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Bruno Amione in campo in Serie A con la Sampdoria.
, 20 Giugno 2023

Cinque giocatori da salvare dalla retrocessione


Daniele Verde ma non solo.

La stagione 2022/23 di Serie A ha avuto relativamente poco caos in fondo alla classifica. Abbiamo perso quasi subito la Sampdoria, sul filo del fallimento, e poco dopo la Cremonese, che si è regalata una semifinale di Coppa Italia ma che in campionato si è svegliata decisamente troppo tardi. Alla fine, a tenere viva la lotta salvezza è stato l'Hellas Verona, protagonista di una straordinaria rimonta su uno Spezia che è sostanzialmente imploso, facendosi trascinare al primo spareggio-salvezza in 18 anni di Serie A.

In questo articolo abbiamo raccolto cinque giocatori retrocessi che vale la pena restituire al massimo campionato, vuoi perché effettivamente fuori categoria in Serie B, vuoi perché ci farebbe soffrire non poterne esplorare tutte le potenzialità o fermarne l’affermazione proprio sul più bello. Abbiamo deciso di lasciar fuori i nomi più mainstream o quelli al centro di voci di mercato: Valeri è nel mirino di molte squadre di A; Nzola e Okereke ormai li conoscete tutti e chi non ama già il mancino di Simone Bastoni ha dei problemi coi sentimenti. Quelli che interessano a noi sono quei profili lontani dalle luci dei riflettori, ma che potrebbero regalare gioie alle squadre che decideranno di dar loro un’altra chance in paradiso.

Bruno Amione – Sampdoria

In pochi, nel 2020, si erano accorti dell’approdo di un appena diciottenne Bruno Amione nel campionato italiano. A prelevarlo dagli argentini del Belgrano era stato Tony D’Amico, ora DS dell’Atalanta ma che ai tempi stava gettando le basi per il ritorno del Verona in Serie A e aveva da tempo messo gli occhi sul “Bufalo”, decisivo per la vittoria albiceleste nel Sudamericano Under 15 del 2017. Dopo una prima stagione di ambientamento tra Primavera e Coppa Italia, Amione viene girato in prestito alla Reggina, fortemente voluto dal DS Massimo Taibi.

A fare la fortuna del ragazzo, 0 minuti nel girone d’andata, è il cambio di guida tecnica, con Stellone che rileva Aglietti e impone Amione come titolare inamovibile al centro della sua difesa a 3. Nella stagione appena conclusasi è successa quasi la stessa cosa: il Verona lo gira alla Samp e, con Giampaolo, Amione non gioca mai, poi arriva Stankovic e in breve fa del classe 2002 l’uomo chiave del reparto arretrato.

La Sampdoria retrocede, ma i tifosi blucerchiati si innamorano (ricambiati) di Amione, ultimo a mollare nella cavalcata impossibile dei doriani. “I vincitori scrivono la storia, ma i perdenti scrivono meglio”, declama Kid Yugi su Real Talk: secondo in rosa dietro a Leris per duelli vinti, Amione è stato tra i migliori giovani difensori del girone di ritorno, al netto di qualche errore dovuto all’eccessivo temperamento che ha fruttato 9 gialli e un rosso in 26 partite, tanti se proiettati su un intero torneo.

Alla sua fisicità e al suo temperamento, Amione unisce un grande tempismo nei duelli aerei, sia difensivi che offensivi (ha segnato un solo gol, contro lo Spezia, ma è spesso stato pericoloso sia da torre che da finalizzatore). Deve migliorare nell’impostazione anche se, in realtà, è stato sollecitato ben poco viste le dinamiche di campo della Sampdoria. L’ormai ex blucerchiato da luglio sarà di nuovo un giocatore del Verona, ma è facile immaginarlo come un obiettivo per tutte le squadre, non solo di bassa classifica, che presentano sistemi difensivi orientati sull’uomo e che potrebbero metterne in evidenza le qualità ancor più di quanto visto a Genova. Intanto Bruno, di passaporto italiano, ha già strizzato l’occhio alla maglia azzurra, un traguardo per nulla irraggiungibile con delle scelte di carriera intelligenti.

Serie A 2022/23 | Sampdoria-Spezia Gol Sampdoria (1-0): esultanza Koray Gunter-Bruno Agustin Amione
Bruno Amione sta venendo a prendervi, e le buone intenzioni sembra averle lasciate a casa (Getty Images).

Przemyslaw Wisniewski – Spezia

L’amara retrocessione della Spezia, squadra assolutamente godibile nelle prime due stagioni in A della sua storia, nasce in poco più di 20 giorni: quelli che vanno dal 23 gennaio 2023, data della cessione di Kiwior all’Arsenal, al 15 febbraio, quando la società decide di sostituire Luca Gotti con Leonardo Semplici, che vincerà solo 2 partite su 16, spareggio compreso. Per un centrale polacco che saluta, ce n’è un altro che arriva, ma il cambio in panchina non sorride a Przemyslaw Wisniewski, molto apprezzato da Gotti ma scongelato da Semplici solo in aprile, probabilmente troppo tardi.

Oltre al ruolo e alla nazionalità, i due difensori non hanno molte doti in comune: Kiwior giocava molto sull'anticipo ed era un giocatore formidabile in impostazione mentre il suo sostituto è molto meno propenso al duello e anche meno raffinato con il pallone. Wisniewski ha già esordito in Europa, appena ventenne, con il Gornik Zabrze, la squadra della sua città natale: 4 gare da titolare su 4 nei preliminari di Europa League, abbandonati al secondo turno contro gli slovacchi del Trencin. Quattro stagioni da titolare in Slesia convincono il DS Filippo Antonelli Agomeri a portarlo con sé a Venezia per metterlo nelle mani di Ivan Javorcic; l’avventura del tecnico nella Laguna non sarà felice, ma una delle poche note liete è rappresentata proprio da Wisniewski, titolare inamovibile sin dalla prima gara di Coppa Italia.

I suoi 195cm per 88kg, abbinati a una buona dinamicità e a una lettura delle traiettorie di livello, lo rendono fuori scala per la B ed è lecito chiedersi come mai Semplici abbia impiegato così tanto tempo per fidarsi di lui. Con la Fiorentina è stato protagonista di uno sfortunato autogol, ma di lì in avanti Wisniewski ha acquisito fiducia, si è preso il posto da titolare e ha coronato il suo periodo d'oro con il gol decisivo per la vittoria sul Milan, fiore all’occhiello di una partita in cui è stato dominatore nel gioco aereo (8 duelli vinti su 8, un capolavoro) e non ha mai commesso fallo.

Un difensore della sua stazza con una media al di sotto del singolo fallo a partita è una rarità, ma sarebbe sbagliato pensare a Wisniewski come un centrale ormai fatto e finito: nonostante la sicurezza che sfoggia in campo, al polacco serve un riferimento da seguire (nello Spezia era Ampadu, nel Venezia Ceccaroni): da braccetto di destra è bravo sia a staccarsi che a leggere il gioco avversario ma fatica ancora nel guardarsi le spalle, e il suo rendimento scende quando i compagni di reparto vanno in difficoltà. Wisniewski è un difensore già buono, in potenza ottimo, non ancora un leader ma con le doti giuste per diventarlo. Chiunque vorrà lavorarci potrebbe venir ricompensato con un giocatore di alto livello e una possibile ricca cessione.

Przemyslaw Wisniewski durante Spezia-Milan 2-0 valida per la Serie A 2022/23.
Wisniewski – Nikolaou si colloca di certo tra le coppie centrali più cattive di sempre (Getty Images)

Leonardo Sernicola – Cremonese

Non è facile scrollarsi di dosso le etichette nel mondo del calcio, e una delle più fastidiose è quella che ti condanna ad essere “l’altro”. Più giovane, più prolifico sotto porta, mancino quindi più appariscente, già protagonista in piazze importanti, Emanuele Valeri è stato fin da subito ed è tuttora il laterale più seguito della Cremonese, così in pochi si sono accorti di Leonardo Sernicola, con quella capigliatura e quel baffo un po’ anni ’90 che però celano un calciatore che vale la pena conoscere.

La rincorsa di Sernicola, dopo diversi anni nelle giovanili di Lazio e Roma, parte da Terni, ove esordisce nemmeno maggiorenne, mentre la prima stagione vera la disputa in prestito al Matera in Lega Pro: il suo primo maestro è Gaetano Auteri, che lo impiega quasi in ogni ruolo, dal centrale al mediano alla fascia destra e sinistra, favorendo il suo acquisto da parte di Sassuolo. Una manciata di minuti in A contro l’Atalanta e poi via per un’altra girandola di prestiti: Chiavari, Ascoli, Ferrara e infine Cremona, ove Sernicola trova la sua gallina dalle uova d’oro in Fabio Pecchia, una favola che ha come lieto fine la promozione della Cremonese e il suo acquisto a titolo definitivo.

Chi ha avuto la pazienza di seguire Sernicola in A ha avuto la conferma delle doti che gli hanno permesso di scalare tutte le categorie professionistiche: sensibilità con entrambi i piedi, facilità e continuità di corsa per tutta la gara, tendenza a ricercare il cross e il lancio lungo (con una precisione vicina al 50%), un dribbling discreto. Ha una buona applicazione in fase difensiva, anche se con qualche intervento scomposto di troppo, come mostrano gli 11 cartellini gialli, figli più dell’avventatezza che di un’effettiva rudezza nel gioco.

C’era chi a inizio stagione ne paventava l’utilizzo da terzo di difesa, ruolo che ne avrebbe castrato le qualità, ma Alvini gli ha affidato fin da subito l’out di destra del suo 3-5-2, zona che non ha lasciato nemmeno con l’arrivo di Ballardini e il saltuario passaggio alla difesa a 4. Sernicola ci ha messo quasi un girone a prendere le misure alla Serie A, migliorando le sue prestazioni dal ritorno in avanti e risultando decisivo con un gol meraviglioso (col piede debole) e un assist contro Samp ed Empoli, sfide salvezza che sembravano poter lanciare la Cremonese verso una miracolosa salvezza.

Alla fine, i grigiorossi non ce l'hanno fatta, ma noi abbiamo assolutamente bisogno di vedere un’altra stagione di Sernicola in Serie A: fermarne l’ascesa proprio in questo momento sarebbe un’offesa calcistica nei confronti di un ragazzo che ha saputo meritare il suo posto al sole.

Daniele Verde - Spezia

Chi è disposto a scommettere ancora sul talento di Daniele Verde? Nel 2022, di questi tempi, ci sarebbe stata la fila per il numero 10 dello Spezia, se solo la società non lo avesse prontamente tolto dal mercato in seguito a una stagione scintillante. Con 8 gol, 6 assist e tante giocate belle e decisive, Verde è stato il primo violino della squadra di Thiago Motta, assieme a lui il principale fautore della salvezza spezzina. 365 giorni dopo, il mondo sembra essersi capovolto per il fantasista che, a 18 anni nella Roma di Rudi Garcia, era stato capace di servire due assist alla prima assoluta da titolare in Serie A.

Dopo qualche anno da girovago, con tappe esotiche come Valladolid e Atene, Verde pareva aver trovato la sua dimensione a La Spezia, prima che la pubalgia ne compromettesse l’intera stagione: nel 22/23 l’attaccante ha disputato 25 partite in A, ma solo 11 volte è stato schierato da titolare e senza mai riuscire a reggere fino al 90’, andando a segno in appena due occasioni, con una doppietta contro l’Empoli e con un colpo di testa a Genova con la Samp. In mezzo tanti ritorni, tantissime ricadute, diverse panchine senza la reale possibilità di scendere in campo, qualche sprazzo di talento perlopiù a fermo per provare a tirar fuori lo Spezia da una situazione di classifica poi rivelatasi fatale.

A stagione terminata, Verde ha deciso di operarsi per provare a risolvere alla radice il problema che lo attanaglia da quasi un anno: stando a quanto riportato dal Secolo XIX, per rivederlo in campo potremmo dover aspettare più di tre mesi, tempi di recupero che ne comprometterebbero in parte, se non del tutto, la preparazione estiva, indipendentemente dalla categoria in cui giocherà. Arriva proprio da qui il nostro incipit: chi è disposto a scommettere ancora su un giocatore che inizierà la stagione in ritardo, avrà bisogno di un percorso individualizzato per raggiungere uno stato di forma assimilabile a quello dei compagni, e viene da una stagione passata più in panchina e in tribuna che sul rettangolo verde?

Il valore di Verde non si discute, anche al 70% della forma sarebbe capace di fare la differenza almeno in tutte le squadre della parte destra della classifica, ma ad oggi il suo nome porta con sé più incognite che certezze. Di società che vogliono rischiare ce ne sono sempre meno, ma che peccato sarebbe non poter più ammirare le sue prodezze balistiche e le sue rovesciate in Serie A.

Ma davvero avete così tanto da fare da non guardarvi una bella compilation di Daniele Verde in maglia AEK?

Cyriel Dessers – Cremonese

“Scusate il ritardo”, sembra dire la stagione 2022/23, e in un certo senso anche la carriera, di Cyriel Dessers, simpaticamente soprannominato Iginio dagli amici di Luca Gotti Reacts, una delle più geniali pagine di calcio e fantacalcio del web. Non si offenderà l’attaccante belga-nigeriano se affermiamo che, con 28 primavere alle spalle, il suo approdo nei grandi campionati d’Europa è giunto decisamente tardi, peraltro non una novità per un ragazzo che fino a 20 anni ha studiato giurisprudenza senza sapere se davvero sarebbe diventato un calciatore professionista.

29 gol in Eerste Divisie col NAC Breda, 15 in Eredivisie con l’Heracles e un ritorno in patria non esattamente positivo con il Genk, che a 27 anni può suonare come una bocciatura. Invece Dessers, tornato in Olanda in prestito al Feyenoord, come un epigono calcistico di Anna Oxa trova nella Conference League il suo personalissimo Sanremo: solo 9 gol in campionato con la squadra di Rotterdam, ben 10 in 13 partite nell’Europa minore, che gli valgono il titolo di capocannoniere della competizione.

A Cremona però vedranno solo a sprazzi il finalizzatore implacabile messosi in mostra in Olanda: Dessers è tecnicamente una spanna sopra a molti compagni, calcia bene, forse troppo, divorandosi diverse occasioni e incartandosi su sé stesso quando, dopo aver segnato contro Napoli e Spezia, sbaglia dal dischetto contro la Sampdoria favorendo la sconfitta interna della Cremonese.

Da lì in poi il centravanti imbocca una spirale negativa, rotta a fine inverno non tanto dal gol ininfluente col Monza, quanto col freddissimo rigore che permette alla Cremo di superare la Roma nei quarti di Coppa Italia. Lentamente, Dessers diviene consapevole della sua importanza e muta il suo atteggiamento in campo: egli non diventa più prolifico, non marcatamente almeno, ma non esce praticamente mai dalle partite, si prodiga per favorire i compagni di reparto Tsadjout e Ciofani, cuce i reparti, difende palla (non sempre efficacemente) e lancia per le altre punte, divenendo uomo squadra prima che finalizzatore.

In Serie A Dessers non sembra poter diventare il finalizzatore implacabile visto in Olanda, ma di un giocatore col suo bagaglio tecnico c’è sempre bisogno. Ora la scelta sta a lui: riciclarsi come attaccante di supporto, magari affiancato a una punta più cattiva e verticale in maniera simile a quanto accade a Udine con Beto e Success, oppure mettersi ancora in gioco come primo finalizzatore, anche se sarebbe azzardato da parte delle squadre di A affidargli questo ruolo. Non sappiamo se Dessers diventerà un grande attaccante, vista anche l’età non verdissima, di certo ad oggi è un ottimo giocatore di calcio, uno di quelli che fa felici i compagni di reparto. Non poco, visti i tempi.


  • Alex Campanelli, made in Senigallia, insegnante di inglese e di sostegno, scrive e parla di Juventus e di calcio (che spesso son cose diverse) in giro per il web dal 2012. Ha scritto il libro “Espiazione Juve - il quinquennio buio della Signora”.

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