Considerazioni sparse su "Elemental" (Pixar)
"Leggero" non significa per forza semplice e disimpegnato, ma qualcosa continua a mancare.
- Lo scorso 21 giugno è uscito nelle sale di tutta Italia l'ultimo film d'animazione targato Pixar: "Elemental". La storia è ambientata ad Element City, una metropoli che ricorda molto da vicino quelle statunitensi, dove convivono (più o meno) pacificamente abitanti che personificano quattro elementi fondamentali: Fuoco, Acqua, Terra e Aria. La protagonista è una ragazza-fuoco di nome Ember, figlia di immigrati della Terra del fuoco, una zona le cui tradizioni e l'austerità degli abitanti si rifanno (ben poco) velatamente al Giappone, trasferitisi per rifarsi una vita dopo un episodio che viene raccontato nel corso del film. La ragazza, la cui età non viene rivelata ma pare circa ventenne, viene cresciuta con l'obiettivo di rilevare il negozio del padre una volta che questo andrà in pensione ma, come diceva John Lennon, "la vita è ciò che ti accade quando sei intento a fare altri piani" e a questo lei non fa eccezione;
- I temi trattati dal film sono i più sviariati, a partire da quello dell'inclusione che viene affrontato da tutti i punti di vista: in primis quella prettamente razziale, con le fiamme costrette a difendersi dalla tanto "odiata" acqua, ma senza rendersi conto di rappresentare a loro volta un pericolo per la terra, fino a quella di genere, con il primo personaggio non-binario della storia della Disney, Lake Ripple, giovane artista che parla di sé utilizzando il pronome "loro", facente della famiglia di Wade, uomo d'acqua e co-protagonista dell'opera Pixar. Sarà proprio la contrapposizione fisica e caratteriale di quest'ultimo con Ember a fungere da filo conduttore per tutta la trama, che porterà ad avvicinarsi due elementi che paiono tra loro intoccabili come acqua e fuoco;
- Il vero problema di "Elemental", a conti fatti, potrebbe essere proprio quello di aver cercato di affrontare tanti temi, tutti interesssanti, senza approfondirne fino in fondo nemmeno uno, ma soltanto sfiorandoli, quasi volendo dare un'infarinatura di base su tutti, senza il coraggio di affondare. Una scelta dettata, con ogni probabilità, dall'idea di rivolgersi ad un pubblico meno impegnato e di età inferiore, ma che di fatto rende l'opera come una specie d'incompiuto, adatta per tutti, ma perfetta per nessuno, come una specie di "Jack of all trades, masters of none" in versione cinematografica. Probabilmente è per questo che anche la risposta del botteghino è stata tiepida, arrivando nel tempo a coprire i costi della produzione ed evitare il "flop" vero e proprio, ma senza il cambio di marcia che ne avrebbe decretato il successo a livello economico;
- Dal punto di vista visivo, "Elemental" non tradisce lo spettatore, né la grande tradizione della Pixar, con uno stile che ha costretto la casa statunitense ad affidarsi ancora una volta alle nuove tecnologie per trasformare in realtà l'idea grafica maturata nelle teste degli autori. Se animare un giocattolo era stata una grande sfida nel pieno degli anni novanta, lo è stato altrettanto dare vita a elementi come fuoco e acqua, per trovare il giusto equilibrio tra espressività e realtà, senza renderli troppo spaventosi o simili a demoni o fantasmi. In questo caso è stata l'AI ad andare incontro agli animatori, come raccontato da Paul Kanyuk, supervisore tecnico della Pixar, che con la collaborazione del team dei Disney Research Studios ha utilizzato il Neural Style Transfer (NST) per la realizzazione del personaggio di Amber, che ha fatto da "locomotiva" per tutti gli altri e ha aperto nuove strade per l'animazione del futuro;
- Per definire "Elemental" con una citazione, a chiosa di quanto scritto finora, si può usare il classico "bene, ma non benissimo". L'ultimo sforzo della Pixar non sarà mai ricordato come un capolavoro dello studio d'animazione che ci ha abituati a vere e proprie rivoluzioni come quella di Toy Story o Wall-E, ma s'inserisce perfettamente in un filone già recentemente sperimentato con "Red" e "Luca", ma prima ancora con "Inside Out", dove lo spettatore viene portato ad affrontare temi sociali e d'introspezione, nel caso specifico dedicati soprattutto ai pre-adolescenti, ma già comprensibili a bambini più piccoli e, perché no, utili a qualche genitore che ha bisogno di un piccolo "ripasso" su concetti come integrazione e accettazione, tuttora molto meno radicati nella società di quanto dovrebbero essere.
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