Le migliori carriere dei calciatori su Wikipedia
Cinque promesse della Serie A che avete perso di vista.
Quante volte è capitato di leggere magari una vecchia formazione della vostra squadra del cuore, o semplicemente di pensare a un determinato giocatore che ha vestito i vostri colori preferiti e chiedersi: "ma dove è finito questo?". Uno di quegli interrogativi che fulminano l'essere; che lo lasciano nell'incertezza. Come quando ti chiedi che fine abbia fatto quel tuo amico che vedevi tutti i giorni a lezione e che hai perso di vista quando ha mollato l'università ed è andato a fare chissà quale concorso.
A differenza del tuo amico, per i calciatori professionisti è più semplice seguire le tracce delle loro carriere fin dentro i meandri più oscuri. Alla fine, basta andare su Wikipedia e guardare quel groviglio di nomi, colori e freccine solo per poi scoprire che il tuo giovane pupillo ora ha trentacinque anni, è alla Pro Vercelli e ha girato, senza mai giocare, per mezza Europa.
Ci sono anche quei giocatori, però, che nel vagare per i campi del globo hanno deciso di metterci un tocco di originalità, quasi di coraggio, fino a produrre delle pagine Wikipedia incredibilmente colorate e vive, quasi artistiche. Ne abbiamo scelti cinque, tutti passati dalla Serie A, che ci hanno impressionato per le loro carriere.
Valmir Berisha
La carriera di Valmir Berisha, che nel 2013 vince la Scarpa d’Oro della Coppa del Mondo under 17, può essere ben descritta dalle foto scattate il primo giorno di ogni nuova tappa del suo viaggio calcistico. La prima risale al 2014, quando, giovanissimo, posa tenendo una sciarpa della Roma tesa tra le mani: indossa una giacca da college americano, è sbarbato e sorridente, ostenta quasi sicurezza. A Roma le presenze con la prima squadra saranno zero, e anche in Primavera Alberto De Rossi dopo alcune giornate inizierà a preferirgli qualunque altro attaccante in rosa, con la stampa che lo definisce “legnoso, sgraziato e tecnicamente parecchio scarso”.
Berisha a quel punto ottiene la cessione in prestito al Panathinaikos per la stagione successiva, non prima di essersi scattato una foto con Totti. Con i greci gioca dieci minuti alla penultima giornata e nella foto di presentazione posa assieme ai trofei della squadra con l’espressione di un bambino a cui hanno regalato la PolyStation e stanno chiedendo se fosse quello che voleva. A fine stagione lascia la Roma a titolo definitivo e si accasa al Cambuur, nei Paesi Bassi.
Alla firma del contratto con gli olandesi è vestito come un alunno di una scuola privata inglese e sorride quasi come il primo giorno a Roma. Al Cambuur però sono solo sei le presenze e ad aprile rescinde il contratto non sentendosi preso sul serio dallo staff tecnico. Con queste premesse, a fine stagione riesce a giocare otto minuti con la maglia della Svezia ai Giochi Olimpici, giusto in tempo per fallire un provino sia con il Piacenza che con il Piast Gliwice.
A febbraio arriva la chiamata dell’Aalesund, che gli fa firmare il contratto vestito direttamente con la maglia del club addosso. Nella foto Valmir ha la barba, già lasciata crescere ai tempi del Cambuur, ma sorride di nuovo, la vita gli ha dato un’altra chance. In totale gioca 27 partite, segnando un unico gol in Coppa di Norvegia, e retrocede con i suoi compagni. All’inizio della nuova stagione l’Aalesund lo lascia fuori dalla lista per il campionato e lo spedisce al Fjolnir, in Islanda.
Non ci sono foto della sua presentazione al Fjolnir – e probabilmente nemmeno la presentazione stessa – e questo forse lo aiuta a segnare i suoi primi due gol in un campionato professionistico; alla fine di questa esperienza rescinde il contratto che lo legava ancora all’Aalesund e finisce inspiegabilmente al Velež Mostar, in Bosnia. La foto della presentazione lo ritrae in una stanza che potrebbe benissimo essere una sede del SKJ: ogni cosa è rossa, compresa la felpa di Berisha, e ovunque campeggiano stelle rosse.
Valmir ha i capelli più corti e la barba più lunga, sorride molto poco. A Mostar gioca 840 minuti, spesso da subentrato, e realizza solo due gol; dopo due mezze stagioni il “nuovo Ibra”, ormai non più nuovo e sicuramente non Ibra, riprende la valigia e si sposta in Romania, al Chindia Târgoviște. La presentazione è fatta in tuta in mezzo al campo di allenamento, condivisa con un altro giocatore; Berisha guarda accigliato la fotocamera, sulla sua maglia Joma campeggia uno sponsor in romeno che va a capo due volte. A Târgoviște i gol sono 4, distribuiti su una stagione e mezza, e si possono vedere in un suo Goals, Skills and Assists su YouTube.
Alla fine del calciomercato estivo 2021 Berisha decide di lasciare la Romania per accasarsi allo Sliema Wanderers, squadra maltese. Presentato davanti a un grosso cartellone pubblicitario, ha la barba ancora più folta e ha probabilmente perso definitivamente la capacità di sorridere. L'avventura maltese dura esattamente una stagione - in cui Berisha segna 4 gol - e nell'estate del 2022 l'attaccante svedese decide di fare ritorno in Romania, scendendo però di una categoria rispetto al passato.
La destinazione scelta questa volta da Valmir è l'Oţelul Galaţi, che forse qualcuno di voi ricorderà in Champions League una decina di anni fa. Arrivati a questo punto, le foto delle presentazioni di Berisha iniziano ad assumere contorni tragici. In una delle foto pubblicate dai profili dell'Oţelul, l'attaccante svedese sembra tutt'altro che entusiasta, e regge la maglia del suo nuovo club toccandone il meno possibile, quasi a volerci avere a che fare il meno possibile. Desiderio praticamente avverato, visto che Berisha resta a Galaţi solo fino a dicembre, giocando solo due volte tutti i 90 minuti e realizzando zero gol.
A quel punto, dopo quasi dieci anni di carriera, Valmir Berisha per la prima volta cambia squadra senza cambiare paese. Passa infatti al Minaur Baia Mare, sempre nella seconda divisione rumena, dove viene presentato assieme ad altri sei acquisti in una scena che ricorda i videomessaggi dei gruppi terroristici. Tra questi sei, tra l'altro, c'è pure il figlio del suo nuovo allenatore. Come potrete intuire, non c'è un lieto fine nemmeno qui: un solo gol realizzato e un penultimo posto che vuol dire retrocessione. Non resta che vedere se il prossimo passo di Valmir Berisha sarà quello verso la redenzione.
Ignacio Fideleff
Ignacio Fideleff è noto ai più principalmente per la chioma bionda e riccia, ma se siete tifosi del Napoli ne avrete sicuramente memoria per l’infausto esordio nel nostro campionato, dove, svirgolando il pallone, regalò il gol vittoria al Chievo in una grigia partita di metà settembre. Facciamo però un passo indietro e partiamo dall’inizio della carriera di Fideleff, che ricordiamo essere soprannominato El Petaco, ossia “il flipper”. Il perché? Non si sa, ma ce lo facciamo andare bene.
Il difensore argentino esordisce in prima squadra nel 2008 con il Newell’s Old Boys e lì resta fino al 2011, collezionando 35 presenze, 3 gol e già tre operazioni alle ginocchia; a quel punto nell’estate dello stesso anno interviene il Napoli, che lo porta in Italia per 2,2 milioni di euro. Mazzarri dopo l’esordio horror a Verona lo impiegherà per sole altre 3 volte, in cui raccoglierà comunque 2 cartellini gialli. Evidentemente fuori dal progetto del Napoli, nell’estate del 2012 passa in prestito al Parma, dove raccoglie 9’ di calcio giocato, tutti in un Parma-Cagliari finito 4-1 e a gennaio torna alla base, venendo poi prestato al Maccabi Tel Aviv. Fideleff decide di andare in Israele perché vuole giocare e a Tel Aviv ha la garanzia di trovare spazio: tra febbraio e giugno gioca sette partite, di cui quattro da titolare, e nel tempo libero ottiene la cittadinanza israeliana, grazie anche alle origini ebraiche dei suoi genitori.
Nell’estate del 2013 si concretizza un nuovo prestito per El Petaco, che torna in Argentina, questa volta però al Tigre. Fino a dicembre Fideleff gioca quasi sempre da titolare, ma da gennaio i dolori al ginocchio si riacutizzano e non riesce a scendere in campo praticamente mai. Scaduto il prestito al Tigre, il difensore ormai israelo-argentino chiede al Napoli di essere mandato a giocare in Grecia, all’Ergotelis, dove spera di trovare una soluzione ai suoi problemi al ginocchio; con i cretesi, che tra l’altro indossano una curiosa maglia della Eye con lo sponsor Lotto scritto in caratteri greci sul petto, disputa sette partite, tutte da titolare, ma passa tre quarti della stagione da infortunato.
Dopo la stagione in Grecia Fideleff torna al Napoli, dove però si fa operare nuovamente al ginocchio e non scende in campo fino a gennaio. A quel punto il Napoli taglia definitivamente il cordone ombelicale che lo legava al giocatore, che finisce al Club Nacional, in Paraguay. Fideleff però indosserà la maglia tricolor solo il giorno della presentazione, non collezionando nemmeno un minuto in campo e trovandosi svincolato nell’estate del 2016, a 27 anni.
Passato un anno e mezzo, in cui si opera nuovamente e segue varie terapie, Ignacio Fideleff ricompare sulla scena calcistica firmando con l’IBV Vestmannaeyja e diventando così il primo argentino a giocare in Islanda. L’IBV ha sede sull’isola di Heimaey, abitata da circa 4000 abitanti e un numero decisamente maggiore di pulcinella di mare. È inoltre nota per essere stata razziata dai pirati ottomani nel 1627. Su questo ridente isolotto El Petaco scende in campo in due partite, prima di rescindere il contratto in agosto e passare al PS Kemi Kings di Kemi, città d’origine dei Sonata Arctica. Fideleff sceglie la Finlandia perché lì opera il medico che ha seguito anche David Beckham e Ousmane Dembélé dopo i loro gravi infortuni e spera che possa risolvere i dolori che continuano a riproporsi al ginocchio.
Le terapie non funzionano, i minuti giocati sono zero e - dopo 6 mesi da svincolato tra gennaio e giugno 2019 - Ignacio Fideleff firma con il St. Lucia, squadra maltese dove trova compagni dai nomi incredibili come Maxuell Samurai, Batata, Timothy Aquilina ed una nutrita colonia di sudamericani. Anche a Malta Fideleff non gioca mai e nella primavera del 2020 decide di porre termine a questo incredibile viaggio, ritirandosi dal calcio giocato a nemmeno 31 anni per stare vicino alla moglie e ai figli in Argentina.
Dominic Adiyiah
Dominic Adiyiah è, come Berisha ma come anche mille altri, figlio di un Mondiale Under 20, che lo ha sostanzialmente creato, catapultato sulla scena mondiale e gli ha regalato delle aspettative fuori dalla norma. La carriera dell’attaccante ghanese inizia però tre anni prima rispetto a quel Mondiale U-20, quando, nel 2006, esordisce a 17 anni nella massima divisione del suo Paese con il Feyenoord Fetteh, accademia nigeriana della squadra di Rotterdam. L'anno successivo Adiyiah passa agli Heart of Lions FC di Kpandu, con cui realizza 11 gol e a fine stagione viene nominato MVP del campionato.
L’estate del 2008 è quindi il momento del grande salto per Dominic Adiyiah, che viene portato in Europa dal Fredrikstad, squadra norvegese, con cui nella prima stagione gioca quattro partite e cinque nella seconda, esordendo però in Europa League. Al termine della seconda stagione in Norvegia accade però il fattaccio: il Mondiale Under 20 disputato in Egitto, vinto dal Ghana e in cui Adiyiah realizza 8 gol in 7 partite e vince il titolo di Miglior Giocatore.
Le prestazioni dell’attaccante ghanese attirano l’attenzione di Adriano Galliani, che fa sborsare al Milan 1,4 milioni di euro e porta il giocatore a Milanello, pronto a tesserarlo nel gennaio successivo. L’AD del Milan, in chiusura del colpo, inoltre, dichiarerà: “Il giocatore ha sempre voluto il Milan. Ora sta facendo le visite mediche e poi diventerà nostro, si tratta del miglior giocatore del Mondiale Under 20, come lo sono stati anche Messi e Agüero”. Ottimo modo per abbassare le aspettative, va detto.
A certificare un disastro annunciato arriva anche la rivista spagnola Don Balón, che inserisce Adiyiah tra i migliori talenti nati nel 1989. A gennaio quindi il Milan tessera il ragazzo, che però parte subito per la Coppa d’Africa con la nazionale maggiore: per il Ghana sarà secondo posto, per lui due partite disputate. Dal suo ritorno a Milano fino a fine giugno però non vede mai il campo con la prima squadra. Pare che Boban a un certo punto della stagione si faccia anche sfuggire un “Adiyiah non è come ce lo aspettavamo”. Nell’estate del 2010 il giocatore è, però, comunque in Sudafrica con la nazionale e entra nella storia dal lato sbagliato. È infatti Adiyiah la vittima della storica parata di Suarez, ed è sempre lui a sbagliare l’ultimo rigore della serie, facendo così sfumare la possibilità per le Black Stars di qualificarsi a una semifinale mondiale.
Al termine della Coppa del Mondo il Milan spedisce l’attaccante in prestito alla Reggina a farsi le ossa; sullo Stretto resterà solo sei mesi, segnando un gol in campionato e uno in Coppa Italia, e a gennaio sarà già al Partizan Belgrado. Dominc Adiyah è estremamente motivato per la nuova avventura e al suo arrivo in Serbia dichiara: “Sto imparando il serbo e poi ho scelto il numero 40 perchè era il mio numero al Milan. Sia là che qui avrei voluto il 20, così ho scelto di raddoppiarlo per essere due volte più forte e spero di essere fortunato”. In Serbia saranno 8 presenze e 0 gol.
Per la stagione 2011-12 c’è un nuovo prestito nel destino di Adiyiah, che firma con il Karsiyaka, seconda divisione turca, a quanto pare all’insaputa dei suoi agenti. In Turchia viene accolto dai tifosi con balli e fuochi d’artificio, l’attaccante ghanese li ripagherà con un’altra mezza stagione da zero gol. A gennaio 2012 passa quindi all’Arsenal Kiev, dove riesce a segnare 7 gol e resta fino al novembre del 2013, quando il club chiude i battenti per bancarotta e Adiyah resta quindi svincolato.
Da questo punto in poi la carriera di Dominic Adiyah prende una piega ancora più inquietante e le informazioni su di lui diventano sempre meno. Nel 2014 è all’Atiraw in Kazakistan, dove resta per una stagione, prima di tentare l’avventura in Thailandia, al Nakhon Ratchasima FC. Per la prima volta l’attaccante ghanese trova stabilità e resta con lo Swat Cat fino al 2018, andando anche in doppia cifra dopo 10 anni dalla prima volta. Dopo alcuni mesi da svincolato, a fine 2018 firma con il Sisaket FC, squadra che ha come mascotte due simpatci mufloni, e l'anno successivo scende nella seconda divisione thailandese per giocare con il Chiangmai United. Da inizio 2021, tuttavia, Adiyiah è svincolato, ma non ha annunciato il ritiro dal calcio. Se qualcuno fosse interessato...
Nicolao Dumitru
Nicolao Manuel Dumitru Cardoso nasce il 12 ottobre 1991 a Nacka, in Svezia, da padre rumeno e madre brasiliana; quando Nicolao ha 7 anni la famiglia si trasferisce a Massa Marittima, in provincia di Grosseto. Già questa premessa gli poteva valere un posto di diritto in questa compilation, ma come vedremo a breve si tratta solo dell’inizio. Partiamo però dagli albori della carriera di Dumitru, che dopo aver passato gli anni delle giovanili tra Massetana ed Empoli, esordisce in Serie B proprio con l’Empoli nel 2008. Con la squadra toscana colleziona solo un’altra presenza in prima squadra, ma porta la squadra primavera fino alla finale del campionato, realizzando caterve di gol.
A fine stagione arriva puntuale la grande chiamata: il Napoli decide di sborsare 1,5 mln di euro per il prestito di Dumitru, fissando l’eventuale riscatto ad altri 1,5. Come sempre in questi casi, la stampa e gli addetti ai lavori si fanno prendere un po’ la mano con i paragoni e troviamo, consegnati all’eternità dell’internet, titoli come “Campilongo: «Dumitru mi sembra Henry»”. Nella prima stagione al Napoli il nuovo Henry colleziona 12 presenze e zero gol, venendo poi riscattato dal Napoli solo per metà, con l’altra metà che resta all’Empoli – ah, le care vecchie comproprietà – che lo avrà in rosa per la stagione 2011-12.
A Empoli gioca abbastanza e realizza quattro gol in stagione, ma la stagione successiva resta ancora nel limbo delle comproprietà, unendosi alla Ternana in prestito. Appena arrivato in rossoverde dichiarerà che il suo obiettivo è andare in doppia cifra nel campionato di Serie B. In quattro mesi farà un gol, ironia della sorte all’Empoli. A gennaio 2013 passa in prestito al Cittadella, dove disputa due mezze stagioni segnando un solo gol, e a gennaio 2014 è alla Reggina, sempre in prestito. Gli amaranto retrocedono e Dumitru parte per una nuova esperienza in prestito, questa volta al Veria, nella prima divisione greca. Con la squadra rossoblu, che ha sempre un grosso sponsor “Lotto” come l’Ergotelis di Fideleff, disputa una stagione positiva, scendendo in campo 27 volte e realizzando 6 gol.
Approfittiamo della prima tappa estera della carriera di Dumitru per aprire una parentesi “calcio delle nazionali”: fin dal 2009 Dumitru disputa vari match con le rappresentative giovanili italiane, che ha scelto scartando Svezia, Brasile e Romania, ma è nel 2012 che entra nell’epica, scendendo in campo con la B Italia, in una vittoria per 4-2 contro l’Under 21 azzurra – lettura delle formazioni caldamente consigliata.
Torniamo però sui binari della carriera dell’attaccante di proprietà del Napoli, che per la stagione 2015-16 lo presta al Latina; con i nerazzurri Dumitru migliora lo score della stagione precedente, realizzando 7 gol, ma questo non basta a convincere il Napoli a trattenerlo, e così per la stagione successiva viene prestato al Nottingham Forest. In Inghilterra segna un solo gol nelle dieci partite in cui viene impiegato, venendo annoverato tra i peggiori flop della storia dei Reds. Dumitru risponderà piccato due anni dopo, accusando i sostenitori del Forest di vivere nella memoria del loro glorioso passato.
Nell’estate 2017 Dumitru e il Napoli risolvono il loro legame, con l’attaccante che passa a titolo definitivo all’Alcorcon, nella seconda divisione spagnola, campionato in cui resta anche l’anno successivo, passando però al Gimnastic. A metà della seconda stagione spagnola, dopo un totale di 2 gol dal suo arrivo, Dumitru fa ritorno in Italia, al Livorno, dove resta però solo fino all’estate del 2019, senza mai andare in gol.
Dopo la breve esperienza in amaranto, Nicolao Dumitru segue le proprie origini e passa a parametro zero al Gaz Metan Medias, squadra romena con un’autoesplicativa fiammella blu al centro della maglia. In Romania resta per un anno e mezzo, offrendo buone prestazioni e chiudendo la prima stagione con 5 gol e 5 assist e arrivando a gennaio della seconda con un bottino di 7 gol. Durante questo periodo inizia a girare anche voce che Dumitru possa richiedere la cittadinanza romena per poi esordire in nazionale, ma non se ne farà nulla.
A gennaio 2021 l'attaccante lascia il Gaz Metan per tentare l’avventura in Corea del Sud, diventando il primo italiano – non sarebbe stato il primo romeno invece – a giocare nel Suwon Bluewings, squadra filiale della Samsung. Complice un infortunio, riesce a segnare un solo gol e decide di rientrare in Romania, all'UTA Arad, per la stagione successiva. Questi due trasferimenti determinano un doppio "cambio d'identità" per Dumitru. Infatti, in Corea del Sud veniva chiamato con il solo nome, mentre in Romania compare in tutte le grafiche con entrambi i suoi cognomi, diventando così Nicolao Dumitru Cardoso.
Nella sua nuova avventura in Romania Dumitru riesce a realizzare tre gol, contribuendo alla salvezza dei biancorossi. L'attaccante italiano non ha però intenzione di fermarsi e passa dal biancorosso dell'UTA Arad a quello del Bnei Sakhnin che lo acquista per la stagione 2022/23. La nuova squadra di Dumitru è il più importante club calcistico arabo di Israele e ha tra i finanziatori anche l'Emiro del Qatar. Lì, Nicolao sfodera una stagione praticamente identica a quella precedente: tre gol realizzati - curiosamente due alla prima e uno all'ultima giornata di regular season - e salvezza conquistata in tranquillità. Che il "nuovo Henry" abbia trovato la sua dimensione?
Ivan Fatić
La carriera di Ivan Fatić è già intricata e improbabile prima che faccia il suo esordio nel “calcio dei grandi”. Infatti il calciatore montenegrino fino a 17 anni gioca nelle giovanili della Stella Rossa, per poi passare nel 2006 a quelle del Chiasso e l’anno successivo a quelle del Chievo, che nel luglio del 2007 lo cederà in comproprietà all’Inter. Con i nerazzurri Fatić fa il suo esordio in prima squadra, disputando da titolare un ottavo di finale di Coppa Italia, non prima di aver battezzato una delle prime apparizioni in amichevole facendosi autogol contro lo Sheffield FC, il club più antico del mondo.
Il ragazzo però non è ancora pronto per l’Inter e quindi passa la stagione successiva in Serie B, disputando 6 mesi con il Genoa e 6 mesi con la Salernitana. Nell’estate del 2009 però il Chievo riscatta la metà del cartellino di Fatić detenuta dall’Inter e lo gira, sempre in comproprietà, al Genoa. Fatić, in questo frangente, è una delle pedine che l’Inter usa per arrivare a Milito e Thiago Motta, finendo in quel vortice che porta nella Genova rossoblu anche Bolzoni, Acquafresca, Meggiorini e Bonucci. Con il Grifone colleziona dieci presenze e un gol, realizzato a Parma con una gran botta da posizione defilata. In estate viene rinnovata la permanenza del difensore montenegrino nel girone infernale delle comproprietà. A prenderlo, però, è il Cesena, dove disputa solo due partite. A giugno torna al Genoa, che lo fa finire nel vortice di scambi che porta Kevin Constant in rossoblu e Paloschi, Dainelli, Acerbi e lo stesso Fatić al Chievo.
Con la squadra della diga però non esordisce mai, venendo girato in Serie B, prima all’Empoli e poi, nella stagione seguente, all’Hellas Verona. Nel gennaio 2013 scende ulteriormente di categoria, andando al Lecce in Lega Pro, dove trova compagni come Jeda, Chevanton e Pippo Falco. In queste tre esperienze Fatić non supererà mai le 5 presenze. Terminato il prestito a Lecce, passa a titolo definitivo al Vojvodina, dove trova poco spazio, e a gennaio 2014 si trasferisce al Rudar Pljevlja, squadra della sua città natale. Nel novembre del 2014 Fatić decide di dare una svolta alla sua carriera tentando l’avventura esotica e vola nel Borneo, firmando per il Sarawak FA del santone olandese Robert Alberts, veterano dei campionati del Sud-Est asiatico.
Dopo due anni ai margini della giungla Fatić decide però di tornare nei Balcani, firmando prima con lo Sloboda Tuzla in Bosnia-Erzegovina e poi con lo Shkupi in Macedonia del Nord, giocando meno di 15 partite in tutto. Nel 2018 tenta, quindi, una nuova avventura lontano dalla geografia classica del calcio europeo: firma per la squadra georgiana del Samt’redia, con cui gioca tutta la stagione e debutta anche nei preliminari di Europa League, nel doppio confronto perso con il Tobol Kostanay.
Nel 2019 però lascia la Georgia per spingersi ancora più a Est, firmando con il Buxoro di Bukhara, città uzbeka patrimonio dell’UNESCO. A Bukhara, Fatic mette insieme 7 presenze, venendo ammonito per ben 5 volte, e a fine stagione lascia la squadra uzbeka. Fatić, stando a Transfermarkt, non si è ancora ritirato, nonostante non abbia una squadra da ormai tre anni, e non possiamo fare a meno di aspettare con trepidazione la prossima mossa della sua carriera.
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