Considerazioni sparse sulla cessione di Tonali al Newcastle
La fine di un'era per la squadra rossonera.
- Per una volta, partiamo dalle conclusioni: per una squadra di Serie A, ad oggi, è fattibile rinunciare ad una plusvalenza di (circa) 70 milioni di euro maturata con un singolo giocatore? La risposta, nel 99% dei casi, sarà molto semplice: NO. Purtroppo per il Milan, o meglio per i suoi tifosi, Sandro Tonali non rientra in quell'eccezione dell'1% nonostante si tratti di un giocatore al centro del progetto sia dal punto di vista tecnico, che tattico, per non parlare della sua importanza a livello di spogliatoio. La domanda che ci si dovrebbe porre in questi casi, quindi, è un'altra: perché il calcio italiano s'è ridotto ad essere uno step di passaggio a qualcosa superiore? La risposta sta nell'inadeguatezza dei vertici del nostro calcio, che preferiscono rispecchiarsi dietro a risultati effimeri e semi-casuali come le finali delle coppe europee (tutte perse), piuttosto che guardarsi in faccia e trovare il coraggio di ammettere il proprio fallimento;
- Detto questo, è giusto porsi degli interrogativi relativi alla situazione specifica, perché in campo ci vanno i calciatori e non le plusvalenze. Con l'infortunio di Bennacer, che rientrerà nel migliore dei casi a gennaio, se non in primavera e la cessione di Tonali, il Milan si trovera ad affrontare la prossima stagione privo del centrocampo titolare dell'era Pioli (considerando anche l'addio di Kessié, perno dello scudetto, la scorsa estate) e, di fatto, dovrà ripartire dai nomi di Pobega e Krunic. Parliamo di due buoni giocatori, utili al progetto, al fianco dei quali dovranno esserne acquistati altri tre per avere una linea numericamente affidabile e competitiva, visto anche la rinuncia a Vranckx, poco comprensibile agli occhi di chi scrive;
- I nomi proposti da radio-mercato come sostituti dell'ex-futuro capitano (paradosso) dei rossoneri sono di alto livello e vanno da Frattesi, giovane in rampa di lancio della "scuderia" di Giuseppe Riso (la stessa di Tonali, cosa che potrebbe dare un vantaggio al Milan), per cui c'è da battere la concorrenza dell'Inter, fino ad arrivare a Sergej Milinkovic-Savic: migliore centrocampista della Serie A insieme a Barella, pronto a spiccare il volo in una cosiddetta "big" dopo anni alla Lazio. "Tutto molto bello", diceva Pizzul, ma pure ammesso e (non) concesso che arrivino entrambi, magari assieme a un altro giocatore futuribile, stiamo parlando di una squadra da rifondare totalmente nel suo reparto chiave, dopo una stagione tutt'altro che semplice e con circa un mese e mezzo di tempo dall'inizio del raduno a quello del campionato;
- Come se non bastasse, il nome di Tonali non era l'unico segnato sui taccuini delle "big" europee, con Theo Hernandez tentato dell'Atletico Madrid e Maignan già nel mirino del ricchissimo Chelsea il solo Leao (già, proprio lui, quello accusato di poco attaccamento alla maglia e indolenza) si è messo al riparo dalle sirene straniere firmando un lungo rinnovo e giurando amore alla squadra che gli ha permesso di spiccare il volo. Una situazione che rievoca gli spettri del 2012, quando le cessioni di Zlatan Ibrahimovic e Thiago Silva diedero inizio alla cosiddetta "Banter Era", decennale viale del tramonto della gloriosa epoca di Silvio Berlusconi, la cui recente dipartita suona più che mai come una tragica coincidenza che traccia una riga tra il presente e il passato del Milan;
- Ora più che mai, i tifosi rossoneri sono costretti ad interrogarsi sul futuro e di quale sia il progetto di Gerry Cardinale per la loro squadra del cuore. Con il benservito a Maldini, la cessione di Tonali e l'addio a Zlatan Ibrahimovic, il patron di RedBird ha dato un taglio netto col passato, privando totalmente lo spogliatoio di quel "milanismo" e senso di appartenenza che erano stati la chiave dell'ultimo scudetto, con buona pace del povero Calabria. Indipendentemente dagli aspetti economici e dagli investimenti che verranno fatti sul mercato, il vero dubbio è su come una proprietà americana, distante anni luce dal modo nostrano di concepire il calcio, proverà a ridare un'identità e una mentalità vincente ad una squadra i cui tifosi sono da tempo abituati a lottare per il massimo risultato e non semplicemente per galleggiare nelle zone alte della classifica e fare cassa: due cose ormai inscindibili nel calcio moderno. La società, quest'anno, è stata brava ad "ingannarli", attendendo la fine della prelazione sugli abbonamenti prima di fare mercato in uscita, ma in certe piazze i jolly finiscono in fretta e, se dal mazzo non usciranno le carte giuste, vedersi ribaltare il tavolo sarà questione di un attimo.
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