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I giocatori della Fiorentina abbracciano Ikoné dopo un gol.
, 18 Aprile 2023

È tornata la Fiorentina di Italiano


Dopo un inizio di stagione difficile, la Viola ha trovato una continuità insperata.

Agli occhi di chi segue il campionato italiano con assiduità la Fiorentina appare, anno dopo anno, come una squadra ontologicamente discontinua. Un po' per la bizzarra gestione della società da parte di Commisso, sempre danzante tra promesse di grandezza e cessioni da realpolitik sul mercato, un po' per l'inesperienza in panchina associata a Vincenzo Italiano. Forse però la parte più cospicua di questa lente attraverso cui valutiamo le stagioni della Fiorentina ha a che fare con la quantità di calciatori dal talento intermittente presente in rosa. A gennaio è risultato ancora più evidente con l'acquisto di Josip Brekalo, l'ennesima mezzapunta giovane e dribblomane eppure evanescente, che andava ad aggiungersi a un attacco sovraffollato.

Nel 2023 le cose sembrano cambiate e la Fiorentina è una delle squadre più in forma della Serie A. Ha vinto cinque delle ultime sette partite, tornando a brillare grazie a un pressing infernale e a uno stato di forma inaspettato dei suoi attaccanti, tra cui Arthur Cabral, capace di segnare già 14 gol in stagione. Giovedì la Fiorentina ha vinto l'andata dei quarti di Conference contro il Lech Poznan (battuto 4-1 in una partita in cui Nico Gonzalez ha fatto le fiamme) e solo una settimana prima era arrivato anche lo scalpo della Cremonese nella semifinale d'andata di Coppa Italia.

Insomma, nonostante un inizio di stagione terribile – tra agosto e ottobre erano arrivati quattro pareggi e quattro sconfitte –, la Fiorentina ha stretto tra i denti i suoi obiettivi e adesso che i migliori giocatori sono in forma può dire la sua in tutte le competizioni.

È merito del talento spirituale di Saponara e Nico Gonzalez, dell'interdizione di Amrabat e delle geometrie di Mandragora. Ma potremmo andare avanti a lungo. Perché anche allargando lo sguardo dai titolari alle "alternative", poche squadre in Italia possono affacciarsi alle potenzialità della Fiorentina. Un club in cui è difficile trovare titolari fissi. Fin dal suo arrivo, Italiano ha instaurato una gestione lobanovskijana – la sua filosofia di gioco trasuda collettivismo – e il modo in cui alterna i giocatori (chi preferite tra Castrovilli e Duncan? Brekalo e Saponara? Ikoné e Nico?) ne è la prova.

L'addio di Vlahovic e la sterilità della Fiorentina

Per tutta la stagione la Fiorentina è parsa una squadra sterile, capace di accumulare statistiche bulgare per numero di passaggi o tiri verso la porta, per non parlare del possesso palla (seconda dietro al Napoli per percentuale: 56.6%), eppure clamorosamente imprecisa in finalizzazione. Come mostrano i dati raccolti da Fbref, la Fiorentina è terza in Serie A per tiri effettuati (464) ma di questi ben pochi (128) finiscono nello specchio. Spesso i giocatori della Fiorentina calciano da posizioni sfavorevoli, o almeno arrivano al momento del tiro con poca lucidità. Il talento sugli esterni non manca ma quasi tutti i rifinitori – escluso Saponara – sono elettrici e istintivi. Non è raro vederli sbagliare scelta in situazioni favorevoli o preferire un tiro improbabile a un assist.

È un problema atavico, nato con la cessione di Vlahovic a gennaio 2022 e inasprito dall'inedia di Jovic e, fino a qualche mese fa, Cabral. Per quanto Commisso possa sciorinare il numero di gol, che oggi è a favore dei suoi due attaccanti, e parlare dell'addio di Vlahovic come di un "affare", le cose non stanno così. L'assenza del centravanti serbo ha minato alle fondamenta del gioco offensivo della Fiorentina. Vlahovic non era solo un grande realizzatore; i suoi continui attacchi dietro la linea difensiva avversaria erano necessari per ricavare seconde palle da attaccare in pressing o uno contro uno contro i difensori.

Nonostante sia sesta in campionato per Expected Goals (40.4), la Fiorentina ha segnato solo 29 gol su azione – meno di squadre come Salernitana, Monza, Sassuolo e Udinese. Anche in questo periodo di forma, molte delle vittorie sono arrivate di misura. Ed è in questo contesto che dobbiamo parlare di Arthur Cabral, dell'importanza dei suoi gol nel cuore dell'area, ormai diventati una signature move della Fiorentina di Italiano.

Cabral è un centravanti minimale. Il suo gioco con la squadra è sciatto e difficilmente si abbassa a legare il gioco. Preferisce restare sulla linea dei difensori, come uno spettro che si aggira per l'area di rigore senza sosta, in attesa di un pallone vagante. Come ha scritto Federico Castiglioni dopo Verona-Fiorentina, a pochi giorni dalla doppietta di Cabral al Braga (sì, uno dei due è proprio quello a cui state pensando): «Una prova non trascendentale la sua, ma la Fiorentina da un anno soffre di endemiche mancanze realizzative e il suo guizzo ribadisce, se mai ce ne fosse bisogno, quanto sia decisivo nell'economia delle gare trovare la zampata giusta».

Comunque, per sopperire alle difficoltà sotto porta, Italiano ha sperimentato continuamente, finendo col radicalizzare il suo gioco verticale e rischioso. A volte le cose sono andate bene, come nella partita contro la Lazio all'Olimpico, in cui la Fiorentina è andata a centimetri dalla vittoria contro la rivelazione del campionato. Oppure contro la Cremonese in campionato, dove nonostante la difesa disperata della porta da parte degli avversari, la Fiorentina è stata precisa nella ricerca dell'ultimo passaggio, come ci mostra il gol del 2-0 segnato ancora da Cabral.

In entrambe quelle partite era chiara l'intenzione di Italiano nel portare più uomini possibili nell'area avversaria. Una scelta presa già nella seconda parte della scorsa stagione, dopo l'addio di Vlahovic, che a volte ha reso fragile la Fiorentina ai contrattacchi degli avversari, ma che adesso sta funzionando. Nel sistema di Italiano la mezzala destra del 4-3-3 è deputata a riempire l'area e sia il senso del gol di Bonaventura che il talento associativo di Barak stanno portando vantaggi non banali.

Un gioco pieno di rischi

L'altra caratteristica che spiega il momento eccezionale della Fiorentina è il pressing. Fin dall'anno scorso Italiano si era mostrato alla Serie A come un allenatore oltranzista del recupero alto del pallone. La sua Fiorentina assale i portatori di palla e pretende che i difensori stazionino quasi sempre oltre la linea di centrocampo. A vederlo da fuori sembra un gioco anche troppo rischioso, un'organizzazione collettiva che ha i riferimenti sull'uomo ma dove basta che una marcatura preventiva o una pressione individuale venga saltata per mandare gli avversari in porta.

Eppure i numeri della Fiorentina sono da squadra d'élite. È quinta per tiri subiti in campionato (97) e anche se in relazione a questi tiri ha subito parecchi gol (34), ha comunque una difesa migliore di Atalanta, Inter e Milan. L'intelligenza di centrocampisti come Bonaventura, che nel 2023 è tornato con una centralità insperata, e l'esuberanza atletica di Amrabat sono un fattore decisivo per le azioni di pressing, ma non va sottovalutato neanche il contributo degli attaccanti.

Sistema di pressione alta della Fiorentina: Mandragora e Jovic si alzano moltoe e sporcano la prima costruzione del Braga

Quando si alza per sporcare le linee di passaggio e sta bene dal punto di vista fisico la Fiorentina punta a stritolare gli avversari. Lo ha fatto a Braga, dove al di là dello 0-4 finale, non ha concesso mai la profondità ai portoghesi. Nell'immagine qui sopra spicca in particolare la pressione di Jovic e Mandragora. Alla fine dell'azione è proprio Jovic a intercettare il pallone, deviandolo in fallo laterale per sporcare la costruzione del Braga.

Non sempre però gli esperimenti di Italiano hanno funzionato. Prendiamo la partita vinta a San Siro contro l'Inter al rientro dalla sosta. Lì Italiano aveva provato una costruzione guardiolesca 3+3, dove il centrale di sinistra, Igor, si posizionava sulla linea dei centrocampisti formando un triangolo con Castrovilli e Mandragora.

Struttura 3+3 della Fiorentina in costruzione

L'idea originale era quella di manipolare il pressing delle punte dell'Inter, e in effetti Lukaku e Correa si sono trovati spesso isolati contro la difesa a tre della Fiorentina. Tuttavia il palleggio è stato quasi sempre lento e anche un piccolo errore ha causato scompensi tattici violenti. Igor ha giocato male spalle alla porta e causato diversi danni. Il più grave al 23esimo, dove in una tranquilla gestione del pallone poco oltre il cerchio del centrocampo, Igor non si accorge della pressione di Correa e regala la ripartenza all'Inter. Sarà decisiva una diagonale profonda di Biraghi.

Correa recupera su Igor durante Inter-Fiorentina

Va detto poi che l'inizio di stagione aveva avvalorato la tesi della discontinuità. La Fiorentina ha iniziato la stagione orfana di Vlahovic, ma non dobbiamo dimenticare la partenza di Lucas Torreira. Italiano aveva organizzato la Fiorentina intorno agli inserimenti del centrocampista uruguayano e alla sua capacità di recuperare il pallone in alto. "Il play è il fulcro della squadra, se gira il centrocampo, gira tutta la squadra. E' una regola del calcio, un principio base" aveva detto Italiano alla fine della scorsa stagione, spingendo apertamente per il riscatto di Torreira. "Ha una qualità esagerata e si è scoperto pure bomber". Il riscatto però non è arrivato e Italiano ha dovuto schierare Amrabat. Il marocchino ha inspessito il centrocampo viola: secondo Fbref, completa 0.97 intercetti a partita e 1.50 blocchi.

Argento vivo

Col passare del tempo la Fiorentina, che a inizio stagione faceva circolare il pallone quasi solo sulle fasce, provando a manipolare le difese avversarie attraverso le combinazioni laterali, è migliorata in costruzione anche senza un regista di ruolo. In questo senso ha aiutato l'ingresso di Mandragora tra i titolari come mezzala sinistra di possesso. Nelle rotazioni è lui a ad aiutare Amrabat per facilitare l'uscita del pallone, accompagnando l'azione quando c'è spazio o la Viola recupera la palla in alto.

La tecnica di Mandragora, la sua visione di gioco e l'intelligenza con cui si muove negli spazi è utile per sopperire ai problemi della Fiorentina anche in rifinitura. Nell'azione qui sotto, ad esempio, Nico Gonzalez recupera un pallone nella propria trequarti andando a contrasto con Messias. Poi scarica il pallone a Mandragora ed è dalla connessione tra loro due – i giocatori più tecnici e associativi della Fiorentina se non gioca Saponara – che Bonaventura arriva al tiro dal dischetto dell'area.

È un'azione che spiega anche la facilità con cui la Fiorentina trasforma un'azione difensiva in un attacco posizionale. La Fiorentina ha due anime. Da un lato c'è la squadra tecnica e aggraziata, che non vorrebbe mai lasciare il pallone agli avversari; dall'altro un collettivo aggressivo e satanico, pronto a estremizzare l'idea della pressione 1vs1 a tutto campo. Due fasi che vivono in osmosi, si influenzano a vicenda, che non potrebbero esistere l'una senza l'altra.

Grazie ai rischi assunti da Italiano, alla sua capacità di continuare a sperimentare, dopo mesi di stagnazione la Fiorentina è tornata una squadra con l'argento vivo addosso. Piena di giocatori estemporanei, capaci di deluderti e ammaliarti con una regolarità spiazzante. È difficile pensare di vederla fermarsi adesso che ci sono due trofei in ballo.


  • Nato a Giugliano (NA) nel 2000. Appassionato di film, di tennis e delle cose più disparate. Scrive di calcio perché crede nella santità di Diego Maradona. Nel tempo libero studia per diventare ingegnere.

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