, 15 Aprile 2023
2 minuti

Considerazioni sparse post Napoli-Verona (0-0)


Una gara poco entusiasmante conclusasi col risultato che ne è la giusta conseguenza.


- Spalletti si affida al turnover, in ottica della gara di ritorno col Milan in Champions League, pescando 5 uomini dalle "seconde linee" per dare respiro a insostituibili come Rrahmani, Lobotka e Kvaratskhelia. Le risposte sono state così così, come il risultato suggerisce ma non spiega pienamente;

- Questo perché, come dicono quelli bravi, ci sono zero a zero e zero a zero: quello di stasera non contiene nessun segnale nascosto, figlio com'è di un Napoli che, se ha come al solito mantenuto il controllo delle operazioni - come certifica l'astronomico numero di 80% di possesso palla -, ha fatto però registrare un desolante 0 alla voce tiri in porta;

- Una gara che, quindi, si è messa come meglio non poteva per gli scaligeri, che escono dal Maradona con un punto alla vigilia probabilmente insperato. La partita si è messa infatti sui binari preferiti dall'Hellas Verona, che ha potuto difendere bassa e attendista su ritmi mai eccessivamente elevati, per poi provare a ripartire. Un piano che stava per regalare un insperato jackpot nel finale di gara, sprecato in malo modo dal subentrato Ngonge;

- Ciò che è mancato al Napoli è stata non solo la consueta velocità e fluidità nei movimenti del pallone, quanto soprattutto degli uomini: avere un centravanti come Raspadori ti costringe ad occupare l'area in altra maniera, con i tagli dall'esterno delle ali o degli inserimenti delle mezzali, clamorosamente mancati nelle figure di Elmas e Lozano;

- L'ingresso di Osimhen ha dimostrato che c'è vita alle falde del Vesuvio: il nigeriano appena entrato ha da solo alzato i giri del motore dell'attacco partenopeo, creando dal nulla la migliore (anzi, forse unica) azione da gol del Napoli, con la traversa a dire no al gol del vantaggio, e in generale dando un rinnovato entusiasmo a squadra e pubblico. Un segnale importante, in vista di un finale di stagione in cui dare il tutto per tutto

  • Nato per puro caso a Caserta nel novembre 1992, si sente napoletano verace e convinto tifoso azzurro. Studia Medicina e Chirurgia presso l'Università degli studi di Napoli "Federico II", inizialmente per trovare una "cura" alla "malattia" che lo affligge sin da bambino: il calcio. Non trovandola però, se ne fa una ragione e opta per una "terapia conservativa", decidendo di iniziare a scrivere di calcio e raccontarne le numerose storie. Crede fortemente nel divino, specie se ha il codino.

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