Evenepoel dopo la caduta nella quinta tappa del Giro d'Italia.
, 15 Maggio 2023
6 minuti

Il ritiro di Evenepoel ha stravolto il Giro


Dopo una prima settimana dominata dal belga, ora il Giro riparte senza il suo leader.

“It’s with a heavy heart that I have to announce that I will be leaving the Giro d’Italia”. Con questa frase, postata da Remco Evenepoel sui suoi social nella serata di domenica 14 maggio si è chiusa la prima settimana del Giro d’Italia numero 108. Se tra gli appassionati serpeggiava la consueta tensione da prima settimana di grande Giro, piatta e un po’ noiosa, lo shock dato dall’improvviso ritiro del favorito principale alla vittoria ha colto tutti di sorpresa ed è senza dubbio un colpo di scena di cui avremmo fatto volentieri a meno.

Con lo stesso “heavy heart” di Evenepoel, giornalisti, analisti, appassionati, atleti arrivano al primo giorno di riposo dalla gara per mettere da parte previsioni, analisi e tattiche di squadra: senza il campione annunciato, ora si riparte da zero; comincia tutta un’altra corsa, si fanno avanti altri corridori che fino a domenica pomeriggio aspiravano a un posto nella top ten e adesso si trovano trascinati sotto i riflettori con i gradi di favoriti per la vittoria finale. Niente di ciò che è accaduto in queste ultime ore poteva lasciar presagire un epilogo così drammatico, né l’andamento della corsa nei primi sette giorni poteva.

Remco Evenepoel festeggia la vittoria di tappa nella cronometro a Cesena.
(Foto: ANSA)

Nel bene e nel male, il Giro d'Italia è stato sempre concentrato sulle vicende di Evenepoel, in una sorta di narrazione ad anello: il prologo di sabato 6 maggio sembrava indirizzare la corsa sui binari annunciati da mesi: da quando sono state presentate le tappe del Giro e Remco aveva confermato la sua presenza. La prima tappa, una cronometro di 19 chilometri lungo la splendida costa dei trabocchi in Abruzzo, è stata dominata dallo stesso Evenepoel che ha chiuso al primo posto con più di venti secondi davanti a Filippo Ganna e Joao Almeida, ma soprattutto quarantatré secondi su Primoz Roglic, il rivale annunciato, l’unico che pareva in grado di mettere in discussione la vittoria finale del belga.

Evenepoel ha conquistato tappa e maglia al debutto con una prova da cannibale: sembrava tutto allineato perché la maglia rosa restasse sulle spalle dello stesso corridore dalla prima all’ultima tappa. L’ultimo a riuscirci era stato Gianni Bugno nel 1990. L’epilogo, la chiusura di questa narrazione, si è avuto proprio ieri, domenica con la cronometro di 35 chilometri da Savignano sul Rubicone a Cesena, tappa anche qui flagellata dalla pioggia e in cui Remco Evenepoel ha vinto con un solo misero secondo su Geraint Thomas, ma riprendendosi la maglia Rosa. A fine tappa Evenepoel era stravolto e in conferenza ha ammesso di non essere nella sua migliore giornata: anche il guadagno sugli avversari in classifica generale è stato minimo.

Certo, i presagi funesti su questo Giro d'Italia è stato possibile coglierli fin dalla quinta tappa: i 171 chilometri da Atripalda a Salerno di mercoledì 10 maggio. La giornata si preannunciava difficile: sono giorni di forte stress per il gruppo a causa della pioggia che sta funestando le strade della carovana, rendendo l'asfalto tremendamente viscido. All’alba della corsa, quando il gruppo procede tranquillo seguendo il classico copione con la fuga già partita, un cane spunta dal nulla a bordo strada; incerto, sembra fermarsi e tornare indietro, poi avanza ancora. Quei movimenti ambigui, sui corridori lanciati a 50 all’ora sull’asfalto bagnato hanno un effetto incontrollabile e a farne le spese è proprio Evenepoel che finisce per terra. Rimane seduto a bordo strada per molto tempo e questo fa temere il peggio: poi si rimette in sella e lentamente riprende a pedalare.

Tuttavia, a poco meno di tre chilometri dall’arrivo, ancora il belga incrocia la traiettoria con Mads Pedersen e finisce ancora gambe all’aria. Quando si rialza è davvero molto contrariato, anche se la caduta avvenuta a meno di tre chilometri, neutralizza i secondi di ritardo. Le due cadute non sono senza conseguenze: il medico della squadra parla di forte ematoma muscolare e una contusione all’osso sacro, tanto che la presenza di Evenepoel il giorno dopo a Napoli non è scontata. Alla fine il belga si presenta in piazza di Plebiscito, finalmente in maglia bianca arcobaleno. Il peggio sembra scongiurato, prima del flagello del Covid.

Nel frattempo, Evenepoel aveva ceduto la Maglia Rosa di leader al norvegese Andreas Leknessund durante la quarta tappa da Venosa a Lago Laceno, la prima davvero mossa del Giro d'Italia. Leknessund che, essendo di Tromso, è diventato la Maglia Rosa nata più a nord in assoluto – ne ha approfittato per ritagliarsi il suo momento di celebrità e la gloria di indossare la maglia Rosa per qualche giorno chiudendo alle spalle del francese Aurelien Paret Peintre, vincitore di tappa. Leknessund sapeva di poter tenere la maglia solo fino a domenica, dato che nella cronometro avrebbe senz’altro pagato dazio, e così è stato; tuttavia, il norvegese ha difeso la Maglia Rosa in modo esemplare sia nella tappa più attesa di questa settimana – la settima, con arrivo a Campo Imperatore, sul Gran Sasso – sia in quella successiva, da Terni a Fossombrone. Alla fine, però, a vincere in quest'ultima è stato uno dei ciclisti più interessanti emersi in questi primi mesi di corse del 2023: l’irlandese Ben Healy.

Con il suo stile scomposto in sella e con quei capelli e barbetta un po’ scompigliata, Healy è un corridore imprevedibile e per questo molto divertente da vedere in corsa: sabato ha attaccato da solo sulla prima ascesa al Muro dei Cappuccini, una breve salita di poco più di un chilometro e mezzo nei pressi di Fossombrone, e nessuno è riuscito a stargli a ruota. È la terza vittoria stagionale; non male per un corridore passato tra i professionisti proprio in questa stagione.

Ben Healy festeggia la vittoria di tappa a Fossombrone.
(Foto: Stuart Franklin/Getty Images)

L’irlandese non è stato l’unico protagonista di giornata perchè alle sue spalle finalmente i cosiddetti big hanno cominciato a muoversi con più convinzione: dopo l’immobilità nella tappa del Gran Sasso, è stato Primoz Roglic a rompere gli indugi, consapevole di dover almeno provare a ridurre il gap con Evenepoel prima della prova a cronometro della domenica successiva. Lo sloveno è scattato con la consueta eleganza a 5 chilometri dal traguardo, durante il secondo passaggio sul Muro dei Cappuccini e si è portato dietro i due capitani della Ineos, Tao Geogheghan Hart e il gallese Geraint Thomas: dietro Evenepoel è andato in leggera difficoltà, ma ha limitato i danni chiudendo a quattordici secondi da Roglic.

Come detto, la grossa delusione di questa prima settimana di Giro è inevitabilmente arrivata dalla tappa più attesa: quella di venerdì con partenza da Capua e arrivo ai 2130 mt di altitudine del Gran Sasso d’Italia. La giornata è stata caratterizzata dalla lunga, estenuante attesa di una mossa di uno dei big della classifica che invece sono rimasti fermi, preoccupati solo di farsi scortare dal gruppo fino al traguardo.

A prendersi gli onori di giornata sono stati quindi tre cacciatori di fughe: Simone Petilli (Intermarchè), Karel Vacek (Corratec) e Davide Bais in maglia azzurra della Eolo Cometa. Proprio quest’ultimo, dopo una lunga fuga di 200 chilometri con gli altri due, ha avuto ancora le forze per lanciare lo scatto decisivo a meno di un chilometro dalla conclusione: si tratta della prima vittoria in carriera, che ha anche strappato a Thibaut Pinot la maglia azzurra di leader della montagna, e della seconda in assoluto della giovane squadra di proprietà di Ivan Basso e Alberto Contador.

Come sempre la prima settimana ha dato anche largo spazio ai velocisti e la scena se l’è presa senza dubbio Jonathan Milan, che finalmente sembra essere sulla strada giusta per affermarsi tra i migliori velocisti del panorama internazionale e nazionale. Alla prima tappa utile per le ruote veloci – la seconda, domenica 7 maggio da Teramo a San Salvo – ha domato gli avversari con una volata di potenza purissima: la forza che ha impresso sui pedali negli ultimi 200 metri prima del traguardo, con quel movimento basculante della testa, è stato tanto possente che sembra un miracolo che la bicicletta non sia andata in mille pezzi.

Dopo aver tagliato il traguardo, Milan ha si è lasciato andare a un pianto e urla sfrenate quasi da far tenerezza. Anche nelle altre tappe in volata si è piazzato nella top tre: con il secondo posto nella quinta tappa – quella del cane – dietro all’australiano Kaden Groves (Alpecin), anche lui velocista che sta emergendo in questo in questa stagione con le due vittorie al Giro di Catalunya e quella da Atripalda a Salerno. Qui Milan ha peccato forse di ingenuità e di inesperienza arrivando alla volata finale con indosso ancora la mantellina antipioggia, che ne ha forse frenato la corsa, ma è comunque riuscito a disputare una volata di tutto rispetto.

Il giorno dopo ha di nuovo raggiunto la seconda piazza dietro a Mads Pedersen (Trek Segrafredo) che ha trionfato nella splendida tappa di Napoli. Una tappa da 162 chilometri, con partenza da piazza del Plebiscito e arrivo in via Caracciolo, dopo un lungo passaggio intorno al Vesuvio e attraverso tutta la penisola sorrentina e la costiera amalfitana, in un tripudio di bandiere, nastri, palloncini e maglie azzurre per celebrare lo scudetto del Napoli. Milan avrà altre occasioni per portarsi a casa una vittoria, mentre nel frattempo corre in maglia ciclamino, da leader della classifica a punti. Speriamo sia nata una stella.

Martedì 16 maggio si riparte dai 196 chilometri da Scandiano, nei pressi di Modena, a Viareggio con in mezzo l’attraversamento degli Appennini dal Passo delle Radici, sul confine tra Emilia-Romagna e Toscana. Si riparte con Geraint Thomas in maglia Rosa e con due secondi di vantaggio su Roglic e cinque sul compagno di squadra Geogheghan Hart. Domani parte tutto un altro Giro.


Autore

  • Chiara Finulli, milanese, classe 1992. Nutro una passione smodata per Tadej Pogačar e per il calcio in ogni sua forma: ogni volta che posso sono allo stadio o sulle strade di qualche corsa. Nel tempo libero lavoro sommersa tra i libri in una casa editrice.

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