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Considerazioni sparse su "Questo mondo non mi renderà cattivo" di Zerocalcare


“Questo mondo non mi renderà cattivo” di Zerocalcare prova il raddoppio ma ci prende solo in parte.


- Senza ribadire l'assioma per cui i sequel (anche se questo lo è indirettamente) molto raramente superano i primi capitoli, bisogna però notare (ahinoi!) che anche in questo caso "nun se scappa" dalla regola aurea;

- La serie è ben fatta e (tutto sommato) funziona, perché Zerocalcare è bravo e opera dannatamente bene con il suo misto di disegni ficcanti, metafore esplosive e similitudini azzeccate, MA la serie paga diversi scotti: un senso di pressoché totale deja vù, un'eccessiva politicizzazione (con un finale per altro solo abbozzato e democristiano), un doppiaggio più ciancicato e un uso del turpiloquio molto spesso gratuito. Quest'ultimo punto va spiegato meglio: il problema non è l'uso delle parolacce, anzi, ci sono alcune situazioni che possono concludersi o sublimarsi solo con l'uso di parole forti ma in questo caso l'uso è gratuito, eccessivo e molto spesso usato per una caratterizzazione facilona;

- Se nella prima serie Zerocalcare rifletteva sulle stagioni della vita, sul coraggio (e il rispetto) delle scelte altrui anche quando non condivise (o capite) e sul rispetto e l'amore per gli altri in quanto tali, in questo secondo capitolo l'autore romano seziona e indaga le diverse anime della periferia, del populismo, dell'eterno conflitto tra una sinistra sociale e una destra oppressiva e menzognera. Il problema di fondo è un eccessivo buonismo (che ricorda il motto di Michael Jordan "anche i repubblicani comprano le scarpe da ginnastica") oltre a una certa mancanza di coraggio nello sferrare il cazzotto decisivo nel momento appropriato;

- Rimane sicuramente un buon lavoro ed è importante, oggi più che mai, che un autore del genere abbia spazio e voce per esprimersi. Ma quel senso di stupore, di commozione legata a un sentimento di "tutto giusto, detto nel modo e nel momento giusto" non si ritrova o ricrea. Secco e l'Armadillo brillano poco. Sara è nettamente il personaggio migliore. Poteva essere un LAVORONE ma rimane comunque un buon lavoro che se non fa 31 fa comunque 30 e di questi tempi è grasso che cola;

- Ci sentiamo quindi di promuovere quest'ultima fatica di Zerocalcare anche se non con le stesse lodi sperticate che avevamo riservato a "Strappare lungo i bordi". Zerocalcare mantiene la propria cifra stilistica ma alcuni ammiccamenti verso il mondo dei social, verso una certa cultura odierna imperante miste alle grattatine di pancia verso Netflix e gli scontenti della prima serie hanno a nostro avviso depotenziato un prodotto notevole, al fine di renderlo più innocuo e commerciale. Voto: 6.

Autore

  • Nato il 6 aprile del 1988 a Milano figlio orgoglioso di una città che ama con odio. Nelle vene sangue misto che ne fanno un figlio del mondo senza fissa dimora. Tra un gin tonic e un whiskey ben concepito ha consacrato la propria esistenza all’arte della buona musica con De Andrè, Shane McGowan e Chat Baker a strapparsi pezzetti di anima. Il cinema come confessione condivisa. L’amore per la beat generation e per quel mostro di James Dean. Interista con aplomb anglosassone per il gioco più bello del mondo. Crede che verranno tanti giocatori meravigliosi ma più nessuno con la corsa di Nicolino Berti.

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