Tonali in campo con il Milan.
, 5 Luglio 2023
11 minuti

Il Milan ha perso la sua anima


Gli addii di Maldini e Tonali hanno aperto all'incertezza.

Essere tifosi del Milan oggi è come avere 22 anni. Un aspetto positivo dell'avere 22 anni è non avere idea di chi sei, cosa vuoi, come puoi pagare l'affitto. Cosa indossare al mattino è una scelta oculata e poco rilevante, ti senti giovane e inizi a trovare risposte ad almeno alcune domande su di te, consapevole che c’è ancora molta vita davanti e le scelte lì per lì non nascondono grandi drammi nel breve periodo.

In pratica il mistero e il caos non sono così terribili, anzi potrebbero essere un alleato nella misura in cui ti permettono di scoprirti. Ma una cosa brutta è che quelle domande sono piuttosto oscure e risucchiano tutta l'aria che respiri. Si rischia di guardare indietro e avere paura di non saper farsi scivolare le cose di dosso, ci si innamora della cosa più affascinante, perché troppo bella per essere vera. Ma ancora si pensa che sia facile capire di poter amare senza che sia difficile, e quando ci si pente per il dolore causato dalla fiducia concessa inizialmente solo per gioco, arrivano i dubbi e il risentimento verso se stessi e si decide di accontentarsi di altro, come di una persona da cui non si è particolarmente attratti o di fare un lavoro che porta più stress o benefici materiali che passione o ambizione.

L’ambizione è proprio una cosa a cui i tifosi del Milan sono abituati. L'avevano persa durante la tanto nefasta quanto comica banter era per poi ritrovarla quando il lavoro fatto da Maldini, Massara e Pioli ha riportato prima la qualificazione in Champions League e poi il diciannovesimo scudetto. E poi all’improvviso è bastato un comunicato per rimettere tutto in dubbio. L'ambizione, ma anche l’amore e la passione per quello in cui si crede. In questo caso il comunicato non è neanche uno, ma sono ben due.

Il primo è datato 6 giugno 2023, la separazione “con effetto immediato” con Paolo Maldini. "Paolo Maldini conclude il suo incarico nel Club, con effetto dal 5 giugno 2023. Lo ringraziamo per il suo contributo in questi anni, con il ritorno del Milan in Champions League e con la vittoria dello Scudetto nella stagione 2021/22. Le sue responsabilità saranno assegnate a un gruppo di lavoro integrato che opererà in stretto contatto con il Coach della prima squadra, riportando direttamente all'Amministratore Delegato". Una nota del club fredda, a cui è seguita quella riguardante Fredric Massara, il ghostwriter della bandiera rossonera versione dirigente. Il Milan si separa da un pezzo importante della propria storia, dalla sua anima.

Non si sanno le cause reali della separazione. C’è tanta speculazione tra chi parla di mercato fallimentare e distanza di visione, ma è stato un messaggio chiaro da parte della proprietà rossonera: il lavoro fatto da Maldini per riportare il Milan ad un livello di competitività altissimo sia in Italia che in Europa è stato ignorato. Già l’anno precedente ci era voluto un mese di estenuanti trattative e silenzi ingombranti prima del rinnovo. Adesso questa mossa sembra più che mai politica, quasi per togliere i riferimenti emotivi ai tifosi. L’iconografia di Paolo Maldini sia in campo che fuori scompare dalla vita milanista, lasciando dietro di se tanti bei ricordi e tanti dubbi per il futuro.

Il secondo è datato 3 luglio 2023. Quello che ha sancito la già risaputa, e diventata ufficiale dopo l’eliminazione dell’Italia dagli Europei Under-21 che stava disputando, cessione di Sandro Tonali al Newcastle per una cifra che dovrebbe essere intorno agli 80 milioni di euro. Scrivo dovrebbe perché anche qui c’è speculazione sulle cifre vere dell’operazione e quando le squadre inglesi comprano i giocatori scrivono “undisclosed fee”, ovvero compenso non dichiarato.AC Milan comunica di aver ceduto, a titolo definitivo, il diritto alle prestazioni sportive del calciatore Sandro Tonali al Newcastle United FC. Il Club ringrazia il centrocampista per i tre anni splendidi vissuti insieme e gli augura le migliori soddisfazioni personali e professionali”.

L'addio di Tonali nella testa di un tifoso rossonero fa quasi più male di quella di Maldini. Perdere Tonali, che incarna il sogno di qualsiasi tifoso del Milan di giocare per la propria squadra del cuore, è stata una fitta al cuore di quelle preoccupano e ti fanno pensare che è il caso di farsi controllare. Tonali è una perdita enorme sotto tanti punti vista: tecnico, carismatico e sentimentale. Era il capitano del futuro, quello che aveva chiesto il permesso a Gattuso di poter indossare il suo numero, quello che in campo battagliava come fosse in trincea. Un giocatore che piano piano era diventato fondamentale, che copriva una porzione di campo enorme e che quando recuperava il pallone con forza dava una carica che si propagava ai suoi compagni e a tutto San Siro. Una sicurezza, anche lui. L’uomo a cui aggrapparsi.

Stefano Pioli festeggia insieme a Sandro Tonali.
(Foto: AFP)

Persi loro è francamente difficile capire a chi aggrapparsi. Una cessione di Leao o Theo sarebbe stata meno dolorosa: sarebbe stata accolta con razionalità e la consapevolezza che certi giocatori prima o poi devono salutare. I tifosi milanisti a questo sono abituati. Due anni fa hanno perso Donnarumma e Calhanoglu, salutati con rabbia, e l’anno scorso hanno perso Kessie, salutato con più riconoscenza. Tonali non è quel profilo. Con Maldini e Tonali è diverso. La loro partenza ha tolto certezze, il senso di milanismo in seno al board dirigenziale. Ora è come se i tifosi avessero perso la loro rappresentanza presso il club.

La proprietà americana RedBird, impersonificata dalla figura poco chiara e coinvolta di Gerry Cardinale, sembra essersi comportata proprio così. C’erano tante promesse visto che prendevano il timone proprio nei giorni dello scudetto. Promesse che riguardavano il mercato e riportare il Milan in alto, puntualmente smentite dalla mancanza di fiducia riposta in Maldini (o riposta da Maldini). L’impressione è che si sia voluto soprassedere ad un lavoro importante, una base solida da cui ripartire, perché abbia aumentate le aspettative dietro ad un club che brama essere in cima al mondo storicamente, abituato ai successi del periodo berlusconiano.

Che il minimo cambio di approccio alla filosofia di scouting di Maldini con le sue richieste per tenere il Milan nella posizione di competitività non sia la cosa giusta. E allora venga “Moneyball” e le statistiche. Un approccio da cui non bisogna diffidare a priori, ma nel calcio ci sono anche altre cose a cui aggrapparsi, come la fede, la passione e il rispetto per la storia. RedBird però a queste cose non sembra molto interessata, e visti i precedenti delle proprietà americane nel calcio italiano, è francamente difficile aggrapparsi a questa filosofia.

E quindi, che prospettive può avere un disilluso tifoso milanista per la prossima stagione. Come può passare l’estate sotto l’ombrellone? Giusto non avere aspettative e aspettare la notizia certa o impantanarsi in uno scrolling compulsivo sotto l’ombrellone per sognare o disilludersi?

Cominciamo con una cosa positiva: Tonali è stato sostituito subito. Prima dell’ufficialità dell'ufficialità della cessione, Ruben Loftus-Cheek si è presentato a Casa Milan. È una buona notizia perché per una volta non si è aspettato. Calhanoglu e Kessié non erano stati sostituiti numericamente. Il 27enne inglese è un profilo ottimo per il Milan e per la Serie A sia dal punto di vista tecnico che fisico. Alto 1.91, è dotato di grande tecnica, sa dribblare e proteggere il pallone molto bene, oltre a essere in grado di ricoprire vari ruoli del centrocampo, sia in mediana che sulla trequarti.

Il Milan, che ha un’ottima intesa di mercato con il Chelsea, lo seguiva da tempo ed è arrivato probabilmente con un anno di ritardo. Fosse stato acquistato la scorsa stagione sarebbe stata un’arma importante e, se non fosse stato ceduto Tonali, con il suo solo acquisto il Milan avrebbe alzato il livello della rosa notevolmente.

Ma per come si sono messe le cose bisogna anche dare uno sguardo ai dubbi. Loftus-Cheek nelle ultime stagioni ha giocato molto poco, tanto per il marasma che è l’organico del Chelsea quanto perché viene dalla rottura del tendine di Achille. Un infortunio non facile da smaltire per un giocatore con la sua struttura fisica. E poi parliamo di un giocatore che è molto meno diretto rispetto a Tonali e Kessie, che preferisce fraseggiare nello stretto e mettere ordine. In questo senso, per quanto oculata e ragionevole, la scelta di investire su di lui rimane una scommessa. Dopo che la scommessa De Ketelaere è andata malissimo, la pressione su di lui sarà tanta. E sappiamo quanto può essere pesante la pressione di San Siro sui suoi giocatori, come ha mostrato proprio il belga quest’anno.

Poi c’è un lato ironico. Perché accantonare Maldini ma prendere un profilo individuato sotto la sua gestione? Che distanze c’erano realmente tra dirigente e proprietà se poi si continua a cercare profili simili? È un po’ quello che sta succedendo per il flirt-non-flirt con Daichi Kamada. Il centrocampista giapponese dell’Eintrach Francoforte è svincolato e il suo arrivo sembrava cosa fatta, ma l’affare sembra congelato se non addirittura sfumato. C’è un silenzio imbarazzante, che ha spinto Roma e Inter a provare a beffare il Milan e forse non è il caso di ripetere quanto successo con Marcus Thuram. Per tesserare Kamada il Milan deve prima liberare un posto da extra-comunitario, una cosa che in questo momento pare difficile. Ma serve come il pane ad un carcerato, perché è giunto il momento che il Milan risolva i suoi problemi di organico.

Questi sono presenti dall’intera gestione di Pioli vista la difficoltà a sostituire i partenti in maniera convincente. Con l’infortunio di Bennacer, il Milan al momento ha solo 3 centrocampisti di ruolo a disposizione: Tommaso Pobega, un giocatore che già dalla prima giornata dello scorso anno aveva mostrato gravi lacune nel giocare basso e offrire coperture sulla sinistra; il già citato Loftus-Cheek e Rade Krunic, sottovalutato, molto utile ma comunque non del livello di Tonali e Bennacer.

Serve quindi un altro mediano con caratteristiche difensive, un profilo complicato da trovare sul mercato oggi e potrebbe spuntare qualche nome nuovo con il propagarsi della stagione estiva, ma l’impressione è che si possa trattare di un’altra scommessa che si spera trovi più spazio di quello concesso a Vrancx, bocciato e rispedito a Wolfsburg. In questo senso, quello di Sofyan Amrabat sarebbe il profilo ideale e permetterebbe al Milan di salire davvero di livello come rosa anche in assenza di Tonali, molto più di quanto non accadrebbe con il più chiacchierato Frattesi.

Ma i problemi non finiscono qui. Al Milan serve anche un attaccante non certo da oggi, visto che Giroud tira da solo l’intero carro ma ormai si sta avviando verso i 37 anni, ma tutto sembra congelato dalle difficoltà di liberarsi di Rebic e Origi, due giocatori fragili e che non hanno reso come ci si aspettava nonostante qualche lampo del loro talento. Qui di nomi per adesso non ne escono. In compenso, la proprietà sembra convinta a investire sulla fascia destra, il ruolo dove i tifosi del Milan chiedono rinforzi da più tempo sia perché Messias e Saelemaekers non sono sembrati all’altezza di essere considerati titolari, sia perché non ci sarà più l'opzione di Brahim Diaz, un giocatore molto criticato ma che è stato fondamentale nelle partite importanti per la capacità di offrire opzioni offensive alternative a quelle che coinvolgevano Leao e Theo Hernandez.

I nomi che sono usciti – Pulisic, Chukwueze e Adama Traoré – sono molto intriganti ma comunque estremamente diversi tra loro. Il primo è un giocatore di grande talento un po’ sgonfiato dalle storture del Chelsea ma ha una qualità e capacità da regista che servirebbero per creare opzioni diverse rispetto a quelle che il Milan ha in quel reparto oggi. Adama è un profilo molto più atletico che tecnico e per questo in Serie A potrebbe anche trovarsi bene ma non sembra calzare troppo nell’idea di calcio di Pioli. Chukwueze invece è indubbiamente il profilo più interessante, più offensivo e cinico sotto porta, la cosa che manca di più al Milan da quella parte. Idealmente porterebbe in doti molti più gol degli altri due individuati, e da quello che trapela non è detto che arrivi solo uno di questi.

Questo però comporta a porsi delle domande su come vedremo la formazione tipo del Milan il prossimo anno, un dettaglio importante che non sa nessuno in questo momento, neanche Stefano Pioli. Visti i nomi che circolano, viene da pensare che si possa passare al 4-3-3 come modulo tipo, che però non sarebbe un grande stravolgimento dal 4-2-3-1 molto verticale con cui il Milan ha costruito la propria rinascita. Ora come ora, sembra più difficile cercare profili che soddisfino le necessità economiche del Milan per andare avanti con quello costruito piuttosto che cambiare lievemente qualcosa. Ma anche questo porta a dubbi e domande, in particolare sul lavoro di Pioli, che quest’anno, tra infortuni, necessità e scelte, ha portato il Milan e normalizzarsi inesorabilmente nonostante il tricolore cucito sul petto.

Nel momento più critico – alla ripartenza post-Mondiale – Pioli ha scelto la prudenza, abbassando il baricentro e scartando completamente una parte dell’organico, ritenuta inadeguata anche a partita in corso. Se le difficoltà di De Ketelaere e Dest sono state sotto gli occhi di tutti, quelle di giocatori come Vranckx e Adli – due profili interessanti per quanto da sgrezzare – le ha viste solo lui, decidendo di non rischiarli mai e affidandosi a solo 12-13 giocatori, cosa che ha evidenziato ancora di più la cortezza della rosa e la poca voglia di utilizzare per intero l’organico a disposizione.

Alcune cose non sono dipese in toto da lui, visto il caos delle liste UEFA che ha quasi fatto diventare Mirante titolare, ma di sicuro l’idea di Milan giovane che aveva la dirigenza e cozzato poco con i bisogni dell’allenatore per portare a casa punti nelle situazioni disperate. Pensiamo solo anche a quanto tempo ci ha messo Thiaw per giocare scampoli di partite e poi trovarsi titolare affidabile all’improvviso.

Con queste premesse, è chiaro che l'ambiente del Milan non può che vivere nell'incertezza. Incertezza per la direzione che la società ha impresso al mercato, apparentemente priva di una strategia comune, ma anche per la conferma di Pioli, che alla fine è rimasto nonostante le grosse responsabilità negli ultimi mesi, facendo alzare qualche sopracciglio ai tifosi del Milan. Lui stesso sembra aver fiutato la situazione e negli ultimi mesi ha adottato un atteggiamento molto più aziendalista ma la sua immagine è ampiamente compromessa.

E lui stesso è finito per diventare un meme.

Il rischio che da queste preoccupazioni prevalga la paura e il Milan si esaurisca, applicando il più classico dei panic-buying, è alto. Tanti nomi, tutti diversi, alcuni non ancora usciti e altri semi sconosciuto che verranno fuori e anche lo spettro di procuratori pronti a prendersi una parte di bottino. Dinamiche che il Milan aveva accantonato con la gestione Maldini, quando comprava giocatori senza annunciarli in pompa magna, senza giocare al fanta-mercato, acquistando giocatori utili e promettenti tutti in sordina, senza strafare e cercando di non mettere pressione ai nuovi arrivati. Neanche il fallimentare mercato dello scorso era uscito da questa dinamica. Con una proprietà che sta applicando una strategia comunicativa molto di basso profilo, qualcosa di abbastanza inedito in Italia, è giusto che i tifosi milanisti si sentano spaesati, avendo perso i loro riferimenti come un ventiduenne che capisce di aver scelto il corso sbagliato in università.

E quindi a cosa deve aggrapparsi un tifoso del Milan? Viene da dire a Mike Maignan, una cosa a cui si è abituati, e al reparto difensivo ricco di talento e promesse, il motivo che ha riportato il Milan a vincere anche quando sembrava impossibile. Poi a Leao e Theo, i cui rinnovi sono l’ultimo grande regalo di Maldini al Milan. La sensazione è che purtroppo non basterà e che altri scossoni estivi sono dietro l’angolo. Quindi bisogna aggrapparsi al fatto che l’estate è ancora lunga e che, come cantano i Coma Cose, “Agosto morsica”. Visto che non è che le altre squadre di Serie A se la passano tanto meglio, il Diavolo ha ancora margine per rispondere al morso.


  • Classe '91, nasce a Milano e vive a Torino dopo tanto all’estero. Ama mettere dischi, il clubbing e gli stadi inglesi. Tifa il Milan, per retaggio familiare, e il Tottenham, per Gareth Bale. Scrive di calcio su Ultimo Uomo e qua e là. Conduce il podcast Britannia sul calcio inglese. Scrive anche di musica, cinema, contenuti culturali e collabora con Seeyousound Festival. Ha un blog, "E adesso Giura".

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