Considerazioni sparse post Bologna-Milan (1-1)
Pioli perde l'ennesima scommessa e altri due punti importanti contro una piccola.
- Raramente capita di dover scrivere una considerazione prima che cominci la partita, ma oggi è obbligatoria, perché si riferisce qualcosa che esula totalmente dal risultato finale. La formazione messa in campo da Pioli è un misto di arroganza, ignoranza e mancanza di rispetto tale da essersi visto raramente nella nostra Serie A. Mancanza di rispetto verso i suoi tifosi, paganti per vedere in campo una formazione sperimentale, agli stessi giocatori in campo, che non sono stupidi e capiscono cosa stia succedendo, ma soprattutto verso il Bologna: una squadra tra le più in forma del campionato trattata come un'amichevole estiva contro la formazione locale. Il messaggio è chiaro: "questa partita conta poco" (perché, poi? Pioli pensa veramente di poter vincere la Champions?), il tutto senza nemmeno il coraggio di presentarsi per una conferenza stampa pre-partita in cui avrebbe dovuto giustificare le sue scelte. D'altra parte, la sua posizione lo aiuta: se vince è "merito suo", se perde è sempre "colpa dei giocatori";
- Tornando al campo, dato che è di quello che si deve parlare, la rete iniziale del Bologna è figlia proprio dell'iniziale squilibrio della formazione rossonera, bucata dal cross di Posch mentre ancora era in fase di assestamento, con Sansone che conferma di gradire il ruolo di cosiddetto "falso nueve". L'abbassamento del baricentro dei padroni di casa, alla luce del risultato subito positivo, è forse un po' esagerato e permette al Milan di macinare gioco e prendere fiducia col passare dei minuti, nonostante la totale evanescenza di Origi e la poca precisione di Rebic. Non è un caso se il pareggio arriva con Pobega: il giocatore largamente più sottovalutato della rosa, spesso impiegato a fare la legna lontano da dove potrebbe giocare meglio e subito a segno appena messo nelle condizioni di fare male;
- Come accennato sopra, chi non fa proprio nulla per cercare di guadagnare un briciolo di fiducia da parte del proprio allenatore è Origi, totalmente inutile anche nei momenti in cui la sua squadra riesce ad essere maggiormente pericolosa, al punto di non dare alcun apporto nè dal punto di vista tecnico, nè da quello fisico. Quando al suo posto entra Leao, ci si aspetterebbe qualcosa di più, anche perché il suo allenatore gli chiede di lanciarsi sempre in profondità, ma sembra che il portoghese sia un calciatore che fatica ad entrare in partita quando viene chiamato dalla panchina, anche se le sue caratteristiche fisiche indurrebbero a pensare il contrario;
- Sponda Bologna, fanno specie i tanti errori tecnici a centrocampo, che più volte hanno permesso al Milan di rendersi pericoloso. L'impressione è che Thiago Motta stia riuscendo a tirare fuoi il 110% da una rosa con grandi limiti, grazie ad un'ottima organizzazione di gioco, che permette alla sua squadra di fare meglio di quanto ci si potrebbe aspettare dalle caratteristiche tecniche dei calciatori. In particolare è stato Dominguez a deludere, in mezzo al campo, con molti palloni persi in fase d'impostazione e poca lucidità in fase di copertura, cosa che gli è costata pure un cartellino giallo nella ripresa;
- Il pareggio finale, non serve nemmeno dirlo, fa molto più felice il Bologna di un Milan che ci ha provato in tutti i modi, ma senza riuscire a trovare il colpo del KO. La tattica di Pioli di mantenere l'equilibrio con le riserve, per poi provare a vincerla coi titolari nel finale, ha fallito come contro l'Empoli e come già era capitato in passato contro altre cosiddette piccole. Non si può quindi parlare soltanto di sfortuna o di episodi, ma è ormai tempo di parlare di scelte che non stanno pagando, anche perché la media punti in campionato è ben lontana da quella che ci si aspetta dalla squadra con lo scudetto sul petto e anche un'eventuale qualificazione in semifinale di Champions non servirebbe a compensare una stagione che sarebbe da considerarsi fallimentare se i rossoneri non dovessero finire il campionato nelle prime quattro.
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