
- di Federico Castiglioni
Considerazioni sparse post Basilea-Fiorentina (1-3 d.t.s.)
Dopo trentatré anni la Fiorentina torna a giocarsi una finale europea.
- L'urlo liberatorio di Massimo Marianella al gol di Barak magari non sarà suonato benissimo a chi tifoso della Fiorentina non è, ma ben rappresenta lo stato emotivo di un'intera piazza in quel momento. Al termine di una partita difficile, sofferta, lunghissima e in certi momenti apparsa stregata, la marcatura del centrocampista ceco non vale solo un biglietto per quella Praga capitale della sua terra natìa, ma bensì permette alla Viola di tornare a essere tra le protagoniste del calcio europeo, a trentatré anni da quella doppia finale di Coppa Uefa persa contro la Juventus;
- La Fiorentina a Basilea gioca in uno stadio bollente una partita complicata. Bloccata sul piano tattico, con un avversario che ripropone lo spartito chiuso e attendista dell'andata, bloccata sul piano mentale per il peso emotivo enorme dato da questa partita. La prima mezz'ora è segnata da una serie di errori tecnici anche banali, figli della tensione che i viola sembrano faticare a scrollarsi di dosso. Per raddrizzare la partita e tener dritta una barra che molto oscilla, dovranno salire al timone i giocatori chiave di Italiano, vere anime della squadra gigliata;
- Sono tre gli essenziali timonieri del bucaniere gigliato: Nico Gonzalez, Jack Bonaventura e capitan Biraghi. Per il primo parla il tabellino, con due gol a referto nel momento più nero della Fiorentina, ovvero quando alla mezz'ora ancora tutto era in stallo e pesava come un macigno il risultato negativo dell'andata. E quando, a venti dal termine, l'argentino trovava con una zampata in area il varco nel trinceramento degli svizzeri, riportatisi sul pari con un gol bello (e macchiato di gigliata ingenuità) di Amdouni. Per Bonaventura parla una gara di leadership tecnica in mezzo al campo, nello smuovere le acque di un palleggio farraginoso che tradiva una squadra impaurita, con tanti affondi, rifiniture e inserimenti che minavano le sicurezze del Basilea. Per Biraghi infine, che nel tabellino entra con l'assist da corner per il primo gol viola, dopo un avvio traballante contro le insidiose ripartenze del Basilea, parla una gara di enorme spinta in avanti, caratterizzata da una notevole precisione in rifinitura non così spesso premiata dai compagni;
- Vince alla fine in maniera sporca la Fiorentina, a ben rappresentare una gara vissuta sul filo di lana. Segna su un angolo e due mischie in area, dove è più rapida degli avversari a colpire. Quello dei gol "sporchi" era un po' il cruccio della Viola di Italiano, spesso capace di piantonarsi a ridosso dell'area avversaria come in questa gara, anche di creare occasioni a ripetizioni, ma manchevole nel guizzo decisivo. E quanto pesano i guizzi al momento giusto lo si è ben visto, in oltre 130 minuti i viola prendono gol praticamente sull'unico tiro subito mentre dove il portiere del Basilea Hitz si è esaltato più volte, con particolare accanimento verso lo sventurato Jovic (entrato nei supplementari per un Cabral sfasato);
- Rimangono cinque partite da giocare per la Fiorentina in questa stagione. Tre sono di campionato, e oramai valgono quello che valgono; le altre due sono le finali di Coppa Italia e Conference League, contro Inter a Roma e contro West Ham a Praga. A fine anno saranno 60 gare giocate. Ne ha sbagliate tante la Fiorentina in questa annata complicata. In certe partite ha stupito, in altre ha deluso, in altre ancora come questa ha semplicemente risposto presente. Ora però ha la possibilità di entrare nella storia. E forse, diciamo forse per non voler togliere meriti a nessuno, il merito è del suo allenatore, arrivato in seconda battuta da una squadra portata in A e salvata da neopromossa, a una squadra reduce da fin troppe lotte per non retrocedere. Complimenti a Vincenzo Italiano, e alla sua Fiorentina.
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Scribacchino schierato sull'ala sinistra. Fiorentina o barbarie dal 1990. Evidenzio le complessità di un gioco molto semplice.
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