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Erasmus: Sunderland-Watford
, 1 Maggio 2023

Erasmus: Sunderland-Watford


Un grigio pomeriggio nel nord dell'Inghilterra.

"Erasmus" è la rubrica del lunedì in cui vi raccontiamo una partita frizzante dal weekend di calcio internazionale. Se vi siete persi gli episodi precedenti, li trovate qui.

Se si inserisce nelle barre di ricerca del web "18 dicembre 1997", tutti i collegamenti portano al DL n°472, decreto legislativo che sarebbe entrato in vigore il 1 giugno successivo e che disponeva le norme generali in materia di sanzioni amministrative per le violazioni di norme tributarie. Se si chiede a Chat GPT cosa stesse facendo quel giorno risponde che non può ricordare o riportare eventi specifici poiché è un modello di linguaggio addestrato su un vasto corpus di testi, senza capacità di memoria o di esperienza personale come gli esseri umani. Se insisti ancora un po' risponderà, non priva di un tacito fastidio, che il 18 dicembre 1997 la NASA ha lanciato il quinto modulo della Stazione Spaziale Mir, Titanic è stato rilasciato nei cinema degli Stati Uniti e a Kyoto, in Giappone, è stato firmato il Protocollo sulla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. Per i 48707 che riempiono lo Stadium of Light (non uno di meno, non uno di più) per Sunderland-Watford, tuttavia, il 18 dicembre 1997 ha un significato diverso. Simbolo di rinascita e speranza.

Il 18 dicembre 1997 nasce a Zurigo Kyril Louis-Dreyfus, figlio dell'ex CEO di adidas e Saatchi & Saatchi. Chissà che anche lui sia capitato per caso su Netflix e il bingewatching di Sunderland 'Til I Die abbia avuto il sopravvento. La minuscola differenza tra un qualsiasi giovane davanti a uno schermo e Kyril è che lui, prima possedendone il 41% e ora il 59% delle quote, abbia ben pensato di comprarsi la squadra.

Non esistono due figure più antitetiche nell'ecosistema dei proprietari calcistici tra un giovane rampollo ambizioso e Giampaolo Pozzo. A due giornate dalla fine della stagione regolare, le squadre paiono l'emanazione tecnica ed emotiva dei presidenti. I Black Cats sperano ancora, nonostante le molte squadre davanti in classifica, nell'accesso ai playoff, con un misto di incoscienza e ambizione che può essere solo dei nuovi alla ribalta. Gli Hornets sono i primi matematicamente fuori dalla corsa ai play-off, tanto che decidono di lasciare a casa Joao Pedro, per cui si vocifera di un accordo attorno ai £30mln col Brighton per la prossima stagione. I primi ci credono anche se non dovrebbero, alimentando il pessimismo scaramantico che permea l'anima del Tyne. I secondi avrebbero tutto per nutrire obiettivi superiori rispetto a una banale metà classifica, ma per sognare bisogna comunque fare fatica.

Nel 2017 Lynden Gooch e Luke O' Nien avevano 22 e 21 anni, mentre il loro attuale presidente appena 20. I due prodotti dell'Academy del Sunderland sono i pilastri difensivi del 4-2-3-1 di mister Mowbray. Dalla prima stagione di Sunderland 'Til I Die a oggi ne è passata di acqua lungo il letto del Wear: retrocessioni amare, risalite orgogliose, passaggi di proprietà. Quello che non cambia è il sostegno dello Stadium Of Light, sold out in occasione di quella che potrebbe essere l'ultima uscita stagionale a spingere una rosa di 23.6 anni di media.

Di fronte ai giocatori del Sunderland c'è un Watford schierato a specchio. L'unico giocatore degli Hornets a essere già passato in Friuli nel meraviglioso universo degli scambi interni della famiglia Pozzo è Ken Sema. In teoria ci sarebbe anche Hassane Kamara, che l'Udinese ha acquistato dal Watford per 17 milioni un anno fa salvo poi rinunciare a portarlo in Friuli e lasciandolo in Inghilterra a maturare - strano, visto che parliamo di un ventinovenne - un altro anno.

Torniamo a Ken Sema, però: i tifosi friulani ricordano come il classico esterno iperatletico di cui Udine si riempie da anni, qualcosa che sta alla città di Udine come ci sta il frico, ora è un trequartista che svaria su tutto il fronte. In questa stagione è stato uno dei più positivi del Watford: si pensa che possa essere la luce del grigio pomeriggio di Sunderland, quella odiata dai fotografi perché né troppo scura né troppo chiara, incapace di dare profondità e che appiattisce tutto. E invece no: è ancora il giocatore che ci ricordavamo a Udine.

Ken Sema non è l'unica figura che ruba l'occhio del Watford: Ismaila Sarr, una volta grande promessa del Rennes e imperversante seconda punta del Senegal a Qatar 2022, sarebbe un giocatore assolutamente fuori categoria in Championship. Già, sarebbe, ma non è perché Wilder gli ha dato compiti difensivi che non gli appartengono. Davanti, non essendoci Joao Pedro, c'è Keinan Davis, punta centrale in prestito dall'Aston Villa, ma che, purtroppo per le nostre convinzioni, è brutalmente troppo grosso per indossare il numero 7. Il centrocampista Imran Louza, che fino al momento pensavo potesse essere solamente un salume greco, è un 6 di nome e di fatto, controllore davanti alla linea difensiva e smistatore ordinato. Nella linea a 4 svetta Christian Kabasele, che nonostante il nome tanto Udinese inspiegabilmente non ha ancora assaggiato il vero frico.

Ok, e la partita? Dopo 7' Porteous e Louza hanno un incontro ravvicinato a muso duro: nulla di strano per l'idea che potremmo avere della Championship, se non fosse che sono compagni di strada. La palla la tiene il Sunderland, gestita da dietro da Trai Hume e in avanti da Jack Clarke, che qualche anno fa il Tottenham aveva valutato come un grande talento salvo poi rimanere amaramente deluso.

Davanti il Sunderland ha Amad Diallo, che forse ricorderete all'Atalanta come Amad Traoré fratello di Hamed Junior salvo poi scoprire che non solo non erano fratelli, ma Amad non faceva neanche Traoré di cognome. Ora è ancora di proprietà del Manchester United, ha segnato 12 gol in Championship e la EFL lo ha nominato come miglior giovane della stagione - ha senso eleggere il migliore di un torneo quando il torneo non è ancora concluso? - indossa i guantini e aizza lo Stadium Of Light, cercando di accendere una scintilla.

Dopo un quarto d'ora in cui il Watford abbraccia lo schema buttatela-in-avanti-che-tanto-siamo-giganteschi e tutto lo stadio si alza in piedi ad applaudire Danny Meah, abbonato del Sunderland venuto a mancare a inizio mese. Il Watford passa in vantaggio. Quale miglior azione per esprimere la potenza dei cingolati del borgo dell'Hertfordshire se non con un colpo di testa da calcio d'angolo? Ekwah si aggrappa anche a Kabasele, quasi gli strappa la maglia, ma quello manco se ne accorge. Stacco imperioso e 0-1.

Un ringraziamento sentito ai piedi del signor Mike Duffy

Tre anni fa Chris Wilder era in Premier League: il suo Sheffield United, da neopromosso, aveva disputato una grande prima parte stagione, sfiorando i posti europei prima dello stop per la pandemia. I tre mesi di stop, però, avevano chiaramente rotto qualcosa, dato che la squadra dal ritorno in campo aveva vinto appena due partite, trasformando una grande stagione in un preludio a una tremenda retrocessione, arrivata poi un anno dopo. Wilder, che era già stato licenziato prima di vedere la sua squadra retrocedere, aveva poi firmato con il Middlesbrough, mancando di poco i play-off per la promozione e anche in questo caso era stato esonerato, a ottobre, dopo un inizio disastroso. A marzo, il Watford lo aveva chiamato, dopo aver fatto fuori due allenatori, per gestire la stagione sino a maggio e, prima di un comunicato per smentire le voci, sembrava in procinto di far fuori anche lui.

Forse rinfrancato dalla conferma, Wilder prepara molto bene la partita. I suoi continuano a spingere, galvanizzati dal vantaggio, almeno sino al destro da fuori del terzino Ryan Andrews, parato quasi per sbaglio da Patterson.

Non ci sono dubbi che il Sunderland abbia più potenziale, sia teoricamente più forte: le trame di mister Mowbray si basano sull'associazione dei giocatori offensivi, gestite dai movimenti ad elastico di Diallo e Gelhardt. Il possesso dei Black Cats assomiglia a un carillon in perenne attesa che la mano smetta di girare la chiave e caricare questa benedetta molla. Ironia della sorte, la migliore occaisone del primo tempo arriva su una seconda palla, spedita però sugli spalti da Roberts. Come un segno di sprezzo, poco prima che Ward mandi le squadre al riposo, il centrale del Watford, Ryan Porteous, recupera palla nel cerchio di centrocampo, bloccando l'ennesima circolazione del Sunderland. Il centrale di Wilder ha almeno tre opzioni per l'appoggio nei paraggi ma tira. Da 50 metri. Rasoterra. Con Patterson al limite dell'area piccola. Fischi dello Stadium Of Light, chissà cosa avrà pensato.

Inizia il secondo tempo e Diallo si toglie i guantini. Getta il guanto di sfida? (Pausa scenica) Com'è, come non è, Clarke non ha perso la magnetica capacità di attrarre le scivolate dei difensori avversari, Andrews in primis, e regalare al Watford la maniera più spettacolare di respingere i tentativi dei Black Cats. D'altro canto gli Hornets (ha senso il soprannome Hornets per una squadra che ha nel logo un cervo, simbolo della contea di appartenenza?) stazionano nella propria metà campo senza soffrire troppo. Non solo fisicamente, il Sunderland pare leggero, svolazzante, etereo, mentre il Watford pesante, ancorato. Sema tira in caduta e trova il gigantesco petto di Davis sulla traiettoria, mentre nell'altra area il colpo di testa di Hume è ben indirizzato ma debole, regalando a Bachmann un paio di parate molto instagrammabili.

Le combinazioni dei giovani del Sunderland sono onde che fanno il solletico agli scogli del Watford che, anzi, respinge la massa con ancora più impeto. Il peso del Watford non crea attrito ma presa, è di un concreto spessore. Il Sunderland combatte la gravità; il Watford la asseconda. Ed ecco che, tra un annuncio sui cartelloni pubblicitari del concerto di Beyoncé allo Stadium Of Light del 23 maggio e l'unico spiraglio di Sole nel pomeriggio del distretto del Tyne and Wear, arriva il 2-0. Quale miglior azione per esprimere la potenza di una squadra più di rugby che non di calcio se non con un colpo di testa da calcio d'angolo? Esattamente copia e incolla, con l'unica differenza che a schiacciare sotto la traversa è Porteous.

L'account è diverso, ma i piedi sono quelli.

Sun'Land - Sun'Land - Sun'Land 'Til I Die!, inneggia lo Stadium Of Light. Dopo anni di tinte fosche, l'arrivo di Louis-Dreyfus ha portato entusiasmo. Attaccamento c'è sempre stato e sempre ci sarà. Ma serviva l'irrazionale sfrontatezza di un poco più che teenager a cambiare l'aria viziata nel nord-est inglese. Con la sciagurata arroganza di chi ha visto ancora troppo poco di 'sto mondo il Sunderland la riapre. O' Nien prima prende la traversa e, nel prosieguo dell'azione, devia in rete in mischia. Nella nostra mente è ancora quel ragazzino delle giovanili che doveva essere simbolo della rinascita sotto Chris Coleman; ora ha 28 anni, gli stessi lineamenti che, come Paulo Dybala, lo farà sembrare sempre un bambino e i gradi di leader del gruppo. Segna, recupera il pallone e lo porta a metà campo, incitando il delirio sugli spalti.

Sino al 90' non succede praticamente più nulla. Entra una figura mitologica del calcio minore inglese come Leandro Bacuna, entra Jerry N'Gakia, in modo totalmente inaspettato compare anche l'ex Lazio Wesley Hoedt. "Questo no, Hoedt non ce lo meritiamo" sembra pensare qualcuno dei 48mila dello Stadium Of Light. Vengono comunicati i 7' di recupero e il Sun'Land 'Til I Die cessa per un attimo. Si sente qualche fischio. Sul maxischermo, infatti, vengono inquadrati alcuni tifosi dei Black Cats imboccare i tunnel di uscita. Magari avranno il saggio della figlia o il concerto del nipote, ma agli occhi dello Stadium Of Light è tradimento: si canta 'Til I Die e non si sostiene sino al 97'?

Poco importa che, alla fine, Roberts riesca a pareggiare i conti con ancora un paio di giri d'orologio a disposizione. Il Watford, condannato a un altro anno di Championship, forse ha trascinato con sé anche il Sunderland. I tifosi sono tutti in piedi ad applaudire, in attesa che la squadra compia il promesso giro di campo per salutare i tifosi alla fine della stagione. Capitan Gooch rialza di peso i giovani che, sconsolati, si sono accasciati in mezzo al campo, delusi per non aver vinto una semplice partita di pallone. Li invita a rispondere al pubblico con la stessa moneta. Si cerca con lo sguardo il presidente Louis-Dreyfus in tribuna, ma non lo si riconosce. A prescindere dal giovane proprietario, a prescindere da tutto e tutti, Lynden Gooch vuole che si risponda con la stessa fierezza e lo stesso orgoglio, per andare oltre al risultato. Till death us do part.


  • (Bergamo, 1999) "Certe conquiste dell'anima sarebbero impossibili senza la malattia. La malattia è pazzia. Ti fa tirare fuori sentimenti e verità che la salute, che è ordinata e borghese, tiene lontani."

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