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Renard dirige un allenamento della Francia
, 21 Aprile 2023

Hervé Renard deve ricostruire la Francia femminile


L'ex CT dell'Arabia Saudita è tornato ad allenare in Europa.

Hervé Jean-Marie Roger Renard, ex commissario tecnico dell'Arabia Saudita, ha da poco esordito alla guida della nazionale femminile francese. Lo ha fatto con due vittorie, 5-2 sulla Colombia e 2-1 sul Canada, in quello che è stato il penultimo giro di amichevoli prima dei mondiali. Il prossimo luglio infatti si terranno i campionati del mondo femminili di calcio in Australia e Nuova Zelanda: prima del match d'esordio contro la Giamaica, la Francia disputerà solo altri due test preparativi, contro Irlanda e le padrone di casa dell'Australia, a convocazioni già fatte.

Renard, allenatore due volte campione d'Africa con le Nazionali di Zambia e Costa d'Avorio (unico nella storia ad aver vinto con due squadre diverse), già commissario tecnico del Marocco ai mondiali 2018, è (ri)salito alla recente ribalta del mainstream per aver battuto con i sauditi l'Argentina in Qatar. Una striscia di 36 risultati utili consecutivi interrotta a colpi di fuorigioco ossessivi che hanno sporcato il debutto mondiale dei futuri Campioni del Mondo. Un unicum, per mano di una nazionale tecnicamente modesta ma capace di muoversi all'unisono e di mettere in difficoltà ogni avversario. Tanto da esser virtualmente qualificata agli ottavi a 45 minuti dalla fine dei gironi.

Che la decisione finale della Federazione francese per sostituire l'ex ct Corinne Diacre sia caduta proprio su Renard ha lasciato stupiti in molti. La FFF, che aveva sistematicamente confermato la fiducia a Diacre dal 2017 e sulla quale puntava per il mondiale (e le Olimpiadi del 2024), ha rotto gli indugi di fronte all'ennesima crisi interna tra giocatrici ed ex-ct, optando per un allenatore con nessuna esperienza nel calcio femminile e con un credito non eccezionale in patria, ma proveniente da alcuni eccellenti risultati alla guida delle Nazionali. Una scelta forte, presa in un momento complicato per la Federazione, colpita da scandali ai suoi vertici e nel mezzo di un delicato passaggio di mano.

Le faide della nazionale francese

Non è un caso che la fine del lungo regno dell'ex presidente Noël Le Graët, coinvolto in accuse di molestie sessuali, abbia portato alla caduta della fino ad allora intoccabile Diacre. Intoccabile, nonostante il suo mandato sia stato disseminato di scontri e e vistose spaccature con una parte dello spogliatoio delle bleuses, a partire almeno dal post-mondiale 2019. All'epoca, il tentativo da parte dello spogliatoio di esautorare l'allora ct dopo l'uscita prematura dal torneo casalingo (fuori ai quarti contro gli Stati Uniti) fu mandato a vuoto dall'appoggio che Diacre riuscì a incassare dai vertici federali.

L'ex ct Corinne Diacre
L'ex ct Corinne Diacre

La caduta di Le Graët ha all'apparenza privato di coperture Diacre, da tempo sola al comando di una squadra che a malapena la sopportava (l'allenatrice ha parlato apertamente di campagna di diffamazione nei suoi confronti). A riaccendere la miccia è stata la capitana Wendie Renard (solo omonima del nuovo allenatore), che a fine febbraio ha annunciato un clamoroso addio alla nazionale, e poi seguita a ruota dalle calciatrici del PSG Marie-Antoinette Katoto e Kadidiatou Diani. Renard, colonna del Lione e della nazionale, ha sempre avuto un rapporto complicato con Diacre: la ct come primo atto al suo insediamento nel 2017 la privò della fascia di capitana per consegnarla alla compagna di club Amandine Henry, una delle maggiori stelle del calcio femminile francese. La fascia compì il percorso inverso nell'autunno 2020, quando Henry fu "epurata" da Diacre dopo il tentato coup ai suoi danni post-mondiale.

Corinne Diacre non è una qualunque nel panorama calcistico francese. Colonna dello storico club del Soyaux, 121 presenze con la nazionale, eroina della qualificazione al Mondiale 2003 (fu la prima partecipazione per le bleuses), è stata uno dei volti dell'era pioneristica del calcio femminile transalpino: erano gli anni della crescita, e della nascita a Clairefontaine di un centro federale di sviluppo per il calcio femminile analogo a quello maschile, caldamente promosso nel '97 dal ct Aimé Jaquet (campione del mondo a Francia '98). Diacre, dopo il ritiro da calciatrice a soli 33 anni per un infortunio al crociato, è la prima donna in Francia ad ottenere la licenza da allenatrice per squadre professionistiche maschili. Guida per tre anni alla salvezza in Ligue 2 il Clermont dell'istrionico Claude Michy, organizzatore tra gli altri del Gran Prix MotoGP di Francia.

Nella sua carriera da allenatrice Diacre ha ricevuto però numerose critiche, soprattutto per il suo carattere e il suo approccio duro. È una coach tosta, rigida, severa, tanto nel gioco che nella gestione del gruppo. Non pochi atleti passati per le sue mani hanno avuto modo di lamentarsene, che fossero i calciatori del Clermont o le atlete della nazionale. Diacre è quello che si dice un "generalissimo"; è definita un "personaggio che esaspera la sua parte". In particolare, con la Francia ha avuto contrasti con gran parte della vecchia guardia: Henry, Le Sommer, Renard, la portiera Bouhaddi. Quest'ultima in particolare lasciò la nazionale dichiarando sprezzatamente: "è impossibile vincere qualcosa con Diacre".

Diacre e Amandine Henry
Diacre e Amandine Henry

Eppure i sei anni di regno di Diacre sulla panchina della nazionale sono stati quelli del consolidamento ai massimi livelli internazionali della Francia femminile. Anni che però non hanno portato alcun trofeo, né agli Europei né ai Mondiali. Il Mondiale casalingo del 2019 era carico di aspettative, e l'eliminazione per mano degli Stati Uniti è stata una delusione che ha fatto esplodere parecchi problemi.

Se i rapporti umani non sono stati il punto forte di Diacre, l'ex ct ha pagato lo scotto di un ambiente in generale complesso (si pensi al caso di cronaca nera Diallo-Hamraoui), con un gruppo facilmente incendiabile e nel quale il suo approccio da giudice severo ha finito per impedirle di stringere solide alleanze nel gruppo. La "convivenza forzata", figlia di un appoggio incondizionato della Federazione, ha fatto il resto nel rendere sempre più insostenibile la situazione. E la FFF, forse troppo tardi o forse no, ha preso una decisione drastica, affidandosi a quell'Hervé Renard noto proprio per il suo carattere conciliante. Nonostante le ottime basi tecniche su cui poggia la nazionale femminile francese, il nuovo CT è chiamato a un compito non semplice.

Renard, l'empatico

Renard ha la classica carriera degli allenatori europei giramondo: pochi risultati con i club in patria, molti successi e inaspettati con le Nazionali fuori dal vecchio continente. Con un approccio in realtà ben lontano da quello del Santone Bianco, una figura che spesso tendono a impersonare i ct europei che "scendono" in Asia o Africa. In Marocco come in Zambia, in Arabia Saudita come in Costa d'Avorio, le esperienze internazionali di Renard sono state imperniate sull'empatia, sulla ricerca della compattezza del gruppo, sullo studio e la conoscenza profonda innanzitutto dell'ambiente intorno a sé. Prima ancora del lavoro sul campo, occorre partire dall'anima dei propri uomini. O donne, come in questo caso.

Renard e i giocatori dello Zambia festeggiano la Coppa delle Nazioni Africane 2012
Renard e i giocatori dello Zambia festeggiano la Coppa delle Nazioni Africane 2012 (foto AFP)

Un imprinting metodologico ereditato dal connazionale Charles Le Roy (ct campione d'Africa con il Camerun nell'88), del quale è stato allievo e assistente in Cina, a Shanghai, e poi alla guida del Ghana. Per Le Roy è impossibile, da parte degli allenatori europei, affermarsi in altri continenti senza compiere lo sforzo di conoscere l'ambiente. "Se vai in Congo e non sai niente di Patrice Lumumba o della secessione del Katanga, se vai in Camerun e ignori cosa sia l’UPC o le piogge acide dell’esercito francese durante la guerra di indipendenza, così come se vai a Shanghai e non sai niente delle relazioni sino-giapponesi, non sarai mai uno di successo." Renard ha sempre fatto proprio questo concetto.

È probabile che questa sua peculiarità sia stata decisiva nella scelta finale della Federazione, nonostante Renard non goda di un gran credito in patria. Una nazionale che ha bisogno in primis di fiducia reciproca, adesso potrà contare su un allenatore estremamente capace a entrare in simbiosi con il gruppo.

Renard appare l'esatto opposto di Diacre, e c'entra ben poco l'identità di genere. Durante le partite è tanto sanguigno e plateale il primo quanto impassibile e glaciale la seconda. Tatticamente spericolato il primo, prudente e razionale la seconda. E se, da un punto di vista della leadership, posseggono entrambi il senso di autorevolezza necessario a un ruolo di "comando", il modo in cui lo somministrano ai giocatori e alle giocatrici è profondamente diverso. A Diacre pare mancare un certo tocco alchemico, qualcosa che invece Renard sembra avere naturale dalla nascita.

Nella sua esperienza in chiaroscuro alla guida del Marocco - che Renard riportò ai Mondiali 2018 dopo 20 anni di assenza, ma con cui poi uscì malamente agli ottavi della Coppa d'Africa 2019 per mano del Benin - l'ex ct saudita ha dovuto ricostruire da zero una Nazionale a fine ciclo e, tanto per cambiare, dilaniata da continue faide interne. Una situazione che richiama molto quella che deve affrontare adesso nella Francia femminile, dove anche i passaggi generazionali sono stati alquanto traumatici sotto la guida di Diacre.

Renard dirige un allenamento della Francia femminile
Franck Fife/AFP

Anche nel Marocco, comunque, nonostante il flop del 2019 è stato Renard a ricostruire l'ossatura di un gruppo complicato, e da lì è ripartito Regragui lo scorso anno nel suo percorso che ha portato i Leoni dell'Atlante a uno storico quarto posto ai Mondiali. Con il senno di poi, non è affatto scontato il lavoro fatto da Renard nel costruire una base solida su cui anche i successori hanno potuto lavorare, considerando che anche il suo diretto successore Halilhodzic ha avuto da sbrogliare matasse intricatissime come il caso Ziyech, emblema della proverbiale ingestibilità dello spogliatoio del Marocco.

Resta la domanda, forse capziosa, sul perché Renard può aver accettato l'incarico di allenare una Nazionale femminile. O come lo abbia percepito: se come un salto in avanti che gli permette di rimettere piede in patria dopo i successi in Africa, o piuttosto un "ripiego di lusso", vista la reputazione per molti inferiore del calcio femminile rispetto a quello maschile. È una domanda capziosa, appunto, che però apre un punto di osservazione interessante: è raro che le Federazioni affidino ad allenatori più o meno navigati nel calcio maschile la guida tecnica delle nazionali femminili. Per motivi economici, ma non solo. In questo senso la scelta della FFF è in totale controtendenza. E se fosse un segnale che per la Francia la Nazionale femminile è davvero importante? Chissà, magari quasi quanto quella maschile vicecampione del mondo?

Intanto, il nuovo ct della Francia è ripartito da alcune piccole scelte di rottura con il passato: come il ritorno della frondista Le Sommer, centravanti del Lione campione d'Europa, o il recupero di Wendie Renard, titolare con la fascia da capitano al braccio già contro la Colombia. Ma anche con il richiamo tra le convocate di Amel Majri, rientrata in campo a gennaio dopo un lungo stop tra infortunio al crociato e maternità, e autorizzata a portare la figlia Miriam in ritiro a Clairefontaine, con tanto di piccola nursery allestita.

All'Equipe Renard ha spiegato che "è essenziale fornire le strutture adeguate alle giocatrici che hanno figli piccoli, Amel Majri ha una bimba di nove mesi ed è difficile per una madre lasciarla a casa per fare il proprio lavoro." Renard ha anche sottolineato l'importanza sul piano psicologico di questo tipo di attenzioni per la serenità del gruppo, e di conseguenza per migliorare la qualità del lavoro delle atlete. Empatia, dicevamo. La medicina preferita di Renard, forse proprio quella necessaria per questa Francia.


  • Scribacchino sull'ala sinistra. Fiorentina o barbarie dal 1990. Evidenzio le complessità di un gioco molto semplice.

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