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Sigla della Serie A Tim
, 18 Agosto 2023

Le migliori sigle prepartita della Serie A


Garibaldi, Mina, i robot, l’italodance e altre cose che hanno allietato i nostri prepartita.

Serie A e Tim sono come Stanlio e Ollio, Simon e Garfunkel, Paola e Chiara, pane e marmellata. Non puoi nominare uno senza inevitabilmente pensare all’altro. Ormai da 25 anni sembra quasi innaturale sentire alla tv il nostro campionato chiamato senza un riferimento al suo title sponsor. Tim è finita per essere una presenza abituale all’interno della liturgia calcistica di ognuno di noi e lo ha fatto nell’epoca in cui la Serie A è diventata sempre di più un prodotto televisivo, con la galassia di programmi, spot e prodotti correlati che si è ampliata sempre di più di anno in anno. In questa espansione inevitabile e costante la compagnia telefonica italiana si è presa i suoi spazi da protagonista, ovviamente con gli spot ma anche con un altro elemento diventato monolitico nei nostri prepartita: la sigla della Serie A Tim.

Sì, quello stacchetto che precede il collegamento dal campo dove si disputerà la partita, quella decina di secondi in cui probabilmente stai correndo in cucina a stappare la birra che hai preso dal frigo senza portarti in salotto anche l’apribottiglie, o valuti se hai tempo di andare in bagno senza perderti nulla. Una decina di secondi che per gli appassionati è come una madeleine proustiana, per suoni e immagini, capace di riportarti esattamente a una determinata stagione della Serie A, su un divano in particolare, con delle specifiche persone.  In attesa di scoprire cosa ci ha riservato Tim per la stagione 2023-24, abbiamo deciso di ripercorrere 25 anni di sigle della Serie A, passando per hit generazionali e ricordi indelebili, immagini da dimenticare e tormentoni rivedibili, attori, showgirl, ballerini e gli immancabili robottini bianchi.

Gli albori

La prima sigla della Serie A targata Tim, apparsa sugli schermi degli italiani tra il 1998 e il 2000, è estremamente semplice e non contiene sostanzialmente nessun riferimento a Tim, se non la presenza del suo logo all’interno di quello della Serie A che compare alla fine. Ho scelto di inserirla in questo pezzo, oltre che per puro dovere di cronaca, per due motivi: la presenza di “Con Te Partirò” di Andrea Bocelli come colonna sonora della prima versione della sigla (nella seconda verrà utilizzata “Sogno”, sempre di Bocelli), che tornerà anche più avanti in un’altra veste, e il fatto che sia un esempio perfetto dell’ossessione italiana di voler abbinare il campionato di calcio al canto lirico – come dimostra l’ormai familiare O’ Generosa.

Hit-mania

Facciamo un salto in avanti rispetto a quando la Serie A entrava nelle nostre case preceduta dalla voce di Andrea Bocelli e arriviamo al 2002, anno in cui Tim cambia completamente approccio alla sigla della Serie A. Per prima cosa, compare quel bordino rosso e blu che chiunque abbia acceso la tv o sfogliato una rivista tra il 2002 e il 2010 ha ben presente e si inizia a presentare il campionato con un collage di clip tratte dalle partite, accompagnate da una hit del momento come colonna sonora. Dal 2004 a inizio sigla si aggiunge anche un’animazione che sembra farla trasmettere dallo schermo di un cellulare, che nel 2007 diventa un tivufonino. Sì, quell’incredibile invenzione con lo schermo che ruotava di 90 gradi e ti permetteva di vedere la tv su uno schermo grande all’incirca come una figurina Panini, spendendo in traffico dati il PIL di un piccolo stato.

In ogni caso, dal 2002 fino al 2009 prima delle partite compaiono sui nostri schermi le gesta dei protagonisti del nostro campionato, tra cui, citati in ordine sparso, Axel Konan, Obafemi Martins, Giorgio Chiellini con la maglia della Fiorentina e un giovanissimo Vucinic, oltre ai vari Nedved, Kakà, Adriano, Veron, Di Natale, Inzaghi, Shevchenko. Finisce in uno degli spot anche lo storico gol di Totti al volo contro la Sampdoria e in quello montato per la stagione 2008-09 fa capolino anche una versione embrionale della ormai celebre “parata laser” di Samir Handanovic.

La stessa formula verrà poi riproposta da Tim in anni più recenti, tra il 2016 e il 2018, quando vengono realizzate due sigle sulla falsariga di quelle degli anni ’00 – anche se senza bordo rosso e blu – e nella stagione passata, in cui per celebrare i 25 anni della partnership tra Serie A e Tim vengono utilizzate immagini di repertorio di tutto l’ultimo quarto di secolo di campionato accompagnate dalle note di Supermodel dei Maneskin.

Per quanto riguarda le colonne sonore di quegli otto (più tre) anni di sigle, mi lascio ispirare da Rob Fleming, il protagonista di “Alta Fedeltà” di Nick Hornby, e mi limito a stilare una Top 5 di tutti i tempi da isola deserta delle migliori canzoni delle sigle della Serie A Tim.

5. Vieni con Me – Paps’n’Skar (2005-06)

4. Candyman – Christina Aguilera (2007-08)

3. Ready to Go – Republica (2003-04)

2. I Just Wanna Live – Good Charlotte (2004-05)

1. Love Generation – Bob Sinclar (2005-06)

Menzione speciale per la cover rock di Con Te Partirò (rieccola) riarrangiata da Vittorio Cosma e interpretata dalla Tim Band, gruppo creato a tavolino per essere protagonista di una serie di spot diretti da Gabriele Muccino e tra le cui fila compariva una giovane Fiammetta Cicogna.

Arriva Belen

San Siro è gremito in ogni ordine di posto, le note in sottofondo sono quelle di Bad Romance di Lady Gaga. La folla è in visibilio per… Belen Rodriguez? Alla fine degli anni ’00 la showgirl argentina è forse il nome più in voga nei corridoi dell’ambiente televisivo italiano, e anche Tim non si fa sfuggire l’occasione. Vestita con una divisa rossa e blu, intrattiene un lungo dialogo di sguardi con la telecamera mentre si appresta a rinviare dal fondo. Il pallone calciato da Belen esce da San Siro ed esplode nell’atmosfera, diventando il logo della Lega Calcio. Una sigla estremamente figlia dei suoi tempi.

Della sigla con Belen esiste anche una seconda versione, lanciata per il campionato successivo, il 2010-11, in cui la showgirl argentina, con in dosso la stessa minuscola divisa, entra in campo dal tunnel degli spogliatoi, in mezzo a numerose esplosioni di petardi e fumogeni, e mette all’incrocio il pallone calciando dal cerchio di centrocampo (anche se a porta completamente sguarnita). Sia in questa sigla che nella precedente, al momento del tiro Belen Rodriguez è sostituita da una controfigura. Si tratta di Alice Parisi, attuale attaccante della Fiorentina e ai tempi appena trasferitasi dal Bardolino al Tavagnacco.

Fare gli italiani

Per mettere in archivio Belen Rodriguez deve arrivare qualcosa di veramente importante. E nel 2011 c’è effettivamente una ricorrenza storica da celebrare: i 150 dell’Unità d’Italia. Può non essere toccata dal tema la più grande passione degli italiani, ovvero il calcio? Ovviamente no. Inizialmente tornano protagoniste della sigla le azioni dei protagonisti della Serie A - in particolare i gol, come la splendida rovesciata di Amauri contro la Fiorentina – ma in bianco e nero, con la sola scia rossa a forma di logo della Tim lasciata dal pallone a colorare lo schermo. La colonna sonora è una versione per chitarra elettrica del Concerto in Sol Maggiore di Vivaldi.

A metà del 2011, però, Tim si presenta con una nuova serie di sigle, che sono una sorta di spin off degli spot veri e propri della compagnia telefonica, che per celebrare i 150 anni dell’Italia sceglie di rappresentare personaggi e momenti storici della nostra penisola. I protagonisti di questa serie di sigle sono Neri Marcoré, Marco Marzocca e Bianca Balti, diretti da Harald Zwart, regista de La Pantera Rosa 2 e di Karate Kid – La Leggenda Continua. Il norvegese gira quindi dei corti muti, che fungono da apertura per le partite della stagione 2011-12.

All’inizio e alla fine delle partite di quell’anno ci si può imbattere in Cristoforo Colombo che prova a spiegare ai nativi come giocare a calcio con risultati altalenanti, Giulio Cesare e i suoi centurioni che usano metodi al limite della correttezza per non far segnare Marco Antonio, Garibaldi abile dribblatore tra i suoi Mille – ma che subisce gol su rigore dalla madre - e Leonardo da Vinci che esulta alla Batistuta verso la telecamera. Ma anche il gran gol al volo di Marco Polo contro un portiere cinese nella versione adottata nell’estate 2012. La colonna sonora, anche in questo caso, è la cover del Concerto in Sol maggiore suonata con la chitarra elettrica.

Gente che gioca a calcio ovunque

Per chi come me è nato a fine anni ’90, le sigle che vanno dal 2012 al 2016 sono quelle che sono rimaste più impresse nella memoria e le cui colonne sonore se ascoltate fanno subito scattare l’associazione con la Serie A. Tutte queste sigle hanno tra l’altro qualcosa in comune: c’è gente che gioca a calcio ovunque. Quasi un passaggio da cultura alta a cultura bassa, dai simboli dell’Italia ai cittadini qualunque, rispetto alle sigle dell’annata precedente per esprimere lo stesso concetto: l’Italia ama il calcio e il suo campionato. Anche il claim scelto da Tim richiama queste atmosfere: “Il calcio è di chi lo ama”.

La prima sigla, quella del 2012-13, vede protagonisti bambini e ragazzi che giocano a calcio in ogni tipo di campetto, più o meno improvvisato, ed esultano come i protagonisti più famosi di questo sport, tra pollici in bocca, aeroplanini, aironi e scarpe lustrate. Il sottofondo, estremamente evocativo abbinato alle scene che passano sullo schermo, è Heroes di David Bowie. L’anno successivo il claim e il significato della sigla restano gli stessi, ma i ragazzini diventano solo due e palleggiano ovunque, anche quando dovrebbero fare lezione di nuoto o di tennis, finché non vengono portati allo stadio dai genitori. Dove il padre (nella versione con San Siro) si fa un selfie con un tablet. Azzeccatissima anche in questo caso la colonna sonora, che per la stagione 2013-14 è I was made for loving you dei Kiss.

Il 2014-15 è una specie di intermezzo dal punto di vista delle sigle, perché sono sostanzialmente delle brevi clip che mostrano i campi costruiti con il contributo di Tim e Serie A negli oratori di tutta Italia, che prenderanno inoltre parte alla Junior Tim Cup. Tra i bambini, onnipresente e leggermente inquietante, Pif. L’anno dopo si torna però ad una sigla vera e propria, in cui veramente tutti giocano a calcio. Sulle note di Pressure Off dei Duran Duran il pallone della Serie A è protagonista in piazze, strade, parcheggi, calciato da chi sta disputando una partitella improvvisata o da semplici passanti. Ad un certo punto una signora anziana tira un brutto rigore a mezza altezza, parato agilmente dal nipote.

L'uomo con il cappello

Vi ricordate quel ballerino in giacca blu e cravatta rossa con un cappello in testa che compariva nelle pubblicità della Tim? Ora probabilmente vorrete cancellare rapidamente il ricordo che è riemerso dalla vostra memoria. Il ballerino in questione è Sven Ottesen, in arte JustSomeMotion, e diventa popolare a metà anni ’10 grazie al suo canale YouTube, soprattutto per il video in cui danza sulle note di All Night di Parov Stelar. Può Tim farsi sfuggire l’occasione? Certo che no. Nasce quindi una serie di spot in cui Sven sostanzialmente balla All Night ovunque – anche davanti ad un orinatoio – e anche la sigla della Serie A ne viene influenzata. Vediamo così il ballerino uscire dal tunnel degli spogliatoi e coinvolgere nella sua danza persone vestite con le maglie delle venti squadre di Serie A, sempre sulle note della stessa canzone, che ormai è entrata irrimediabilmente in ogni fibra del nostro corpo. Chicca per gli appassionati la maglia del Crotone che compare nella pubblicità: dopo alcune partite verrà rimpiazzata da quella dell’anno precedente perché portava sfortuna.

Sven tornerà poi anche per la stagione 2017-18, ma molto sullo sfondo nei secondi finali della sigla. I protagonisti del nuovo spot sono persone comuni – più o meno, vista l’abilità nel freestyle – che si passano idealmente il pallone da una città all’altra, sempre sulle note di All Night, questa volta però nella versione realizzata da Mina. Sì, siamo arrivati a quel punto: la Tim ha trovato Mina, e non ha intenzione di lasciarsela scappare mai più.

Serie A: Black Mirror

Vi ricordate il buco che avevamo lasciato tra il 2000 e il 2002? È ora di riempirlo. A cavallo di quei tre anni arriva sugli schermi degli italiani la prima delle due distopie che Tim e la Serie A hanno deciso di regalarci nelle loro sigle. Immaginatevi un mondo in cui i telefoni cellulari sono alti circa 1,80 m, che è già abbastanza inquietante, e aggiungete il fatto che questi telefoni hanno imparato a giocare a calcio: questo è più o meno quanto accade nella sigla della Serie A di quegli anni. Nella prima versione un cellulare blu, talmente sicuro di sé da fare una piroetta prima di calciare, realizza un rigore contro un preoccupato cellulare grigio, mentre nella seconda lo stesso telefono segna in rovesciata un gol che ricorda quello di Ronaldo alla Juventus in maglia Real Madrid e poi esulta verso la telecamera sollevando la propria tastiera come fosse una maglietta e mostrando il logo della Lega Calcio.

Il mondo dominato dai cellulari con i tasti era però solo un assaggio, o forse un avvertimento da parte di Tim, che nel 2018 fa scendere in campo l’incubo di ogni tifoso della Serie A: i robottini. In uno stadio gremito di gente che tifa per la Tim – che, a quanto pare, comanda la terra in questa distopia – ventidue robot bianchi (come fanno a riconoscere le squadre?) si sfidano in una partita di calcio, esultando con uno strano balletto a fine partita. Il tutto avviene con in sottofondo la voce di Mina che canta una cover di Kiss the Sky di Jason Derulo, che invece di parlare di donne e serate parla di segnale telefonico.

I simpatici androidi resteranno sui nostri schermi per tre interminabili stagioni – accorgendosi a un certo punto di necessitare di qualcosa che distingua le due squadre – accompagnati sempre da Mina, che canterà prima lo “Scivola Scivola” tratto da Stella Stai di Umberto Tozzi e poi la sua Brava. A metà stagione 2020-21 l’egemonia dei robot sugli umani sembra essere cessata, ma è un’illusione: il pallone portato dalla persona con la tuta alare, che lo consegna a una donna con un cappello e un completo rosso e blu – parente di Sven Ottesen? – serve per far giocare ai robottini la loro partita. La Serie A sta diventando un racconto di Asimov, con la colonna sonora di Mina ovviamente.

Gli avatar

Sempre sulle note di Mina, che questa volta canta “Questa è Tim” sulla base di “This Is Me”, va in onda una delle sigle più riuscite, durata però per la sola stagione 2021/22, prima di venire sostituita da quella celebrativa della scorsa stagione. In uno stadio liberato dal giogo della Tim, dove i tifosi possono di nuovo tifare la loro squadra, si svolge una versione cartoonizzata della partita. Per la prima volta la sigla è personalizzata, poiché i giocatori indossano i colori delle squadre che si affronteranno nel match in procinto di iniziare. Gli undici in campo però non sono soli, perché a fine sigla compaiono in loro supporto le mascotte delle squadre in versione gigante e piuttosto aggressiva.

La sigla nasce dalla collaborazione tra Tim e il fumettista Carmine Di Giandomenico, che disegna gli avatar delle venti squadre di Serie A. Diavoli, tori, lupe, serpenti, ma anche una grande dose di fantasia nell’immaginare un avatar per le squadre che non hanno un chiaro simbolo nel mondo animale o mitologico. L’Empoli viene dunque rappresentato da quattro leoni, quelli che adornano la Fontana delle Naiadi nel centro della città, il Sassuolo da un guerriero coperto da capo a piedi da un’armatura, la Sampdoria da un Baciccia quasi in versione Poseidone.

Difficilmente i disegni di Di Giandomenico saranno di nuovo protagonisti nella stagione 2023-24, quindi non ci resta che scoprire cosa ci hanno riservato quest’anno Tim e Serie A. Sperando non si tratti di altri robottini.


  • Classe '99, fervente calciofilo e tifoso dell'Udinese, alla sua prima partita allo stadio vede un gol di Cesare Natali e ne resta irrimediabilmente segnato. Laureato in scienze politiche a Padova e in un corso dal nome lunghissimo che finisce per "media" a Bologna, usa la tastiera per scrivere di calcio e Formula 1 e il mouse per fare grafiche su Canva.

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