivo ( ben 15 alla fine) sono aspetti da lodare. Probabilmente l'Angola perderà le prossime due sfide, ma non si può non applaudire la selezione africana: il -14 finale si è infatti creato solo negli ultimi possessi, con l'Italia a toccare la prima doppia cifra di vantaggio solo a 3'06 dalla sirena. Se vogliamo trovare un neo alla prestazione di Fernando&Co si potrebbe obbiettare una eccessiva arrendevolezza quando ancora si poteva credere nel miracolo e un davvero eccessivo ricorso al disastroso tiro da 3 nell'ultimo quarto.
- La valutazione ritorna alla logica del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Si può sottolineare la negatività dell'approccio fisico e mentale, la poca intensità, le diverse disattenzioni sui due lati del campo, l'imprecisione al tiro, la poca consistenza del secondo quintetto (che tanto bene aveva fatto nelle amichevoli). I motivi per cui essere ottimisti però non mancano di certo: la squadra, anche in una giornata difficile, ha dimostrato di non andare in panico. Questo è un forte segnale di sicurezza nei propri mezzi. I rincalzi saranno motivati da una comprensibile voglia di rivincita: Severini, Spagnolo e Procida, all'esordio mondiale, hanno pagato un tributo emotivo importante, ma ora questo scoglio è superato. Cominciare questo tipo di competizioni contro avversari già molto duri dal punto di vista fisico può aiutare a calarsi immediatamente sul corretto stato d'animo in vista dei prossimi impegni: ci aspetta Karl Anthony Towns, ci faremo trovare pronti.
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