Considerazioni sparse su "Rivali", a cura di "L'Ultimo Uomo"
Dieci storie per ristabilire gli equilibri: Rivali, a cura di UU, è una lettura necessaria per contestualizzare gli sportivi nella Storia.
- 'Le rivalità esistono per nutrire il pubblico di storie e il conflitto - lo sappiamo - è il motore della narrazione'. La citazione, contenuta nell'Introduzione di "Rivali - Sfide leggendarie che hanno cambiato lo sport", edito da Einaudi e incluso nella collana Super ET Opera Viva, è summa perfetta del filo conduttore di tutti i racconti successivi. Redattori e collaboratori de "L'Ultimo Uomo" hanno deciso, nel 2022, di mettere su carta alcune delle rivalità che hanno alimentato la narrazione sportiva del Novecento e del Nuovo Millennio. Dieci storie, dieci autrici e autori differenti, nove sport sui quali concentrarsi (dieci se si ammette che tennis maschile e tennis femminile appartengano a galassie di universi paralleli. Ognuna ha le sue peculiarità, sia contenutistiche che stilistiche, che le rendono autonome, a sé stanti, godibili anche se scisse dalle altre;
- Apre Marco D'Ottavi con i periodi lunghi, le interminabili elencazioni che costringono il lettore a non poter 'compensare' e leggere lo scontro personale tra Enzo Maiorca e Jacques Mayol in apnea. Come i protagonisti del racconto, come se respirare allo stesso modo possa avvicinare un uomo a 100 metri di profondità a un altro seduto su una poltrona. L'esatto opposto è il periodare di Emanuele Atturo: frasi breve, ritmo incalzante e ansiogeno costellato da sententiae improvvise, carico di quell'affannosa trepidazione che, con manifestazioni esplicite differenti, ha caratterizzato le carriere di John McEnroe e Björn Borg. Lasciare più spazio narrativo, sia concentrandosi sulla biografia che affidandosi alle parole dell'uomo, è l'espediente cui ricorre Daniele Manusia per far brillare, finalmente, Joe Frazier. Accecato dalla soverchiante figura, fisica e mediatica, di Muhammad Ali, si è sempre dipinto Frazier come ombra della luce riflessa del fu Cassius Clay;
- Quanto possono essere lontane le concezioni di confronto e scontro nella realtà delle relazioni umane? Come narrato da Dario Saltari, che si decidesse di chiamarlo Thorpe, Cavic o Chad Le Clos, l'onomastica varia non riuscirà mai a determinare l'unico rivale che Michael Phelps abbia mai riconosciuto come tale, oltre all'orologio e al cronometro: sé stesso. Altri esseri umani, invece, devono abbeverarsi alla fonte della rivalità per non rimanere disidratati e perdere la linfa vitale: Alfredo Giacobbe riconosce nella viscerale necessità di Alain Prost e Ayrton Senna di godere della presenza altrui la benzina che alimentava il motore della loro carriera e della loro vita, una rivalità durata sin che morte non li ha separati. Talvolta è invece il mondo esterno a perpetrare un pregiudizio che vada oltre al competere per un oro alle Olimpiadi, ad allontanare due personalità a tal punto da rendere l'una l'incarnazione del Bene e l'altra nell'inconveniente Male che, tutto sommato, sarebbe meglio che non ci fosse: Tommaso Giagni riequilbra le forze in gioco, contestualizzando il ruolo che Justin Gatlin ha ricoperto nella storia personale di Usain Bolt e nella ricerca scientifica applicata all'atletica degli anni Dieci;
- Donne e uomini, uomini e donne: Rivali non fa distinzione per sessi, gender o inclinazioni affettive. Margaret Smith Court lo fa, invece: la compresenza con una figura all'opposto come Billie Jean King ha reso il loro scontro quasi etico. Elena Marinelli lo descrive così, e non pensiamo ci possa essere una definizione più calzante: "esempio concreto di dicotomie: onnipresenza e riconoscenza si scontrano con rimozione e disistima". L'altra firma rosa della raccolta è Tiziana Scalabrin: nel racconto della rivalità (o presunta tale) tra Il dieci perfetto di Nadia Comăneci e quello perfetto-ma-meno-iconico di Nellie Kim, la conduttrice di Quiet Please è rigorosamente rigorosa nel riportare rigore a una rivalità che non c'è mai realmente stata tra la perfezione e tutto il resto che è sempre stato impaurito dal dieci perfetto. Al posto di Nellie Kim poteva esserci una Korbut, una "X" o nessuno. Non cambierebbe lo zenith di Nadia Comăneci;
- La rivalità con cui si conclude il racconto è a suo modo indicativa ed eterea. Perché uno dei due rivali dichiara espressamente di voler imitare pedissequamente l'altro, seguire e riempire le orme tracciate dall'altro. Il rapporto tra Michael Jordan e Kobe Bryant è assimilabile, per parola degli stessi interessati, a quello di due fratelli: la venerazione del minore verso il maggiore, il desiderio di Kobe di dimostrarsi superiore senza poter mai affrontarlo all'apice delle rispettive parabole. L'illustrazione in copertina di Stefano Marra dona un ulteriore focus alle parole di Dario Vismara, ultime in ordine di pagine. Concludere le righe con il 'Riposa in pace, fratellino mio' pronunciato da MJ alla cerimonia funebre di Kobe è stato un tuffo al cuore per il quale, nonostante tutto, dobbiamo ringraziare la redazione di UU;
- No, non ci siamo dimenticati di Fabrizio Gabrielli. Se possibile, però, le sue pagine su Maradona e Pelè sono alienae. Sono un unicum, differiscono da tutte le altre: molto più filosofiche che tecniche, molto più politiche che personali. Su di loro è già stato scritto di tutto, varrebbe la pena divagare se lo si fa con tanta maestria. Non si sono mai incontrati, le parabole si sono lambite, in un contesto di squadra e non individuale, con ruoli, compiti ed epoche diverse. Quale miglior opportunità per concedere libero spazio a una sana retorica, contenuta giustamente ai minimi termini nel parlare di altri Rivali? Tutte le autrici e gli autori si sono sforzati di mettere le cose al proprio posto, nel dare merito a chi è stato danneggiato dalla Storia. Anche nel tinteggiare zone oscure di chi è sempre stato illuminato dai più benevoli riflettori. Per D10S e O Rey non si può parteggiare. Si può solo amare. 'Ripetetelo con me per tre volte: love, love, love'.
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