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Wembanyama durante una partita dei Metropolitans 92
, 18 Aprile 2023

Abbiamo visto Wembanyama


Racconto di un pomeriggio al seguito del nuovo fenomeno del basket mondiale.

Arrivando alla fermata della metro parigina Pont de Levallois-Becon sarebbe anche difficile rendersi conto che qualcosa di speciale sta per accadere. La stazione è il capolinea della linea 3, quindi è normale che tutti scendano dal treno. Volendo si può intuire qualcosa salendo in superficie e vedendo un flusso di persone che va nella stessa direzione ma, pensandoci un po', potrebbe non essere particolarmente indicativo di qualcosa. Non è diverso dal flusso di persone che potrebbe dirigersi verso una fermata di un autobus per prendere una coincidenza. Per capire che c’è qualcosa di strano bisogna svoltare su Rue Danton. Su quella strada una folla di persone aspetta fuori da delle porte grigie come api alla bocca dell’alveare. Le porte intorno a cui si accalcano sono quelle del palasport Marcel-Cerdan, un’anonima arena tra le stalagmiti di vetro e cemento con i loghi di banche e compagnie assicurative. Tutto quel pubblico è lì per assistere all’incontro di Pro A, massima divisione del basket francese, tra Metropolitans 92 e Strasburgo. La partita, però, è solamente un pretesto. Molti di quei quattromila, e tra di loro il sottoscritto, sono lì per una ragione specifica che ha il nome di Victor Wembanyama, ha le dimensioni di una creatura mitologica e, caschi il mondo, questa è una delle ultime volte che ce lo potremo godere in Europa di qui a qualche tempo.

Dire che, dei quattromila presenti, la gran parte fossero presenti per le prodezze di un singolo giocatore più che per una squadra può suonare cinico, ma serve a dare il quadro dell’astronave Wembanyama, atterrata in estate dall’ASVEL, la squadra più titolata del basket francese e campionessa in carica. D’altronde, senza di lui, difficilmente i Metropolitans potrebbero trovarsi a pubblicizzare l’incontro del prossimo sette maggio contro il Bourg-en-Bresse alla Accor Arena, palazzetto parigino da ventimila spettatori.

L’hype creato dalla sua esibizione contro l’altro miglior prospetto del prossimo Draft, Scoot Henderson, la scorsa estate a Las Vegas, nelle sfide tra Metropolitans e G League Ignite, ha catapultato il classe 2004 francese ad un livello di attenzione da appassionati e addetti ai lavori che in NBA non si vedeva forse dai tempi del liceo di LeBron James. In un episodio del suo podcast dello scorso ottobre, il giornalista di ESPN Zach Lowe ha affermato che lo show messo in piedi dai due ha “accelerato le tempistiche del tanking nella testa di proprietari e decision makers in giro per la lega”.

Un hype che ci sentiamo di giustificare.

L’eco di quelle partite ha cambiato completamente la traiettoria del Metropolitans, e non solo sul campo. Victor Wembanyama è un film della Marvel; è una nuova stagione di Stranger Things; un fenomeno culturale la cui sola presenza ha spinto la NBA a prendere la decisione, senza precedenti, di trasmettere tutte le partite della squadra parigina sulla propria app ufficiale. Entrare al Marcel-Cerdan nella stagione 2022/23 vuol dire vivere in una perenne atmosfera da Fashion Week o da ultima tappa del Tour de France sotto l’Arco di Trionfo.

Il pubblico raggiunge la sua postazione cinquanta minuti prima della palla a due solo per gustarsi l’allenamento dei padroni di casa, e quelli che entrano più tardi lo fanno solo perché al negozio della squadra la fila è chilometrica – due sole commesse devono gestire, passando dal francese all’inglese, un’orda di persone che chiedono tutte, inesorabilmente, sempre la stessa cosa, ovvero una maglia numero 1 dei padroni di casa.

A fine partita, durante il giro di campo di rito per i padroni di casa, la barriera che separa una tribuna dal campo quasi è collassata sotto il peso del pubblico andato alla ricerca di un autografo, mentre altri cercavano di scavalcare la barriera per entrare in campo. L’impatto del ciclone Wembanyama lo danno anche le prestazioni dei suoi compagni, che giocano come se fossero perfettamente consapevoli del fatto che difficilmente capiterà loro un’altra occasione per avere così tanti occhi addosso. Particolarmente indicativo è un altro prospetto d’interesse per la NBA, Bilal Coulibaly, secondo molti mock draft probabile chiamata al secondo giro, ibrido guardia/ala piccola dalle braccia chilometriche che gioca con il piccone. Difensore versatile e aggressivo, Coulibaly è uno schiacciatore feroce il cui gusto per la giocata spettacolare sembra essere solo amplificato dalla presenza accanto a lui del prospetto più visibile, anche oltreoceano, del basket europeo.

Wembanyama mentre raccoglie foto con i tifosi a bordocampo

Avendo introdotto il tema delle prestazioni, è probabilmente arrivato il momento di parlare di quello che Wembanyama ha fatto in campo. O meglio, di quello che ha fatto in metà campo: perché, a quanto pare, chi ha progettato il palazzetto non ha pensato ad una postazione per le telecamere e quindi ne hanno dovuta improvvisare una esattamente davanti al mio seggiolino. Dimenticato questo spiacevole inconveniente, passiamo alla partita.

Premesso che i numeri possono dire solo una parte della storia, figurarsi quando parliamo di talenti così generazionali, più che la sua linea statistica – che comunque recita 29 punti e 16 assist, non esattamente una prestazione di routine per il 99,9% degli esseri umani – i numeri da attenzionare per capire l’impatto dello pterodattilo francese sono quelli del suo diretto marcatore, il centro Bodian Massa, e in particolare i suoi quattro falli personali, tre dei quali arrivati nella prima frazione e tutti nel tentativo di fermare la stella dei Metropolitans.

Wembanyama ha scherzato il suo diretto avversario, costringendo coach Luca Banchi a limitarne il minutaggio. In un’azione a inizio primo quarto Massa, cercando di impedirgli una ricezione facile nel pitturato, è caduto a terra, agitandosi come un salmone che cerca di risalire la corrente, mentre dietro di lui il classe 2004 schiacciava il pallone, indifferente alla forza che gli si poneva contro.

Per chi sperava in una replica della giocata di una settimana prima, una sensazionale putback dunk sulla sua stessa tripla sbagliata, la partita contro lo Strasbourg di Wembanyama non ha presentato eguali attimi di estasi collettiva, ma questo non vuol dire che siano mancate le situazioni capaci di far sobbalzare sulla seggiola. Anzi, verrebbe quasi da pensare che la sola sua esistenza su un campo da gioco ne sia capace.

Le cose che fa in campo ti fanno pensare che sarebbe un prospetto di interesse anche fosse venti centimetri più basso, perché il suo stile di gioco è divertente al di là delle dimensioni del suo corpo. Quelle fiammate incontenibili d’immaginazione, quello scoppio, quel lampo di genio nel mezzo di un’azione, non possono non essere attrattive a qualsiasi altezza. Wembanyama è un granchio gigantesco, ma il fisico non è mai stato un limite a ciò che potesse fare.

Ciò che impressiona più è la sua capacità di essere sempre in controllo, anche quando si mette a condurre la transizione. Wembanyama ha modellato il suo gioco come Jane Austen ha modellato la sua prosa, passando, per dirla con Virginia Woolf, “da una melodia all’altra come Mozart”. Il modo in cui palleggia il pallone a venti centimetri da terra, la facilità e la fluidità del rilascio sarebbero di alto livello in una guardia, ma in un corpo come il suo diventano qualcosa di mai visto prima.

Difensivamente parlando, invece, la situazione è praticamente opposta: già prese da sole, le sue dimensioni e la sua agilità lo rendono un pezzo pregiato con cui qualsiasi allenatore vorrebbe lavorare. Sotto canestro a volte sembra che gli altri non vogliano nemmeno provare ad affrontarlo. In difesa gioca dappertutto: vola; salta; sembra morso da una tarantola. Quando lo si vede proteggere il ferro come un angelo custode con quelle braccia chilometriche al posto delle ali bianche, molti preferiscono scaricare il pallone anche senza un tiro più facile da prendere.

Risultato: lo Strasburgo tira peggio e meno nel pitturato e soprattutto non va quasi mai in lunetta, concludendo l’incontro con soli cinque liberi tirati, gli stessi segnati dal solo Wembanyama in tutta la partita. Il gap scavato dal suo impatto su entrambi i lati del campo è abbastanza per non far pesare una prestazione migliore al tiro da tre punti degli ospiti. A fine partita, il tabellone parla di un 93-80 per i padroni di casa, che allungano il margine sulla terza in classifica, lo Cholet, in quelle ore uscito sconfitto sul campo di Digione.

Uscito dal palazzetto, mi sono diretto verso la linea 3 della metropolitana. Il treno del ritorno, come spesso in questi casi, era più pieno dell’andata. In casi come questi sarebbe molto più facile per un estraneo capire che qualcosa di speciale sia appena accaduta, non fosse altro per il merchandising che molti di quei passeggeri indossano. Su un paio di poltroncine in fondo al vagone, due adolescenti guardano il loro telefono. Lo schermo mostra immagini di una partita di pallacanestro, nello specifico, quella che si è appena conclusa.

Andando su YouTube infatti sono già disponibili, pubblicati dall’account ufficiale del campionato francese, gli highlights della partita di Victor Wembanyama. Nel tempo in cui io non sono nemmeno riuscito a metabolizzare per bene ciò a cui ho assistito – è sempre così, almeno per me: solo la distanza dà la dimensione dell’evento – c’è già chi è pronto a riviverlo. Fossi più anziano e rancoroso, probabilmente potrei sfruttare questo aneddoto per lamentarmi delle nuove generazioni. In realtà, però, quella sera, in ostello, l’ultima cosa che ho fatto prima di addormentarmi è stata rivedere lo stesso video dei due adolescenti in metro, forse con l’intento, identico al loro, di assicurarmi che quanto avevo visto fosse accaduto veramente.

  • Nasce nel 1999 in onore della canzone di Charli XCX e Troye Sivan. Nella sua mente ha scritto un libro su Chris Wondolowski, ma in verità usa quel tempo ascoltando Carly Rae Jepsen e soffrendo dietro a Green Bay Packers e Seattle Mariners

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