Cinque giocatori interessanti dall'Europeo Under 21
Un torneo che ci ha regalato numerosi spunti.
Circa una settimana fa volgeva al termine il campionato Europeo Under 21 con la vittoria dell’Inghilterra a coronamento di un cammino perfetto – solo vittorie e senza subire reti – e di un percorso iniziato con la vittoria del Mondiale Under 17 sei anni fa. È stato un torneo molto deludente per l'Italia sia per l'eliminazione al girone – e la conseguente mancata qualificazione alle Olimpiadi del 2024 – che per la qualità offerta da una nazionale che di talento a disposizione ne aveva in sovrabbondanza. Tuttavia, escludendo i problemi dell'Italia, questo Europeo è stato anche tra i più interessanti a livello tecnico e di proposta tattica. In questo ha sicuramente influito la presenza di tanti giocatori che si sono già confrontati con il calcio ai suoi massimi livelli, sia in termini di esperienza nei campionati nazionali che in competizioni europee.
Questo torneo ci ha mostrato giocatori di primissimo piano e già conosciuti come Tonali, Mudryk, Kalulu, Smith-Rowe e Gouiri, ma anche giocatori meno noti, che si sono messi in luce per ragioni differenti e che non necessariamente rappresentano delle sorprese. Per questo motivo, abbiamo scelto cinque giocatori che hanno raccolto il nostro interesse in questo torneo e che sarebbe bene seguire per i prossimi anni:
Portiere: Vítězslav Jaros – Repubblica Ceca
La Repubblica Ceca ha una grande tradizione di estremi difensori, non solo nel calcio: ad esempio, il miglior portiere della storia dell'hockey su ghiaccio, a detta di molti, è stato un ceco, Dominik Hašek. A dimostrazione di questo legame tra le due discipline, Petr Cech ha deciso di indossare maschera, gambali e bastone per difendere la porta dei Guildford Phoenix, quarta serie hockeistica della piramide inglese. Di Cech ricordiamo il suo fisico longilineo e le braccia lunghe all'inverosimile, un tratto non solo estetico ma anche e soprattutto funzionale, che lo rendeva formidabile nel gestire i palloni alti ma anche per arrivare su palloni indirizzati all'angolo distendendosi a terra.
Tutta questa digressione serve a presentare Vítězslav Jaros, portiere classe 2001 di proprietà del Liverpool, che si è messo in luce nel corso dell'Europeo con la sua capacità di sfruttare le sue lunghe braccia per raccogliere cross e palloni alti in generale; le sue movenze ed il suo stile tra i pali ricorda tantissimo l'ex portiere del Chelsea. L'highlight del suo Europeo è la parata sulla punizione di Stiller nella partita vinta dalla Repubblica Ceca sulla Germania: non è mai facile arrivare su un pallone che supera la barriera sul palo più lontano, ma proprio la caratteristica di Jaros di poter allungare a dismisura le proprie braccia è stata decisiva per ricacciare fuori dalla porta la conclusione mancina del giocatore tedesco.
Jaros è di proprietà del Liverpool ma l’impressione è che si un portiere più adatto a squadre che si chiudono molto e istigano gli avversari a insistere su cross e tiri da fuori. Nelle conclusioni ravvicinate non pare avere la giusta reattività nel distendersi a terra e questo potrebbe ostacolare una carriera ad alto livello ma se riuscisse a migliorare sotto questo aspetto, allora potremmo vederlo calcare palcoscenici interessanti.
Questo Europeo ha messo in mostra davvero tanti portieri importanti: l’Inghilterra deve molto a Trafford per aver chiuso la competizione da vincitrice e soprattutto con la porta inviolata per tutto il corso del torneo mente il portiere olandese, Bart Verbruggen, si è confermato quello con le prospettive di carriera più interessanti. Insomma, siamo di fronte ad una nuova generazione di estremi difensori forti tra i pali ed ormai abituati al gioco con i piedi che toglierà dall’impaccio molti allenatori di dover pesare le qualità dei portieri tra capacità di impostazione del gioco e difesa della porta.
Centrocampista: Angelo Stiller – Germania
L'idea del giocatore tedesco iperatletico è qualcosa che nell'ultimo decennio ha iniziato a scadere nell'obsoleto. A questo ha contribuito anche la strategia della federazione tedesca, che ha contribuito a valorizzare i giocatori sia sull'aspetto tecnico che sull'intelligenza tattica. In questo prototipo si inserisce Angelo Stiller, centrocampista dell’Hoffenheim proveniente dal settore giovanile del Bayern Monaco, che si è messo in luce in questo Europeo con la maglia di una nazionale tedesca che si era presentata alla kermesse disputata in Romania e Georgia con una versione “sperimentale”, priva di vari elementi che sono già diventati parte integrante della nazionale maggiore di Hansi Flick.
Stiller è un giocatore che potrebbe essere schierato in diverse posizioni e in diversi contesti, si trova molto a proprio agio quando può giocare un alto volume di palloni nel corso della partita, per questo motivo lo si vede sempre in giro per il campo, posizionandosi sempre nel modo migliore per ricevere palla fornendo una soluzione di passaggio pulita per i propri compagni.
Una volta entrato in possesso, Stiller cerca sempre la giocata progressiva, che sia una conduzione individuale o la ricerca di un passaggio filtrante, tutto in linea con la propensione verticale con cui sono indottrinati i calciatori della scuola tedesca contemporanea. Pur facendo parte di una squadra che ha raccolto un magro bottino nella competizione, con 1 punto all’attivo e 2 sole reti segnati, Stiller è stato coinvolto in entrambe le marcature – 1 goal ed 1 assist – e non c’è stato attacco pericoloso della squadra allenata da Antonio Di Salvo che non sia passato dai suoi piedi.
Nell’ultima stagione all’Hoffenheim è stato poco utilizzato da titolare ma dopo le prestazioni in questo Europeo e la cessione di Baumgartner al Lipsia, lo spazio per Stiller potrebbe aumentare sensibilmente. Insomma, Stiller potrebbe diventare un feticcio per gli amanti della media borghesia del calcio tedesco oppure degli amanti di quei centrocampisti che sanno districarsi con livelli alti di qualità sia in fase di costruzione che di sviluppo e rifinitura dell’azione.
Centrocampista: Angel Gomes – Inghilterra
La scelta di schierare Angel Gomes titolare è stata probabilmente la grande intuizione che ha portato l’Inghilterra a fregiarsi del titolo a quasi 40 anni di distanza dall’ultimo successo in categoria. Per questo motivo, più che una rivelazione o una sorpresa, il giocatore inglese ma di origini portoghesi va considerato come una sorta di MVP del torneo nel senso stretto del termine “valuable” a cui la V fa riferimento.
È un esercizio abbastanza semplice quello di indicare come giocatore del torneo l’elemento che più si rende decisivo con le sue giocate. Nel caso di Gomes, però, il suo apporto è stato più profondo e si può cogliere nel modo in cui ha agito da riferimento attorno a cui Carsley ha costruito gli ingranaggi di un collettivo che ha esaltato la grande qualità della nazionale inglese. Questo Europeo è stato degno coronamento di una grande stagione per il centrocampista del Lille. Come altre diverse storie di giocatori dall’elevato tasso tecnico, la svolta potrebbe essere stata quella di aver incontrato sulla propria strada un allenatore, Paulo Fonseca, che ha deciso di arretrarlo dalla trequarti alla mediana, dove si è rivelato un eccellente giocatore in impostazione e in fase difensiva.
Nel 4-2-3-1 con cui la formazione inglese ha mostrato larghi sprazzi di calcio di alto livello che sembravano attinti dal playbook di Roberto De Zerbi a Brighton, la capacità del giocatore del Lille di resistere al pressing e di giocare la palla anche sotto pressione alternando gioco corto con cambi di gioco millimetrici è da considerare come pivotale per le fortune della squadra che ha portato a casa il trofeo. Oltre alla sua qualità palla al piede è emersa anche la sua capacità di fornire le giuste coperture senza palla: lo abbiamo visto spesso farsi trovare al posto giusto al momento giusto nella propria area di rigore, ad assorbire gli inserimenti dei centrocampisti avversari oppure correre a copertura degli spazi tra terzino e centrale difensivo.
Sotto la gestione Fonseca, Gomes ha trovato probabilmente il suo posto nel mondo del calcio dei grandi ed il fatto che Carsley gli ha affidato il centrocampo dell’Under 21 togliendo la titolarità a Skipp – che è stato titolarissimo di questo gruppo sin dall'Under 17 – dimostra quanto il giocatore del Lille sia cresciuto a dismisura e quanto abbia impattato sulla scelta del commissario tecnico di passare al doppio mediano per esaltare le sue doti e quelle del compagno di reparto Curtis Jones.
L’Europeo Under 21 ci ha regalato tante partite spettacolari grazie all’intuizione di molti allenatori di affidarsi a due centrocampisti centrali in costruzione, una soluzione che si è mostrata un ottimo chiavistello per creare spazi alle spalle del centrocampo avversario e che ha esaltato giocatori dalle qualità tecniche importanti come quelle dell’ex stellina del Manchester United.
Esterno: Sergio Gomez – Spagna
Sergio Gomez è stato a suo modo una rivelazione soprattutto perché con la maglia della nazionale iberica ha mostrato alcune dimensioni inaspettate del suo gioco, soprattutto avendo a riferimento il suo modo di giocare con i club. Vedendolo giocare nelle ultime stagioni con la maglia dell’Anderlecht e del Manchester City ci eravamo fatti un’idea di un terzino sinistro dalla grande capacità di spinta e in grado di dispensare assist con le sue discese palle al piede ed i suoi cross, magari se servito da un compagno sulla corsa. Insomma, una versione catalana dei nostri Biraghi e Dimarco.
Tuttavia, complice la presenza nella rosa della Spagna di uno dei terzini più performanti della Liga, ossia Juan Miranda, Santi Denia ha spostato in avanti il giocatore del Manchester City – una mossa non inedita nel ciclo di questa Under 21 spagnola – facendoci apprezzare un giocatore con una serie di colpi molto più varia rispetto a quanto ci aspettavamo.
Innanzitutto abbiamo potuto constatare che non si tratta di un giocatore da servire meramente sulla corsa. Gomez infatti ha mostrato di essere decisamente un giocatore associativo – d'altronde puoi lasciare la Masia ma la Masia non lascerà mai te – e anche un bel grimaldello da utilizzare per il commissario tecnico iberico nei momenti più complicati delle partite.
Ormai le difese avversarie hanno imparato a trovare le contromisure al rigido calcio posizionale spagnolo, e Santi Denia ha usato Sergio Gomez per fornire alternative allo spartito, lasciandogli la libertà di scambiare la posizione con Rodri sull’altra fascia così come quella di entrare in campo a creare situazioni di superiorità numerica centralmente per favorire le sovrapposizioni di Miranda garantendo alla manovra spagnola di non annacquarsi.
Con 7 passaggi chiave, l’ex terzino dell’Anderlecht è stato il miglior rifinitore della competizione alle spalle proprio del suo compagno di squadra Rodri, inoltre è stato il terzo giocatore per expected assist nella competizione alle spalle di Gibbs-White e di Sandro Tonali, a dimostrazione di avere un sinistro in grado di pescare i compagni nella posizione migliore per finalizzare.
Con un Manchester City reduce da una stagione in cui ha vinto tutto e con un allenatore in grado di dare sempre un nuovo senso alla carriera di un calciatore, questo Europeo alza molto le aspettative da riporre su Sergio Gomez nel disegno a cui Guardiola sta pensando per i Citizens nella prossima stagione. Osservando la grande quantità di compiti che il giocatore catalano può eseguire è probabile che Pep si stia già fregando le mani all’idea di inventare qualcosa per esaltarlo.
Trequartista: Artem Bondarenko – Ucraina
La cavalcata della formazione ucraina in questo Europeo ha creato una grossa empatia nei confronti di questa nazionale per una duplice ragione: da un lato dei giocatori che giocano per la maglia di una nazione martoriata da un conflitto senza senso – ammesso che i conflitti possano avere un senso – dall’altro la squadra allenata da Ruslan Rotan ha messo in mostra un calcio molto riconoscibile che ha raccolto il lascito della stagione spesa da Roberto De Zerbi allo Shakhtar. La spina dorsale della squadra era composta da giocatori che giocano o che hanno militato nella formazione originaria di Donetsk, ed il cui stile di gioco si è ormai impregnato degli insegnamenti dell’attuale tecnico del Brighton. L’esempio migliore di questa evoluzione è il capitano della squadra, ossia Artem Bondarenko.
Il centrocampista classe 2000 ama muoversi nello spazio di centro-destra partendo dalla propria metà campo quando si tratta di costruire l’azione per poi sostenere i compagni nelle fasi successive del gioco usando il mezzo spazio di destra come habitat per ricevere il pallone e dialogare con i compagni sulla trequarti oppure per usarne i movimenti senza palla per potersi inserire in area di rigore.
Le due reti realizzate nella fase ad eliminazione diretta contro Francia e Spagna sono una chiara rappresentazione di questo assunto, pur essendo la dinamica delle due reti molto diversa. In entrambe le occasioni, il giocatore dello Shakthar mostra un’ottima lettura dei movimenti della linea difensiva avversaria e sceglie il tempo giusto per attaccarla; a questo si aggiunge anche un’elevata qualità nella finalizzazione, specie nel goal realizzato alla formazione transalpina in cui si permette di mettere a sedere Lukeba.
Bondarenko è un centrocampista dalla grossa vocazione offensiva che si è evoluto in un box-to-box in grado di attaccare l’area avversaria tanto quanto in grado di tenere la posizione in fase difensiva: l’Ucraina in questo Europeo ha alternato fasi di dominio del possesso palla con fasi di prolungate difese posizionali e Bondarenko ha sfruttato la sua capacità di leggere il gioco e le sue lunghe gambe – è alto 186 cm ma le sue gambe creano visivamente l’illusione di un giocatore più alto – per intercettare palloni e fornire raddoppi in caso di 1vs1 laterali.
Siamo di fronte a un giocatore completo che ha ricevuto negli ultimi anni quegli strumenti tattici utili a renderlo un giocatore che può funzionare sia in un centrocampo a due che come mezzala nel centrocampo a tre ma, soprattutto, un elemento in grado di svolgere diverse funzioni in mezzo al campo a seconda del piano-partita che si vuole affrontare. Il suo valore su Transfermarkt – per quello che può valere – si è decuplicato nell’ultimo anno, a dimostrazione che anche per lui questo Europeo è stato il consolidamento di una crescita progressiva avvenuta nel corso della stagione; gli osservatori di mercato valutano il suo cartellino intorno ai 15 milioni, sarebbe una grande occasione per chiunque.
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