Cosa aspettarsi dal Tour de France 2023
Oltre ai due protagonisti preannunciati: Vingegaard e Pogacar.
Questo pomeriggio inizia il Tour de France e ne vedremo delle belle. Certo dopo le montagne russe dello scorso anno, è arduo pensare che si possano raggiungere picchi simili di adrenalina. I protagonisti comunque saranno gli stessi: Pogačar e Vingegaard si sfideranno di nuovo sulle strade del Tour. Pogačar a caccia della rivincita, Vingegaard della conferma, non solo della corona del Tour, ma di unico ciclista, al momento, capace di mettere in difficoltà lo sloveno in salita e di metterne così in risalto i limiti.
Rispetto al 2022, però, il percorso è molto diverso: l’organizzazione della corsa ha scelto di disegnare una route che non tocchi solo le cime e le strade storiche delle Alpi e dei Pirenei – come avviene quasi ogni anno e che fa sì che il Tour di solito sia fortemente concentrato nella Francia meridionale – ma che passi per tutte le catene montuose nazionali: Pirenei, Massiccio Centrale, Jura, Alpi e Vosgi, per un totale di 30 Gran Premi della Montagna. La partenza del Tour sarà nel tortuoso scenario dei Paesi Baschi, con tre tappe, per poi attraversare la Francia in diagonale. I chilometri a cronometro saranno pochissimi, solo 22 alla sedicesima tappa all’inizio della terza settimana, quindi sarà difficile fare la differenza in questa prova. In generale, c’è una certa brevità delle tappe: poche sforano i 200 chilometri.
Tra quelle più interessanti ci sarà la nona tappa, con arrivo al Puy de Dôme, un vulcano non particolarmente alto, ma che manca dal Tour dal 1988 e che fu teatro di un memorabile scontro tra Jacques Anquetil e Raymond Poulidor nel 1964: sulla salita finale non potrà esserci il pubblico a causa delle difficili condizioni logistiche della strada. Ci sono poche salite “classiche”, quelle famose del Tour, anche se alla sesta tappa del 6 luglio ci sarà lo storico Col du Tourmalet, ormai un appuntamento ricorrente del Tour fin dal 1910 e “Cima Coppi” di questa edizione con i suoi 2115 mt (dal 2001 al corridore che passa per primo sul Tourmalet viene assegnato il Souvenir Jacques Goddet, in onore del giornalista e secondo direttore di gara della storia del Tour).
Pogacar e Vingegaard, e poi?
Chi sono dunque i favoriti? C’è poco da fare, i nomi sono solo due e sono quelli dello scorso anno: Tadej Pogačar e Jonas Vingegaard. I due arrivano in condizioni molto diverse. Il danese della Jumbo Visma ha dominato il Giro del Delfinato a inizio giugno – a onor del vero la concorrenza non era di primo piano –, ha vinto il Giro dei Paesi Baschi a inizio aprile ed è in forma smagliante. Consapevole della propria forza e del valore dei propri compagni di squadra, la doppietta al Tour è l’obiettivo di tutta la stagione. Dal canto suo, Pogačar torna in gara dopo la brutta caduta alla Liegi-Bastogne-Liegi, quando ha subito una frattura dello scafoide che lo ha tenuto lontano dalla bicicletta per molto tempo. È tornato in gara solo a inizio del mese, ha vinto il titolo nazionale a crono e su strada. Ma ai blocchi di partenza parte leggermente indietro. A suo favore gioca l’esperienza fatta lo scorso anno e quindi una preparazione migliore di tutto il team UAE, il fatto che ha già battuto e nettamente Vingegaard alla Parigi-Nizza, e il fatto che si chiama Pogačar: il coniglio dal cilindro lo tirerà fuori in qualche modo. Dietro loro due, non c’è nessuno che onestamente possa ardire alla vittoria finale.
Proviamo quindi a fare un gioco, proviamo a immaginare che oggi, ai nastri di partenza di Bilbao non ci saranno Tadej Pogačar e Jonas Vingegaard. Uno scenario decisamente improbabile, anche se non impossibile visti i recenti rumorosi forfait di Remco Evenepoel al Giro 2023 e dello stesso Pogačar all’alba della Liegi in aprile, quando si è ritirato dopo una caduta arrivata così presto che non ci sono nemmeno immagini o testimonianze affidabili su che cosa sia realmente accaduto. Ecco, se questo remoto e improbabile scenario si configurasse, chi vincerebbe il Tour de France? Alle spalle dei corridori che non sono corridori, ma alieni come Pogačar, Vingegaard, Roglic, Evenepoel e via andare, ecco che si fanno timidamente avanti atleti ottimi ma che hanno la sfortuna di gareggiare in un’epoca complicatissima.
Davanti a tutti c’è Simon Yates, capitano della Jayco Alula, nel pieno della maturità sportiva ma con il grosso handicap che si trascina da inizio carriera: riuscirà a reggere fino alla terza settimana o crollerà inesorabilmente come accaduto sempre? C’è poi Richard Carapaz (EF) che sembra aver accusato parecchio la sconfitta al Giro del 2022 quando Jai Hindley (Bora) gli soffiò da sotto le ruote la maglia rosa negli ultimi duecento metri dell’ultima salita dell’ultima tappa decisiva, quella sulla Marmolada. Tra i favoriti c’è dunque lo stesso Hindley, vincitore del Giro dello scorso anno, che si è preparato in modo minuzioso per partecipare al primo Tour della sua carriera. Corridore senza guizzi eccezionali, ma costante e robusto, potrebbe essere proprio lui il primo favorito dietro i due mostri. C’è poi David Gaudu (Groupama), fiaccola della speranza transalpina, che attende il ritorno di un francese sul gradino più alto a Parigi da trentotto anni, quando Bernard Hinault vinse il Tour nel 1985. Questi corridori verosimilmente si giocheranno la top Ten.
A lato della lotta per la maglia gialla, i fari della ribalta sono puntati su Mark Cavendish a caccia della vittoria numero 35 al Tour: se dovesse arrivare staccherebbe definitivamente un certo Eddy Merckx, che al momento gli tiene compagnia in vetta a questa classifica con 6 vittorie di vantaggio su Hinault. È un record che difficilmente verrà battuto nel breve periodo. Cavendish, dopo aver lasciato la Quickstep, ha cercato disperatamente una squadra World Tour che gli permettesse di partecipare al Tour: l’Astana gli ha offerto l’ultima, imperdibile occasione e fino ad ora il britannico ha ripagato questa fiducia con una prestigiosa, romantica vittoria sui ciottoli dei Fori Imperiali nell’ultima tappa del Giro 2023. Certo a questo Tour la concorrenza è agguerrita: in primis c’è il velocista più in forma di questa stagione, Jasper Philipsen, candidato numero uno alla maglia a verde a punti, ma altrettanto agguerriti sono pure Fabio Jakobsen e Mads Pedersen. Mark Cavendish non avrà vita facile.
La maglia a pois del miglior scalatore è forse la maglia per cui è più complicato individuare un favorito. Ce ne sono tanti, tra giovani e meno giovani, che potrebbero puntare a mettersi in mostra e portarsi a casa una maglia molto prestigiosa: da Thibaut Pinot, che all’ultimo Giro d’Italia ci ha provato in tutti i modi a conquistare la maglia gemella, quella blu, a Giulio Ciccone e Julian Alaphilippe – anche lui in cerca di riscatto dopo un biennio grigio.
Per la maglia bianca del miglior giovane, non c’è molta concorrenza: è altamente probabile che finirà per il quarto anno di fila sulle spalle di Tadej Pogačar, a meno di clamorosi ritiri o crolli che però a quel punto lo escluderebbero anche – e soprattutto – dalla corsa per la maglia gialla.
E gli italiani?
Al via del Tour i corridori italiani in gara sono solo sette, mai così pochi nella storia della corsa gialla. Nessuno di questi ha reali chance di fare classifica, puntare alla top Ten né tanto meno alla vittoria finale, eccetto uno. Giulio Ciccone, in forza alla Trek Segafredo (che ha già vinto il mio personale premio di divisa dell’anno) ha le qualità per provare a puntare alla top Ten e sicuramente alla vittoria di tappa. Dalla sua parte ci sarà anche la voglia di rivalsa dopo che al Giro si era dovuto ritirare prima ancora di partire.
Tra gli altri italiani al via ci sono dei valorosi gregari, come Daniel Oss(Total Energies), Jacopo Guarnieri (Lotto Dstny) e soprattutto Matteo Tretin (UAE), chiamato al fondamentale compito di assistere Tadej Pogačar nella scalata verso il terzo Tour della carriera. Il corridore di Borgo Valsugana è stato protagonista di un ottimo inizio di stagione alle dipendenze proprio di Pogačar e la sua presenza davanti potrà essere un fattore positivo per le sorti della corsa del campione sloveno. Tra gli Azzurri, ci sono poi dei corridori che possono giocarsi la vittoria di tappa: Alberto Bettiol (EF), Gianni Moscon (Astana) e Luca Mozzato (Team Arkea). Bettiol è chiamato a riscattare una prima parte di stagione scarica, mentre Gianni Moscon avrà l’ennesima occasione di scacciarsi di dosso la sfortuna. Luca Mozzato si gioca la possibilità di migliorare lo score dello scorso anno, quando nella corsa gialla ha chiuso 5 volte nella top ten – e un’altra volta è arrivato 11°. In attesa di tornare ai fasti che ci competono, anche Oltralpe.
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