Cosa aspettarsi dalle semifinali del Mondiale femminile
Sono rimaste quattro squadre a contendersi il trofeo più ambito.
Ci sono una spagnola, una svedese e un’inglese in Australia e non è una barzelletta, sono le semifinali del campionato del mondo di calcio femminile. Si inizia la mattina del nostro Ferragosto con la gara tra Spagna e Svezia. Per gli svedesi il 15 Agosto è un giorno come gli altri, per gli spagnoli invece è il giorno dell’Asunción, l’assunzione di Maria, festivo in tutto il paese. Come in Italia, anche in Spagna è un giorno di code sulle autostrade, di lidi affollati e ristoranti pieni. Quale miglior momento per guardare la semifinale mondiale della propria Nazionale?
Le furie rosse arrivano da 120 lunghissimi minuti giocati contro l’Olanda, una squadra sulla carta più temprata ad arrivare in fondo alle competizioni. In una partita dai tempi lunghissimi, è servito il guizzo giovane di Salma Paralluelo per chiudere il 2-1. Nel prepartita, quando le due squadre si sono presentate come al primo giorno di scuola tra compagni di classe, proprio la classe 2003 del Barcellona, con un passato da velocista, era stata indicata come una delle possibili protagoniste. Stiamo parlando dopotutto di un astro nascente del calcio spagnolo e internazionale. Il graffio olandese è stato invece di Stefanie van der Gragt, trent’anni, conoscenza della Serie A in maglia nerazzurra. Un copione visto e rivisto in questo torneo: giovani in ascesa che condividono la scena con giocatrici veterane all’ultimo o penultimo tango, samba, cha cha cha o macarena che sia.
Per la prima volta la nazionale spagnola ha raggiunto le semifinali del mondiale e nessuno ha trattenuto lacrime, da Putellas a Hermoso. Proprio Jenni Hermoso, numero 10 e simbolo da anni della selezione, ha voluto sottolineare ai microfoni quanto di umano ci sia nel calcio: «La gente crede che si tratta di giocare a calcio e finisce lì, però in ballo ci sono molti sentimenti, molta vita. Prima di tutto siamo persone», ha detto. Parole che arrivano dopo una scena che, a suo modo, farà la storia della competizione: il ct Vilda, al termine della gara, che si guarda intorno senza aver nessuno con cui festeggiare e condividere la gioia per il traguardo raggiunto. Una squadra che in campo sembra aver trovato unità, infarcita di talento, è di fatto ormai scollata dal suo allenatore dopo le numerose frizioni che addirittura hanno convinto alcune calciatrici a declinare la convocazione.
Dall’altro lato le attenzioni della Svezia saranno concentrate soprattutto su Aitana Bonmatí. Talento puro, l’asso della Spagna sembra aver mancato gli allenamenti con il gruppo nella giornata di ieri. Le contromisure svedesi per arginarla sono senz’altro in preparazione.
Dopo la vittoria per 2-1 su un Giappone che sembrava avviato verso le fasi finali con il più coerente dei percorsi, le svedesi con master in calci piazzati affronteranno una squadra di pasta simile. La vera protagonista delle scandinave finora è stata Amanda Ilestedt, nuovo acquisto dell’Arsenal, che di mestiere fa il difensore ma ha già segnato 4 gol nel torneo. Tre li ha fatti di testa e uno di piede dopo un flipper, tutti in situazioni di calcio piazzato. Il cammino della Svezia fin qui è stato segnato dalla goleada contro l’Italia, dalla vittoria in zona Cesarini sul Sudafrica, e dall’eliminazione delle campionesse del mondo in carica ai rigori, con quello decisivo accettato solo grazie al var.
In grande spolvero anche Zećira Mušović, assoluta protagonista della spedizione. La portiera classe 1998 ha sulle spalle l’eredità di Hedvig Lindahl, ma, a giudicare dal mondo in cui ha affrontato le gare, anche in momenti non facili, non le sta pesando molto. Anche se nel Chelsea la titolare è Ann-Katrin Berger, Mušović ha dimostrato le sue capacità e di certo una volta rientrata a Londra regalerà a Emma Hayes un dolce problema di scelta. Proprio nella gara finita ai rigori contro gli Stati Uniti, la numero uno svedese ha effettuato ben 11 parate, tenendo a galla la squadra in una partita storica. La Svezia parteciperà alle semifinali contro ogni pronostico, ma con il lignaggio di chi è abituato a certi posti riservati.
Dall’altro lato del tabellone, mercoledì 16 ci sarà il Derby del Commonwealth, usando una licenza storica. Australia-Inghilterra. Padrone di casa contro campionesse europee in carica, neofite delle semifinali le une, semifinaliste per il terzo Mondiale consecutivo le altre. La sfida che va in scena per la prima volta in un campionato del mondo, vede un pronostico difficile da formulare.
L’Australia, spinta dall'incredibile entusiasmo dei tifosi di casa, ha superato dopo un’infinita serie di rigori una Francia che, se avesse rispettato la carta, avrebbe dovuto quantomeno provare a vincere. Nella gara, rimasta a reti bianche fino al 120’, la Francia di Renard si è vista poco e niente e ha dato modo all’Australia di prendere il controllo mentale della partita. Il percorso delle Matildas è stato in crescendo. Dopo l’uscita della Nuova Zelanda, l’Australia è rimasta in vita a fare gli onori di casa mettendo in campo tutte le sue armi. L’assenza di Sam Kerr, simbolo e miglior giocatrice della nazione, ha permesso paradossalmente ad altri talenti di emergere. Non che Caitlin Foord, 28 anni, ora all’Arsenal, avesse bisogno di essere notata, e con lei Hayley Raso, coetanea, ormai da anni in inghilterra; la passerella del mondiale di casa però ha riacceso i riflettori su di loro e ha donato loro nuova popolarità.
Chi invece farà parlare di sé soprattutto in futuro è la classe 2003 Mary Fowler, una delle stelline dell’intera competizione. Recuperata anche Sam Kerr, l’Australia, che ha tenuto la porta inviolata in quattro delle cinque partite giocate e ha perso per 3-2 solo contro la Nigeria, arriva a Sidney per sfidare l’Inghilterra. L’ultima gara tra le due selezioni, un’amichevole dello scorso aprile, è stata l’unica sconfitta inglese sotto la gestione Wiegman.
Se il percorso delle Matildas è stato un crescendo sia in campo che fuori, tra record di ascolti, piazze festanti e aerei esultanti, quello dell’Inghilterra si è complicato più del previsto. Già orfane di pezzi da novanta, le Leonesse pur avendo vinto il gruppo D su Danimarca, Cina e Haiti, hanno presto iniziato a maturare assenze. Prima tra tutte quella di Keira Walsh, cervello della squadra. Uscita in barella durante la gara contro la Danimarca, si temeva per lei la rottura del crociato; scongiurato il peggio, è rimasta con la squadra seppur a mezzo servizio. Un’altra assenza pesante, anche a proposito di giovani emergenti, è quella di Lauren James. La classe 2001 in forza al Chelsea, autrice di un torneo di tocchi essenziali e decisivi, decantato futuro del calcio inglese, è stata espulsa nella gara contro la Nigeria per condotta antisportiva dopo aver calpestato l’avversaria Michelle Alozie. Le due poi sono state protagoniste di una bella quanto verace interazione su twitter, che ha smorzato le polemiche del gesto: «Per favore, chiudiamola qui. Stiamo giocando sul palcoscenico mondiale. Questo è un gioco fatto di passione, emozioni insormontabili e momenti. Tutto il rispetto per Lauren James» ha scritto la nigeriana; «Tutto il mio affetto e il mio rispetto per te. Mi dispiace per quanto è accaduto. Anche per i tifosi dell’Inghilterra e le mie compagne, giocare con e per voi è il mio più grande traguardo e prometto di imparare da questa esperienza» ha replicato l’inglese.
L’esclusione di James, che tornerebbe per un eventuale finale, ha costretto la CT Wiegman a ripensare di nuovo la squadra, provata da una lunga gara decisa ai rigori in inferiorità numerica contro la Nigeria e poi da una sfida con la Colombia vinta per 2-1 grazie al gol di Alessia Russo. Un’altra calciatrice che, come Chloe Kelly, sembra scaldarsi sotto pressione. Trovare il modo di aggirare queste difficoltà non sarà semplice nemmeno per Sarina Wiegman, un demiurgo del calcio femminile mondiale.
I motori sono pronti, bisogna solo partite. Chi vincerà? Il bello di questa edizione del Mondiale, forse è proprio che fare pronostici pare impossbilie.
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