Simone Inzaghi durante una partita dell'Inter.
, 23 Agosto 2023
12 minuti

Cinque possibili scenari per l’Inter 2023/2024


Come può andare bene e come può andare male.

Dopo un calciomercato infinito e ad appena due mesi da una finale persa di Champions, l’Inter è finalmente scesa in campo nella sua prima partita ufficiale della stagione. Quella col Monza non è stata una partita banale né scontata sia nel suo svolgimento che nelle premesse. L’Inter viene da un’estate interminabile: l’addio di ben 11 giocatori; il caso Lukaku prima e quello Samardzic poi; la sequela infinita di fallimenti di mercato che hanno consegnato ad Inzaghi una rosa pericolosamente incompleta a metà agosto; l’incapacità cronica di cedere quei giocatori in sostanziale esubero che bloccano così i movimenti in entrata.

Perdere la metà dei componenti della squadra titolare è di per sé un’incognita enorme, ma è anche evidente che giocatori come Onana, Skriniar, Brozovic, Lukaku e Dzeko non siano stati sostituiti, se non da un punto di vista meramente numerico – o, in certi casi, neanche quello. In tutto ciò, la certezza è sicuramente rappresentata dalla permanenza di Simone Inzaghi, che fino a quattro mesi fa sarebbe sembrato uno scenario da romanzo di Asimov e che quantomeno assicura la continuità e la bontà della guida tattica della squadra. Il rischio che questo punto di forza si trasformi nel punto debole della squadra è tuttavia ben evidente: anche con un rinnovo ormai alle porte, Inzaghi è costantemente sulla graticola, un parafulmine per tutti i mali della squadra e le colpe di altri; creando costantemente tensione e pressione su di lui e sul gruppo.

Ad ogni modo, le buone notizie non sono comunque mancate. Certo, l’Inter non ha oggettivamente rafforzato la sua squadra titolare ma ha aggiunto pedine importanti alla sua panchina; la rosa di sedici giocatori effettivi della scorsa stagione conta oggi elementi sicuramente più affidabili e funzionali. Altre buone notizie sono anche arrivate dalla partita col Monza. Innanzitutto non aver perso la prima in casa è già di per sé un’ottima cosa, visto che in situazioni simili l’Inter aveva raccolto solo figuracce. Ma molti sono stati anche gli spunti interessanti dal punto di vista tattico: Thuram potrà essere utilissimo in una squadra che difetta di velocità di punta e accelerazione, Arnautovic ha mostrato di poter lavorare anche di sponda e di passaggio ma soprattutto l’aggiunta di Cuadrado e Carlos Augusto ha aggiunto tecnica e palleggio sulle corsie laterali. Insomma, l’Inter è una squadra che si trova in un precario equilibrio di forze contrastanti e sarà il prevalere di questa o di quella forza, di quel fattore, a determinare l’andamento e gli esiti della stagione. Partendo dunque da ciò che abbiamo visto in Inter-Monza, proviamo quindi a immaginare quali possano essere questi esiti.

Stuck in the middle with you

Il mercato deludente riporta incredibilmente ad Appiano Gentile tutti con i piedi per terra e mette fine a mesi di retorica e proclami. L’Inter si è oggettivamente indebolita e la società comincia finalmente a parlare apertamente di ridimensionamento e di "obiettivo quarto posto". L’ambiente così si rasserena e Inzaghi comincia a lavorare per mettere insieme col vinavil ciò che gli è arrivato durante l’estate. Il problema è che c’è tantissimo da fare in pochissimo tempo. I suoi titolari rimangono i fedelissimi della passata stagione, ad eccezione di Sommer e Thuram. Ma il francese fatica ad ambientarsi e ad entrare in condizione ed il gol che non arriva lo blocca anche mentalmente, condizionando pesantemente l’avvio di campionato e il rendimento offensivo della squadra. Da metà settembre perde la titolarità e sale in cattedra Marko Arnautovic, che supplisce alle pesanti lacune con gol importanti, formando uno strepitoso asse con Federico Dimarco, ma ciò non basta e l’Inter arriva alla sosta di ottobre all’ottavo posto.

L’incapacità di cedere e migliorare la casella occupata da Correa ripresenta gli stessi problemi realizzativi dell’anno precedente. L’argentino è messo fuori rosa e Inzaghi conferma la novità tattica che vede Mkhitaryan dietro la punta. L’armeno però comincia ad avere una certa età e, se la classe non si discute, la sua tenuta fisica invece sì e alla lunga una si ripresentano i vecchi infortuni, che accorciano ulteriormente la coperta a centrocampo. Dietro invece Darmian e Acerbi ballano più del dovuto, mentre emergono con personalità Bisseck e Asllani. Le cose, col tempo vanno meglio: l’arrivo di Pavard sistema la difesa, Thuram comincia ad ingranare e Sensi si rivela fisicamente costante. Sebbene arranchi in campionato, in Champions l’Inter parte con due vittorie e un pareggio con City, Porto e Lens. La svolta arriva a fine novembre quando, battendo il Porto fuori casa, l’Inter si assicura gli ottavi di finale di Champions e la partecipazione al nuovo mondiale per club nel 2025.

Questi nuovi introiti convincono Zhang a rafforzare la squadra col mercato, ma alla sua maniera. Arrivano Sanchez in attacco e Hector Herrera per il centrocampo che, come afferma Inzaghi in conferenza: “Quantomeno deambulano”. L’aggiunta di nuovi elementi nelle turnazioni è utile ma un netto miglioramento della situazione arriva solo grazie all’inserimento in pianta stabile nella formazione titolare di Frattesi e Cuadrado. L’ex Sassuolo porta quel dinamismo e quegli inserimenti utili a spezzare le linee difensive delle squadre che decidono di schierarsi a specchio, mentre il colombiano, lontano dai suoi tempi migliori, si trasforma nel regista laterale della squadra con il suo palleggio di qualità, aggiungendo un’opzione in più in avvio del gioco, allentando la pressione dalle spalle di Calhanoglu. L’Inter inizia nona ma vive un discreto girone di ritorno, ben figurando in Champions dove arriva fino ai quarti pur continuando ad oscillare in campionato. La stagione si conclude con un mesto sesto posto, addolcito però dalla vittoria della Coppa Italia in finale contro la Roma, che segna la fine dell’era Inzaghi.

Simone Inzaghi con la Coppa Italia.
Il ritorno del Re di Coppe (Foto: Francesco Pecoraro/Getty Images)

Let’s talk about twenty, baby

L’ultimo giorno di mercato Marotta sembra avere il dono dell’ubiquità. Prepara l’arrivo di Pavard ma anche la cessione di Correa; tratta con Taremi ma anche con Inzaghi. Mesi di strategie sbagliate e obiettivi sfumati sono il passato, con quattro mosse che stravolgono le prospettive della squadra: Pavard è il nuovo titolare come braccetto di destra mentre Taremi diventa lo sparring partner ideale di Lautaro. I problemi della rosa sono risolti coi fuochi d’artificio, mentre la questione Inzaghi è risolta con un lauto rinnovo per il tecnico. La prima col Monza in questo senso diventa il manifesto del proseguo della stagione. Sono due le novità che fanno volare l’Inter. In primis, l’aggiunta dei più funzionali Carlos Augusto e Cuadrado fa schizzare al cielo la qualità del palleggio della squadra e regala a Barella e Mkhitaryan quei quinti di centrocampo tanto agognati con cui dialogare e triangolare con qualità e velocità, rendendo questa la principale arma per uscire dal pressing avversario e bypassare la schermatura su Calhanoglu.

In secondo luogo l’attacco è finalmente completo e ben assortito: Taremi si esalta nella coppia con Lautaro e rispetto a Dzeko porta in dote una capacità di pressing più efficace e una nuova freddezza sottoporta. Anche Thuram e Arnautovic si rivelano ben calati nel nuovo contesto, col primo messo dentro quando serve attaccare la profondità e condurre le transizioni e il secondo quando invece serve una manovra più ragionata, unendo qualità da regista offensivo ad una straordinaria efficienza realizzativa. Ovviamente tutto ciò non arriva immediatamente e l’Inter parte bene ma non benissimo: 21 punti in 9 partite non è roba da stropicciarsi gli occhi ma la squadra arriva a fine ottobre da imbattuta e con un girone di Champions ben avviato. La definitiva svolta arriva nella partita con l’Atalanta d’inizio novembre: Scamacca porta ironicamente gli orobici sul 3-0 a fine primo tempo, ma nel secondo un gol per ogni attaccante regala ai nerazzurri di Milano una vittoria iconica e la consapevolezza di essere una grande squadra.

Come nel 2021, l’Atalanta è il turning point della stagione e la strada per Inzaghi comincia ad essere stranamente in discesa. L’Inter vince il girone di Champions, arriva prima e imbattuta a Natale e vince la Supercoppa Italiana contro la Lazio; l’euforia è tale che Zhang apre i cordoni della borsa e riporta in Italia Sergej Milinkovic Savic, mentre Asllani è prestato al Sassuolo. Grazie ad una profondità della rosa senza rivali, Inzaghi riesce ad azionare uno schiacciasassi che se ne frega anche di infortuni e guai muscolari. La seconda stella arriva nell’apoteosi generale a fine aprile, con la vittoria nel Derby di ritorno contro il Milan, che fa dimenticare anche la sconfitta ai quarti di finale di Champions contro il PSG. La Coppa Italia vinta contro la Juve sublima una stagione straordinaria ma sarà anche l’ultima partita di Inzaghi con l’Inter: passerà al Manchester United.

Immagine AI con Simone Inzaghi allenatore del Manchester United
A consegnargli la divisa dello United sono Sir Alex Ferguson e il suo clone, creato appositamente per la cerimonia.

I want to break free

“A parte la finale di Champions, mi viene attribuito veramente di tutto.” Inzaghi, si sa, non ha di certo la stampa a favore. Che sia un gol sbagliato a porta vuota da Thuram o un’unghia incarnita di Barella, l’allenatore piacentino è costantemente tenuto a rispondere di ogni minima difficoltà della sua rosa. A tutto però c’è un limite. Il mercato gli ha consegnato una rosa incompleta, da assemblare col maquillage e per giunta con pochissimo tempo per farlo. Pavard è saltato all’ultimo e in squadra rimane un enorme vuoto in difesa, oltre che i vari esuberi come Sensi e Correa. Il risultato è che la vittoria col Monza è un fuoco di paglia e l’Inter stecca l’inizio del campionato: perde in Sardegna e perde anche con la Fiorentina, due partite che assomigliano più ad una chiamata al 118 che a incontri professionistici.

Nella prima si fanno male Darmian, Calhanoglu e Thuram, mentre nella seconda il tecnico piacentino schiera Akinsanmiro e Owusu piuttosto che far vedere il campo a Correa. Ma Zhang ovviamente non ci sente e le cose non cambiano. Inzaghi è sommerso dalle critiche più feroci di ogni sito o quotidiano esistente, ma la goccia che fa traboccare il vaso è l’articolo che la Gazzetta pubblica il giorno prima del decisivo derby di Milano, in cui sono elencati i 10 nomi che l’Inter avrebbe pronti per sostituire Simone. Chivu, Stankovic, persino Zenga. Inzaghi sbrocca e convoca una conferenza stampa in cui annuncia in diretta le proprie dimissioni, concludendo l’incontro scoppiando in lacrime in preda all’esaurimento nervoso. Finalmente è libero da quella gabbia di matti che chiamano Pinetina. Questo segna la fine della sua carriera ad alti livelli. E segna anche la fine della stagione nerazzurra: la squadra è provvisoriamente affidata a Farris, che guida la squadra ad una dignitosa sconfitta per 2 a 0 contro i cugini. Nel frattempo lo spogliatoio si ammutina e Barella e Arnautovic sono messi fuori rosa. La squadra, ferma ai tre punti guadagnati contro la squadra di Palladino, finisce in zona retrocessione ed è affidata prima a Stankovic e poi a Gattuso.

Il tecnico calabrese arriva a metà novembre e riesce a riportare ordine e serenità. Gattuso dice addio ad anni di 3-5-2 e fa schierare i suoi con un 4-4-2 così ortodosso come non si vedeva dagli anni di Cuper. Bastoni è adattato terzino mentre come tornanti sono reinventati Dimarco e Barella, nel frattempo reintegrato in rosa. La squadra è altamente disfunzionale ma quanto meno scende di nuovo in campo con la voglia di giocare e di vincere e qualche timido risultato comincia a vedersi. L’Inter arriva alla sosta natalizia 11esima ma reduce da 4 vittorie consecutive, di cui una addirittura contro la Juve, e si comincia a ripensare all’Europa. Ma ovviamente tutto ciò dura poco: l’Inter arriva quarta nel girone di Champions e Zhang ordina cessioni lacrime e sangue. I prescelti sono Barella e Bastoni. Per sostituirli e per avere finalmente i giocatori adatti al suo modulo, Gattuso consiglia caldamente alla società di ascoltare gli spassionati suggerimenti di un suo vecchio amico portoghese: arrivano nell’ordine Adama Traorè, Danilo Pereira, Gedson Fernandes ed una buona manciata di lusitani dalle belle speranze. Tutto ciò si rivela ovviamente inutile: la squadra si limita ad evitare la retrocessione e vince la sua ultima partita a inizio aprile. La stagione si chiude con 4 pareggi consecutivi e con l’ovvio addio di Gattuso e di tutti gli acquisti da lui così fortemente richiesti a gennaio. Si apre così la strada al ritorno all’Inter dello Special One Josè Mourinho

Think I'll buy me a football team

Il 29 settembre Zhang, non Steven ma addirittura Jingdong, convoca una conferenza stampa in cui annuncia l'avvio dei lavori per la nuova casa dell'Inter a Rozzano: lo stadio "Giacinto Facchetti" si farà. È ciò che Suning aspettava per mettere immediatamente in vendita il Club. Il 2 dicembre l'Inter passa ufficialmente, dopo una estenuante trattativa e tra l'sbigottimento generale, nientedimeno che a Elon Musk, che decide così di fare l'unica cosa che aveva sempre smentito di voler fare, comprare una squadra di calcio. L'impatto con il mondo nerazzurro è molto forte: l'annuncio viene dato direttamente da lui, Asllani e Darmian a bordo di un razzo della Space X, mentre dopo giorni di dubbi e indiscrezioni maliziose, finalmente si fa vedere dal vivo allo stadio durante un freddissimo Inter-Verona giocato a -3 gradi nel gelido inverno meneghino.

L'Inter perde 0-1 con gol di Faraoni, ma Elon esulta lo stesso perché pensa che il terzino giochi ancora nell'Inter. Quando gli spiegano la gravità di ciò che è appena caduto, Musk va su tutte le furie e licenzia in tronco Inzaghi e mette in vendita l'intera squadra. Nel mercato di gennaio l'Inter vende Barella, Bastoni, Lautaro e Dimarco, e a prendere le redini del mercato in entrata è lo stesso Musk che l'ultimo giorno di mercato si presenta ai microfoni di Michele Criscitiello e presenta la nuova Inter, che nel frattempo ha cambiato il proprio nome in X-Inter. I tifosi si aspettano acquisti faraonici ma il miliardario non sembra avere davvero il polso della situazione, e la sua conoscenza calcistica pare sia ferma al 2014: Musk annuncia nell'ordine Mario Gotze, Daniel Sturridge, Max Meyer, Viktor Fischer e, tra lo stupore generale negli studi di Sportitalia, James Rodriguez e Pepe per puntellare la difesa, con Criscitiello che sviene in diretta e rinviene poco dopo credendo di essersi risvegliato Napoleone.

Immagine AI di Elon Musk allenatore dell'Inter.

La squadra è affidata ad un giovane allenatore in rampa di lancio in quel periodo, Frank De Boer. Le cose ovviamente non vanno bene e tra febbraio e marzo l'Inter perde ogni singola partita del calendario, precipitando al 17esimo posto in classifica. Musk addossa tutte le colpe a De Boer e lo spedisce a casa senza troppi complimenti. Al suo posto chiama l'unico allenatore di cui si fida ciecamente e di cui ha la massima stima: sé stesso. Affiancato da Marco Zaffaroni poiché sprovvisto di qualifica, Musk decide di schierare la sua squadra con un avveniristico modulo ad X, nel quale spiccano Arnautovic braccetto e Bisseck trequartista. Dopo un prima incredibile vittoria contro la Roma di Mourinho, la squadra del tandem Zaffaroni-Musk perde ogni singolo incontro di campionato, compresa la sconfitta in casa del Frosinone che sancisce la prima storica retrocessione dell'Inter in Serie B. Musk si è ormai stancato del suo giocattolino e il giorno dopo vende il Club per la cifra simbolica di 10 euro a Carlo Cottarelli e alla sua InterSpac. L’Inter non tornerà mai più in Serie A.

And I Feel Correa in this Chili’s tonight

Dopo l’ottimo avvio col Monza, l’Inter perde sia a Cagliari che a Firenze e si appresta a giocare il derby col Milan consapevole di aver già seriamente compromesso la stagione. La squadra scende in campo nervosa e dopo pochi minuti un’incornata di Loftus-Cheek regala il vantaggio ai rossoneri. Mentre Lautaro e Thuram sprecano una quantità di gol avvilente, il centrocampo gira a vuoto e Dumfries è sostituito a fine primo tempo da Cuadrado. La situazione però non cambia e nella ripresa la partita segue lo stesso canovaccio. Quando però la squadra sembra avviata all’ennesima figuraccia, appare all’orizzonte il principe azzurro sul bianco destriero. Carlos Joaquin Correa, detto Tucu, discende dal cielo come uno squarcio di luce abbagliante e travolge il Milan e San Siro con la sua classe incontenibile. Segna una doppietta in 4 minuti e serve l’assist a Mkhitaryan per il definitivo 3-1. È l’inizio della svolta, l’Inter ha trovato il suo attaccante. Correa entra in una forma strepitosa e guadagna una maglia da titolare a suon di prestazioni. Ha risolto, come un vero e proprio Deus ex machina, il principale problema interista, ovvero l’attacco: la CoLa argentina porta l’Inter in testa alla classifica alla fine di novembre e le fa vincere il girone di Champions con Barcellona, Salisburgo e Union Berlino.

Joaquin Correa esulta polemico.

Il cammino dell’Inter in campionato procede come uno schiacciasassi fino a fine gennaio, quando l’incanto sembra rompersi. Nel momento migliore della sua carriera, Lautaro si rompe il malleolo e chiude anticipatamente la stagione, chiamando così il suo connazionale Correa alla prova di maturità più difficile. Il Tucu è però ormai su un altro livello e si carica sulle spalle la sua squadra. Dal mercato arriva in extremis Luka Jovic in rotta dalla Fiorentina: alternando il serbo, Arnautovic e Thuram, Inzaghi riesce a trovare sempre il giusto partner per Correa nelle turnazioni e, dopo un iniziale appannamento che costa l’eliminazione agli ottavi di Champions per mano dell’Arsenal, la squadra riprende a marciare verso lo scudetto numero venti, la tanto agognata seconda stella, che arriverà dopo la vittoria casalinga col Torino a fine aprile. Correa termina la stagione con 20 gol e 20 assist e a fine stagione saluta tutti e va al PSG come sostituto di Mbappé. L’Inter non vincerà mai più la Serie A.


  • Classe '99, pugliese come il panzerotto, studia a Bologna e soffre per l'Inter. Ama farneticare di calcio, cinema e musica. Ha sul comodino la foto con Barbero e l'autografo di Mcdonald Mariga.

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