I migliori falli di Inter-Milan
Un euroderby di ritorno molto teso, in cui Turpin ha fischiato ben 37 falli.
La UEFA, sul suo sito, ha un'interessante pagina di statistiche. Nella sezione denominata "disciplinary", raccoglie anche i dati sui falli e i cartellini, ordinati meticolosamente per squadra. Andando a scorrere nella classifica dei falli commessi, potrebbe sorprendere come non potrebbe, Milan e Inter sono rispettivamente prima e seconda. Con queste premesse allora come poteva svilupparsi un derby che già con sé portava un carico di tensione enorme? Sicuramente con tanti falli: Inter e Milan se ne sono scambiati 37 in 96 minuti, quasi il doppio di quelli che Manchester City e Real Madrid si sono scambiati nella partita di andata. Ne abbiamo scelti alcuni, per noi i migliori di questo Euroderby.
Brahim Diaz, controvoglia, su Calhanoglu
Che questo fosse un derby teso lo abbiamo capito dal fatto che al primo minuto di gioco i falli fischiati siano già due. Theo Hernandez – che venti secondi prima aveva subito il primo fallo della partita – ha il pallone sulla linea laterale ma viene pressato da Dumfries e cerca di appoggiare centralmente su Brahim Diaz. Non è proprio la giocata ideale che puoi fare in una situazione simile, tant’è che Theo imprime troppa poca forza e Calhanoglu riesce ad anticiparlo. Il turco prova a stopparla con il petto ma non ci riesce benissimo ed è costretto a girarsi verso l'avversario, piroettando su se stesso.
Il povero Brahim Diaz, a questo punto, non può far altro che sbattergli addosso, facendolo cadere a terra. Non so se abbia voluto veramente farlo o se sia stato costretto dal contesto. Non sa che dopo di questo di falli ce ne saranno altri 35; intanto, nel dubbio, manda a quel paese Calhanoglu. Turpin, va detto, non è mai stato l’arbitro ideale per queste partite: fischia tanto e spesso anche male. In questo caso fa la cosa giusta ma ferma il gioco con quei due-tre secondi di ritardo che ti fanno pensare che abbia comunque sbagliato.
Calhanoglu decisamente meno controvoglia
Turpin continua a fischiare tanto. Dopo tre minuti, ha già interrotto il gioco quattro volte. Intorno al quarto minuto, su una rimessa laterale per il Milan, Brahim riceve e con il corpo nasconde benissimo il pallone al suo ex compagno. Se prima lui era stato un po’ più restio a entrare, qui Calhanoglu non si fa il minimo scrupolo: lascia giù la gamba e ce lo fa sbattere contro. Sembra un fallo passivo-aggressivo: forse Calhanoglu aveva rosicato per la spinta di prima e questo è il suo modo per vendicarsi. Brahim cade a terra con un’espressione a metà tra il dolore e l’umiliazione.
Quando si rialza proferisce un «ooooh» abbastanza innervosito, come se avesse appena visto qualcuno rigargli la portiera della macchina. Intanto, siamo a cinque falli in neanche quattro minuti di gioco.
Tonali, disperato, su Lautaro
La voglia che ha Turpin di estrarre cartellini è inversamente proporzionale a quella che ha di fischiare i falli. Neanche un fallo tattico grande come un appartamento al Bosco Verticale è riuscito a fargli cambiare idea. A metà del primo tempo, Lautaro, nello spazio di un fazzoletto, nasconde il pallone a Tonali e Theo Hernandez e parte in velocità. Dopo un inseguimento di 20 metri Tonali gli fa un fallo eclatante; non è troppo ruvido, anzi, è quasi astuto per come fa finta di cercare il pallone quando invece vuole solo far cadere l’attaccante argentino.
Il giallo è chiaro per tutti, tranne che per Turpin, che tiene lo sguardo basso e ha già pronta la mano per placare le proteste incombenti. Dzeko si avvicina subito, Lautaro per tutta la caduta guarda l’arbitro e invoca immediatamente l’ammonizione, sbracciando nella maniera più tamarra che conosce. Tonali, invece, evita di guardare l’arbitro. Alla fine, però, cede solo per scoprire, con non poca sorpresa, di essere scampato a un sacrosanto cartellino. Turpin non fa una piega. L’espressione ingenua sul suo volto non cambierà per tutta la partita.
Dumfries tenta di farsi decapitare
Come in una celebre sequenza della sigla dei Simpson, al 31’ minuto a San Siro stanno aggiornando l’immaginario cartello che recita “4 minuti senza falli”. È uno dei lassi di tempo più lunghi nel primo tempo in cui il gioco non viene spezzato da un’infrazione. Ma non preoccupatevi, ci pensano Theo Hernandez e Denzel Dumfries a ristabilire l’ordine, e lo fanno in modo piuttosto creativo. Su un’uscita bassa del Milan, nata da un rilancio con le mani di Mike Maignan, Theo prova a servire Tonali lungo la fascia. Il numero 8 rossonero gli torna una palla abbastanza difficile – anche a causa della pressione nerazzurra – che rimbalza a mezza altezza e Theo tenta di arpionarla con il piede sinistro. A quel punto entra in gioco Dumfries.
L’olandese decide di trasformarsi in Aldo Baglio in Tre Uomini e una Gamba e sbuca fuori dal nulla in tuffo, entrando solo all’ultimo nel campo visivo di Theo. Ne nasce un fallo i cui confini dell’attribuzione a uno o all’altro giocatore sono molto labili: è troppo bassa la testa di Dumfries? È troppo alta la gamba di Theo? Turpin decide per la seconda. L’arbitro francese ha poi un gran da fare nel tenere a bada il capannello di persone che si forma attorno a Dumfries rannicchiato a terra: assieme alla collega Stephanie Frappart sembra quasi che stiano aiutando qualcuno a parcheggiare.
La caduta sincronizzata di Mkhitaryan e Krunic
Alla mente umana l’ordine e la sincronia piacciono. E molto. E per quanto un fallo violento, o caotico, o bizzarro possa rimanere impresso nella nostra mente più facilmente, un fallo pulito, ordinato e sincronizzato soddisferà più facilmente la nostra categoria di bello. Al 34’ minuto Mkhitaryan e Krunic decidono di sollevarsi per un momento sopra la brutalità della prima mezz’ora di partita e di votarsi per un attimo all’estetica. Un lungo lancio di Dimarco tenta di pescare l’armeno in profondità, ma il numero 33 del Milan è immediatamente sulle sue tracce. I due iniziano a sbracciare, fino a che Mkhitaryan non dà una spinta di troppo, quella che farà fischiare fallo a Turpin.
Il momento importante, però, è la caduta: Krunic e Mkhitaryan perdono l’appoggio sul morbido terreno di San Siro contemporaneamente, scivolando nella stessa direzione con la stessa intensità. Ne nasce una caduta soddisfacente per l’occhio, con il rossonero e il nerazzurro che finiscono a terra come in una figura di nuoto sincronizzato.
Intermezzo: I cinque minuti di violenza del Milan
In una partita con così tanti falli e interruzioni è difficile individuare un momento in cui la partita sia diventata particolarmente più spezzettata o più violenta. Ci sono però cinque minuti, subito dopo la mezz’ora di gioco, in cui il Milan commette cinque falli. Uno al minuto, anche se, tenendo conto dei secondi che si perdono per ogni fallo, la frequenza si alza sensibilmente. Ecco una rapida carrellata dei cinque minuti in cui il Milan si aliena completamente dall’idea di giocare con il pallone.
1. Krunic sgambetta Mkhitaryan
2. Giroud su Acerbi e Brahim Diaz di nascosto su Mkhitaryan
3. Calabria imita Krunic
4. Leao fa l’autoscontro con Darmian
5. Tomori lancia Dzeko
Messias, giusto per fare +1, su Calhanoglu
A un certo punto è diventato evidente: l’unico motivo per cui Inter e Milan erano in campo ieri sera non era il calcio, non era la qualificazione, ma il sogno di inseguire un qualche record legato ai falli. Si capisce da questa situazione al 51’. Il secondo tempo è cominciato stranamente quieto: nei primi cinque minuti Turpin ha fischiato un solo fallo e ai giocatori di Inter e Milan la cosa non va giù. Bisogna che il contatore ricominci a girare il prima possibile. Così Lautaro, appena può, prova a saltare addosso a Thiaw come sulla cavallina, e, quando Turpin non fischia, a Messias si chiude la vena.
Messias si avventa alle spalle di Calhanoglu e gli dà uno spintone. Così, solo per colmare l’horror vacui. Finisce che ci sono tre giocatori a terra, e gli altri a fare capannello intorno a Turpin: ogni cosa al suo posto.
Krunic gambizza Calhanoglu
È paradossale che nella fase cruciale della partita – quella che ha definitivamente spento la fugace fiamma con cui il Milan aveva approcciato il primo tempo – sia quella in cui lo spettacolo, a metà tra calcio e MMA, che le due squadre ci avevano regalato si spenga quasi del tutto. Nei venti minuti centrali del secondo tempo non accade granché.
L'Inter ormai è padrona della partita e il campo sembra inclinarsi a suo favore. I giocatori del Milan iniziano a vivere con l'incubo in cui perdono ogni contrasto, ogni rimpallo. Anche i palloni persi in modo banale equivalgono a un'ovazione dei tifosi interisti, estasiati dal doppio derby della loro squadra. Anche all'80esimo accade una cosa simile. Calabria cerca Saelemaekers tra le linee. Il belga è pressato da Bastoni ed è quindi obbligato ad appoggiarsi all'indietro, dove Krunic aspetta tranquillo il passaggio.
L'appoggio di Saelemaerkers è tutto fuorché preciso e prende in controtempo Krunic. Come se al posto degli scarpini avesse una calamita, Calhanoglu attrae il pallone e lo controlla. Krunic non si ferma e completa il tackle in scivolata, prendendo solo la gamba d'approccio di Calhanoglu. È un intervento scomposto, disordinato e nervoso come sembra il Milan in questa fase. Acerbi è il giocatore dell'Inter che la prende più sul personale, e continua a protestare con Turpin chiedendo il rosso per Krunic. Com'è, come non è, in pochi secondi nasce un tentativo di rissa piuttosto breve e francamente ridicolo, la cui fotografia più iconica è il battibecco tra Darmian e Tomori. I due non arrivano mai allo scontro fisico, ma continuano a stuzzicarsi dicendosi a vicenda di tenere giù le mani. Poi arriva Lautaro con l'attitude del fratello maggiore, che trascina Tomori via per rimettere le cose a posto.
È l'Euroderby ma si gioca in NFL
Al 90' la qualificazione è già segnata. L'Inter pressa sull'onda dell'esaltazione dei propri tifosi, da casa si percepisce solo in parte l'atmosfera che dalle tribune invade il campo e spinge i nerazzurri. Dall'altro lato quest'esondazione emotiva finisce con l'inasprire il nervosismo del Milan, che in 180 minuti non è mai riuscito a ribaltare gli equilibri del derby. I falli diventano pochi ma così plateali da portare Turpin a fischiare per inerzia.
Qui, per esempio, Dumfries gestisce il possesso dell'Inter sulla fascia e, mentre scorrono i primi secondi del recupero, appoggia tutto il peso del corpo sul pallone. Forse il suo obiettivo principale era provocare il fallo dell'avversario, nell'ottica del nostro calcio in cui una punizione in certe zone di campo "fa respirare" la squadra in apnea dal pressing.
Il gesto che Theo Hernandez compie per stendere Dumfries supera persino i confini del fallo plateale. È un placcaggio puro da NFL, in cui Theo non si accontenta di spingere Dumfries in avanti, magari con una spallata. Preferisce trascinarlo con sé negli inferi della partita, nel pantano dell'angoscia che i giocatori del Milan stanno provando. Guardando il replay il fallo di Theo diventa ancora più – passatemi il termine – estetico. Theo esercita tutta la forza che ha in corpo per trascinare Dumfries a terra, unendo le mani sul petto dell'olandese. È una strana di mossa di wrestling?
Caduto a terra, Dumfries si gira verso il guardalinee con lo sguardo torvo. Lo imbruttisce con gentilezza, urlando: «È fallo!». Theo Hernandez si allontana circospetto, prima dà una pacca a Dumfries sulla spalla e poi gli porge il cinque. È l'ultimo fallo della partita, forse il più iconico. Di certo quello che più di tutti ha trasceso lo sport in cui è contenuto.
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