
- di Federico Castiglioni
La Fiorentina ha riscoperto Arthur Cabral
Dopo mesi difficili, il brasiliano è diventato una risorsa per Italiano.
La Fiorentina di oggi, la Fiorentina di Italiano, è una squadra difficilmente identificabile con un giocatore-simbolo. Nel bene e nel male, i viola appaiono come la sublimazione del concetto di collettivo, sia per l'interpretazione del gioco, sia per il sistematico turnover praticato dall'allenatore. Ci sono, va detto, i "più uguali degli altri", elementi a cui è sempre stato difficile rinunciare: alcuni sono quasi imprescindibili a livello tecnico, come Dodo, Bonaventura o Nico Gonzalez; altri si sono ritagliati col tempo una centralità tattica come Mandragora; altri ancora, come Biraghi con i suoi quasi 4mila minuti giocati, insostituibili per la loro leadership emotiva.
Poi c'è il curioso caso del centravanti. Più che mai il ruolo dove per mesi e mesi Italiano ha fatto rotazioni sistematiche, ma che in questo rush finale sembra essersi stabilizzato intorno a gerarchie definite. Non solo: la posizione del centravanti è quella dove i rapporti di forza si sono persino ribaltati rispetto a quanto si credeva a inizio stagione. È così che col tempo Arthur Mendoça Cabral si è preso la maglia da titolare che inizialmente doveva essere di Luka Jovic. Cabral che era arrivato per sostituire Vlahovic ma che aveva stentato a esplodere nei primi mesi; Jovic che doveva essere un gran colpo per quello che aveva fatto vedere all'Eintracht, ma che a sua volta doveva rilanciarsi dopo il mesto triennio passato a Madrid.
Ai nastri di partenza della stagione, quello del centravanti era l'enigma maggiore per la Fiorentina. Italiano aveva iniziato il 2021-2022 con l'indiscussa titolarità di Vlahovic, e l'aveva chiusa alternando Piatek (3 gol in campionato e 3 in Coppa Italia) e Cabral (2 reti in campionato). Alla fine, solo quest'ultimo è rimasto a Firenze, dopo che la dirigenza Viola aveva deciso di non confermare il polacco e di sostituirlo con Jovic, che si trovava in una situazione ormai disperata al Real Madrid. Una coppia di alternative dal potenziale elevato, pensando alla prima annata in Bundesliga di Jovic e al ritmo realizzativo di Cabral al Basilea. Ma anche una coppia dai mille quesiti aperti.
Non abbiamo mai più visto questo Jovic.
Primo problema: si trattava di due giocatori estremamente bisognosi di accumulare minuti di gioco, in primis per ritrovare fiducia e confidenza con la porta. L'impatto di Cabral con la Serie A era stato nel complesso negativo, nonostante alcuni isolati guizzi, e il suo acclimatamento ai nastri di partenza sembrava alquanto distante. Jovic, di contro, veniva da quattro anni talmente negativi che ormai il suo valore si era totalmente azzerato.
Secondo problema: l'impostazione tattica della Fiorentina, che pure Italiano ha reso molto più fluida rispetto al passato, non può prevedere due giocatori così simili e così attratti dal centro dell'area. In una squadra così propensa al palleggio e agli sviluppi sulle catene laterali, due centravanti sono un'assurdità. Quindi, necessariamente uno sarebbe stato alternativo all'altro. Forse non l'ideale, per due giocatori che avevano segnato poco ultimamente e avevano bisogno di giocare.
Terzo problema: le caratteristiche tecniche alquanto minimali di Jovic e Cabral, giocatori così diversi eppur così uguali nell'aver difetti al limite dell'incompatibile con l'impianto di gioco dei viola. Al di là dei pochi gol di Cabral (che avevano mostrato, comunque, la sua buona capacità di occupare l'area di rigore), l'enorme limite tecnico del brasiliano nei primi sei mesi a Firenze era stata la difficoltà nel giocare spalle alla porta, sia in termini di duelli che di gestione del pallone. Davanti a questo limite, le caratteristiche di Jovic – che si era costruito una reputazione in Germania di attaccante molto verticale e poco associativo – facevano dubitare che il suo acquisto avrebbe potuto risolvere il problema.
Nei primi mesi, in realtà, la pulizia tecnica mostrata del serbo aveva dato l'impressione che Jovic potesse, alla bisogna, anche agire da regista offensivo. Un'impressione rimasta nel campo delle idee, però. Jovic non ha mai davvero recuperato lo smalto dei tempi d'oro, soprattutto sul piano del ritmo gara. Complice il fatto di dover giocare come unica punta, il suo gioco spesso si è orientato sul venire incontro per ricevere palla sui piedi, lontano dalle marcature avversarie. E, con lui in campo, alla Fiorentina è spesso mancata la profondità, necessaria per non rendere sterile il possesso palla. Profondità che invece Cabral sembrava capace di attaccare in modo più naturale, anche per la sua indole di bomber molto prolifico affinata al Basilea, e la sua solidità fisica che teoricamente doveva renderlo difficile da contenere per i difensori italiani.
L'irrisolto del "Quale centravanti?" è stato solo uno dei problemi della Fiorentina di prima metà stagione. Una squadra che nell'affrontare una stagione lunghissima doveva ritrovare dei nuovi equilibri, mentre era alle prese con vari incidenti di percorso: la "ristrutturazione" di Amrabat, le fisiologiche difficoltà di inserimento di Dodo (rimasto fermo tra febbraio e agosto) e i problemi fisici di Gonzalez.
Da par suo, l'avvio di Cabral non è stato all'altezza: nonostante il gol all'esordio contro il Twente nel preliminare di Conference, nei primi due mesi il brasiliano non è mai riuscito a sfruttare le occasioni avute – poche, in verità, ma comunque decisamente disastrose. Nel periodo delle prime nove gare di campionato, Cabral parte titolare solo a Udine (1-0 per i bianconeri), mentre gioca dal 1' minuto solo le due gare iniziali dei gironi di Conference, contro Riga e Basaksehir (1-1 e 3-0 dei turchi a Istanbul). Tre fra le peggiori prestazioni stagionali dei viola.
A sprazzi arrivano i primi squilli tra ottobre e novembre, sia da Cabral che da Jovic. È una Fiorentina che dà segnali di ripresa, che in Conference si ritrova e guadagna l'accesso allo spareggio contro il Braga, e che in campionato tra le due sconfitte a tempo scaduto contro le milanesi piazza tre vittorie consecutive. Ma dopo la pausa mondiale, entrambi si ritrovano alle prese con problemi di natura fisica, mentre la Fiorentina si presenta allo spareggio di Conference a Braga con un andamento tragico: 1 punto in 5 partite, con in mezzo una sola vittoria, contro il Torino in Coppa Italia.
A Braga sicuramente svolta la stagione della Fiorentina. E svolta anche quella di uno dei centravanti gigliati. Che non è Jovic, pure autore dei primi due gol della gara, ma proprio Cabral, che entra e subito segna in acrobazia. Prima ancora delle questioni tattiche che per mesi hanno afflitto Italiano, prima ancora dell'affinamento di alcuni meccanismi offensivi della squadra, orientati a sfruttare le abilità di smarcamento di Cabral e Jovic e servirli girati verso la porta, prima di tutto questo c'è un blocco di natura mentale che potrebbe essere andato in frantumi dopo una giocata di questa qualità.
Cabral fa 10 gol tra febbraio e aprile, mentre la Fiorentina rianima la sua stagione. Ne fa 4 in campionato, 1 in coppa Italia, 5 in Conference League. Eppure la sua prestazione migliore, forse LA migliore in assoluto fino a questo momento della stagione, è in una gara dove non segna. Ovvero Fiorentina-Milan 2-1. Cabral contro i rossoneri (nel pieno della breve infatuazione piolista per la difesa a 3) fa una partita dominante da centravanti di manovra, con una schiacciante superiorità fisica e tecnica. Vince duelli e gioca da rifinitore, partecipa alla manovra e si destreggia bene spalle alla porta. Un aspetto del suo gioco che adesso pare dato per acquisito, ma è proprio lì che il brasiliano è cresciuto di più nella seconda parte di stagione. Al di là dei miglioramenti evidenti sottoporta, e pur rimanendo essenzialmente un centravanti d'area, adesso Cabral non è più un elemento avulso dal sistema tattico viola.
Per riuscirci Cabral è cresciuto in modo evidente a livello tecnico: hanno contribuito un anno di "cura" Italiano su come usare meglio i notevoli mezzi atletici a disposizione, l'intesa crescente con i compagni, la maggiore consapevolezza del livello delle difese avversarie, specie in Serie A dove i difensori sono ben più ruvidi di quelli del campionato svizzero. Ma Cabral si è soprattutto, e molto più semplicemente, acclimatato a Firenze e al calcio italiano, sfruttando a proprio vantaggio la fiducia che si è costruita intorno a sé. Curiosamente, qualcosa di molto simile a quanto successo, sempre a Firenze, al suo predecessore, Dusan Vlahovic.
Lo si è definito "bomber di Conference". Quasi come a dire che il suo terreno di caccia è quello. Effettivamente, è al momento sia il capocannoniere stagionale (7 reti + 1 nel preliminare) che assoluto della competizione (12 + 9 nei preliminari). L'Avvocato Agnelli definì all'epoca Boniek "bello di notte" a causa del fatto che segnasse prevalentemente nelle serate di coppa. Ma non si è mai ben capito se fosse un apprezzamento o un velato sfottò. Certo, la Conference League non è esattamente la Coppa Campioni, ma a guardar bene Cabral ha già segnato più di Boniek, anche in campionato.
La Conference League dicevamo. Un po' come per tutta la squadra, è stata per Cabral un rehab, una zona comfort, seppur non priva di scivoloni. La superiorità qualitativa spesso molto netta sulle squadre avversarie ha aiutato tutta la Fiorentina a ritrovare fiducia dopo i difficili mesi centrali della stagione. Tuttavia attenzione a non minimizzare i momenti: Cabral si sblocca con il Braga in una delle partite più delicate del torneo per i viola, quella forse dove il vantaggio tecnico sui rivali è più insignificante. Una gara che nel suo piccolo è un capolavoro di Italiano, sul piano tattico e soprattutto sul piano dell'approccio mentale.
Da quel momento, e in certe partite persino con una facilità disarmante, Cabral è riuscito a dimostrare il suo valore anche in Serie A. Dopo un impatto tremendo, la Fiorentina forse si ritrova a disposizione un attaccante magari non di primissima fascia, ma comunque disinvolto nell'interpretare bene il suo ruolo. Un attaccante che adesso ha aggiunto nuove frecce al proprio gioco ed è a proprio agio nel reggere da solo il peso dell'attacco. E in Serie A non ce ne sono tanti in circolazione capaci di farlo. Chi si ricorda dell'idea Pinamonti per la Fiorentina? Ecco, appunto.
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Scribacchino schierato sull'ala sinistra. Fiorentina o barbarie dal 1990. Evidenzio le complessità di un gioco molto semplice.
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