Considerazioni sparse post Sassuolo-Juventus (1-0)
Sembrava tutto pronto per l'Allegrata, e invece...
- Sembrava tutto apparecchiato per l’Allegrata, e invece chi di 1-0 ferisce, stavolta di 1-0 è perito: il Sassuolo batte la Juventus con il punteggio di misura che di solito caratterizza le vittorie bianconere ed il risultato senza Perin poteva pure esser più corposo. Come spesso accade, la Juventus ha preferito lasciar il pallino agli altri per provarci nell’ultima ventina di minuti, ma stavolta è stata punita senza pietà: la squadra di Dionisi ha messo in campo una prestazione importante, attenta nella fase difensiva e produttiva in attacco, e la rete di Defrel è stata la giusta conseguenza del giusto atteggiamento tattico e mentale neroverde. La zampata che voleva la Juventus non è arrivata, ma sarebbe sciocco ridurre tutto al cortomusismo: il Sassuolo sta vivendo un ottimo periodo, e questa vittoria è la più classica delle ciliegine sulla torta di chef Dionisi.
- Assente Berardi, Dionisi sceglie Bajrami ma non sconfessa il modus operandi consueto, fatto di controllo palla e talento libero davanti. In questo, la differenza stasera la hanno fatta i due che a centrocampo muovevano la palla, e se di Frattesi si parla diffusamente ed anche stasera ce ne sarebbe motivo, dopo questa gara bisogna mettere l’accento sulla crescita di Maxime Lopez, autore di una regia ordinata e sontuosa allo stesso tempo. Il faro neroverde, ad oggi, è tra i migliori interpreti del ruolo per i ritmi che detta e la qualità delle giocate: tiene la palla quando deve, gioca ad uno o due tocchi, ricorda per fisicità e movimenti quel professore di Lobotka. Davanti, una menzione per Gregoire Defrel, una di quelle riserve di lusso che una squadra vorrebbe sempre avere: 50 gol in Serie A e quarto marcatore francese nel nostro campionato;
- La Juve cambia moduli e uomini con le porte scorrevoli, ma il filo di questa partita non lo trova mai: all’inizio le sorprese stanno nel lancio del millennial Barbieri e nella riesumazione di Paredes dopo le recenti polemiche col mister. Al di là delle scelte, la Juve adotta il consueto copione: attende, non vuole la palla, vive di folate che però stasera sono più rare del solito. Stavolta però gli avversari li infilano, e l’Allegrata non si può compiere. L’ultima ventina di minuti, con l’ingresso di Di Maria, Chiesa e Cuadrado, è all’insegna del tutti avanti: ma, a differenza di quanto successo contro la Lazio, il 4-3-3 finale è confusionario, e se si esclude un mezzo miracolo di Consigli su Rabiot non si ricordano altre occasioni. Se all’Olimpico, nonostante la sconfitta, la Juve aveva mostrato nell’ultima mezz’ora di poter essere straripante, stasera ha fatto un netto passo indietro, ed anche in classifica questo K.O. sa di occasione persa, perché, anziché approfittare dei mezzi passi falsi di Milan e Inter, di fatto i bianconeri hanno perso un punto;
- La squadra che Allegri ha sognato ad Agosto non l’ha mai avuta, e questo è un fatto puro: fermi, lo riprendiamo a fine considerazione. Il maggiore merito del tecnico livornese è senza dubbio aver saputo tener la barra dritta in un momento in cui molti si sarebbero fatti subissare dalle maree, e questo è tipico dei buoni gestori. Più sorprendentemente, ha lanciato, valorizzato e reso stabili dei giocatori che erano scommesse o si dovevano recuperare, Gatti e Rabiot su tutti, ma anche Fagioli (al di là dell’errore di stasera) e Miretti, e continua a provarci con nuovi ingressi (Soulè, Iling Jr, Barrenechea, oggi Barbieri). Paradossalmente, alla Juve sono mancati i suoi campioni, e le attenuanti fisiche ci sono solo per qualcuno di loro: per Pogba, che di fatto è desaparecido e chissà come e se tornerà utile, e per Chiesa, che anche oggi è stato arruffone e verrà ricordato nel match solo per una ammonizione. Non per Vlahovic, che è la controfigura drammatica di un centravanti, e non per Di Maria, che ha fatto valere la sua classe immensa solo a tratti; non per Bremer, che ha alternato buone prestazioni a scivoloni fantozziani, e manco per Paredes che è probabilmente la delusione maggiore. E quindi l’affermazione di cui sopra vale fino ad un certo punto: è inutile pensare a una squadra infarcita di campioni, se sono proprio loro ad esser insufficienti.
- Campionato ed Europa sono le parole chiave del futuro prossimo di entrambe le squadre. Il Sassuolo ci proverà ad affacciarsi alla Conference, ma comunque vada il giudizio sulla stagione degli emiliani è molto alto: Dionisi, dopo aver raccolto la pesante eredità di De Zerbi e dopo la balbuzie di inizio anno, ha trovato la quadra e valorizzato i giocatori in rosa, di fatto inanellando una serie di risultati stupefacenti e mostrando la bontà del suo operato. Nonostante il punto perso sulle milanesi, in campionato la Juve può ancora dir la sua nella corsa Champions, ma la sensazione è che la valutazione della stagione bianconera non passi di là: i ragazzi di Allegri sono in corsa su altri due fronti e riportare un trofeo sotto la Mole, a maggior ragione se fuori confine, in una stagione in cui il campionato è stato viziato dal -15, cambierebbe il colore del cavallo. A partire da Lisbona, tra qualche giorno.
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