Perché l'Atalanta ha scelto Scamacca?
Una decisione sorprendente e rischiosa, ma che vale la pena di essere presa.
Ci sono matrimoni calcistici quasi scritti nel destino, dove una persona e una squadra hanno così tante affinità tattiche ed emotive da farsi chiedere chi o cosa avesse messo i bastoni tra le ruote affinché l'unione abbia tardato così tanto ad arrivare. I casi dove la narrativa, il romanticismo o le origini geografiche comuni arrivano a compiersi, trasformando in Ora quel Prima o poi... sono in realtà rari, ingigantiti dalla perfezione e dalla compiutezza del vedere finalmente quell'atleta vestire quella casacca che gli sta così bene o quell'allenatore esultare per un gol insieme alla sua gente nel suo stadio anche quando di suo non c'è nulla. Ci sono operazioni di calciomercato, d'altro canto, di primo acchito incomprensibili, dove ai punti di domanda che sorgono spontaneamente seguono punti fermi, a conclusioni di sentenze già scritte a priori. Gianluca Scamacca all'Atalanta appartiene alla seconda categoria.
Anche nelle foto pubblicate dai canali ufficiali, la maglia nerazzurra sembra aggiunta in postproduzione, quasi a voler nascondere i tatuaggi sul collo e il torso del 24enne di Fidene. Non ce lo si era mai immaginato, non lo si era nemmeno pensato né visto nel sistema di Gasperini. Eppure non è la Roma dei suoi sogni o l'Inter, che pareva per status e necessità la prima indiziata a raccogliere i cocci dello Scamacca incrinato dalla Premier League, a far tornare in Serie A uno di quei talenti difficili da contenere e supportare, partito prima per Eindhoven e poi per Londra per poter tornare come un figliol prodigo. In questo scambio tra amore richiesto e ricevuto, l'Atalanta rappresenta un'occasione di ripartenza.
Affermare che, dalle prime dichiarazioni, Scamacca morisse dalla voglia di venire a Bergamo o non vedesse proprio l'ora di osservare da vicino l'avanzamento dei lavori del Gewiss Stadium è oggettivamente pretestuoso. Dimenticandosi che si parla di atleti professionisti e non entità emanate dall'immaginazione del tifoso, la serietà con cui l'attaccante romano ha parlato per la prima volta da atalantino avrà fatto storcere il naso agli inguaribili passionali del pallone. Se c'è stato un momento, uno soltanto, in cui Scamacca ha mostrato l'orgoglio e il genuino entusiasmo di vestire la maglia dell'Atalanta, tuttavia, è stato nel momento più importante, quando gli sono state chieste le impressioni suscitate dai contatti avuti con Gian Piero Gasperini: "Io ho delle qualità nascoste che lui però vede. Questa è la cosa che mi ha colpito di più. Perché quando le vede una terza persona è una cosa che colpisce".
Con "nascoste" il mister di Grugliasco intendeva frecce ancora conservate nella faretra di Scamacca? O scagliate senza centrare il bersaglio con continuità? Saranno la Serie A, la Coppa Italia e l'Europa League 2023/2024 a dare una risposta più chiara, ma quello che si è già visto di questo Scamacca e di questa Atalanta rendono la miscela potenzialmente esplosiva.
La capacità di associarsi nel breve e nell'individuare tracce filtranti di Andrea Petagna; l'abilità nel proteggere la palla spalle alla porta e fungere da sponda come un pivot cestistico e di trasformare in energia cinetica tutta la potenza nel momento di concludere a rete di Duván Zapata; la personalità impattante e famelica di chi è consapevole di poter mostrare molto di più di quello che il presente manifesta di Rasmus Højlund: Gianluca Scamacca ha, almeno sin dall'annata di Ascoli, dimostrato di possedere parti di ciascuno dei centravanti dell'era Gasperini.
Per paradosso, il giocatore più assimilabile al classe '99 è quello più lontano nel tempo, quel Petagna da cui, dopo i 28 gol in due stagioni con la SPAL, ci si è sempre attesa la stessa capacità da finalizzatore senza che ci fosse un contesto funzionale ai suoi punti di forza (che, per inciso, non coincidono con quelli di un cannoniere): come l'ex attaccante del Milan, è probabile che Scamacca sarà il regista offensivo dell'Atalanta che verrà. Gli 86 kg distribuiti su 195 cm di altezza farebbero di lui lo stereotipo del centravanti d'area classico ma non sarà dai gol, o comunque non solo dai gol, che si dovrà giudicare l'esperienza nerazzurra dell'ex Sassuolo. Altrimenti non si sarebbe investita una tale cifra per un giocatore che, degli 8 gol siglati nella passata stagione col West Ham, 5 li ha realizzati nella randomica Conference League.
A prescindere dagli infortuni, gli Hammers erano il peggio che, calcisticamente, potesse capitare a Scamacca, che nel momento della scelta ha fatto forse pesare più del dovuto sul piatto della bilancia il fascino del campionato inglese piuttosto che la ricerca di un progetto in grado di valorizzarlo. Non è questo il momento per determinare chi sia un giocatore migliore tra lui, Danny Ings e Michail Antonio ma sicuramente gli ultimi due erano più adatti allo stile di gioco di Moyes.
Scamacca è così finito più per snaturarsi che adattarsi, ma i numeri di fbref, parametrati sui 90', e le prestazioni con gli Irons non dipingono un calciatore a cui è stato rubato il talento dai Nerdlucks, tutto il contrario: contando unicamente la Premier League ed evitando di includere dati "drogati" dalla Conference League, Scamacca è stato ai vertici tra i giocatori offensivi per volume e qualità dei lanci lunghi (2.04 tentativi con l'81% di realizzazione: rispettivamente, 79° e 97° percentile) ma anche per contrasti vinti e tentati nel terzo finale di campo, indice di una discreta disposizione alla pressione. Il lavoro di connessione con gli esterni e la disponibilità alla prima pressione sono pane quotidiano per qualsiasi attaccante di Gasperini, in particolare per il riferimento centrale.
La convinzione che un attaccante centrale dell'Atalanta di Gasperini debba essere valutato esclusivamente dai suoi gol a fine stagione non vale mai, nemmeno quando si parla dello Zapata del biennio 2019-2021, ovvero il finalizzatore primario di una macchina offensiva senza pari nella storia della Serie A ma che beneficiava dell'iperefficienza anche di Muriel. Anche in una stagione sottotono come la scorsa, Scamacca ha fatto meglio dei suoi expected goals (+0.46 in Premier League dopo il +4.87 raccolto con il Sassuolo): la prospettiva dell'Atalanta di accumulare più potenziale e talento possibile, anche inespresso, e metterlo nelle mani di Gasperini, è una dei puzzle più intriganti della prossima Serie A, di cui Scamacca è uno dei tasselli principali. Gianluca stesso, d'altronde, è un gioco di pazienza, dove gli elementi sono sparpagliati: quale ordine dare alle tessere per completare il quadro?
Se non a livello di costruzione e di meccanismi, almeno a livello di distanze nella metà campo avversaria l'Atalanta di Gasperini si avvicina di più al Sassuolo di Dionisi che al West Ham di Moyes, banalmente perché ci sono più uomini coinvolti nella zona di rifinitura. C'è da immaginarsi uno Scamacca nuovamente più coinvolto a livello di tocchi, di appoggi nel breve e in grado di svariare sulla trequarti per fungere da terzo uomo nella risalita del pallone. I tocchi in area nelle ultime due annate sono quasi sovrapponibili (3.74 a Sassuolo, 3.69 al West Ham) ma quelli totali mostrano una realtà globale assai differente: 33.9 in Emilia, 26.5 nell'est di Londra.
Anche le tipologie e i modi di risalire il campo tramite Scamacca sono mutati radicalmente: nel Sassuolo Scamacca ha ricevuto ogni 90' 6.26 passaggi progressivi e ne ha distribuiti 1.51, mentre nel West Ham quelli ricevuti sono stati 4.66 e quelli distribuiti 1.65. Al Mapei Stadium si è vista una versione di Scamacca come raccordo creativo sulla trequarti, imprevedibile e coraggioso nelle scelte sia fronte che spalle alla porta; al London Stadium si è (poco) apprezzata una veste più minimale di Scamacca, chiamato a sfruttare la mobilità istintiva lungo l'asse perpendicolare alla linea di porta come terminale e non come origine.
Come mantra invocativi e profetici, Gian Piero Gasperini ha sempre reiterato tra conferenze e interviste i concetti cardine che devono caratterizzare, secondo la sua visione, una fase offensiva produttiva: riempire l'area con costanza (vedasi l'abbandono del progetto evolutivo di Boga) e con più uomini possibili (due crossatori come Zappacosta e Bakker faciliteranno il compito), velocità d'esecuzione e balistica. Scamacca aderisce perfettamente a due dei tre principi, e il mancante è funzionale affinché i compagni di squadra possano compensare le lacune del singolo.
Per varietà, coefficiente di difficoltà, distanza dalla porta e avversari frapposti tra il romano e la porta, il destro e il colpo di testa di Scamacca non hanno fatto prigionieri. In Premier la distanza media dei tiri presi da Scamacca è stata 18.7 metri (6° percentile), nelle due stagione emiliane 17.4 (29° percentile) e 17.6 mt (27° percentile): immaginare Gasperini con l'acquolina in bocca all'idea della linea difensiva avversaria, preoccupata dall'attacco in profondità di Lookman o Touré, che concede un decimo di secondo di tempo di troppo a Scamacca per caricare il tiro rischia di non allontanarsi troppo dalle idee atalantine e dalle ossessioni di Gianluca.
Scamacca non ha smarrito di colpo le qualità da rifinitore in Inghilterra, anzi: in Premier League sono stati 2.33 i tiri creati per i compagni a partita, a Sassuolo erano 2.39. Potranno anzi tornare più utili a Bergamo gli 1.36 passaggi diretti nel terzo finale registrati nella capitale inglese, frutto di una verticalità all'opposto dello spettro costruttivo rispetto al palleggio di De Zerbi in cui la struttura di Gasperini dovrebbe porsi come via media. Zappacosta, De Roon, Koopmeiners, Bakker, a breve De Ketelaere (gli 1.05 tiri in porta ogni 90' del 2021/2022 sarebbero stati il 12° valore della scorsa Serie A), Lookman e Touré: a varie distanze e zone di campo, la batteria di tiratori dell'Atalanta ha qualità e profondità notevoli.
Perché l'Atalanta ha scelto Scamacca? Perché a parte un piede debole di cui fidarsi in fase di finalizzazione (negli ultimi due anni nessun gol è arrivato col mancino, e la tendenza è da correggere come un albero pendente da raddrizzare) e un gioco aereo meno dominante in Premier rispetto alle annate precedenti, per il quale ritrovare l’aria di casa dei cieli della A (56,7% di duelli aerei vinti nel 2021/2022, 92° percentile tra gli attaccanti) può fare solo bene, Gianluca ha dimostrato già in carriera almeno in un contesto di poter essere qualsiasi cosa.
È stato una volta creatore, un'altra finalizzatore, un'altra ancora rifinitore. Lo è stato a tratti, ma mai tutto in una volta. A 24 anni non è più giovane, ha già vissuto dentro e fuori dal campo luci paradisiache e tenebre infernali. Perché le qualità non saranno magari nascoste, ma la somma delle stesse è ancora da scoprire. È il momento di mettere tutto insieme, per creare una miscela potenzialmente esplosiva.
Ti potrebbe interessare
Dallo stesso autore
Newsletter
Iscriviti e la riceverai ogni sabato mattina direttamente alla tua email.