Massimo Coda, il giocatore di categoria
Chi meglio di lui conosce il campionato cadetto?
Massimo Coda, nelle varie province italiane in cui ha giocato, rappresenta un supereroe. Anzi, un personaggio epico. Come Prometeo rubò il fuoco per donarlo agli uomini, il bomber campano ha regalato promozioni in Serie A alle sue squadre facendole riemergere dalle tenebre. Ancor più precisamente, in tre degli ultimi quattro campionati. Come Prometeo è stato punito dagli dei per questo atto di estrema generosità, anche l'ex numero nove del Genoa sembra condannato a restare relegato nel campionato cadetto. Non deve essere facile contribuire alle promozioni nel massimo campionato per poi rimanere sempre lì, allo stesso posto. Eppure la verità è una: se una squadra punta alla Serie A, c'è un solo adagio che tiene: "Better call Massimo Coda".
"La tua fama è ben meritata, Ispanico" diceva l'Imperatore Commodo in una famosa scena de Il Gladiatore rivolgendosi a Massimo Decimo Meridio. Dev'essere la stessa sensazione che i vari dirigenti di Serie B provano trovandosi al cospetto de "L'ispanico" Massimo Coda - gli hanno dato davvero questo soprannome - ormai alla soglia dei 115 gol nel campionato cadetto.
Al diretto interessato, però, non sembra piacere più di tanto l'etichetta di bomber di categoria. È chiaro che l'ambizione di un giocatore professionista sia quella di giocare sempre al massimo livello, anzi, guai se così non fosse. Ma il limite, in questo caso, si è trasformato in una virtù. In una sorta di specializzazione. È difficile, se non impossibile, immaginare Coda con una patch diversa da quella che raffigura un omino in tensione e che prende la forma della lettera B. Puoi togliere Massimo Coda dalla Serie B, ma non puoi togliere la Serie B da Massimo Coda. Un legame indissolubile, come quello tra cloro e sodio, tanto che verrebbe da chiedersi che Serie B sarebbe senza di lui?
Massimiliano Allegri, a suo modo, è stato profetico. “Nel calcio, come nella vita, ci sono delle categorie altrimenti alcuni giocatori non costerebbero di più di altri”. Al di là dell'ovvia constatazione, questo passaggio è estremamente importante. Oltre a sottolineare un diverso valore (principalmente economico) dei giocatori, la frase di Allegri evidenzia - forse non volutamente - anche una diversa utilità di questi. Perché ogni club ha un suo traguardo (o goal nell'accezione anglosassone) e i giocatori sono il mezzo per arrivarci. Alcuni si adattano bene in alcuni contesti, altri meno. Alcuni sono più inclini ad un tipo di gioco, altri meno. Quindi, sì: esistono le categorie all'interno del genus "calciatore". Ma questa distinzione è tutto fuorché discriminatoria, se guardata in un'ottica di utilità in funzione degli obiettivi da raggiungere. L'appartenere ad una categoria, in questo senso, non è una cosa negativa. Tutt'altro.
Ciò che fa di Massimo Coda un giocatore di categoria è, in primo luogo, una capacità di adattamento al di fuori dell'ordinario. Una qualità che lo stesso attaccante si è attribuito. Ma su questo c'è poco da discutere: mantenere rendimenti constanti al di là della maglia che si indossa non è una qualità di tutti. E questo è ancora più vero se si pensa agli oneri che il bomber campano va portandosi addosso.
Da grandi poteri derivano grandi responsabilità
Non può non vedersi una certa somiglianza tra il numero 9 ex Genoa e i bomber girovaghi che hanno caratterizzato il calcio di provincia tra anni '90 e inizi '00, come lo è stato almeno in parte il suo ex allenatore Alberto Gilardino. Proprio quest'ultimo ha insistito perché Coda rimanesse al Genoa visto il rapporto non proprio idilliaco con Alexander Blessin.
Coda è il perfetto trait d'union tra la vecchia e la nuova generazione di attaccanti, ma non solo. La Serie B è un campionato che cambia velocemente, più spesso anche rispetto al suo fratello maggiore. C'è, in linea di principio, una maggiore alternanza di compagini societarie e un turnover quasi infinito di giocatori e allenatori. La spunta quindi chi è in grado di adattarsi meglio al cambiamento, una sorta di conferma empirica della teoria darwiniana. Massimo Coda in quest'ambiente trova il suo terreno fertile, perché combina alla perfezione fisicità e tecnica. Riesce ad adattarsi velocemente al cambiamento, a trovare il grimaldello per scardinare le difese avversarie. Un attaccante moderno ante litteram, vista la sua non più giovanissima età. Una perfetta personificazione del motto del Principe di Salina: "Se vogliamo che tutto rimanga com'è, bisogna che tutto cambi".
Considerare Coda esclusivamente nella sua veste di classico numero 9 - come spesso viene ritratto - non rende giustizia ad un giocatore in grado di svariare su tutto il fronte offensivo. L'errore è guardarlo nella sua posizione statica e non dinamica, quindi concentrarsi esclusivamente su una sola fase del suo gioco. Per rendersi conto di quanto siano preziosi i movimenti di Coda, che siano con o senza palla, basta mettere a confronto le heat map di altri attaccanti generalmente considerati simili a lui per caratteristiche.
Infatti, una delle caratteristiche per cui Coda piace molto è la capacità di cucire il gioco. Come ha riconosciuto la Gazzetta di Parma - ipotizzando un suo ritorno in gialloblù - in un articolo di Paolo Grossi: "L'arrivo di Coda avrebbe un significato anche tattico: con lui si deve giocare palla a terra, (pur avendo in carriera anche segnato diversi gol di testa grazie a fiuto e tempismo) e se vuoi giocare palla a terra significa che vuoi esprimere supremazia tecnica sull'avversario". In effetti, in un Parma orfano del Mudo Franco Vazquez una figura tecnica come l'ex nove genoano avrebbe certo fatto comodo.
Il bagaglio tecnico di Coda è stato fondamentale nell'ultima stagione del Genoa, specialmente dopo l'arrivo di Gilardino. Abbiamo già detto di come l'ex calciatore ami particolarmente la circolazione della palla per allargare le maglie delle squadre avversarie. Proprio per questo il suo terminale offensivo doveva essere in grado di giocare spalle alla porta e di risalire il campo per facilitare lo svolgimento della manovra. Nel gol che segna ad aprile contro la Reggina, ad esempio, si vede chiaramente come Coda contribuisca alla costruzione dell'azione offensiva. Prima spizza d'esterno per Strootman che lancia Gudmundsson, poi si getta a capofitto verso l'area di rigore per attaccare la profondità. Nell'azione successiva, invece, lo si vede raccogliere un perfetto cambio gioco da parte dell'islandese e vestire i panni dell'assist-man, dosando con tempismo perfetto una palla per il rimorchio di Badelj.
Altro particolare che caratterizza l'Ispanico, e che influisce sicuramente sulla capacità realizzativa, è la sempre perfetta postura del suo corpo rispetto alla porta avversaria. Raramente si vedrà correre Coda in posizione perpendicolare alla porta, salvo quando non è lui direttamente il portatore di palla. Spesso si muove in diagonale rispetto alla porta avversaria, con il busto orientato a metà tra il pallone e la porta, così da avere più facilità di tiro verso il palo lontano che lui cerca spesso. Un movimento elementare, da scuola calcio. Ma pochi giocatori lo eseguono in maniera così corretta e pulita.
Sempre nel gol che segna alla Reggina riesce anche a sfilare dalla marcatura di Gagliolo allargandosi, pur avendo la possibilità di tagliare in mezzo ai due i centrali, verso l'angolo destro dell'area di rigore. Con questo movimento, oltre a prendere distanza dal suo marcatore, si libera tutta la visuale alla destra del portiere che non può nulla sul destro chirurgico.
L'intelligenza tattica di Coda si vede inoltre dai continui movimenti senza palla con cui offre soluzioni di passaggio ai propri compagni. Questo ancora una volta a dimostrazione di quanto l'ex numero nove genoano sia un attaccante più mobile di quanto non sembri. Nel gol che Coda segna al Benevento, nonostante la discesa di Gudmundsson, è proprio lui a dettare il passaggio all'islandese. Prima ancora di tagliare in mezzo ai due centrali, attacca la profondità per evitare che la difesa del Benevento possa in qualche modo difendere in avanti. Ruba il tempo ai due centrali e favorisce il filtrante al bacio del trequartista. L'azione si conclude con un perfetto destro ad incrociare e con le mani alzate in segno di rispetto verso la sua ex squadra.
La "fortuna" di Coda, quindi, non sta solo nel trasformare in gol una consistente percentuale di occasioni, ma anche nel contribuire attivamente al gioco. E se, per un attimo, volessimo concentrarci solo sui gol, ci renderemmo conto di quanto sia completo il repertorio del bomber campano. Ma questo è già sotto gli occhi di tutti. Per queste sue caratteristiche - e qui ci rivolgiamo soprattutto agli amanti dei paragoni improbabili - potremmo ritenerlo un giocatore affine a Edin Džeko. Come il bosniaco, anche l'Ispanico gode di un profondo rispetto per la palla, tendente quasi alla venerazione.
Un paragone ancora più facile dopo un gol così.
Potremmo anche dire che Coda, un po' come Džeko, migliora con l'avanzare dell'età. Questo miglioramento si è visto in particolare prendendo in considerazione le chances create per partita. Nella stagione 2022/23 ha creato 1.78 occasioni per partita, numeri nettamente in rialzo rispetto al quinquennio passato, dove era arrivato al massimo a 1.63. Le occasioni create sono definite come tutti i passaggi che portano a un tiro (passaggi chiave o assist): nel corso della passata stagione Coda ha giocato maggiormente a servizio della squadra. Abbiamo scoperto, se ce ne fosse bisogno, che anche lui può considerarsi un giocatore associativo. Questo, però, lo ha costretto ad un maggior sacrificio sotto porta e a terminare la stagione solo con 10 gol, che comunque gli hanno consentito di raggiungere la terza stagione di fila in doppia cifra. Anche se faremmo prima a contare quelle in cui non è andato in doppia cifra.
La vera chiave per stare sempre a galla in mondo così mutevole come la Serie B è essere "sgamato". Cercare di apprendere il più velocemente possibile tutti i cambiamenti che avvengono di anno in anno. E ciò risulta agevole per Coda, che oltre ad essere un calciatore ormai navigato, può contare su dei fondamentali solidi e su una voglia sempre costante di mettersi in discussione. In tono disgustosamente paternalistico, potremmo dire che i giovani calciatori professionisti dovrebbero prendere esempio da lui quanto a dedizione verso il lavoro.
Dicevamo in apertura che sarebbe strano non leggere tra le rose della Serie B il nome di Massimo Coda. Anche perché ormai il bomber campano è a sole 24 reti da Stefan Schwoch, attuale miglior marcatore all-time del campionato cadetto. Vale veramente la pena non inseguire questo record? Anche perché l'età è sicuramente dalla sua parte e gli consentirebbe di giocare almeno un altro paio di stagioni ad alto livello. È vero, in questo modo finirebbe ancora di più per alimentare lo stereotipo che vedrebbe Coda solo adatto al campionato cadetto. Ma, onestamente, importa poco: per noi Massimo Coda è davvero un giocatore di categoria. Di un'altra categoria.
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