L'agenzia che ristruttura le squadre di calcio
Sportsology ha riscritto la storia recente di Manchester United e Feyenoord.
Avete mai guardato Cucine da incubo, il programma trasmesso da Real Time in cui il celebre chef Gordon Ramsay cercava di salvare dei ristoranti del Regno Unito prima, e degli USA poi, sull’orlo del fallimento? Io sì. Facevo fuori episodi su episodi come se fossero ciliegie. Ne mangi una e non riesci a fare a meno di continuare. L’impostazione del programma era semplice, sfiorando a volte un'eccessiva prevedibilità e la sensazione di star rivivendo sempre la stessa storia seppur con personaggi e ambientazioni differenti. Chef Ramsay arrivava in qualche bettola dimenticata dal Signore, assaggiava la pessima cucina di qualche chef arrivato da chissà dove, spiattellava la verità in faccia a proprietari - di solito arroganti e presuntuosi - minacciava di andarsene, apportava due o tre cambiamenti al menù, dava il via al restyling del locale e salutava speranzoso che il suo lavoro non andasse sprecato nel giro di qualche settimana. Ecco, ora cambiate Kitchen Nightmares con Sportsology, Gordon Ramsay con Mike Forde e ristoranti da zero stelle su Tripadvisor con società di calcio disastrate nel comparto tecnico tanto quanto quello in finanziario.
Forde è un uomo brizzolato sulla quarantina, nato nel Regno Unito ma trasferitosi a New York. Laureato in scienze motorie all’Università di Liverpool, con un master in psicologia in quella di San Diego e un’esperienza diretta nelle società di Premier League di oltre quindici anni. Un direttore esecutivo riconosciuto a livello globale per l'introduzione di metodi di lavoro innovativi per l’epoca come il riconoscimento dell’importanza della psicologia in ambito sportivo, l’introduzione del sistema analitico nel comparto analisi e scouting e la promozione di strategie economiche che rendessero i club autosufficienti. Fino a metà anni '00 ha lavorato al Bolton come direttore dell’area tecnica prima di passare al Chelsea e divenire uno degli uomini di punta dei Blues che tra il 2009 e il 2013 hanno vinto tutti i trofei esistenti.
Nel 2014 Mike Forde ha fondato l’azienda Sportsology, offrendo consulenze in ambito tecnico ed economico sia a Carlo Ancelotti, all’epoca allenatore del Real Madrid, che ai San Antonio Spurs, campioni in NBA dopo aver battuto alle Finals i Miami Heat. Oggi Forde e Sportsology rappresentano un punto di riferimento a cui numerose società di calcio, basket, hockey, ciclismo e football americano si affidano per risollevare le proprie sorti.
Il caso Bolton
Potrebbe suonare strano ma il primo a riconoscere la bravura di Forde è stato Sam Allardyce. Nella sua biografia, pubblicata nel 2015, Big Sam ha raccontato come la percezione esterna del suo Bolton fosse totalmente errata. Un club che magari non aveva uno stile di gioco godibile, fatto di lanci lunghi e sgomitate, ma che a fari spenti lavorava per colmare il gap nei confronti delle grandi squadre e provare ad assestarsi nelle zone medio-alte della classifica. A disposizione di Allardyce, oltre ai suoi uomini di fiducia, vennero ingaggiati nuovi preparatori atletici, nutrizionisti e psicologi.
L’accordo con Prozone – società specializzata nell’analisi della performance sportiva e nel tracciamento degli atleti in campo – dotò il centro sportivo di Lockstock e il Rebook Stadium di speciali telecamere per riprendere partite e allenamenti, in modo da fornire dati utili agli scout e allo stesso Big Sam per analizzare allenamenti e partite. Buffo pensare come prima di Prozone in tutto il centro ci fosse un solo computer, di quelli alimentati a carbone, nell’ufficio della segretaria del presidente. Una delle ali dell’edificio fu invece destinata ad ospitare la mensa del club – da cui fu bandito il junk food – e un’area ricreativa mirata a favorire l’interazione tra calciatori della prima squadra e quelli delle giovanili.
Forde era convinto che una società piccola come il Bolton avrebbe potuto competere con i grandi club non solo investendo sul mercato, ma lavorando nella valorizzazione dell’Academy, servendosi di staff e strutture di primo livello. Di ciò ne avrebbero giovato anche la disastrate finanze del club. Addirittura, nei suoi otto anni al club, il Bolton riuscì a ottenere la promozione in Premier League; salvarsi nei primi due anni di militanza in prima divisione; stabilirsi nella parte sinistra della classifica e infine conquistare la qualificazione in Coppa Uefa sfiorando la vittoria della Coppa di Lega. In tutto il processo, nel Bolton si sono affermati tanti giocatori che poi rimarranno a lungo in Premier League: il giamaicano Ricardo Gardner, il capitano Kevin Nolan, gli irlandesi Joey O'Brien e Jonathan Walters, l’eclettico Ricardo Vaz Tê e l’israeliano Ben Haim passato poi al Chelsea e al City in una squadra che negli anni ha visto anche figure di culto come El-Hadji Diouf, Nicolas Anelka e Jay-Jay Okocha.
La scelta di Ten Hag al Manchester United
Non è un mistero che il Manchester United, prima dell’arrivo di Erik ten Hag, fosse un club in difficoltà, oscurato dai cugini del Manchester City e con la tifoseria in aperta contestazione verso la famiglia Glazer. Per scegliere il successore di Ralf Rangnick furono proprio i proprietari del club a chiedere un aiuto a Sportsology. Mike Forde in persona si accodò al direttore sportivo John Murtough, il direttore tecnico Darren Fletcher e il CEO Richard Arnold in occasione dei colloqui con una lista di candidati che includeva, oltre allo stesso tecnico olandese, anche Pochettino, Lopetegui, Rodgers, Luis Enrique e Tuchel.
L’effetto Sportology è immediato. I candidati da sei diventarono soltanto tre: Rodgers venne scartato a seguito dei pessimi risultati ottenuti col Leicester e Luis Enrique per la sua ferma volontà di voler continuare il lavoro con la Spagna fino a dopo la Coppa del Mondo. Infine, la scelta di scartare anche Julen Lopetegui fu presa sulla base del suo stretto rapporto con Jorge Mendes. Il capo di Sportsology credeva infatti che lo United dovesse procedere senza essere condizionato da una figura come quella del superagente portoghese, che avrebbe probabilmente voluto prendere decisioni anche in merito alla costruzione della rosa.
Un’altra decisione forte fu quella di tenere i calciatori, ritenuti non adatti ad avere voce in capitolo dopo le disastrose esperienze post-Ferguson, fuori dal processo decisionale. Spifferi da Carrington su un presunto malcontento circa l’ingaggio di Mauricio Pochettino non fermarono i colloqui, arrivato infatti ai meeting finali insieme allo stesso ten Hag. Decisivo per ten Hag fu un incontro ad inizio aprile in un hotel segreto poco fuori Amsterdam. Contrariamente a quello che si possa pensare, pare non si sia parlato né di acquisti, né di fondi a disposizione per il mercato e neanche di obiettivi da raggiungere, piuttosto della composizione dello staff. Ai già presenti Eric Ramsay (specialista nei piazzati) ed i preparatori dei portieri vennero messi sotto contratto il braccio destro di ten Hag, Mitchell van der Gaag; l'ex allenatore della nazionale inglese Steve McClaren; il Match Analyst Kevin Keij e il sudafricano Benni McCarthy, ex calciatore di Porto e Blackburn, come preparatore degli attaccanti. Dopo la prima stagione, ten Hag è ancora saldamente alla guida del Manchester United, avendo gestito alla perfezione il caso Cristiano Ronaldo e riportato subito la squadra in Champions League.
Il titolo del Feyenoord
Nonostante la crescente reputazione di Sportsology non deve essere facile trovare dei dirigenti di grandi squadre che abbiano l’umiltà di mettere in discussione il proprio metodo di lavoro ed aprirsi al cambiamento mediante l’ingerenza di figure esterne al club. Già un anno prima della partnership con il Manchester United, però, era stato il Feyenoord a decidere di affidarsi a Sportsology.
Ad occuparsi del restyling del club fu il ventinovenne Matt Wade; un ex barista, ex volontario della Polizia di Manchester ed ex preparatore di una squadra giovanile inglese di football americano. Lavorando con il club di Rotterdam, Wade notò come i vari comparti del club fossero sostanzialmente indipendenti tra di loro; addirittura la stessa sede del club era dislocata su due edifici con ingressi indipendenti. Banalmente, tra i due palazzoni, non c’era contatto; non si parlavano. Sembrò quindi fisiologico voler riunire tutti sotto lo stesso tetto così da lavorare gomito a gomito, da chi si occupava degli affari della prima squadra fino a chi si dedicava a lavoro delle Academy.
Sullo scouting, a seguito di un’attenta indagine, si scoprì che il Feyenoord aveva un solo scout a contatto diretto col direttore sportivo, contro i dodici di Ajax e PSV. Inoltre, il club, nonostante impiegasse i servizi di data-scouting come WyScout e Scout7, non aveva nessun osservatore capace di interpretare i dati e preparare dei dossier per lo staff tecnico. Uno degli obiettivi principali, quindi, diventò quello di rendere il club autosufficiente senza ricorrere a ricapitalizzazioni o ricerca di investitori esterni. Ciò sarebbe accaduto se il Feyenoord avesse smesso di farcire la rosa di calciatori già nel pieno della maturità e con stipendi gravosi sul bilancio. Si sa, le rivoluzioni non sono dei pranzi di gala e nel caso del Feyenoord, questa è stata effettivamente abbastanza radicale, dato che ha visto cadere la testa di un santone come Dick Advocaat, sostituito con il giovane Arne Slot, sulla cresta dell’onda dopo l’esperienza con l’AZ in cui, tra gli altri, aveva lanciato alcuni futuri nazionali come Wijndal, Koopmeiners, Stengs, Til e Boadu.
Tre anni dopo, il Feyenoord è una delle squadre più interessanti d'Olanda: nel 2022 ha raggiunto la finale di Conference League eliminando, tra gli altri, l'Olympique Marsiglia e nella scorsa stagione ha conquistato la vittoria in Eredivisie dopo cinque anni di astinenza. In tutto questo processo di crescita il club ha incamerato e valorizzato numerosi giocatori come David Hancko, Mats Wieffer, Lutsharel Geertruida e Santiago Gimenez, costati poco più di 15 milioni in tutto. E come loro anche due prodotti delle giovanili come Orkun Kokcu, e Tyrell Malacia, che hanno fruttato al club oltre 40 milioni di euro per le cessioni a Benfica e Manchester United. A riprova del grande lavoro fatto c'è stato anche il forte interesse del Tottenham sullo stesso Arne Slot, poi rimasto solo sulla carta per il rifiuto del tecnico. Tutto ciò è stato possibile grazie al ragazzino ex volontario e barista. Quel ragazzino che da Rotterdam non è andato più via: è diventato il responsabile delle strategie sportive.
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