Considerazioni sparse post Juventus-Cremonese (2-0)
Alla Juventus basta poco contro una dimessa Cremonese.
- In una partita che non offre grandi spunti di interesse, salvo il lancio delle nuove divise bianconere dal design quantomeno discutibile, alla Juventus basta davvero poco per battere una Cremonese fin troppo remissiva che si sforza un tempo per garantire una partita, ma poi si scioglie senza resistenza e lascia ai bianconeri la gestione serena di un match che non entra mai in discussione. Il gol dell'ex di un Nicolò Fagioli nuovamente in crescita, dopo qualche momento di difficoltà, di fatto pone fine all'incontro e permette alla Juventus di gestire senza dispendio di energie una gara interlocutoria, parentesi sfuggente tra l'andata e il ritorno della semifinale con il Siviglia;
- Se le rare e sporadiche apparizioni di questa stagione già avevano contribuito a costruire un sospetto sempre più forte, dopo questa partita è veramente difficile non essere costretti a pensare che Paul Pogba all'età di 30 anni sia già un ex calciatore. La sua prima gara da titolare, raggiunta dopo una serie di tappe fatte di spezzoni e apparizioni fugaci, dura appena 20 minuti, quelli che bastano per vedere il francese uscire con le mani in faccia. 20 minuti che dicono che, dopo una stagione intera a ricostruirsi, Paul Pogba non regge una partita ufficiale da titolare. Una verità triste, fredda, ma necessaria da dire soprattutto a chi lo aveva considerato uno dei rinforzi principali per la rosa di Massimiliano Allegri. L'acclamato ritorno di Pogba è lo specchio delle scelte di mercato di una società che, negli ultimi anni, ha preso una direzione che somiglia all'auto sabotaggio;
- Se l'impatto emotivo dell'ennesimo stop di Pogba sembra congelare l'Allianz Stadium, gettandolo in una surreale atmosfera funerea, anche dal punto di vista tecnico la gara subisce il contraccolpo dopo l'uscita del numero 10 bianconero. Pur nei pochi minuti a disposizione, Pogba, galleggiante dietro la punta, si era fatto fulcro della manovra bianconera, che inevitabilmente passava dai suoi piedi. Dopo l'infortunio, Allegri disegna una specie di 4-4-2 asimmetrico, che appiattisce un po' la squadra dopo una partenza incoraggiante, pur senza entusiasmare. Lascia perplessi, ancora una volta, il feeling tra Milik e Vlahovic (autore di un'altra gara di disarmante pochezza), che sembrano avere diversi problemi a spartirsi efficacemente il fronte d'attacco;
- La notizia migliore, in casa Juve, ha il nome di Federico Chiesa, che cambia il destino del match facendo una cosa che nessuno dei suoi compagni in campo (e, più in generale, pochi nella rosa) sembrano in grado di fare: salta l'uomo. In una squadra quasi priva di calciatori in grado di creare superiorità, i dribbling di Chiesa offrono un'alternativa necessaria, una boccata d'ossigeno quando la manovra ristagna, e soprattutto raccontano di un calciatore che sembra finalmente dare segni di ripresa. È la sua fascia sinistra la fonte principale di pericoli e, non a caso, è una sua azione personale a portare al gol del vantaggio;
- Poco, troppo poco, fa la Cremonese per pensare di ottenere qualcosa da questa partita. Con pochi punti ancora a disposizione, e tanti da recuperare alla avversarie, non è più il caso di stare a selezionare le partite su cui si può puntare. La squadra di Ballardini, solo 10 giorni fa, ha preso un punto (e quasi 3) a San Siro, segno che in questo girone di ritorno i grigiorossi possono provare a portare a casa qualcosa da ogni situazione. Il 5-3-2 iniziale è una chiara dichiarazione di intenti, con due contropiedisti a guidare l'attacco, ma l'atteggiamento troppo remissivo della Cremonese porta la Juventus a non doversi mai preoccupare di velocizzare il palleggio per affrontare qualche pressione, cosa che spesso crea non poche difficoltà ai bianconeri. L'arrivo di Ballardini ha provato a rivitalizzare una squadra data ampiamente per spacciata, ma adesso il tempo stringe e la rincorsa rischia di non bastare.
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