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Daniele Adani in scivolata su Marc Overmars in una partita del 1999.
, 25 Aprile 2023

È vero che Adani ha divorato Overmars?


La Bobo TV ha riacceso i riflettori su un vecchio Arsenal-Fiorentina.

«L’ho mangiato. Una delle ali più forti della storia. L’ho divorato». Daniele Adani lo racconta con affettazione, seduto davanti al microfono della Bobo TV, accompagnando le sue parole con un movimento in su e in giù delle spalle, con teatralità da cantastorie. Sta parlando di quando entrò nel secondo tempo di un Arsenal-Fiorentina del 1999 per contenere un giocatore forte vero («Overmars è come Mbappé oggi, non lo prendevi mai», ha appena sancito Bobo Vieri). È l’ultimo soliloquio andato virale di Adani, l’ennesima bordata che nel bene o nel male ha portato il “Lele” nazionale all’attenzione dei social.

Di monologhi diventati virali, la Bobo TV, negli ultimi anni è diventata una fonte inesauribile. Un po' perché il suo stesso format sembra nato per essere incubatore di opinioni controverse: quattro ex calciatori molto famosi che parlano di calcio come fossero al bar, tra amici, snocciolando aneddoti e sentenze tra il serio e il faceto.

Non c’è un singolo italiano che non sogni una vita come la Bobo TV; non c’è un singolo italiano che guardando la Bobo TV non abbia la sensazione di trovarsi tra amici, che basterebbe allungare la mano e chiedere parola («Lele, Lele», è la formula usata da Cassano per intervenire) per discutere con Vieri e Fantantonio alla pari, dire la sua su chi è più forte tra Haaland e Julian Alvarez. Perché questo è il segreto della Bobo TV: eliminare ogni distanza col pubblico. Mettere i mostri sacri allo stesso livello dello spettatore, uno vale uno.

Questo però non è l'unico ingrediente che rende la ricetta della Bobo TV croccante. Un altro è che alla Bobo TV ogni personaggio è, appunto, un personaggio. Un individuo dalle peculiarità caratteriali così definite da diventare quasi una macchietta. C’è Bobo Vieri, quello che dà il nome alla trasmissione, che fa la parte del padrone di casa discreto. Lui non ha la pretesa di essere serio, è il padre spirituale di ogni bomber italico e gli basta la sua carriera da fuoriclasse per avere una voce autorevole sul calcio senza doversi nemmeno aggiornare, figuriamoci studiare.

Nicola Ventola è la normalità fatta persona, chissà, il personaggio nel quale lo spettatore tende forse a riconoscersi. Poi ci sono Cassano e Adani, i due che a parlare di calcio ci provano (e ci credono) di più. Il primo coi suoi giudizi trancianti e gli aneddoti di ex giocatore del Real Madrid («Chapeau»), il secondo con l’aura di sacerdote, di conoscitore di calcio fin nei suoi meandri più oscuri e remoti. Adani che parla con una mappa dell’Argentina appesa alle spalle, e che si è costruito un personaggio ormai riconoscibile a metà tra competenza e teatro, tra accuse di servilismo e calcio con la F.

Non è solito parlare dei propri trascorsi da calciatore, Adani. Si trova più a suo agio nei panni dell’osservatore esterno, dell’analista scafato, a decantare i vantaggi della salida lavolpiana o le qualità pedagogiche del sottovalutato Tite (che lui chiama con reverenza «Il Professore»). È questo che i suoi detrattori peggio sopportano di lui: come osa fare lo splendido (“il teorico”) e parlare di cose da nerd, quando è stato solo un calciatore modesto, che a malapena sapeva stoppare la palla?

Ecco, quando gli dànno dello “scarso” Adani fa finta di sorvolare ma in fondo ci sta male, e appena gli capita per mano l’occasione non ci pensa due volte a ostentare il suo curriculum da calciatore: «Sai quanti calciatori hanno giocato in Nazionale italiana? Non arriviamo a 900». Il racconto di quando ha "mangiato Overmars” è solo l’ultimo guanto di sfida lanciato da Adani ai suoi haters, i quali però non se la sono bevuta e per smentirlo hanno fatto girare una clip di Adani rimasto a culo per terra dopo un dribbling di Overmars durante quell’Arsenal-Fiorentina.

Per uno (per Adani, cioè) «Overmars, una delle ali più forti della storia, me lo sono divorato»; per gli altri Adani è un cialtrone. Ma come sono andate, veramente, le cose? Per rispondere a questa domanda, abbiamo riguardato la partita incriminata e valutato ogni singolo intervento di Adani, così da capire se il verbo “mangiare” per descrivere la sua performance contro Overmars è appropriato oppure no. Se non vi fidate di noi (ci dispiacerebbe) abbiamo isolato ciascun intervento così potete farvi un’idea tutta vostra.

Chiusura in angolo senza rischi

Un po’ di contesto. Il 27 ottobre 1999 è un mercoledì e il prato di Wembley «è un biliardo», come dice Sandro Piccinini in telecronaca. Come Wembley? Wembley. Al piccolo stadio di Highbury non c’era abbastanza spazio per i cartelloni pubblicitari imposti dalla Uefa, così nel 1998 la dirigenza dell’Arsenal – che stava già valutando di costruire uno stadio nuovo – invece di adeguare Highbury aveva deciso di giocare le partite di Champions a Wembley, per testare come si sarebbe ambientato il pubblico dei Gunners a uno stadio più grande.

Il risultato è disastroso: delle 6 partite di Champions giocate a Wembley tra il 1998/99 e il 1999/00, l’Arsenal ne perde 3 e ne vince solo 2. Entrambe le volte non supera la fase a gironi: «Non ci siamo mai sentiti a casa a Wembley. Era tutto molto inusuale», dirà Wenger anni dopo.

La partita con la Fiorentina, alla quinta giornata della prima fase a gironi 1999/00, è l’ultima delle partite giocate dall’Arsenal a Wembley, e per chiudere in bellezza i Gunners perdono: 0-1, gol di Batistuta al 75’. È una partita dai ritmi altissimi, in cui la Fiorentina nei primi 20’ pareggia e in alcuni casi supera l’aggressività degli inglesi, prima di abbassarsi progressivamente in un blocco sempre più chiuso e affidarsi a contropiedi lunghissimi per risalire il campo. Il gol vittoria nasce così, dalla tattica “Batistuta contro tutti” – l’unica strategia offensiva della Fiorentina nel secondo tempo.

Per puntellare la difesa e contenere gli affondi di Overmars, che nel primo tempo è stato una spina dolorosa nel fianco destro della Fiorentina, all’intervallo Trapattoni fa entrare un difensore in più, il 25enne Daniele Adani, e lo mette quinto di difesa su quel lato. Adani è chiamato al primo intervento dopo neanche un minuto dal suo ingresso in campo: la prima respinta di testa è troppo corta e finisce proprio sui piedi dell'olandese, ma Adani è bravo a recuperare e a togliergli il pallone dai piedi spingendolo in corner. Al primo boccone Adani non avrà mangiato il suo avversario, ma nemmeno si è fatto mangiare, però.

Intercetto secco

Per far entrare Adani è uscito Sandro Cois, uno dei due centrali di centrocampo del 3-4-1-2 della Viola: Angelo Di Livio, che ha cominciato la partita come esterno destro, passa al centro e Adani si posiziona in corsia. La sua interpretazione del ruolo è più difensiva di quella di Di Livio, che nel primo tempo ha spinto abbastanza ma si è fatto prendere alle spalle diverse volte dai tagli di Overmars.

D’altra parte Adani è un difensore puro. Trapattoni lo ha preso in estate dal Brescia in Serie B e ne ha fatto un punto fisso del terzetto difensivo viola. Può giocare sia da braccetto sia da libero, dove nasconde il fatto di non essere velocissimo e valorizza «Il piede erudito e la testa fredda», le sue qualità principali come le ha descritte questo articolo del 2000. Vi ricorda qualcosa? Adani calciatore non era tanto diverso da quello di oggi, l’opinionista che esalta il bel calcio fondato sulla tecnica e le letture intelligenti (il calcio con la F).

Qui Adani recupera il pallone con un bell’intercetto da difensore che lavora di letture. Su un rinvio dal fondo di Toldo è andato a saltare di testa in zona centrale, ma perde il duello aereo e allora deve recuperare la posizione velocemente sfruttando la copertura temporanea che Di Livio sta offrendo su Overmars. Poi l’olandese tenta l’imbucata per Bergkamp, che sta tagliando verso la fascia lasciata vuota da Adani, ma quello ha già recuperato e intuito tutto. Intercetta il pallone e poi fa anche ripartire l’azione, creando i presupposti per una delle conduzioni imperiose di Rui Costa.

Alcune iniziative offensive di Adani

C’è un’immagine che più di tutte immortala la Champions League 1999/00 della Fiorentina. È la rovesciata di Mauro Bressan segnata al Barcellona il 2 novembre, all’ultima giornata del gruppo, giusto uno settimana dopo la partita di Wembley. Un gesto folle e inspiegabile, entrato tra i gol storici della Uefa, inserito da France Football sul podio dei gol più belli della storia della Champions League.

Contro l’Arsenal, la Fiorentina avrebbe potuto segnare un’altra splendida rovesciata, se solo Batistuta non avesse smangiucchiato la palla crossata da Adani su uno dei rari affondi offensivi della sua partita. Immaginatevi Adani essere l’assistman di un gol così iconico: quello sì che sarebbe stato un aneddoto da raccontare a ripetizione agli amici della Bobo TV. Ma la storia, lo sappiamo, non si fa con i se.

Ad ogni modo, le iniziative offensive della partita di Adani sono poche, è vero, ma in ognuna di esse è Overmars a perdersi la marcatura, a lasciare da solo il suo uomo. Adani ha messo quindi in pratica uno dei principi classici del calcio olandese, la necessità di spingere coi terzini per smascherare l’inadeguatezza difensiva delle ali avversarie: «Sono più bravi i nostri terzini a giocare da ali che le ali avversarie a giocare da terzini» predicava Johan Cruyff.

Overmars scappa via

Cos’era Overmars sul finire degli anni ’90? Forse non l’equivalente odierno di Mbappé, come l’ha definito Vieri: era un'ala velocissima ma non aveva lo strapotere fisico del francese, né il suo senso del gol. Di certo però era un incubo per Giovanni Trapattoni, che nel 1995 aveva visto il suo Bayern Monaco venire demolito per 5-2 dall’Ajax di van Gaal nella semifinale di ritorno di Champions. Overmars aveva fatto due assist e un gol: era stato un vero tormento sulla fascia sinistra.

Era un’ala che sapeva giocare in modo associativo o portare palla in solitaria alla massima velocità; tagliare in profondità alle spalle del terzino oppure venire incontro e giocare lontano dalla porta. Un giocatore perfettamente ambidestro, e per questo imprevedibile. Giocando a sinistra poteva puntare il fondo e poi crossare col mancino, oppure sterzare verso il centro sul destro. Nel calcio anni ’90 in cui le ali si muovevano rigidamente su binari verticali come la torre degli scacchi, Overmars è stato uno dei primi esterni a giocare a piede invertito.

Questa azione di Overmars è quella a cui i detrattori di Adani si sono aggrappati per prenderlo in giro. Un'azione in cui Overmars e Adani sembrano fare, in effetti, due sport diversi. Adani che tallona l’avversario da dietro mentre quello si prepara a ricevere un passaggio spalle alla porta, e che poi non lo vede più quando Overmars sterza dentro il campo con un primo controllo fulmineo di destro. C’è un fotogramma in effetti umiliante: Adani steso a terra dopo aver fallito l’intervento in scivolata da dietro, l’ultimo tentativo di fermare l’avversario anche a costo di fargli male.

Overmars scappa ancora

Due minuti dopo, Overmars ripete lo slalom tra Adani e Di Livio praticamente all’identico.

Avete mai provato a smacchiare una camicia a mano? A tenere ferma una porzione di tessuto con una mano, mentre con l’altra fate cadere una goccia di detersivo proprio sulla macchia? Il modo in cui la goccia scivola via impazzita, se non avete prima creato una piccola concavità che la accolga, è la cosa più simile al modo in cui Overmars sguscia via in queste situazioni. Non ci sono similitudini per descrivere queste sterzate di Overmars che non abbiano a che fare con un fluido che scorre. Un’altra potrebbe essere questa: Overmars gira intorno a Adani e Di Livio come un ruscello aggira i rilievi del terreno scendendo giù da una collina.

Alcuni anticipi aggressivi di Adani

Una delle massime più antiche del vecchio calcio delle marcature a uomo diceva che il marcatore doveva seguire il proprio uomo ovunque, fin pure sotto la doccia. È quello che Adani fa negli episodi qua sopra, restare così appiccicato alle chiappe di Overmars che appena il pallone arriva nel raggio di competenza dell’olandese allunga la gamba e lo anticipa secco. O, nel peggiore dei casi, lo stende.

Ci sono poi dei casi in cui Adani fa delle letture più ambiziose ed esce per aggredire in avanti lontano dalla propria posizione. Sono interventi figli della strategia a tratti anche aggressiva, pur all’interno di un piano gara globalmente accorto, messa a punto dalla Fiorentina. Una squadra che soprattutto nel primo tempo ha contestato il possesso palla all’Arsenal mettendo molta intensità nei contrasti. I due interventi difensivi di Adani qua sotto sono praticamente identici: Adani esce in avanti per anticipare l’avversario ancor prima che questo riceva il pallone – nel primo caso è Winterburn, nel secondo lo stesso Overmars  – poi accorcia ancora in avanti per recuperare anche la seconda palla – in entrambi i casi a contendergliela è Vieira.

Una chiusura in ritardo, ma innocua

Che livello di stress mentale doveva indurre Overmars nei suoi marcatori? Come regolarsi nelle marcature preventive con questo "funambolo", come lo chiama Piccinini, che ti costringe a un elastico perpetuo di movimenti? Meglio tallonarlo da vicino col rischio che ti scappi in profondità, o meglio controllarlo da lontano col rischio però che si giri e ti punti in 1 contro 1?

Adani e Overmars non sono fatti della stessa elasticità. Sul solito passaggio lungolinea del terzino Winterburn, e sulla solita ricezione di Overmars spalle alla porta, Adani gli ha lasciato di nuovo abbastanza spazio per girarsi verso l’interno – stavolta Overmars non conduce ma passa di prima a Kanu – ed è fortunato che poi Kanu faccia fallo su Pierini interrompendo l’azione.

Altre belle chiusure di Adani

Come ci arrivò la Fiorentina a eliminare l’Arsenal dai gironi della Champions con una giornata d’anticipo? Il 1999/00 è il secondo anno di Giovanni Trapattoni, un anno cominciato con aspettative altissime dopo lo sbornia dell’anno precedente, e invece poi scivolato via un po’ così. Il 1998/99 era stata la stagione dei grandi sogni, con la Fiorentina campione d’inverno e la testa della classifica mantenuta fino a febbraio, fino a quando cioè Batistuta si era infortunato al ginocchio ed Edmundo era partito per il Carnevale di Rio.

Alla fine la Viola si era dovuta accontentare di una finale di Coppa Italia, persa contro il Parma per i gol in trasferta, e un terzo posto in campionato buono se non altro per giocarsi i preliminari di Champions.

Ad agosto, contro i polacchi del Lodz, proprio il neoacquisto Daniele Adani sblocca la contesa con un gol di testa. La stagione 1999/00 però non decolla mai davvero. Da un lato la Fiorentina fa un buon percorso in Champions League, superando la prima fase a gironi con Barcellona, Arsenal e AIK Stoccolma e uscendo sfortunatamente nella seconda, dove i due pareggi col Bordeaux vanificano le vittorie casalinghe contro Manchester United e Valencia, le due squadre che alla fine passano il turno.

In campionato invece la squadra non ingrana e alla fine chiude settima. C’è un periodo nero, a metà ottobre, in cui la Fiorentina perde tre partite consecutive e Trapattoni annuncia alla stampa che «Ho rimesso il mio mandato, se la società ha il nome giusto per sostituirmi non mi opporrò». Resterà in sella fino alla fine, prima di lasciare per la panchina della Nazionale.

Senza esagerazione, Daniele Adani è una delle migliori novità della Fiorentina 1999/00. È un pupillo di Trapattoni, che infatti una volta arrivato in Nazionale lo convoca subito. «Lo diceva sempre l’anno scorso, Trapattoni, che Zoff avrebbe dovuto venire a dargli un’occhiata, perché questo Adani era proprio da Nazionale», dice questo articolo dell’agosto 2000 che discute le prime convocazioni di Trapattoni. Nel video qui sopra Adani dimostra di sapere come intervenire su ali olandesi tarantolate. Chissà, se Zoff lo avesse convocato a Euro 2000 magari avrebbe contribuito anche lui all’epica della semifinale Olanda-Italia.

L'intervento più pulito

In piena epoca delle Sette Sorelle, quando vestiva le maglie Fila abbondantissime, la Fiorentina era una delle squadre esteticamente più cool del campionato. Anche per i calciatori fichi che la componevano: Batistuta, Rui Costa, Chiesa, insieme ad altri che oggi sono icone minori del nostalgismo anni '90: Fabio Rossitto, Sandro Cois.

In quel 1999/00 la maglia curiosamente richiama il modello dell’Arsenal, con una fascia centrale viola e le bande laterali bianche. Il colletto è a polo ed elegantissimo, sulle maniche gli inserti bianchi dello sponsor tecnico coprono la manica in tutta la lunghezza e rendono la divisa particolarmente iconica e riconoscibile. È una divisa più bella con le maniche lunghe che con le maniche corte – tutti i giocatori della Fiorentina in campo indossano le maniche lunghe, al contrario di quelli dell’Arsenal che le hanno tutti corte.

Nella chiusura in assoluto più bella della sua partita, è elegante Adani ed è elegante la maglia che indossa. Adani coi capelli lunghi e l’aria da belloccio, il 4 sulla schiena che nella tradizione calcistica italiana è il numero del metronomo della squadra, il centromediano metodista. Il giocatore che deve saper leggere e manipolare il gioco meglio di tutti gli altri.

Adani non è un regista, ma in questo intervento bisogna far caso al dettaglio della leggera finta con cui costringe Overmars a una traiettoria più esterna del necessario, di fatto accompagnandolo all’uscita come un torero con la muleta. Due minuti prima aveva tolto palla a Bergkamp in un duello faccia a faccia come nei film western: un intervento pulito, elegante ed efficace.

Due spazzate senza vergogna

Ogni volta che la camera lo inquadra abbastanza da vicino, Adani ha la faccia iperconcentrata. È attentissimo a non distrarsi, sa che non può permettersi di sbagliare nulla. E quando serve, non si fa problemi a spazzare la palla il più lontano possibile. Tipo all’ultima azione all’88’, il suo ultimo pallone toccato. Se lo ritrova davanti dopo una serie di rimpalli caotici, quindi lo allontana più forte che può. Se avesse creato casini in quella situazione sarebbe morto. È un gregario lui, il tipo di giocatore che deve convincere il mister ogni domenica. Prima ancora di fare le cose giuste, deve stare attento a non farle sbagliate.

Possiamo leggerci una morale nella performance di Adani in quell’Arsenal-Fiorentina? Forse sì, e sta tutta in questa frase. Adani ha sbagliato poco, anche se le poche volte che ha sbagliato (una in particolare) poteva costargli caro. È la maledizione che pende su ogni difensore, a cui basta un solo errore per vanificare venti scelte impeccabili. A Adani comunque va riconosciuto di aver fatto una partita attenta su un avversario difficile, e di aver fermato – o comunque limitato – Overmars molte più volte di quante si è fatto fregare.

È evidente, anche, che nel secondo tempo con Adani in campo Overmars ha avuto meno spazio e seminato meno panico rispetto al primo senza Adani in campo. È sufficiente questo per dire che Adani si è "mangiato" Overmars? Forse no, ma d'altra parte non ci riuscirà del tutto nemmeno Paolo Maldini otto mesi dopo a Euro 2000. Quindi chapeau, Lele.


  • Salentino e studente di Architettura. È nato il 23 dicembre come Morgan, Carla Bruni e Vicente Del Bosque.

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