Cinque giovani da seguire nella Serie B 2023/24
Esordienti interessanti dal campionato cadetto.
Come nell’ordine delle cose, in una piramide calcistica sana (quantomeno dal punto di vista strettamente sportivo), la Serie B, come tutte le categorie al di sotto della Serie A, è un torneo che punta alla valorizzazione dei giovani, sia italiani che non. Solo nell’ultima stagione, nel campionato cadetto si sono messi in luce calciatori dall’indubbio valore come Elia Caprile, Matteo Prati o Samuele Mulattieri, i quali, dopo una gavetta più o meno lunga nei campionati minori, si sono guadagnati un posto al sole in Serie A.
Ma la B non è solo un campionato per giovanissimi: la seconda serie italiana riesce a dare una seconda chance anche a calciatori con qualche primavera in più sulle spalle, rimasti indietro (quantomeno in teoria) nel percorso di crescita. I nomi di Walid Cheddira, Daniel Boloca o Matteo Brunori sono il perfetto esempio di questa casistica: calciatori il cui talento era stato sottovalutato nel corso degli anni, o che hanno fatto un salto di qualità – tecnico e mentale – grazie ad alcune situazioni positive nel loro cammino (un allenatore o direttore sportivo che ha cambiato la loro carriera, la piazza giusta, il progetto tattico adatto).
La stagione prossima alla partenza non farà eccezione: anche quest’anno ci saranno tanti talenti di grande prospettiva al via della Serie B. Per questo motivo, abbiamo scelto cinque calciatori da cui aspettarsi tanto da questa stagione. Tutti i calciatori hanno alcuni elementi in comune: sono nati dal 2000 in poi; sono all’esordio assoluto nel campionato di Serie B (e, ovviamente, non hanno mai giocato in Serie A) e, ad eccezione di Vergara, sono tutti calciatori il cui cartellino è di proprietà nella squadra in cui militano.
Aljosa Vasic (Palermo)
Nel mercato aggressivo del Palermo, volto a lottare per le prime posizioni della classifica, Aljosa Vasic rappresenta la gemma, e ciò non è poco in mezzo a calciatori del calibro di Roberto Insigne, Lucioni, Ceccaroni o Desplanches. Con il portiere della Nazionale Under20, Vasic condivide il record di spesa dei rosanero in questa sessione di mercato: 2 milioni di euro per assicurarsi uno dei migliori centrocampisti dell’ultimo girone A di Serie C.
Nato in provincia di Padova da genitori bosniaci, Vasic ha fatto tutta la trafila del settore giovanile, fino ad arrivare alla prima squadra dei biancoscudati a fine 2020, all’età di 18 anni. Dopo l’esordio e i primi subentri, ci è voluto un prestito al Lecco a gennaio 2022 per fargli trovare un po’ più spazio con i grandi. Tornato dal semestre con i lombardi, nella scorsa stagione è emerso il volto più radioso di Vasic: un centrocampista offensivo che abbina qualità fisiche a quelle tecniche. Nel 3-4-2-1 utilizzato ad inizio stagione da mister Caneo, Vasic giostrava nel triangolo di centrosinistra tra i ruoli di mezzala, esterno sinistro e trequartista. A seguito dell’esonero del tecnico sardo e del conseguente arrivo di Vincenzo Torrente, Vasic si è stabilizzato nel ruolo di trequartista del 4-2-3-1. Con entrambi gli allenatori, il centrocampista italo-serbo è riuscito a brillare indistintamente, mettendo in mostra le sue caratteristiche più brillanti.
Vasic rappresenta il prototipo di centrocampista moderno per eccellenza: alto 1.88, al fisico ben strutturato abbina una perfetta capacità di utilizzarlo. Il nuovo acquisto del Palermo fa perno sugli avversari per avanzare con il pallone, usando sovente la suola per spostarlo e crearsi spazi a centrocampo che lui stesso aggredisce con delle conduzioni palla al piede difficili da fermare. È bravo anche nella distribuzione, soprattutto nel gioco lungo, ma è nel terzo di campo avversario dà il meglio di sé: ha una balistica precisissima con entrambi i piedi e ha un gusto particolare per il gioco acrobatico; colpisce benissimo di testa (il che lo aiuta anche in fase difensiva) e, più sporadicamente, si esibisce anche in assist per i compagni. Corini l’ha già inserito nel suo 4-3-3, accanto a due calciatori a lui complementari: un regista (Stulac) ed un tuttocampista (Gomes).
In questo modo, Vasic può dedicarsi maggiormente alla fase offensiva (sebbene non sia indolente nella fase di ripiegamento). I rosanero hanno già potuto ammirare parte del suo bagaglio tecnico nella sfida di Coppa contro il Cagliari: un inserimento senza palla perfetto con tiro in estirada che ha costretto Radunovic al miracolo è l’highlight della sua partita, in cui non ha partecipato molto, ma si è dimostrato pericoloso in ogni occasione in cui l’ha fatto (2 tiri, 5 contrasti su 7 vinti, 4 duelli aerei su 4 vinti). Se Vasic reggerà l’impatto con la categoria, il compito del Palermo sarà più che facilitato.
Marco Delle Monache (Sampdoria)
Quando Zeman, lo scorso marzo, è stato annunciato nuovo tecnico del Pescara, era compito da facili profeti immaginare che tale nomina sarebbe stata beneficiale a Marco Delle Monache. Al tempo stesso, era abbastanza difficile immaginare quanto bene l'arrivo del boemo avrebbe fatto al giovanissimo di Cappelle sul Tavo. E in effetti Zeman è stato un uragano per la stagione del classe 2005, che si è imposto definitivamente da titolare e ha migliorato sensibilmente i suoi numeri sotto porta, fino a convincere la Sampdoria (proprietaria del suo cartellino da luglio 2022, con un investimento di 1,5 milioni sul suo cartellino) a puntare subito su di lui per questo campionato di Serie B.
Non solo: oltre a rimpinguare la casella di gol e assist, l’esterno sinistro cresciuto nel Delfino ha accentrato su di sé parecchie delle responsabilità offensive della squadra abruzzese, dimostrando anche una certa personalità. Paragonato sovente a Lorenzo Insigne, per via del ruolo omologo e dell’inizio di carriera al Pescara, Delle Monache è una versione evoluta dell’ex numero 24 del Napoli. Rispetto a lui, MDM ha un repertorio tecnico ben più vasto ed imprevedibile: la sua trademark skill rimane quella del tiro a giro, preferibilmente sul secondo palo, dopo essersi accentrato sul destro partendo da sinistra, ma c’è ben altro da scoprire nel suo gioco. Delle Monache, ad esempio, attacca la profondità molto meglio del collega campano, allungando le difese con tagli verticali o, meglio ancora, diagonali difficili da leggere per le difese avversarie. Grazie al suo fisico brevilineo, è difficile tenergli il passo sul lungo, e ciò lo aiuta anche in situazioni di contropiede.
Il nuovo numero 77 della Sampdoria (curioso che in Serie B abbiano scelto questo numero lui e Morachioli, due giocatori parecchio simili al più famoso 77, nda) è imprevedibile anche nell’ultimo passaggio: è raro vederlo giocare palloni alti, ma le traiettorie rasoterra che sceglie per trovare i compagni sono sempre di difficile lettura. Pirlo l’ha già inserito titolarissimo nel suo 4-3-3: Delle Monache risponde a tre dei quattro princìpi CARP che il tecnico bresciano segue nella sua filosofia di gioco (ampiezza, rifinitura e profondità) e, se il tecnico ex Juventus saprà aspettare la sua formazione fisica (unica lacuna rintracciabile nelle prospettive future del fantasista abruzzese) si troverà per le mani una pepita d’oro.
Davide Barosi (Ascoli)
All’inizio di questo discorso sui giovani e la Serie B, si parlava di traiettorie calcistiche più o meno lineari. Per i portieri, questo discorso è ancor più valido: estremi difensori come Ivan Provedel, Guglielmo Vicario, come anche Edouard Mendy e Stefan Ortega per andare oltre i confini nazionali, hanno trovato la loro dimensione ben oltre i 23 anni. A 23 anni, Davide Barosi si affaccia alla Serie B per la prima volta con la maglia dell’Ascoli, dopo una formazione di tutto rispetto nelle categorie inferiori. Cresciuto nel vivaio della Juventus, i bianconeri hanno lasciato fin troppo spesso la presa su di lui, mandandolo in prestito alla Cremonese e al Trento prima di cederlo al Grosseto nel 2019, giocando prima in D e poi in C. Nel 2022, Barosi si è trasferito alla Juve Stabia, squadra in cui è esploso anche quel Provedel sopracitato.
Con la maglia delle vespe, il portiere di Asola è definitivamente maturato: nella scorsa stagione sono arrivate 14 reti inviolate, di cui 11 conquistate nel girone d’andata grazie al calcio più accorto del dimissionario Colucci, sostituito prima da Pochesci e poi da Novellino. A questa statistica, si aggiunge anche un rigore respinto sui tre fronteggiati, statistica nella quale prima dell’ultima stagione non si esaltava (solo 2 rigori su 17 respinti fino a maggio 2022). Nell’annata a Castellammare, Barosi si è esibito in maniera prodigiosa salvando spesso la porta dei gialloblù grazie ad un set di caratteristiche abbastanza classico ma non fuori moda. Barosi dà il meglio di sé tra i pali, sfoggiando riflessi grazie ai quali spesso vola a togliere le proverbiali ragnatele dal sette; il nuovo numero uno del Picchio, tuttavia, non ha problemi anche sui palloni indirizzati all’angolino basso, abbassandosi molto rapidamente nonostante l’altezza (è alto 1,90).
Barosi si disimpegna molto bene anche nelle uscite alte, dove dimostra sicurezza e ottima presa. È nei compiti da sweeper-keeper che Barosi mostra i maggiori margini di miglioramento: nelle uscite basse aggressive (dove si è fatto beffare da Mboula nella partita di Coppa Italia contro il Verona, pur condividendo le responsabilità col difensore) e nella costruzione del gioco dal basso, dove dimostra in ogni caso buone basi. I difetti di Barosi non preoccupano anche perché, da quanto raccontato, è un atleta serio, pronto e disponibile al miglioramento costante: per inciso, nello scorso inverno ha conseguito la laurea in scienze motorie.
L’Ascoli (che ha peraltro assemblato una rosa ricca di giovani provenienti dalla Serie C) ha investito una cifra consistente per assicurarselo (tra i 200 ed i 250 mila euro in base alle fonti) sconfiggendo la concorrenza dell’Udinese. Il direttore sportivo Pierluigi Valentini ha deciso di affiancargli Emiliano Viviano come chioccia: un maestro d’eccezione per continuare la scalata al calcio italiano.
Rachid Kouda (Spezia)
Per i dropout delle giovanili di Serie A, spesso rialzare la testa dopo un rifiuto del genere non è semplice. Molti finisco a vivacchiare nelle serie minori, addirittura nel dilettantismo, ma alcuni di questi riescono a ricostruirsi una carriera. Rachid Kouda è l’esempio perfetto del secondo caso: scartato da ragazzino dall’Atalanta, dopo una trafila che l’ha visto passare da Renate, Luciano Manara e Folgore Caratese, a 19 anni si presenta l’opportunità di tornare nel calcio d’élite.
Il Cagliari lo chiama per arricchire la sua squadra Primavera e alla prima presenza incide subito, con soli 10 minuti a disposizione, rifilando una doppietta all’Ascoli nel garbage time di una partita finita 5-0. L’esperienza con i sardi, però, non continua benissimo: arrivano altri due gol fino al termine della stagione, ma le partite da titolare non sono molte. I rossoblù decidono così di non rinnovare il prestito, rispedendolo in Brianza. Un doppio rifiuto che avrebbe indebolito chiunque, ma non Kouda, che ha continuato a rendere come meglio sa. Dopo l’esperienza a Cagliari, è arrivata una stagione da 6 gol e 1 assist nel girone B di Serie D, sempre con la maglia della Caratese: un biglietto da visita ideale per l’accesso ai professionisti. Lo sceglie il Picerno del suo mentore Emilio Longo: il coach lucano l’ha allenato negli anni precedenti, il primo nome sulla lista non può che essere il suo.
Nella provincia potentina, Kouda riesce ad esaltare il suo gioco veloce e istintivo: i Melandrini giocano su un campo piccolo e sintetico (ergo veloce) in cui Kouda sguazza, grazie alle sue accelerazioni palla al piede (essendo destro di piede, rientra dentro al campo) e al pressing forsennato che applica sugli avversari. Dopo un inizio di stagione ad alte marce, l’italo-burkinabè sparisce mentalmente per un paio di mesi, culminati nell’espulsione a Taranto per un fallo di reazione. Nel girone di ritorno, però, torna a farsi vedere il vero Kouda, ampliando la gamma di compiti forniti alla sua squadra: sradica palloni agli avversari, aumenta il numero degli intercetti e dribbla avversari non solo in velocità, ma anche di tecnica. Arrivano anche due gol, di cui uno proprio al Taranto, a chiusura di un cerchio. Da mezzala sinistra del 4-3-3 di Longo, Kouda è il pendolino del Picerno; nel 4-2-3-1 sperimentato nel finale di stagione, è il trequartista mobile che svaria per trovare la miglior soluzione. Conteso da diverse società di Serie B, alla fine è stato lo Spezia a metterlo sotto contratto, sborsando una cifra tra i 400 ed i 500 mila euro (anche qui, ci sono diverse fonti).
Nell’affollato centrocampo messo a disposizione da mister Alvini, per Kouda non sarà affatto facile trovare posto stabilmente: due mezzali come Bandinelli e Zurkowski, a cui aggiungere due calciatori adattabili come Salvatore Esposito e Simone Bastoni. Tuttavia, il biglietto da visita del ragazzo di Cantù è stato tra i migliori auspicabili. Nella prima uscita ufficiale in bianconero, la partita di Coppa Italia contro il Venezia, Kouda è subentrato intorno all’ora di gioco, posizionandosi ora sul centrodestra, ora sul centrosinistra a seconda delle esigenze. In maniera controintuitiva rispetto al suo gioco fatto di fuoco e fiamme, Rasho ha dominato la mediana con intelligenza e riflessività: passaggi sempre giusti e ben calibrati (26 su 27 riusciti), in un paio di occasioni conservativo, ma mai deleterio; tre tiri, di cui uno violentissimo su cui Joronen ha dovuto allungarsi e piegare le mani; un’accelerazione senza palla dalle sfumature camavinghiane; un cross potente tagliato su cui Krollis non è arrivato per un soffio. Kouda è un giocatore trap pronto a far muovere tutti sulla sua vibe.
Antonio Vergara (Reggiana)
Se questo nome spagnoleggiante fa subito pensare ad un calciatore tutta tecnica, tocco ed estro, allora si può parlare senza alcun dubbio di nomen omen. Antonio Vergara è il calciatore con la formazione più nobile di questo novero (benché venga da un settore giovanile bistrattato come quello del Napoli) e anche calcisticamente emana nobiltà tecnica ad ogni tocco. Il classe 2003 arrivato alla Reggiana in prestito dai campioni d’Italia è un esterno destro di piede sinistro dalle caratteristiche piuttosto peculiari per il calcio italiano; non uniche, perché con la nuova generazione stanno emergendo sempre più calciatori come lui, Luis Hasa, Baldanzi o Pafundi, ma sicuramente degno di nota. Vergara ha attraversato tutta la trafila del settore giovanile napoletano, prima di mettersi alla prova per la prima volta nei professionisti con la maglia della Pro Vercelli, girone A di Serie C.
Nella provincia piemontese, il fantasista di Frattaminore ha fatto impazzire terzini e difensori delle squadre avversarie grazie al suo stile di gioco raffinato e creativo. Grazie ad un primo controllo orientato che pochi possono vantare in Italia, Vergara riesce nella maggior parte dei casi a disfarsi del primo avversario che si trova di fronte, potendo affrontare gli avversari fronte alla porta. Quando ciò non riesce, il numero 30 si distingue nella protezione del pallone sotto pressione, che riesce a tenere nella sua disponibilità inarcando il busto e allontanando gli avversari col corpo; utilizzando gli avversari come perno per ruotare e guardare il campo di fronte a sé, conduce palla con una frequenza di tocco che lo rende una scheggia impazzita.
Solitamente parte da destra, posizione da cui può accentrarsi sul sinistro e cercare la soluzione migliore (che sia il tiro in porta, preciso e potente, o l’ultimo passaggio), ma non disdegna anche giocare sulla fascia opposta, dalla quale scende sul fondo o si accentra sul suo amato mancino grazie a finte di corpo che fanno venire mal di testa agli avversari. Spesso viene dentro al campo, accentrandosi per ricevere la sfera e aiutare la circolazione palla (è preciso e pulito nel gioco nello stretto), contribuendo alla fluidità del gioco delle formazioni in cui viene schierato. Dimostra una sensibilità decente anche con il destro, ma è talmente sicuro con il sinistro da usare l’altro piede solo nelle situazioni d’emergenza. La pepita del suo gioco è un uso dell’esterno del piede destro che evoca paragoni forti. Nella nuova Reggiana di Nesta, dovrà giocarsi il posto da trequartista alle spalle delle due punte con Natan Girma, centrocampista svizzero arrivato di rincorsa dalle serie minori (la Reggiana l’ha pescato dal Sona, società veneta di Serie D).
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